L’ANGOLO DELLA FAVOLA

PASQUA: tempo di sorprese

Venite, venite miei cari! C’è l’uovo di cioccolato!


di Maria Iannaccone

Il mago Kapar si guardò intorno stupito: pochi bambini, con qualche adulto distratto, seguivano i suoi giochi di magia. Una profonda nostalgia lo pervase. Com’era cambiata Terropoli! Ricordò la gran folla che, una volta, assisteva ai suoi numeri nelle piazze e nei locali pubblici dove si esibiva. - Ancora! Ancora! Ripeti lo stesso numero. Bis! Bis!- gridava il pubblico e lui felice l’ accontentava. Ora, invece, l’osservavano con indifferenza, diffidenza e disincanto; non notava nei loro sguardi lo stesso luccichio che, un tempo, mostravano gli altri quando concludeva i suoi giochi di prestigio. Sembrava che uno strano velo li rendesse ciechi. Alzò gli occhi al cielo, a quel cielo sempre grigio, dove stava tramontando il pallido sole che aveva caratterizzato l’intera giornata. S’infiltrò in lui la malinconia, silenziosa e nefasta. Pensò che la gente stava diventando arida e dura dentro: troppi eventi dolorosi e cruenti caratterizzavano il suo tempo e lo spazio per i voli pindarici non c’era più. Tutti erano presi da una curiosa frenesia e correvano, correvano… verso appuntamenti frettolosi, incontri mancati, speranze deluse. Non si meravigliavano di nulla! La fantasia, la creatività, la diversità: erano sparite. L’umanità si stava standardizzando, omologando a falsi ed ipocriti modelli che essa stessa aveva creato con le proprie mani, perciò si dibatteva come un’anima dannata nel quotidiano inganno. Il mago, allora, pensò che doveva escogitare qualcosa di speciale per aiutare gli abitanti di Terropoli ad uscire dal circolo vizioso nel quale erano imprigionati. Tornò a casa ma era triste, osservò gli oggetti che erano nella sua dimora e gli parvero insignificanti ed inutili. Cenò a malapena e stanco andò a dormire. Il suo sonno fu agitato, strani incubi lo tormentarono: il sole, le colombe, l’ulivo… simboli di qualcosa che non comprendeva. Forse, messaggi dell’inconscio? Chissà! L’indomani si svegliò poco motivato, ricordò vagamente i suoi incubi notturni, ma il desiderio di compiere la sua missione lo animò e gli diede la forza di riprendere il solito lavoro. Si recò in un grande giardino pubblico, preparò il tavolino, dispose i suoi strumenti e accese intorno delle candele profumate. Dopo un po’ fu avvolto da una curiosa nube. Il prodigio lo lasciò basito e stordito; sembrava che fosse, d’improvviso, diventato invisibile. Su una panchina, poco distante da lui, si sedette una coppia d’anziani coniugi e cominciò a dialogare. -Quante volte da quando siamo sposati, Jasmine, siamo venuti a sederci qui? - chiedeva il marito alla moglie, con voce serena e pacata. - Tante! Su questa panchina, Oscar, abbiamo discusso spesso i nostri problemi e abbiamo trovato, quasi sempre, la soluzione ad essi. Ricordi quanto verde c’era qui? - Sì, amore, e ricordo il profumo intenso dei fiori e le grida gioiose dei bambini che giocavano con il pallone o andavano sull’altalena, seguiti dai premurosi occhi dei genitori o dei nonni. - Ah, sì! Ora gli alberi sono di meno, i fiori sono quasi scomparsi e i pochi bimbi non sono più con i loro genitori o i loro nonni, ma con le baby-sitter. E’ così che si definiscono, adesso, le bambinaie? O sbaglio? - Sì, mio caro, hai detto bene. I genitori sono troppo indaffarati. I nonni sono messi da parte perché anziani e potrebbero rompere gli equilibri familiari. I bimbi trascorrono la prima infanzia nei cosiddetti “nidi” o “negli asili primavera” e non crescono più a contatto con la natura: le mucche le vedono nelle pubblicità televisive, le farfalle le osservano infilzate con gli spilli nelle collezioni, gli uccelli li tengono in gabbia, il lupo, la volpe, gli orsi… li incontrano negli zoo o li scoprono nei libri di fiabe. Povere creature! Oscar guardò l’orologio e si accorse che era trascorso molto tempo e disse alla moglie: -Jasmine, si è fatto tardi. E’ora di andare a fare la spesa prima che i negozi chiudano. - Giusto, andiamo ad acquistare il necessario per il pranzo e la cena.. I due anziani si allontanarono sottobraccio mentre il mago, non comprendendo la sua situazione, si chiedeva come mai non l’avessero notato. Intanto, sulla panchina andarono ad accomodarsi due signori eleganti e distinti. - Ieri, ho subito lo scippo del mio orologio d’oro mentre stavo andando al bar a prendere il caffè con il mio amico Matteo. Ho chiesto aiuto, ma nessuno mi ha soccorso, eppure in tanti hanno assistito alla scena. Mi sono sentito solo, colpito dall’indifferenza e dall’egoismo delle persone che hanno “tirato diritto”, senza fermarsi, per non essere coinvolti. – diceva uno dei signori all’altro, con tono triste. - Sei uscito illeso dal furto? - Sì, per fortuna. - Non mi meraviglia quello che ti è accaduto. Le strade ormai sono infestate o da delinquenti, o da piccoli criminali o da rifiuti che i Comuni non sanno più dove riversare, o da automobili e mezzi pubblici che si rincorrono rumorosamente in un girotondo senza fine. Le città, i paesi che c’erano un tempo, oggi, sono solo immagini vive nella memoria di chi, come me e te, ha avuto la possibilità di conoscerle e le porterà dentro per tutta la vita. A volte desidero abbandonare tutto e rifugiarmi in un luogo tranquillo dove il cielo è ancora azzurro, le stelle sono visibili di notte, la pioggia è benefica, le rondini annunciano la primavera, il cambio delle stagioni si avverte e il vento piega sotto il suo soffio il biondo grano e i rigogliosi alberi. - Come sei poetico! Non pensavo che ti mancasse tanto il contatto con la natura! Comprendo il tuo desiderio perché anch’io, talvolta, vorrei allontanarmi dal mio quotidiano. Ame manca molto il contatto con gli altri. Abito in un grande condominio e a malapena conosco il volto del miei vicini, ma mi è familiare la loro voce che mi giunge, qualche volta, arrabbiata e alterata attraverso pareti sottili come cartone. Ho la sensazione di vivere con degli “stranieri” con i quali condivido soltanto il numero civico, ma non la vita. Siamo diventati dei robot: ai nostri figli trasmettiamo nevrosi, frustrazioni e alienazione. Stiamo crescendo ragazzi insoddisfatti, disadattati… destinati ad un futuro che non si presenta roseo… Il mago stava ascoltando con attenzione i loro discorsi quando il fumo che lo avvolgeva diradò e, colto da un’illuminazione, comprese la magia speciale che doveva attuare. Tornò a casa e per diversi giorni lavorò alacremente in cucina. Il giorno di Pasqua, di buon’ora, si recò con una carrozza carica di uova di cioccolato, trainata da due splendidi cavalli bianchi, nello stesso giardino pubblico dove era stato precedentemente. La novità della carrozza e il delizioso, invitante profumo del cioccolato attrassero la folla. - Venite! Venite, miei cari! Voglio donarvi un uovo di cioccolato. E’ o t t imo! E’ speciale! Non vi lasciate sfuggire l’offerta! - gridava entusiasta il mago. Bambini e adulti si avvicinarono e tutti ebbero in dono un magnifico, prelibato uovo. Essi l’aprirono e una strana polvere li avvolse e mentre gustavano quella delizia, il velo che copriva i loro occhi si squarciò, si sentirono più buoni e solidali con gli altri. La paura, l’egoismo, l’indifferenza lentamente svanirono per lasciare posto ad individui che guardavano la vita con ottimismo e tanta voglia di cambiare se stessi e il mondo. Cari lettori, era avvenuta la magia pasquale e, come sosteneva il poeta latino Lucrezio, gli uomini compresero che: “La vita non è proprietà di nessuno, ma usufrutto di tutti”. Auguri!

Maria Iannaccone