Obiettivo d’autore

Il genio di Ingmar Bergman

di Camillo Gizzi

Il regista svedese Ingmar Bergman occupa un posto di grande rilievo nella storia del cinema, non solo per l’alto valore artistico dei suoi film, ma anche per l’influenza decisiva che questi esercitarono sui nuovi registi. Da Crisi, il film con cui esordì nel 1945, a Dopo la pro v a, del 1984, B e rgman ha scritto e diretto cir ca quaranta film, svolgendo parallelamente un’intensa attività teatrale, sia come regista drammatico e lirico, che come direttore del Teatro Reale dell’Opera di Stoccolma. Temi costanti della sua opera sono la solitudine dell’individuo, i dubbi esistenziali, la crisi dei sentimenti e dei valori morali tradizionali. Tra i suoi film ricordiamo Il settimo sigillo (1956) ambientato nel periodo medievale durante l’epidemia della peste nera, incentrato sui temi di amore e morte, ricerca di Dio, interrogazione sull’aldilà; Il posto delle fragole (1957), un film sulla fragilità dell’esistenza umana, sempre minacciata dalla morte; Come in uno specchio (1961), Luci d’inverno (1962) e Il silenzio (1963), che costituiscono la cosiddetta “Trilogia della fede”, intesa come “ricerca di Dio in noi”; e ancora L’ora del lupo (1968), L’adultera (1971), Sussurri e grida (1972), L’uovo di serpente (1977), Sinfonia d’autunno (1978). Con Fanny e Alexander ( 1983), film autobiografico, Bergman tenta una sorta di ricapitolazione della sua vita e della sua arte. Ingmar Bergman ha coniugato in maniera unica l’interrogarsi sui temi universali dell’esistenza umana con l’utilizzo delle tecniche del linguaggio cinematografico: se, da un lato, ha portato le sue sceneggiature alla profondità di un testo letterario; dall’altro, la forza figurativa dei suoi film è paragonabile a quella dei migliori autori della settima arte. Un esempio di questo straordinario connubio è uno dei suoi film più famosi, Il settimo sigillo: i dialoghi tra i personaggi possiedono l’intensità di una rappresentazione teatrale; nello stesso tempo, il film è preso da esempio dalle scuole di regia come modello per lo studio delle relazioni che sovrintendono la composizione dell’immagine. Generalmente Bergman scriveva le sue sceneggiature, riflettendo su di esse per mesi o anni prima di iniziare la stesura definitiva. I suoi primi film sono strutturati con attenzione, e sono o bastati su suoi testi teatrali o scritti in collaborazione con altri autori. B e rgman scelse di essere mite nelle relazioni con gli attori, riteneva infatti di avere una grande responsabilità verso loro, li vedeva come collaboratori spesso in una vulnerabile posizione psicologica. Il 30 luglio 2007, all’età di 89 anni, muore nella sua casa di Fårö, un’isola svedese del mar Baltico, lo stesso giorno in cui muore il regista italiano Michelangelo Antonioni.

Camillo Gizzi