A quarant’anni esatti da quei giorni dimenticati
E poi... successe un Sessantotto

Riflessioni nella prospettiva dell’oggi sulle idee che cambiarono l’Occidente


di Angelo Gravino

Per poter collocare nel contesto storico in cui si svolsero le vicende di quel movimento, bisogna riandare un po’ indietro negli anni. E cominciando dal dopoguerra. Il 1946 fu l’anno che ebbe un rilievo importante. I venti mesi d’occupazione del nazifascismo provocarono la formazione delle brigate partigiane che contribuirono in modo rilevante alla sconfitta dell’oppressore. Una volta libero, il popolo italiano ebbe un anelito di riscossa che diede origine al famoso vento del Nord, foriero di determinazione tendente a spazzare via tutto ciò che aveva messo in ginocchio la nazione, generando una forte volontà di rimboccarsi le maniche per la ricostruzione materiale e morale dell’Italia. Il due giugno del 1946 rappresenta una data importante della nostra storia. La risoluzione della questione istituzionale: il passaggio dalla monarchia alla repubblica, un momento in cui il popolo italiano diede prova di una grande maturità politica. Non sempre nella storia universale riscontriamo il passaggio a forma istituzionale senza spargimento di sangue. In questo periodo si costituirono governi provvisori, espressione del cosiddetto arco costituzionale, espressione dei partiti facenti parte della Resistenza. Questa collaborazione dei partiti provocò uno slancio immenso nelle attività pubblica e privata che portò un contributo decisivo alla rinascita economica, sociale e politica dell’Italia, tanto che alla fine degli anni ’50 si raggiunge un benessere che viene denominato miracolo economico. In questo periodo con l’espandersi del settore industriale, i lavoratori della terra delle regioni meridionali abbandonano i loro paesi e si trasferiscono nelle industrie del Nord, bisognose di manodopera. E’ il tempo in cui il mondo è diviso in due blocchi: una parte occidentale, sotto l’influenza degli Stati Uniti d’America; l’altra orientale, comprendente i regimi comunisti sotto l’influenza dell’Unione Sovietica. Con le prime elezioni politiche del 18 aprile 1948, la Democrazia Cristiana ebbe una grande affermazione, quasi da sfiorare la maggioranza assoluta dei seggi. Ciò permise ai democristiani di governare ininterrottamente per diversi anni con gli altri partiti del centro (liberali, repubblicani, socialdemocratici), relegando all’opposizione la sinistra (socialisti e comunisti). Negli anni ‘60, sotto la spinta degli Stati Uniti d’America, i governi democristiani che si alternarono assunsero sempre più un atteggiamento di conservazione, frenando tutti quei movimenti che avevano realizzato, nei primi anni del dopoguerra, tante opere pubbliche (strade, case per lavoratori, la riforma agraria). Ciò permise agli Americani di sguinzagliare per tutto il territorio nazionale i loro agenti segreti per tenere l’Europa occidentale lontana dal pericolo comunista. In questo clima maturò la deviazione dei nostri servizi che in seguito ordirono gli attentati che misero in ginocchio il nostro Paese. I nostri servizi segreti, approfittando del clima politico favorevole, divennero molto attivi nel costruire un panorama molto fosco dal punto di vista della stabilità del Paese, a causa della presunta pericolosità di molto esponenti progressisti. Questi prezzolati spioni si adoperarono a stilare schede su innumerevoli personaggi dei partiti di sinistra, dei sindacati, della cultura nella sua multiforme manifestazione. Arrivarono addirittura a considerare Eduardo De Filippo, Roberto Rossellini e Vittorio De Sica dei sovversivi. E siamo arrivati al 1968. I lavoratori che dal sud si erano trasferiti negli stabilimenti del nord, avendo acquisito in questi anni una coscienza politica, mal sopportando la catena di montaggio che annullava tutte le capacità che una persona può esprimere, si riorganizzarono per iniziare una lotta sindacale per avere un lavoro più umano, dal quale trasparisse l’impronta dell’operaio che vi aveva prestato tutto il suo sapere. Anche il mondo della scuola e delle università in particolare attraversava un periodo abbastanza turbolento per le mancate riforme, in barba ai dettami della Costituzione. Intanto negli Stati Uniti d’America incominciarono le proteste dei movimenti giovanili per snidare il conservatorismo che era stato molto attivo nella caccia alle streghe del Comunismo. In Europa abbiamo la protesta del maggio francese che raccoglie un ampio consenso nel mondo del lavoro e della cultura. In Italia gli operai delle fabbriche, ormai stanchi delle richieste per un lavoro più umano rimaste sempre inevase, danno luogo a una serie di proteste, culminate nel famoso autunno caldo del ’69. Anche gli uomini della cultura e dello spettacolo fecero sentire la loro voce, non volendo più sottostare alle continue censure che colpivano le loro attività. Infine gli studenti delle università si ribellarono ai soprusi praticati dai cosiddetti baroni del Senato Accademico. Sorsero molti movimenti studenteschi, detti extraparlamentari, che misero in seria difficoltà lo svolgimento dell’attività universitaria. E qui veniamo alle responsabilità dei partiti, soprattutto quelli più diffusi nelle masse popolari, che si chiusero a riccio, mentre bisognava percepire e riassorbire le nuove istanze di rinnovamento. Ciò che avvenne dopo è tutta un’altra storia.