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III. Ipertestualità, multimedialità, hyper-mediated computer communication

   

Ai giorni odierni, stime attendibili quantificano al momento attuale la popolazione mondiale che ha accesso ad Internet fra i 180-230 milioni di utenti, di cui 88-92 milioni solo negli Stati Uniti d'America.(46)

Il numero dei domini(47) di Internet è invece balzato, dopo la folle corsa alle registrazioni da parte di molte aziende e multinazionali come Procter&Gamble, Kraft Foods, Unilever, Levi-Strauss e Coca-Cola,(48) ad oltre 56 milioni.(49)

Questo successo può anche stupire perché, va ricordato, le tecnologie interattive, come il computer, richiedono molta più attenzione ed impegno (ed una certa media literacy(50)) dei media tradizionali immediatamente fruibili (perché semplicemente passivi) come la televisione o la radio.

Se la cultura solidaristica e libertaria di Internet, il suo valore accademico e di ricerca, la sua natura di fascinoso mondo virtuale, ne hanno decretato il successo presso i giovani universitari americani, l'esplosione delle connessioni in rete presso la gente comune è stata probabilmente stimolata dal fatto che Internet si inserisce in una corrente comunicativa in cui predomina un uso sempre più rilevante della comunicazione visuale ed un consumo della comunicazione particolarmente partecipativo e simbolico.(51)

Due "killer application"(52) hanno ulteriormente avvicinato ed affascinato il pubblico al medium e si tratta della posta elettronica (facilità d'uso, continuità, almeno solo apparente, con le altre forme epistolari precedenti come la lettera, il telegramma, il fax), e del World Wide Web.

Possiamo definire il World Wide Web (brevemente WWW) come un "sistema di raccolta di documenti di tipo diverso strutturati in modo ipertestuale cioè collegabili attraverso opportuni collegamenti (link), in grado di operare per mezzo di un particolare protocollo denominato Hypertext Transfer Protocol (HTTP)".(53)

Ovvero, definendo il sistema secondo la sua struttura, possiamo per analogia comparare il WWW ad una "immensa biblioteca"(54) ove i libri (i siti(55)), i loro frontespizi (le home page) ed i loro contenuti (le pagine Web(56)), oltre ad essere tutti catalogati e quindi rintracciabili secondo un medesimo protocollo, sono collegati fra loro e rinvianti l'uno all'altro.

Il protocollo HTTP ed il WWW (inizialmente questo era semplicemente il nome del browser concepito per visualizzare i documenti in format HTML) nacquero come nuovo sistema di accesso alle informazioni contenute in un network e furono concepiti nel 1989 dall'inglese Tim Berners-Lee, uno scienziato del CERN (Centre Europèen pour la Recherche Nucléaire) di Ginevra.

Questo metodo standard di organizzazione e presentazione di informazioni fu ideato per permettere ai ricercatori delle particelle elementari la connessione dei riferimenti bibliografici citati nei documenti del CERN alla loro fonte.

Testi ed immagini erano allora possibili, ma la testualità dominava largamente in quei documenti che dovevano esprimere essenzialmente pensieri ed idee.

Il successo di questo genere di rete ipertestuale fu comunque notevole anche presso i non addetti ai lavori (va comunque rilevato che per i primi anni il numero dei siti Web era veramente limitatissimo) e fu prontamente integrato alla rete Internet.

La vera maturazione del WWW, che trascinò l'aumento del numero dei computer collegati in rete (con incrementi nell'utilizzo di Internet nell'ordine persino del 341,634% annuo), fu in seguito, dopo che nell'autunno del 1992, Marc Andreessen studente dell'università dell'Illinois, ideò Mosaic, una interfaccia grafica (browser grafico) per la navigazione nel World Wide Web.

L'anno seguente Mosaic fu poi completato e sviluppato da Andreessen con un team del National Center for SuperComputing Applications, Illinois, fornendo così a tutti gli utenti di Internet una nuova modalità di informazione e comunicazione basato preminentemente sulle immagini e la multimedialià.

Si trattò di una vera e propria rivoluzione che fece assurgere la rete telematica Internet agli onori delle cronache e delle discussioni pubbliche.

La possibilità, con un semplice tocco del mouse, di accedere ad un mondo di informazioni ed immagini fece subito ed erroneamente pensare a molti che Internet avrebbe cancellato tutti gli altri media sostituendosi a televisione e giornali.

Ancora oggi questo dubbio permane nel pregiudizio di molti.


Fig. 1: Il gap dei media che Internet, con la sua presenza, potrebbe coprire.

In realtà, invece, Internet non è stata certo la prima né sarà l'ultima rivoluzione comunicativa nella storia dell'umanità.

La rete delle reti si è inserita fra gli altri media, talvolta togliendo tempo di utilizzazione alla televisione dal momento che il tempo è risorsa scarsa e tutto non si può sempre fare, ma non ha ancora sostituito, e probabilmente mai lo farà, né la carta stampata, né la televisione, né la radio o il telefono.

Internet è ancora, sebbene la sua continua ed inarrestabile crescita, un nuovo canale comunicativo in embrione, che, piuttosto che sostituirsi ad altri canali già esistenti, tende a coprire un gap presente nel sistema attuale dei media (vedi fig.1).(57)

Più in particolare, la rete si colloca nel panorama comunicativo come una nuova forma di comunicazione, l'hypermedia computer-mediated communication, che, per la sua configurazione ibrida, complessa ed integrata, in cui si fondono varie altre forma di comunicazione (one-to-one, one-to-many, many-to-many), costituisce una profonda innovazione relazionale e comunicativa(58) rispetto ai tradizionali mezzi di comunicazione di massa e persino della più recente computer-mediated communication.(59)

Per comprendere il significato profondo di questa nuova possibilità comunicativa, è necessario rapportare Internet ai paradigmi comunicativi contemporanei.

Parlando di comunicazioni di massa ai tempi odierni, allora, è necessario distinguere, seguendo l'esempio di Hoffman e Novak,(60) fra tre diverse modalità di comunicazione.

La modalità più comune è l'approccio one-to-many, laddove un mittente trasmette ai suoi destinatari un contenuto per mezzo di un sistema di comunicazione di massa.

Sulla base del mezzo utilizzato, (trasmissione, carta stampata, affissioni) il messaggio può essere statico (testo, immagini, grafici) e/o dinamico (audio, video, animazione), ma non è prevista alcuna interazione fra il mittente ed il ricevente finale: la comunicazione si svolge a senso unico.

Questo è il modello di comunicazione prevalente nei sistemi di comunicazione di massa del ventesimo secolo ed un esempio pertinente potrebbe essere quello di un'azienda che comunica ai suoi consumatori attraverso della pubblicità televisiva o radiofonica.


Fig. 2: Modello tradizionale one-to-many dei sistemi di comunicazione di massa. (Fonte: Hoffman & Novak 1996)

 Con l'introduzione del computer e la sua diffusione e volgarizzazione, distinguiamo ulteriormente un secondo modello di comunicazione interpersonale definibile come computer-mediated.

La comunicazione fluisce, per mezzo del medium, fra due o più individui distinti, e, attraverso il medium stesso, è possibile una interazione, una risposta (esempi possono essere le teleconferenze via computer o le chat room online(61)).


 Fig. 3: Il modello di comunicazione interpersonale computer-mediated. (Fonte: Hoffman & Novak 1996)

Va notato che il medium (il computer) è semplicemente un intermediario che non partecipa, ma tutt'al più contribuisce od interferisce con la comunicazione imponendo dei limiti dovuti alla sua stessa natura tecnologica.

Per esempio, in una discussione chat online tutti gli elementi non verbali come la gestualità, le espressioni facciali o la cadenza del discorso non sono condivisibili.

Va notato che in questo caso, l'utilizzo dei puntini, delle maiuscole, di segni di enfasi come "* *" o di emoticons(62) per esprimere elementi non verbali non spostano o superano i limiti del mezzo ancorato alla testualità lineare.

Internet, consultabile attraverso computer, rappresenta tuttavia una ulteriore forma comunicativa dalle caratteristiche simili, ma maggiormente composite rispetto alla modalità comunicativa computer-mediated.

Questo ulteriore passaggio è comprensibile attraverso il chiarimento del concetto di ipertestualità.

L'ipertesto è una complessa rete di elementi testuali. Consiste in unità o "lexia", analoghi delle pagine, dei paragrafi, delle sezioni e dei volumi del mondo della carta stampata. I lexia sono fra loro collegati da rimandi, collegamenti o links, che, se selezionati, funzionano automaticamente ed immediatamente portando al lexia corrispondente. L'ipertesto, quindi, slegato dal concetto di pagine rilegate in un libro o in un volume, permette di "viaggiare" fra i testi, secondo un'esperienza sempre personale, diversa e potenzialmente illimitata.

L'ipertesto(63) non nasce con Internet o con il WWW.(64)

Già nel 1945, esisteva il progetto di una macchina meccanica, il "Memex",(65) che poteva creare collegamenti e richiamare in connessione libera differenti informazioni in formato testo, audio, microfilm.

Ma solo nei primi anni '60 si svilupparono in concreto i primi ipertesti per la narrativa e l'intrattenimento grazie all'utilizzo del computer, mezzo in fondo esso stesso ipertestuale, ove cioè le informazioni non scorrono semplicemente in sequenze seriali prestabilite a priori ma possono dinamicamente essere fornite in risposta alle richieste dell'utente.

Il termine ipertesto fu allora coniato per la prima volta da Theodor Holm Nelson, un accademico che si era reso promotore di un'avanzata idea tecnologica e culturale: quella di creare una rete informativa mondiale,(66) ove gli utenti, attraverso l'accesso presso particolari chioschi tecnologici, avrebbero potuto consultare e leggere a piacimento testi e documenti tutti fra loro collegati come in una enorme biblioteca universale.

L'idea fu presto lasciata in disparte per la sua non-realizzabilità, almeno fino al 1987, quando molti dei libri di Nelson furono ripubblicati da importanti case editrici del settore informatico e la Apple computer lanciò il suo sistema ipertestuale HyperCard per i modelli personal computer Macintosh.

Oggi Internet, con i suoi infiniti collegamenti fra testi, immagini, suoni, informazioni di ogni tipo, è andato ben oltre a quanto immaginato da Nelson.

Ma ciò che è importante rilevare è che, se Nelson riponeva una certa idea di cambiamento anche sociale e culturale,(67) nel suo progetto, Internet effettivamente, con la sua struttura a rete e la sua ipertestualità, lo sta realizzando ogni giorno con l'introduzione della multimedialità ipertestuale nelle case di ogni utente.

La multimedialità è un'altra parola chiave di questo medium comunicativo,

Essere un medium multimediale significa non-specializzazione mediale più che banale unione di più componenti linguistiche, visive, musicali, come spesso si interpreta il termine.

Multimedialità indica la capacità di combinare insieme, di "ibridare" le caratteristiche di più media, ognuno con le proprie modalità di fruizione, le proprie regole di costruzione e ricezione del messaggio, la sua storia ed il suo universo culturale, per creare un ambiente comunicativo composito.

L'ipermedialità, quindi, combina la multimedialità (combinazione particolare essa stessa di media) con l'ipertesto di cui sopra dicevamo.

Il risultato è, ancora una volta come nel caso della multimedialità, un ambiente comunicativo dalle caratteristiche ibride che, come un tutto, è un gradino superiore alla semplice somma dei suoi componenti.

Un ambiente hypermedia-computer-mediated, come è il WWW, è definibile infatti come una rete dinamica e distribuita, potenzialmente globale nella struttura, che, per mezzo del necessario hardware e software, permette ai consumatori ed alle aziende di 1) fornire e accedere in modo interattivo alle risorse ipermediali (interazione rivolta alla macchina)(68) e 2) comunicare attraverso il medium (interazione rivolta alle persone).(69)

Nell'interazione hypermedia-computer-mediated il ruolo principale è svolto dal medium. Gli interlocutori comunicano con il medium ed attraverso questo possono comunicare fra loro.

E' implicito in questo che la hypermedia-computer-mediated significhi quindi creazione di "ambienti comunicativi" (siti Web od altri "luoghi"), anche in tempo reale, secondo le necessità ed esigenze di espressione degli interlocutori.

In particolare gli utenti possono quindi non solo prendere visione dei contenuti del mezzo (consultazione ipermediale), ma rispondere direttamente alle interazioni possibili proposte (posta elettronica) ed essi stessi produrre a loro volta contenuti comunicativi.


Fig. 4 :La comunicazione entro un ambiente hypermedia-computer-mediated. (Fonte: Hoffman & Novak 1996)

 Internet permette grandi possibilità comunicative: chiunque può creare una propria pagina di informazioni e contenuti (Il 58% degli intervistati ha almeno una volta realizzato delle proprie pagine Web(70)), proporsi editore e competere anche con i grandi gruppi commerciali ed informativi.(71)

I navigatori di Internet non sono semplicemente dei consumatori ma potenzialmente dei produttori essi stessi. Il WWW è stato ideato del resto da un ingegnere informatico del CERN e il browser da uno studente dell'Università dell'Illinois, non da grandi gruppi industriali o commerciali.

In un'ottica di marketing, invece, ciò permette anche ai consumatori, attraverso l'intereazione con gli ambienti Web, di interloquire con altri soggetti come le aziende rispetto ai loro interessi e bisogni e riceverne informazioni in relazione alle opportunità ed alle offerte disponibili.(72)

Il principio è il bottom-up, in contrasto con il top-down, una "electronic democracy" della comunicazione ove tutti hanno diritto di voce anche perché, grazie ad una forte cultura dell'anonimità,(73) i diritti di espressione sono salvaguardati e grazie ad una "culture of sharing",(74)

che significa cooperazione, aiuto reciproco ma anche gratuità,(75) le neotecnologie non costituiscono una barriera all'accesso e nemmeno sorgente di differenze gerarchiche fra gli interlocutori.

La rete è quindi un ambiente comunicativo etico,(76) anche perché il dialogare richiede alcune regole sociali di base condivise (netiquette) oltre ai limiti imposti dalle strutturazioni tecnologiche, ed è un ambiente di comunicazione sociale comunitario perché la rete non è un territorio, ovvero una struttura limitante per le opportunità di incontro, socializzazione, relazione, ma un campo libero ove l'aggregazione può avvenire sulla base di interessi, valori ed affinità condivise ed ove il navigatore è un vero e proprio nomade culturale, cosmopolita e provinciale al contempo, poliglotta e con una forte identità plurima.(77)

Sempre più persone di questo genere, fruitori di Internet e del Web, partecipano attivamente a forme comunitarie nell'ambito della rete: il medium, per le sue caratteristiche comunicative e di relazione diviene facilmente il "catalizzatore"(78) di vere e proprie "comunità virtuali" ove si possono condividere regole, sofisticati rituali, valori, interessi, aspettative, visioni del mondo.

Tutto questo implica una trasformazione della comunicazione più che una sua sostituzione o radicale cambiamento.(79)

Anche i più semplici e forse rassicuranti, perché più vicini alla comune quotidianità, strumenti della rete, come la posta elettronica, portano con sé un profondo mutamento nelle modalità di comunicazione, un re-inventare la comunicazione stessa ad un gradino superiore e diverso.

L'immediatezza della posta elettronica, porta ad un'accelerazione nella comunicazione relazionale che può coinvolgere al punto da influire profondamente sullo stile di scrittura e di lettura dei messaggi in una sincronicità fra scrittura essenziale e lettura schematica in risposta all'immediatezza della trasmissione del messaggio stesso.(80)

E la replicabilità di questi messaggi crea opere non più singole e definite ma veri e propri "working in progress", ambienti comunicativi aperti, in cui ad un autore se ne aggiunge un altro ed altri ancora in successive stratificazioni.(81)

Le modalità di comunicazione di Internet hanno creato un'aspettativa di immediatezza senza pari negli altri media, facendone un vero e proprio instant medium.(82)

L'utente medio diviene impaziente, non può attendere più di trenta secondi per il caricamento di una pagina, non sopporta di ricercare ciò che l'interessa oltre i tre collegamenti ipertestuali, richiede sempre novità(83) più che profondità.(84)

Un uomo impaziente, intuitivo, orientato all'immagine "sintetica" più che al fluire di una lettura logica, analitica e coordinata, un uomo la cui memoria si perde nel tracimare impetuoso di un fiume di informazioni, dati, suoni, immagini(85): questo potrebbe essere il profilo di un fruitore tipo di Internet e gli esperti di comunicazione non possono non tenerne conto.

Cambiano molte delle regole del gioco.

Un moltitudine di informazioni circola rapidamente e gratuitamente sulla rete.

La ridondanza ed abbondanza di queste spinge all'accelerazione, al consumo veloce della comunicazione e delle sue possibilità.

Lo spettatore non è più semplicemente tale: è anche creatore del palinsesto ed attore dello spettacolo.

La sua attenzione fluisce attraverso comunità di interessi e siti di vario genere.

Il tempo(86) e l'attenzione nella fruizione di questa mole di informazioni diventano valori preminenti, perché beni scarsi.(87)

La pubblicità e la comunicazione in rete devono quindi considerare che i loro messaggi possono passare inosservati od essere differentemente interpretati rispetto al passato.


- Note -

46 Fonte: Computer Industry Almanac Inc., <http://www.c-i-a.com/199904iu.htm>, Aprile 1999.
47 I domini sono insiemi di computer di una rete gestiti come una singola entità. Questi sono gestiti in Internet attraverso degli indirizzi numerici (IP address) e da nomi mnemonici (come per esempio fiat.com). La registrazione dei nomi mnemonici, non essendo regolata da norme specifiche, ha causato gravi inconvenienti alle ditte che hanno trovato i loro nomi già registrati in rete da parte soggetti estranei.
48 Vedi: Marketing on the Internet: welcome to paranoia.com in "The Economist" 16-Sep-95.
49 Rilevazione dell'aprile 1999. Cfr. Internet Domain Survey, <http://www.isc.org/dsview.cgi?domainsurvey/WWW-9907/report.html>, Luglio 1999.
50 Alfabetizzazione elettronica: ovvero capacità di comprendere, interpretare ed utilizzare il medium elettronico.
51 Cfr. Andreina Mandelli, Internet marketing, Milano, McGraw-Hill libri Italia, 1998, pp. 33-34.
52 Applicazioni decisive per il successo del medium.
53 Marcello Morelli, Internet: l'impresa in rete, op. cit., pp. 46-47.
22 "L'analogia di Internet è la grande biblioteca. Questo non significa limitarlo alla biblioteca nel senso municipale del termine, quanto alla biblioteca concepita da Borges, ossia il luogo della conoscenza, il luogo della memoria, il luogo della comunicazione. Invece il libro ipertestuale è un'unità all'interno della biblioteca, o, in altri termini, è uno dei tanti percorsi presenti nella biblioteca". Vedi: Miguel Angel Garcia, Testo e ipertesto, <http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/g/garcia.htm>, Gennaio 1996.
55 Il sito è una serie di pagine Web opportunamente organizzate. I siti si aprono sul World Wide Web, normalmente con una pagina iniziale, detta home page.
56 Sono documenti presenti nel WWW. Sono identificati da una URL (Uniform Resource Location) ovvero un indirizzo elettronico in cui le pagine stesse sono reperibili. Attraverso un particoalre software, il browser, è possibile digitare questi indirizzi o seguire i collegamenti fra documenti Web ed ottenerne la visualizzazione grafica e/o testuale. Nel corso di questo scritto molti testi utilizzati saranno tratti da pagine Web ed identificati secondo le modalità indicate da Melvin E. Page, A Brief Citation Guide for Internet Sources in History and the Humanities (Vs 2.1), <http://www.h-net.msu.edu/~africa/citation.html>, Febbraio 1996.
57 Domenico Ioppolo - Stefano Scazzoso, Analisi delle prime applicazioni di Internet, in Scott, Walter Giorgio - Murtula, Mauro - Stecco, Maurizio (a cura di) Il commercio elettronico. Verso nuovi rapporti tra impresa e mercati, Torino, Isedi, 1999, pag. 392.
58 Cfr. Andreina Mandelli, Internet marketing, op. cit., pag. XII : "Paradossalmente, utilizzando le tecnologie più sofisticate del ventesimo secolo ci [l'hypermedia computer-mediated communication] restituisce un tessuto di relazioni ricche personali e plurali, tipiche delle società pre-industriali".
59 Per comprendere l'impatto comunicativo dei computer nella nostra comunicazione basti pensare che "stanno nascendo nuove figure retoriche, che non sono più quelle classiche ma dipendono strettamente dall'impaginazione al computer". Vedi: Franco Carlini, Le immagini che vedi in Web parlano più forte delle parole, in "Telèma" 7, inverno 1996/97
60 Donna L Hoffman. - Thomas P. Novak, Marketing in Hypermedia Computer-Mediated Environments: Conceptual Foundations, <http://www2000.ogsm.vanderbilt.edu/cmepaper.revision.july11.1995/cmepaper.html>, Luglio 1995.
61 Chat è la comunicazione in tempo reale fra due o più utenti nell'ambito di una rete. Questa è possibile in Internet per mezzo di particolari software o nell'ambito di pagine Web appositamente predisposte (chat room).
62 Insiemi di caratteri aventi finalità di esprimere emozioni dello scrivente (per esempio :-) o ;-) oppure ancora ^_^ ).
63 "Con gli ipertesti ci troviamo di fronte a un nuovo tipo di organizzazione testuale. Il lettore si trova di fronte a certi snodi, che assomigliano agli snodi narrativi che vivono nel testo normale, e può scegliere quale seguire. Ecco, è un po' nella condizione della persona che entra in un giardino rinascimentale con un bel labirinto ed ha di fronte una serie di snodi. A ogni bivio deve prendere una direzione o l'altra, peò la sua libertà potrebbe non essere maggiore di quella che gli lascia il progettista del labirinto, che ha poi lasciato una sola strada per arrivare a casa insomma, per arrivare al portone". Vedi : Giuseppe Gigliozzi, Leggere un ipertesto, <http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/g/gigliozz.htm>, Dicembre 1995.
64 Va rilevata a proposito l'opinione espressa da Michele H. Jackson, Assessing the Structure of Communication on the World Wide Web, in "Journal of Computer Mediated Communication", <http://www.ascusc.org/jcmc/vol3/issue1/jackson.html>, Giugno 1997 secondo cui il Web non utilizza veramente l'ipertestualità come originariamente definita da T. H. Nelson, ma un sistema di etichette "mark-up" più simile ai linguaggi di programmazione che all'ipertesto vero e proprio. Rileva l'autrice in proposito che soprattutto che i collegamenti non sono generati automaticamente all'interno dell'architettura Web (come invece prevedeva l'originario paradigma del modello ipertestuale): non ci sono infatti collegamenti automatici o spontanei fra le informazioni. (anche i motori di ricerca utilizzano algoritmi che devono essere ideati e programmati) ma soltanto links pianificati e creati dai designer delle pagine Web. Il collegamento Web riflette quindi una scelta comunicativa del designer, non una libertà conoscitiva dell'utilizzatore.
65 Ideata da Vanevar Bush, consigliere scientifico del Presidente degli Stati Uniti. Roosevelt. Cfr. Stuart Moulthrop, You say you want a revolution: hypertext and the laws of media, in Amiran, Eyal - Unsworth, John (a cura di), Essays in postmodern culture, New York - Oxford, Oxford University Press, 1993, pag. 71.
66 Il sistema di network ipertestuale ideato da Nelson fu da lui stesso denominato Xanadu.
67 Il populitism, termine derivato dalla conbinazione di populism ed elite, ovvero una società del testo in cui le autorità, i centri fossero solo locali e contingenti, sostituiti a livello globale da una grande rete di informazioni.
68In particolare, per i consumatori il medium è un eccellente mezzo per acquistare informazioni sui prodotti e sui prezzi presenti nel mercato. Cfr. Back in the Real World, in "The Economist" August 21st 1999, pag. 11.
69 Donna L Hoffman. - Thomas P. Novak, Marketing in Hypermedia Computer-Mediated Environments, op. cit.: " We define a hypermedia CME as: a dynamic distributed network, potentially global in scope, together with associated hardware and software for accessing the network, which allows consumers and firms to 1) provide and interactively access hypermedia content (i.e. "machine interaction"), and 2) communicate through the medium (i.e. "person interaction"). ".
70 GVU's 10th WWW User Survey, <http://www.gvu.gatech.edu/user_surveys/survey-1998-10/>,Dicembre 1998.
71 Cfr. The Accidental Superhighway A Survey of the Internet, allegato a "The Economist" July 1st 1995, pag.7.
72 Vedi: Emanuele Dainesi, Internet merketing: opportunità e vincoli per le imprese, in Scott, Walter Giorgio - Murtula, Mauro - Stecco, Maurizio (a cura di) Il commercio elettronico. Verso nuovi rapporti tra impresa e mercati, Torino, Isedi, 1999, pp. 425-426.
73 Il 94% dei netcitizens ha almeno una volta rifiutato di fornire i propri dati personali su Internet, ed il 40% di quelli che inve lo hanno fatto hanno fornito dati volontariamente errati. Cfr. Chip Bayers, The Promise of One to One (A Love Story), In "Wired" 6.05, Maggio 1998, <http://www.wired.com:80/wired/archive/6.05/one_to_one_pr.html>.
74 Jim Sterne, World wide web marketing, op. cit., pag.26. Vedi anche Maurizio Goetz, Il marketing on line: dalla transazione alla relazione, <http://www.vsm.it/contribut7.htm> : "E' sorprendente quanto i citizens, i cittadini della rete, possano essere generosi con chi si propone loro in modo sincero ed onesto. La chiave che apre tutte le porte della rete è una sola: il rispetto degli altri e la cultura del dare. Forse è proprio questo il concetto più difficile da comprendere, molto di più della tecnologia della rete".
75 E' fondamentalmente la cultura originale della rete, forgiata agli inizi del network, quando essere connessi significava operare con programmi difficili da utilizzare, configurare, comprendere. Allora, come oggi, la rete stessa era un forum per scambiare informazioni, file, idee ed ognuno, secondo le proprie capacità poteva spendere da una o a più ore online per aiutare gli altri utenti. Cfr. "Gift Economies and Social Contracts in Cyberspace" in Howard Rheingold, The electronic version of "The Virtual Community", <http://www.rheingold.com/vc/book/>, 1991: "This informal, unwritten social contract is supported by a blend of strong-tie and weak-tie relationships among people who have a mixture of motives and ephemeral affiliations. It requires one to give something, and enables one to receive something".
76 "La rete è un ambiente etico". Vedi: Maurizio Goetz, Email marketing, <http://www.vsm.it/email.htm>.
77 Cfr. Maurizio Goetz, Tribal Marketing: principi di marketing digitale per l'era dell'accesso, <http://www.vsm.it/contrib8.htm>.
78 David Greenwald - Gianluca Dettori, Fare marketing con Internet, op. cit., pag. 9.
79 Per esempio riguardo la comunicazione scritta: "Contrary to the popular belief that computers and electronic communications mean the death of the written word, computer mediated communication systems represent its resurgence and transformation ",vedi : Henry Edward Hardy, The History of the Net, op. cit.
80 Cfr. con quanto rilevato, anche sulla base di studi psicologici effettuati su giovani utenti di Internet, da Marcello Morelli, Internet: l'impresa in rete, op. cit., pag. 12.
81 Cfr. Franco Prattico, La lingua è più povera più veloce e corale. Omerica, in "Telèma" 6, autunno 1996.
82 Vedi: David Greenwald - Gianluca Dettori, Fare marketing con Internet, op. cit., pag. 29.
83 Jill H. Ellsworth, - Matthew V. Ellsworth, Marketing on the Internet: Multimedia Strategies for the World Wide Web, New York…[etc.], John Wiley & Sons, 1995, pag. 270 definiscono "item turnover" la continua necessità di aggiornare frequentemente le pagine Web per mantenere alta la frequenza di visite da parte dei navigatori Web (una sorta di fidelizzazione online).
84 Vedi: David Greenwald - Gianluca Dettori, Fare marketing con Internet, op. cit., pp. 128-130.
85 E' il profilo dell'"homo sentients" immaginato da Franco Ferrarotti, I nomadi del cyberspazio diffondono una nuova cultura: orale, tribale, molto vitale, in "Telèma" 6, autunno 1996.
86 "L'ipertesto elettronico chiede, come e meglio del film, come e meglio del romanzo, i nostri occhi, chiede le nostre voci, chiede i nostri tempi chiede il nostro tempo, chiede il nostro spazio". Cfr. Ruggero Eugeni, Dall'alba del testo all'ipertesto, <http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/e/eugeni.htm>, Novembre 1996
87 Cfr. la radicale teoria del valore dell'attenzione su Internet proposta da Michael H. Goldhaber, Attention Shoppers!, In "Wired" 5.12, Dicembre 1997, <http://www.wired.com/wired/archive/5.12/es_attention_pr.html>.

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