s c r i p t a   m a n e n t


di Alice

RITA SCHIARA
“... Ma a Capri c’è il mare?”
Aletti Editore Villalba di Guidonia (Rm)

Ho avuto e ho tuttora il grande piacere di conoscere e frequentare da tanti anni la dottoressa Schiara, fuori e nella Comunità “Basaglia”, dove svolge la sua professione di psichiatra da oltre quindici anni. E’un’amica cara e preziosa della quale non potrei mai fare a meno. Ho letto, per più di una volta, il suo libro “…Ma a Capri c’è il mare?” per comprendere meglio sia lo stato d’animo dell’autrice sia i rilevanti problemi quotidiani sia le cose inattese, in ogni secondo, dalle fragili esistenze dei personaggi descritti nelle sue cronache. Il libro comprende 12 brevi ma significativi episodi, più una preghiera a Santiago scritta da lei stessa, dopo averne effettuato il cammino. Ogni racconto comprende un viaggio, direi un percorso comune di operatori e pazienti. Situazioni confuse che nascondono miseria, ingiustizia, solitudine e sofferenza. Sono pagine intense, emozionanti, alcune volte sottilmente provocatorie. Nessun lettore, penso, conoscerà mai fino in fondo l’amarezza, le rinunce che si celano dietro una parvenza di felicità. Questi ragazzi-pazienti, alcune volte, accusano malesseri inesistenti, solo per poter stare con persone che sembrano comprenderli meglio di quelle del mondo esterno. Nelle varie storie si intuisce come il viaggio rappresenti un mezzo per confrontarsi per poi confortarsi. All’interno di ogni cronaca si toccano temi importanti. Nell’episodio -del tutto autobiografico- Roma-Napoli, via Cassino, riaffiora il dolce, ma pur doloroso, ricordo del padre. Una figura che le è stata molto vicina, anche se per breve tempo, ma ancora oggi nella sua mente sono vive le sue carezze, i suoi dolci sguardi. Anche l’incontro con la madre è pieno di tenerezza: il silenzio che c’è stato fra loro viene rotto come per incanto e un debole sorriso le unisce in un lungo aff e t t u o s o abbraccio. Molto toccante l’episodio “Le mani sanno”. Le mani equivalgono a discorsi, gesti, carezze e intemperanze. Esse fanno riaffiorare figure e episodi che confermano pensieri inespressi e costituiscono la parte positiva e forte del presente. Le mani acquistano la portata di messaggi, sono stimoli della creatività, risanano, in parte, dalla mancanza di affetti e conducono al diritto alla felicità. Nell’ultimo scritto “Case e casi”, avere almeno un sogno rappresenta la cosa più importante per chi non ha rosee aspettative. Una casa con tante stanze che forse non si potranno mai abitare, ma, nello stesso tempo, esse diventano luoghi segreti dove fantasticare evasioni, praticare rituali segreti, complottare trasgressioni contro le regole del costume familiare e sociale. La dottoressa Schiara ha la straordinaria capacità di farci sentire dentro le sue storie, farci percepire un mondo che, attraversato con la consapevolezza della morte, spinge alla consapevolezza della vita. L’autrice manda un messaggio: la vita è un dono, sempre, anche nelle circostanze più difficili. Mi vengono in mente due citazioni dello scrittore sudamericano Paulo Coelho: “Mantenetevi folli, e comportatevi come persone normali” e poi “Il vero io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te”. Questa esortazione si adagia sulle parole che ha impiegato Fausto Russo al termine della prefazione del libro. “Noi tutti speriamo che per tutti, ci siano altre possibilità. Lo speriamo per soddisfare uno dei bisogni più immediati ed avvertiti: il desiderio di costruire sistemi che permettano di far comprendere come le persone, tutte le persone, possano collegarsi con i progetti giusti e con i tempi giusti. Il progetto giusto è vivere questa nostra vita. Il tempo giusto è adesso”.