Una profonda riflessione con Dostoevski

UNA GIOIA AUSTERA


di Tommaso Bartoli

 Il clima austero quaresimale, ma soprattutto le tragiche notizie sulla fine dei due fratellini Ciccio e Tore, che ieri come oggi una società irresponsabile, in questo rinnovato Venerdì Santo inchioda sulla Croce, mi hanno spinto a trarre, da queste dolorose storie qualche utile insegnamento. Sì, è necessario pensarli e non dimenticarli più. Non basta cavarsela con un bel funerale, un bel discorso, portare fiori o scrivere messaggi davanti al luogo della loro sofferenza. Non basterà, anzi sarà una offesa in più battere le mani all’uscita delle bare dalla Chiesa. Ciò che serve è ricavare dalla loro tristissima vicenda, l’impegno e la forza di lottare contro la sofferenza, perché anche se non potremo vincerla del tutto, essa va combattuta con forza ed impegno da parte di tutti, per prevenirla, affinché simili tragedie non abbiano più a ripetersi. Ciccio e Tore sono finiti là dentro per carenza di prevenzione, perché tanti che avrebbero dovuto essere accanto a loro non c’erano. Dio sicuramente stava lì, non sappiamo come li ha consolati e confortati, ma stava lì con loro, per ricordarci ed ammonirci che, lì, dovevamo esserci anche noi. Ci conforti la fede e la speranza che Gesù Cristo ha voluto morire sulla croce, non solo per redimerci dalle nostre colpe, ma anche per esserci vicino nelle sofferenze di ogni giorno, per ravvivare la nostra fievole speranza, quando vediamo tu nero, e non riusciamo a vedere nulla, ma soprattutto per stimolarci a credere che non c’è la gioia della Pasqua di Resurrezione senza la sofferenza del Venerdì Santo. Concludo questa personale riflessione quaresimale con una nota festosa, tratta da una preghiera di Fedor Dostoevski (1821-1881): “Signore, facci ricordare che il tuo primo miracolo lo facesti per aiuta - re alcune persone a far festa, alle nozze di Cana. Facci ricordare che chi ama gli uomini, ama anche la loro gioia, che senza gioia non si può vivere, che tutto ciò che è vero e bello è sempre pieno della tua mise - ricordia infinita”. “Res severa” la chiamava Seneca nella lettera al suo amico Lucilio; “Splendida scintilla divina” Schiller nel suo celebre inno “Alla gioia”. Ed io aggiungo, come augurio per la S. Pasqua: Signore facci assaporare la gioia vera, che si irradia dall’anima, nasce da un amore autentico, ha bisogno di una coscienza di pace, ha radici interiori, non ha necessità di baccano.

Tommaso Bartoli