Invito ad amare
I fratelli devono amarsi veramente, premurosi gli uni verso gli altri con saggezza, in comunione vicendevole e condividendo le proprie cose, confortandosi con dolcezza, comprendendosi con attenzione, aiutandosi con solidarietà, difendendosi reciprocamente con coraggio:
queste sono infatti opere da fratelli.
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Carità come comunione e amore fraterno
Una delle cose che piacciono a Dio è, infatti, la "concordia dei fratelli" (Sir 25,1). Ciò esprime, in misura eccellente, quanto è "buono e soave che i fratelli vivano insieme"
(Sal 132,1)
A tale proposito scrive Girolamo: "Qui fratelli è inteso in senso spirituale, non carnale; fratelli nello spirito, non nel corpo. Per i fratelli secondo la carne il coabitare è molto spesso motivo di discordia". A tali fratelli l'apostolo Paolo raccomanda: "Comportatevi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto", cioè perché siete fratelli. E continua: "Con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi con amore a vicenda, cercando di conservare l'unità dello spirito mediante il vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione".
(Ef 4,14)
Commentando queste parole, San Gregorio scrive: "In nessun modo si perviene alla speranza della vocazione, se non si corra ad essa con l'animo unito al prossimo". La carità è infatti quel vincolo della perfezione, che l'apostolo Paolo esorta ad avere sopra ogni altra cosa (cfr. Col 3,14). E nell'epistola ai Filippesi dice: "Rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per rivalità o per vanagloria, ma ognuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Non cerchi ciascuno il proprio interesse, ma anche quello degli altri".
Pertanto, Dio odia grandemente chi diffonde menzogne e provoca litigi tra i fratelli. Costui, infatti lacera la tunica di Cristo, che gli stessi crocifissori non osarono dividere. Per questo scrive S. Agostino: "Non può esserci ostacolo in colui che ama il fratello, poiché chi ama il fratello sopporta ogni cosa per salvaguardare l'unità: nell'unità della carità sta l'amore più grande. Ricorda il Salmo (118,165): "Grande pace per coloro che amano il tuo nome. Dov'è carità, lì è la pace". E anche S. Girolamo, commentando lo stesso versetto del Salmo "Grande pace per chi ama il tuo nome e non vi è inciampo per lui", scrive: "Chi ama Dio deve necessariamente vivere in pace con i fratelli; infatti amerebbe Dio illusoriamente chi fosse di ostacolo al fratello".
Da questo infatti si riconoscono i discepoli di Cristo, se hanno amore gli uni per gli altri. Cristo ha ribadito più volte l'importanza dell'amore. E nella prima lettera di Giovanni leggiamo: "Da lui abbiamo questo comandamento: chi ama Dio, ami anche il proprio fratello".
Di questo amore fraterno bruciava Paolo, quando nella seconda lettera ai Corinzi scriveva: "Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi subisce scandalo, che io non ne frema?". Egli si è fatto tutto a tutti per guadagnare tutti a Cristo; voleva prodigarsi e consumarsi generosamente per la salvezza degli altri.
Era disposto perfino a diventare anatema, separato da Cristo, a vantaggio dei fratelli. Ciò tuttavia è da intendere non in senso assoluto, ma solo in termini relativi cioè in quanto è realizzabile. Scrive dunque il medesimo apostolo: "Quelli che vogliono essere imitatori di Dio, quali figli carissimi, devono camminare nella carità, nel modo che anche Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi". Per salvare il tuo fratello non dovresti paventare rischio alcuno né pericoli per il tuo corpo. A tale proposito Giovanni scrive così: "Da questo abbiamo conosciuto l'amore di Dio: egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli".
(1 Gv 3,16)
"Un amico vuole bene sempre, è nato per essere un fratello nella sventura", afferma il libro dei Proverbi. E S. Agostino puntualizza: "Un altro uomo deve essere amato più del nostro corpo".
Tutta la Scrittura, sia dell'Antico che dei Nuovo Testamento, ti stimola all'amore di Dio e del prossimo tanto con parole che con testimonianze. "Questo, infatti, è il primo e il più grande comandamento, dal quale dipendono tutta la legge e i profeti: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze; amerai il prossimo tuo come te stesso". Un tale mandato scaturisce infatti dalla legge naturale. Perciò afferma il Signore: "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la legge e i profeti".
Riguardo al testo del Siracide "Pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita", la Glossa di Rabano spiega: "La legge scritta fu fatta a integrazione della legge naturale. Questo insinuano la legge della lettera e la legge della natura, che cioè dobbiamo amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, che cioè dobbiamo amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze, e che dobbiamo custodire i comandamenti divini nell'amore di Dio e del prossimo". E per tale motivo che il testo biblico continua: "Disse loro: Guardatevi da ogni ingiustizia! E diede a ciascuno precetti verso il prossimo".
Devi dunque accogliere il tuo prossimo e i tuoi fratelli, che portano in sé l'immagine di Dio, che hanno con te un Padre nei cieli. Infatti Cristo è morto per tutti gli uomini, senza preferenza di persone e tutti ha redento a sufficienza senza esclusioni. Pertanto, sopra il passo del Levitico: "Amerai il prossimo tuo come te stesso", dice la Glossa: "Il prossimo non è da intendere per vincoli di sangue, ma per l'unione delle menti". E San Agostino scrive: "Ogni uomo, in quanto appunto essere umano, deve essere amato per amore di Dio".