Devozione a Gesù

Quarto venerdì

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Prima meditazione

"Io darò ai sacerdoti il dono di commuovere i cuori più induriti".
Con queste parole Gesù inchioda tutti, sacerdoti e fedeli ad una verità che, accettata o no, rimane sempre verità: "Nei cuori e nelle menti Io solo posso e voglio lavorare". Per cui tante opere che sembrano necessarie, tante iniziative che obbligano a girare ed a parlare sono vere lusinghe di volere agitarsi e muoversi.
Tutte queste si possono definire "Eresie dell'azione". Nel campo dell'umano può andar bene qualsiasi progetto che mi propongo e nel quale mi sento di impegnare tutto quanto possiedo: salute, intelligenza, volontà; tempo e mezzi in quantità. Se ci sono dei risultati, dobbiamo con forza essere grati a Dio che ci accompagna, ma il cuore e la mente sono il campo esclusivo di Dio e non lo cede a nessuno e lì ha nascosto un progetto e facoltà particolari che Lui solo conosce e vuole sviluppare.

Dopo aver vissuto nel tempo e svolto tante attività, possiamo affermare di conoscerci bene? Siamo certi di conoscere sino in fondo il progetto che Dio ha su di noi e, tra l'altro, abbiamo utilizzato nel migliore dei modi tutte le facoltà ricevute? Forse non possiamo rispondere con tanta sicurezza. Poi, che dire degli altri? Certamente molte volte noi ci siamo azzardati a comprendere ed a dare consigli, forse anche con una certa forza, per comprendere in seguito la nullità o quasi di quegli interventi, perché non avevamo compreso lo stato d'animo dell'altro! Ebbene solo Dio è in grado di capire la situazione ed ha i mezzi per risolverla, nel caso deve essere risolta, altrimenti aiuta a viverla. Quando la situazione morale è rovinosa, questa non lascia Gesù indifferente: abbiamo, infatti, la sua parola "Darò ai Sacerdoti il dono di commuovere i cuori più induriti". Abbiamo la conferma che Lui solo può lavorare nei cuori. Questo è comprensibile poiché è Lui che ha creato i cuori, dotandoli di tutti i doni necessari per realizzare un progetto in base al quale ciascuno ha il suo posto ed una funzione determinata nella vita. Tutto questo sta nella mente, nel Cuore di Dio, ma chi può leggere nella mente di Dio?

Abbiamo la parola di Gesù che ci assicura nell'intervento del Padre Celeste nel muoversi delle cose; "Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati" (Lc 12,7), "Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre". (Mt 6:26), "Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano". (Mt 6:28), ecc. Prima ancora della parola di Gesù è la Bibbia a sottolineare questi interventi del Padre celeste nell'esistenza sia del creato sia della vita umana singola e collettiva.

Dobbiamo tuttavia confessare che nonostante le parole della Bibbia, di Gesù e dei miracoli da Lui compiuti, alle nozze di Cana, nello sfamare migliaia di persone, nella guarigione dei malati, nella risurrezione dalla morte come Lazzaro; che dinanzi alle nostre attese ed aspettative, non ci sentiamo poi tanto sicuri o certi della protezione di Gesù e degli insegnamenti della Bibbia. Il male ha una radice profonda, irraggiungibile sia dalla parola, sia dalle iniziative umane. Affermava già san Francesco "Il male si sviluppa quando trova le occasioni favorevoli". Da qualche tempo si opera per superare questa decadenza e disordine morale. Ma il risultato dov'è? Non possiamo ancora essere vittoriosi, poiché la vittoria deve avvenire attraverso la purificazione dei sensi: Dio, il solo che può dire la parola giusta e suscitare le necessità di abbandonare il male. Le mani di Dio, sono i buoni, coloro ai quali Dio ha donato il proprio Spirito e parlano ed agiscono sotto la influenza di quello Spirito. E lo Spirito di Dio che è sempre operante, fa fiorire il bene, guarire i cuori.

Il cuore è il mio campo. Io solo posso agire beneficamente e con Me coloro che hanno in sé il mio Spirito. È una promessa sacra ed onnipotente di un Dio: "Benedirò e sarò salvezza delle anime se il mio Sacerdote vive le sue ore vicino al mio Tabernacolo pregando. Tornino i miei ministri al Santo Altare, vivano più vicini e rimangano sovente nella mia Chiesa; non credano di operare nei cuori, poiché la mia benedizione sarà lontana da ogni loro opera se non vivranno ore intere alla mia Presenza"; parole di Gesù. Parole che non hanno bisogno di commento tanto sono chiare. Parole che sebbene riferite in modo particolare ai Sacerdoti che hanno il compito di continuare la sua opera, sono valide anche per coloro che sentono in sé il bisogno di fare qualcosa per risanare la società, illuminare le menti, toccare i cuori. "I tuoi atti sono piccoli fino a tanto che rimangono nelle tue mani, diventano onnipotenti quando passano nelle mie mani".

Esistono casi complessi e difficili di persone che vivono lontane dalla chiesa, dalla morale, di separazioni coniugali, e altri molto penosi che sul momento sembrano senza soluzione, forse Gesù attende e desidera che li risolviamo noi? No e sì. No perché i cuori sono duri e Lui solo può agire in loro; sì perché Gesù ci vuole coinvolgere. Come possiamo se abbiamo limiti umani, poca o niente salute, studio o intelligenza limitata? Questi limiti per Gesù non sono di ostacolo, poiché quando il suo Spirito investe un cuore, questo è capace di cose che vanno oltre ogni potenza o pensiero umano.
San Giovanni Vianney, detto il Curato d'Ars, presentato dal Rettore del seminario al Vescovo per l'ordinazione sacerdotale è definito molto scadente nello studio. Il Vescovo al Rettore: "Il Rosario lo recita bene? Oh! Si eccellenza ed anche molto. Ebbene sia promosso all'ordinazione; con il Rosario e la Vita Eucaristica farà tanto bene".

Su di lui riportiamo queste parole di Gesù: "Mai lo si capirà e studierà abbastanza il mio più caro Sacerdote, suscitato dalla mia bontà, perché fosse per loro vivo esempio. La sua profonda umiltà, il distacco da tutto e la povertà della sua abitazione sono duro rimprovero a tante comodità. Suo unico desiderio era starmi vicino giorno e notte. Su Lui non videro altro che Me stesso, anche i più duri peccatori. E quali furono i frutti? Non subito, ma a poco a poco, anche i sassi, da lui calpestati, parlavano, scuotevano e convertivano". Così li voglio. Solo per questo li ho scelti! Tu prega, soffri, e offrimi di continuo al Padre, perché ritornino a me. Non si sentano più soli. Io basterò!".

Seconda meditazione

Seconda Promessa: "Metterò la pace nella loro famiglia".

I laici troveranno per mezzo di quest'amabile devozione... pace nella loro famiglia. Nella lettera al suo Padre Spirituale Santa Margherita Maria scrive: "Questo Cuore divino promette inoltre che per questo mezzo (la devozione del suo Cuore) riunirà le famiglie divise e aiuterà quelle che si trovano in qualche necessità".
Perché Gesù promette così tanto? La motivazione è che Gesù conosce molto bene cos'è la famiglia e quale scopo essa abbia.
Alla luce degli insegnamenti di Gesù e della Chiesa proviamo a capire qualcosa anche noi. Nella famiglia ha origine la vita tanto nel senso biologico (nasce la creatura come corpo) che in ogni altro senso (spirituale, morale, sociale). Per questo la famiglia è il premio ambito nella quale l'educazione umana, morale e spirituale deve avere il primo posto sia in ordine di tempo, sia sulla progettazione. Vale a dire una buona istruzione sui doveri che la famiglia ha nel rapporto tra i genitori e verso i figli. La famiglia regge e consegue il suo scopo solo se questi due aspetti sono salvati. Qual è questo scopo? Evangelizzare; cioè mettere nel cuore dei figli, sentimenti, pensieri, nuovi orizzonti, veri rapporti con gli altri.

Occorre seguire i figli sin dalla nascita, anzi fin dal grembo materno poiché anche in questa fase la madre trasmette al nascituro le sue reazioni ai fatti che la circondano e gli stati d'animo che accadono in lei. Fatti e stati d'animo che influiscono più di quanto s'immagini nella vita del bambino. Quando poi egli nasce questi fatti e stati d'animo si moltiplicano perché crescono sia le sue capacità di sensibilità di ciò che lo circonda, sia i fatti dei quali è spettatore.
L'attenzione a tutto questo entra nell'ambito della preparazione alla famiglia e poi nella conduzione della stessa.
Vi sono poi tutte le prime espressioni dell'infanzia, dai gesti elementari di affetto, alle prime parole che s'insegnano al bambino e che un genitore cristiano deve includere oltre le persone care anche Gesù e sua Madre. Certamente Gesù, uomo-Dio, apprezza e rende feconde queste espressioni di umanità dei suoi fratelli. È quanto mai espressivo quel: "Lasciate che i pargoli vengano a me e non glielo impedite".
(Mc 10,14).

Quei bambini che Gesù ha accolto certamente non erano ancora in grado di capire che chi li accoglieva era il Figlio di Dio, come neppure erano in grado di comprendere i suoi messaggi, ma l'incontro con Lui ha certamente lasciato un segno nella loro vita. A tal proposito possiamo citare il "Catechismo dei bambini" "lasciate che i bambini vengano a me". Catechismo della Conferenza episcopale italiana dedicato proprio ai genitori per aiutarli nel primissimo insegnamento.

"Nella famiglia ha origine la vita tanto in senso biologico come in ogni altro senso (spirituale, morale, culturale, sociale). Anche sociale, certo, perché Dio ha creato l'uomo come essere sociale, e questa sua possibilità di essere sociale la riceve ancora dalla famiglia, che è la scuola basilare ed insostituibile di socialità: non una socialità astratta, ma quella che ci viene dal mistero dell'Incarnazione che svela la fratellanza di tutti gli uomini con Gesù, nel quale e con il quale tutti a buon diritto si riconoscono figli dello stesso Dio Padre.
Lo spirito di fraternità si manifesta in tutte quelle attenzioni che, situazione per situazione, danno origine alla carità. Chi potrebbe sintetizzare l'insieme dei rapporti nell'ambito della famiglia in queste tre parole: accettazione, sevizio, riconciliazione.

Accettazione

Marito e moglie nei reciproci rapporti devono iniziare dal presupposto della reciproca accettazione. L'altro non può essere accettato solo per soddisfare i miei gusti o per i miei punti di vista: ma accettato qual è! Il necessario cammino di conversione va fatto insieme, ed è così che ciascuno dei due affina e migliora la propria capacità di bene e sterilizza l'attitudine al male. Uno zelo aggressivo dei difetti altrui non corregge e non si lascia correggere.
La coppia che vive la reciproca accettazione nella carità crea lo spazio accogliente ai figli e li inizia allo spirito di accoglienza a mano a mano che l'età si evolve. Si cresce accumulando piccole abitudini perché non si è ancora in grado di fare delle scelte autonome (personali). Così s'impara a parlare, a camminare, ad esprimere sentimenti. Se gli impulsi e queste abitudini sono buoni e trasmessi con intelligenza, aiuteranno a scoprire gradatamente il bene, e gli inevitabili squilibri provocati dal modo di vedere e di operare propri dello spirito umano che si evolve, saranno facilmente superati. Se si cercherà di fare questo, nei figli prenderà corpo e crescerà la consapevolezza del valore della persona ed il grande destino assegnato a essa che si realizza pienamente alla scuola di Gesù.

In quest'aspetto l'accoglienza dei figli ha la premessa essenziale per allargarsi in famiglia, all'adozione, all'affidamento, alla cura di persone anziane sole, all'attenzione per chiunque sia nella necessità; e questo diventerà un modo di essere, uno stile di rapporto con tutti.
Allora si realizzerà nei fatti concreti il regno del matrimonio: l'essere garanzia dell'amore di Dio per gli uomini.

Servizio

Dall'accoglienza al servizio il passaggio è logico e immediato. Anzi nella testimonianza di Gesù si direbbe che i due aspetti quasi si confondono. Quando Gesù serve, si percepisce sempre anche il grande spirito di accoglienza che è in Lui. Del resto l'Incarnazione non è stata l'amabilissima accoglienza dell'uomo da parte di Dio? Il servizio si può definire lo specifico della carica cristiana. L'amore non è radicalmente tale se non si fosse al servizio della persona amata.
Nella famiglia quando ciascuno con i suoi doni, le sue capacità, la sua disponibilità si lascia coinvolgere e modificare, porta generosamente la sua parte, diventa un faro d'irradiazione evangelica. I primi cristiani erano indicati dai pagani come "Coloro che si amavano". San Francesco, riconoscendo la società come una strada di salvezza e di salute, ha unito Clero e popolo a Dio nella stessa parola di Dio, dimostrando che il servizio può fare unione, unione necessaria perché l'evangelizzazione porti frutto.

Infatti, il suo amore a Dio, ai fratelli, alla Chiesa, alla sua città è sempre stato accompagnato da atteggiamenti; da fatti di servizio, servizio vissuto nella letizia come dono senza riserve che si esprime superando tutto ciò che lo può impedire; ed abbiamo il bacio al lebbroso, l'ubbidienza alla Chiesa, la premura per le sorelle povere di Santa Chiara, la comprensione e la delicatezza per il frate che di notte grida per la paura, l'incontro con il lupo di Gubbio.
Nei laici il servizio deve poggiare sulla testimonianza, particolarmente nello stile dei rapporti scambievoli sociali, politici e perfino economici.
Questo annuncio risplende particolarmente nella famiglia e lo stile del servizio ne è la caratteristica più conveniente.

Terza meditazione

Forse proviamo tanta difficoltà a credere che gli avvenimenti abbiano una tale connessione ed un tale significato e che il succedersi di cose così strane possano contenere realtà così vitali. È questa una delle sventure della vita non illuminata a sufficienza dal soprannaturale. Quando questo soprannaturale accade, allora comprendiamo il concatenamento dell'ordine soprannaturale con l'ordine naturale.
Ogni creatura, spirituale o materiale, piccola o grande, che agisce su di noi, produce nelle nostre facoltà uno scuotimento. C'è in questo fatto un'azione esercitata su di noi; azione fisica, morale o intellettuale; esercitata nella nostra mente, nel nostro cuore o nei nostri sensi. Questa azione cosa contiene? Niente altro che la grazia attuale. Essa si chiama attuale perché da una parte è il fatto di un'azione esercitata si di noi e dall'altra, ci spinge all'azione per il fatto stesso dell'impulso che la contiene. Ma allora la grazia è dappertutto?

Sì, dappertutto; non c'è nulla di assolutamente ed esclusivamente casuale nella nostra vita di cristiani; il naturale è intimamente e costantemente legato al soprannaturale. Il materiale è il veicolo del soprannaturale. Qui c'è già una parte del grande mistero dell'Incarnazione. Noi sappiamo che Nostro Signore Gesù, figlio di Dio, si è unito alla nostra natura umana, e prendendo la nostra natura ha: "Restaurato tutte le cose", dice San Paolo. In che modo? Facendo di tutte le cose, gli strumenti della sua grazia, affinché tutte le cose possano portare la grazia a noi, tutto quello che Dio fa nel mondo porta la sua grazia.
Ma allora quante grazie? Di certo tante grazie! Poiché ve ne sono dappertutto! Difatti Dio agisce continuamente e con ogni specie di strumenti. A questo punto dobbiamo, candidamente, confessare la nostra ignoranza. Questo viavai della vita, noi l'abbiamo contemplato pressappoco come un bambino che ascolta il tic tac dell'orologio, senza capire tutto il movimento interno dell'orologio stesso che è quello che aziona il tic tac.
Avendo Gesù promesso aiuti particolari a chi coltiverà l'amabile devozione al Suo S. Cuore dimostra che non è assente nella nostra vita, perché non vuole che sia soffocata o guastata negli slanci verso il cielo, per il quale ci è stata donata. È un'ulteriore prova del come ci tenga nel Cuore e ci accompagni verso la eternità felice.
Questo Gesù ora è qui, ci vede, ci sente, ci ama. Nel suo Cuore vogliamo deporre la nostra volontà di essere sempre più e meglio suoi amici e suoi devoti. Ci voglia benedire.


Quarta meditazione

La liturgia ci guida a meditare nella fine del tempo, nella conclusione delle realtà terrene e nella manifestazione di quella realtà che durerà in eterno alla quale la Chiesa continuamente ci richiama. Realtà già iniziata con la resurrezione di Gesù ed ora presente in mistero, ma che esploderà con il ritorno glorioso di Gesù.
Nella parola che Dio ci ha fatto arrivare, come luce e guida nel cammino della vita, c'è un principio assoluto! Ha voluto che ci regolassimo sempre come dei pellegrini, come degli esuli sulla terra, come viandanti nel deserto, sempre verso una grande "Realtà promessa" che veniva gradatamente acquistando nuovi e più determinati significati a mano a mano che la parola la illuminava facendosi chiara. "Terra promessa" per Abramo, per Mosè e per il popolo liberato dalla schiavitù. Poi "Regno messianico" per Davide e la sua discendenza in attesa del Messia liberatore.
Poi con la venuta del Messia si chiarisce meglio la natura di questo regno promesso, della liberazione promessa, della restaurazione e del riassetto universale... del Regno glorioso di Dio che sarà inaugurato dal Messia e che durerà per sempre.
Ed infatti, per andare subito al nucleo centrale, quali realtà ci ricorda la Rivelazione?
  1. Che il Regno di Dio promesso, che i tempi nuovi sono già stati iniziati con la Resurrezione, di Gesù.

  2. Anzi, che tutto l'universo ha un solo principio, un solo punto di consistenza, un solo fine, Gesù, per mezzo del quale ed in vista del quale tutto è stato creato, tutto esiste, tutto è stato riconciliato, ricapitolato, consacrato come Regno di Dio.

  3. Che Gesù, glorioso, presente, agisce nel mondo oggi mediante la Chiesa ed il suo Spirito, che attua e perfeziona la sua opera compiendo ogni santificazione e trasferendo gli uomini nel suo Regno.

  4. Che questa azione misteriosa si manifesterà alla fine del tempo quando Gesù ritornerà glorioso e trionfante e tutto l'universo sarà consegnato da Lui al Padre come Regno affinché Dio sia tutto in tutti.
Il nuovo Israele è già cominciato, i cieli nuovi e la terra nuova sono già cominciati in Gesù; ed in ogni cristiano con il dono dello Spirito Santo sono già stati deposti la caparra e l'inizio di questa realtà futura. Ma queste realtà comportano un tremendo mistero! La sorte eterna degli uomini, se nel Regno felice dei figli di Dio nella gloria di Gesù o se fuori dove sarà tenebra e pianto, si determina nel breve tempo della loro esistenza terrena, mediante il rapporto che avranno stabilito con Dio, mediante il rifiuto o l'accoglienza, anche se negli ultimi istanti della vita, del dono che il Padre fa del suo amore nel figlio, che ha dato in espiazione dei nostri peccati.
E questa divisione sarà resa pubblica, in un giudizio universale tremendo, preceduto da prove e sofferenze a purificazione dei giusti, a conversione dei peccatori, quando il figlio dell'Uomo apparirà sulle nubi con grande potenza e gloria.

Alcune conclusioni che devono determinare il nostro orientamento quotidiano.

Queste realtà con i loro elementi già presenti anche se in mistero nel mondo e dentro di noi e con gli ultimi eventi preannunciati, illuminano fino a scoprirne l'essenza della vita stessa del cristiano, ne determinano il carattere, ne stabiliscono l'atteggiamento tra le vicende terrene ed il suo impiego personale nei vari settori della vita sociale e religiosa.

Il cristiano.

Che ha scelto Gesù e lo segue sa che in forza del suo Battesimo, dello Santo Spirito ricevuto, del suo innesto in Gesù, si trova in una condizione nuova di fronte al creato ed a tutte le realtà terrene delle quali Gesù è centro, redentore e meta:
  1. Questa condizione gli fa superare tutte le condizioni negative della realtà e scoprire i valori migliori in funzione appunto di questa eternità da preparare.

  2. Gli dà la coscienza di essere chiamato a collaborare per questo regno glorioso forzandosi di diventare lui stesso in tutto uomo nuovo secondo Gesù per aiutare meglio nella Chiesa con la Chiesa i suoi fratelli a fare il passaggio a Dio, nel regno di Dio in Gesù.

  3. Lo impegna a cooperare perché la parola di Dio, la verità rivelata da Gesù, l'amore, i beni, i doni tutti che Gesù dal suo Cuore ha riversato sul mondo, siano a conoscenza di tutti gli uomini a loro salvezza, a santificazione del mondo, perché si viva la consacrazione che Gesù ha operato nel mondo, perché in preparazione della manifestazione del Regno glorioso regni nelle comunità degli uomini e tra le nazioni la verità, la giustizia, l'amore, la pace come nella famiglia di Dio.
Perciò non interpreta bene lo spirito evangelico di Gesù e della Chiesa chi da queste ultime realtà prendesse facile pretesto per evadere e disimpegnarsi rinunciando ad ogni valida collaborazione verso la città terrena, o chi accusasse la Chiesa di usare la verità sugli ultimi tempi come oppio che addormenta l'uomo e lo distoglie da ogni interesse per migliorarle condizioni terrene. Il Concilio Vaticano II lo ha ricordato molte volte; per esempio nella Costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (n.39).
Ora il cristiano sa bene che questo impegno lo riguarda personalmente e per tutta la vita; sa infatti:
  1. Che gli toccherà lavorare con fede ed amore, nel mistero, come un piccolo ed umile strumento scelto da Dio per un'opera soprannaturale dove chi dà l'incremento,il crescere è soltanto Dio, dove soltanto alla fine del tempo si vedrà il risultato.

  2. Che gli toccherà lavorare duro e sodo, perché dovrà incontrare la resistenza che nel suo intimo gli opporrà l'uomo del peccato e della concupiscenza, perché dovrà lottare contro le forze del male, avverse al Vangelo, che dominano il mondo.

  3. Che grandi tribolazioni aspettano lui e la Chiesa e che è inutile indagare come, quando e scrutare i segni della fine che nessuno conosce, mentre piuttosto quello che giova è affrontare tutte le sofferenze presenti e future nella certezza che nel giorno di Dio hanno lo scopo di aiutare gli uomini a preparasi alla venuta finale di Gesù e che tutte cooperano alla glorificazione di coloro che saranno trovati scritti nel Libro degli eletti; e che pensino il suo corpo, come causa di tante particolari sollecitazioni, cause di dolori e combattimenti, risorgerà glorioso e come stella brillerà chi avrà contribuito alla salvezza dei fratelli.

  4. Che nel contrasti con i nemici della Chiesa e del Vangelo, nella persecuzione, nella discriminazione della quale può essere fatto oggetto, nello scherno e nella ironia, troverà la forza nella certezza che quel Gesù venuto nel mondo come Servo umile e sofferente nella morte, per riscattarlo, e che ora nascosto e silenzioso lascia liberi i suoi nemici come ha lasciato liberi i suoi crocifissori, ritornerà Giudice glorioso dei vivi e dei morti, ed allora soltanto tutti vedranno che è Gesù; ed allora varrà soltanto "ciò che è di Gesù". Ma sapendo che quanti avranno rifiutato Gesù risorgeranno alla vergogna e per la infamia eterna, pur soffrendo della persecuzione, il cristiano pregherà e si adopererà come Gesù alla salvezza dei suoi stessi persecutori.

Ecco la luce che dalle ultime realtà scaturisce nella vita presente;

Ecco il criterio dei giudizi, delle scelte, degli atteggiamenti offerto al credente. Ma lui personalmente ha a disposizione il breve tempo e veloce della sua vita terrena; per lui tutto sarà determinato e deciso al momento della morte, quando il Signore lo chiamerà "Verrà quando meno ve lo aspettate". Perciò vigila, prega, lavora con impegno; fa in modo che il breve tempo gli renda il più possibile in questa collaborazione con Dio e con la Chiesa per far crescere il Regno di Dio nella sua anima, per preparare i fratelli a questo Regno, nell'attesa della manifestazione del Signore Gesù.
Sa bene, però, che l'elemento determinante del valore e della efficacia di questo suo lavoro è l'amore verso Dio ed i fratelli; perciò fa in modo che tutto la sua vita sia guidata da questo operoso e crescente amore.