Ancora sulle grandi Religioni

L’ebraismo /1

Ovvero il monoteismo integrale


di Gabriella Cavicchini

 Nei precedenti articoli abbiamo esaminato alcune delle religioni più diffuse e praticate nel mondo, al fine di conoscere meglio coloro che le professano e le culture che da esse derivano.
Il primo bilancio che possiamo fare, è che tutte nascono da una comune esigenza innata nell’uomo: quella di dare una ragione alla nostra esistenza, che di per se stessa non ne ha, e al mondo che ci circonda, nel tentativo di comprendere quale è il nostro ruolo nell’universo e di conoscere chi regola questo ruolo nel presente e nel futuro. Quindi dobbiamo tenere sempre presente questo comune denominatore, che unisce tra loro le religioni più apparentemente diverse, per non cadere nell’errore di credere che una sia migliore o peggiore dell’altra. I particolari che le distinguono, non esauriscono l’esigenza primaria, che è la stessa nostra esigenza, per cui essi non devono indurci in giudizi e comportamenti di incomprensione o, peggio, di intolleranza, ma devono tradursi in atteggiamenti di apertura e di accettazione della diversità, che è tale solo nelle apparenze o nelle pratiche esteriori. Il nostro compito è quello di capire, comprendere e accettare, se vogliamo anche noi esser capiti, compresi e accettati. Pensare di porci al di sopra delle altre religioni e di fare del Cristianesimo un parametro assoluto è un grande sbaglio, che crea solo intransigenza e intolleranintolleranza, con tutto quello che a questo segue.
Dopo questa doverosa premessa, che dovrebbe essere implicita, ma che è sempre bene ripetere, esaminiamo ora un’altra grande religione: l’ebraismo.
Il fulcro della fede israelita è il monoteismo, il quale solo nell’ebraismo trova la sua più compiuta affermazione: vi è un solo Dio, che dopo aver creato il mondo, si è manifestato agli uomini attraverso una Rivelazione, tramandata per mezzo dei Libri Sacri (per questo motivo l’ebraismo è chiamato anche “Religione del Libro”). La principale conseguenza di questa confessione monoteistica è, in primo luogo, l’idea della padronanza indiscussa di Dio sul mondo e sulla storia, anche se ciò non significa che non vi sia autonomia sulla terra e libero arbitrio nell’uomo (L’uomo è libero di scegliere tra bene e male). L’ebraismo non conosce il dualismo ontologico, proprio del Cristianesimo, tra Dio e mondo. Solo in ambito morale, l’ebraismo accetta un dualismo che divide nettamente la via del bene da quella del male. Un’altra caratteristica di questa religione è l’idea di un nuovo legame con Dio , in cui il Creatore e la creatura mantengono separate le loro identità, legate solo da una reciproca alleanza. E’ proprio questa alleanza la categoria teologica costitutiva dell’Ebraismo: essa rappresenta un impegno reciproco, per cui alla benevolenza di Dio deve corrispondere da parte del credente, l’osservanza del decalogo e di quei precetti (613 in tutto) che abbracciano tutti gli aspetti della vita dell’uomo, dal matrimonio alle pratiche cerimoniali, dalle più svariate regole di comportamento ai vari divieti alimentari. E’ tramite l’accettazione di questo patto che gli ebrei si riconobbero e si riconoscono come il popolo “eletto”: ciò non significa che gli ebrei si aspettino particolari privilegi da Dio o che si sentano migliori di altri popoli, bensì essi ritengono di essere stati designati da Dio per testimoniare agli altri, attraverso l’esempio delle loro azioni, la sua presenza sulla terra. Nell’elaborazione teologica dell’ebraismo, è di notevole importanza il ruolo che viene attribuito a Mosè, anzi si può dire che egli sia stato il fondatore di questa religione. A Mosè è stata consegnata la Legge, a lui è stato affidato il compito di condurre il popolo ebraico attraverso il deserto fino alla “Terra promessa” e a lui è stato dato di raggiungere il massimo spirito profetico. Il valore della Parola Divina ha esercitato un grande peso nel Cristianesimo primitivo (basti pensare al Vangelo di Giovanni) e sull’apocalittica cristiana, desunta in particolare dal Libro di Daniele.


Testi Sacri
L’ebraismo, come abbiamo detto, ritiene che vi sia stata una Rivelazione di Dio, messa per iscritto nella Bibbia, che è suddivisa in tre sezioni: la Torah ( o pentateuco-i primi cinque libri della Bibbia), i Nei’im (i profeti) e i Ketuvim (gli scritti). Nella Bibbia sono contenute le vicende del popolo ebraico, l’Alleanza istaurata tra Dio e il suo popolo (che perciò si ritiene eletto), sezioe i principi che gli ebrei devono seguire per non rompere l’Alleanza. La Bibbia è un testo sacro anche per il Cristianesimo, che inizialmente era costituito da un gruppo di ebrei (Gesù e i suoi discepoli) ed è alla base dell’Islam, che si ritiene compimento sia dell’Ebraismo che del Cristianesimo. Accanto alla Bibbia il Talmud, che significa insegnamento ed è la raccolta di discussioni avvenute tra sapienti e maestri-rabbi circa i significati e le applicazioni della Torah. Esso è il grande libro sacro dell’ebraismo, infatti, diversamente dalla Bibbia, esso è riconosciuto come tale solo dagli ebrei, che lo considerano la Torah orale, rivelata sul Sinai a Mosè e trasmessa a voce, di generazione in generazione, fino alla conquista romana. Il Talmud fu fissato per iscritto, quando, con la distruzione del secondo Tempio, gli ebrei temettero che le basi della loro religione andassero perdute. Un aspetto molto rilevante della religione ebraica è l’importanza che si attribuisce alla lettura e allo studio della Torah e del Talmud. Non si può essere un buon credente, se non si studiano incessantemente i Testi, ricercandone tutti i significati possibili.
Ebraismo e Cristianesimo
La religione con la quale il Cristianesimo ha più stretto legame è l’ebraismo, perché Gesù era ebreo, come i suoi primi discepoli. Da esso trae una parte delle proprie scritture (L’Antico Testamento), l’idea di un Dio unico creatore rivelatore e guida della storia e della vita morale di ogni uomo. La divergenza sostanziale con l’Ebraismo sta nella credenza in Gesù Cristo Dio e uomo e nella interpretazione di tutta la rivelazione che deriva da questa credenza. L’Ebraismo, inoltre, non crede che Gesù sia il Messia promesso da Dio per eliminare il male sulla terra. Da notare che il movimento messianico nell’ambito dell’ebraismo si radica nell’esperienza profetica, soprattutto nel Libro di Ezechiele e si rinvigorirà nel XIII sec. Questa divergenza portò fin dai primi tempi ad aspre polemiche teologiche e politiche e, quando i cristiani conquistarono il potere nell’impero romano, cominciarono a perseguitare gli ebrei, limitandone la libertà e i diritti, cosa che ha caratterizzato la storia del popolo ebraico dalla diaspora del 70 d.C fino alla Shoah. Non sono mancati comunque, in questa secolare storia, momenti di scambio creativo da ambedue le parti, cosa che oggi, soprattutto dopo la shoah, ha portato a una diversa teoria dei rapporti tra le due religioni. Nel prossimo articolo parleremo della storia millenaria del popolo ebraico, da Abramo ai giorni nostri.

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