Il Fabraterno 2007/01


C’erano, a Ceccano, due scuole medie poi...

Epurazione... sparagnina

... e i nomi che portavano sono finiti in soffitta


di Claudio Mancini

Sic transit gloria mundi. Detto latino ben noto e utilizzato, in genere, allorché qualche personaggio illustre lascia questo mondo e “trasloca” senza entusiasmo, ritengo, in quello così detto “dei più”. Io stavolta lo riprendo, però, a proposito di quello che è occorso, qui a Ceccano, a due illustri e benemeriti figli della nostra città la quale aveva correttamente inteso di perpetuare il loro ricordo nei secoli; e tanto col dare il loro nome a due scuole medie che, all’epoca, erano quanto di più la cultura rappresentava in Ceccano. Sto parlando di mons. Michelangelo Sindici e del prof. dott. ecc. Giuseppe Giovanni Gizzi. Al primo fu intitolata la scuola media di Via Gaeta in quanto Egli fu autore del libro “Ceccano, l’antica Fabarateria”. Un testo che pur riesumando precedenti scritti nonché utilizzando per taluni argomenti memorie e testimonianze dei contemporanei dell’insigne Autore, è rimasto punto di riferimento essenziale per chiunque voglia cimentarsi nello scrivere la storia anche di singoli fatti rilevanti accaduti nei secoli a riguardo della nostra città. Un libro del quale per più di cento anni esistevano degli esemplari in numero assai limitato e quindi gelosamente custoditi da chi li aveva ereditati dai nonni o da zii e zie rimasti senza prole. Un libro, insomma, senz’altro rientrante nella categoria di quelli “da non prestare” neppure ai fratelli o agli amici più cari. Poi, circa vent’anni orsono, qualcuno ebbe la radiosa idea di farlo ristampare; e costatammo, allora, quale grande passione e interesse avessero i ceccanesi di qualsiasi condizione o età per la storia e le singole vicende, nei secoli, della loro città. Tant’è che ancora oggi è arduo, se non vano, il cercarlo nelle librerie e chi non ce l’ha sa bene che non l’avrà neppure in prestito (Ma può leggerlo in biblioteca, magari con un po’ di fila). Dunque un’intitolazione, quella al Sindici, più che doverosa e certamente gratificante, anche, chi la propose e attuò e la città tutta. Di Giuseppe Giovanni Gizzi io sapevo, sin da ragazzo, che costui si era segnalato per le sue particolarissime doti di “studente” con riferimento a tutti i rami dello scibile e quindi non solo nel campo umanistico. In età avanzata Egli studiava ancora e per tale ansia di conoscere era riuscito ad imporsi all’attenzione della “Roma bene” dell’epoca chè, soprattutto all’ora, un plurilaureato non si rinveniva facilmente. Ma, soprattutto, lo si conosceva come uno che, una volta conseguito un “baccalare”, si iscriveva subito ad un’altra facoltà per conseguire un’altra laurea. Se non erro sono sue le parole del noto inno degli universitari “Gaudeamus igitur, juvines dum sumus” ed egli fu anche per qualche tempo il “pontefice massimo” dello “Studium urbis”. Non mi sovviene, al momento, il numero delle lauree da lui conseguite. Ma ho sempre saputo, invece, e sin da ragazzo – né ero il solo a saperlo a Roma e a Ceccano – che per l’illustre erudito G. G. Gizzi esisteva, da parte di uno zio, un corposo lascito ereditario fruibile da lui sino al giorno in cui egli non avesse terminato gli studi universitari. Notizia del resto largamente diffusa in Ceccano e, SOPRATTUTTO, mai smentita. Sta di fatto che lo studioso dette certamente lustro alla nostra città sicché intitolargli una scuola parve veramente cosa buona e giusta. Orbene: è noto attraverso quali complesse procedure può giungersi a dare il nome ad un Istituto. Come pure ciò che avviene quando si tratta di inaugurarlo col nome della persona “insignita”. Come infatti puntualmente avvenne e per la Michelangelo Sindici e per la Giuseppe Giovanni Gizzi. C’è l’intervento delle massime autorità scolastiche e di quelle civili e militari; cerimonie “alla grande”: bandiere, discorsi, banda musicale e scoprimento di lapidi con la motivazione o del busto della persona così “immortalata”. Ma qui a Ceccano è purtroppo accaduto quel che in genere succede a riguardo di strade e piazze allorché ad un dato regime politico ne subentra un altro di segno opposto. Di botto le suddette vie e piazze cambiano nome, come ad es: avvenne a Roma per quel Viale del Re che divenne “Viale del Lavoro” ed è oggi il ben noto Viale Trastevere; mentre a Ceccano quella che era divenuta Piazza Vittorio Emanuele II° è oggi Piazza XXV Luglio. Epperò, a ben pensarci, stavolta è accaduto anche di più e non per ragioni politiche, ma semplicemente per volontà del Ministro della Pubblica Istruzione “di turno” (in quel dicastero quando cambia il ministro, penso lo si sarà notato, cambia tutto….).E’ avvenuto, dunque, l’accorpamento in un’unica “media” delle due scuole precedenti; sicché i nomi dei due illustri ceccanesi cui erano intitolate sono stati “ipso facto” eliminati entrambi. E d’altra parte come cavarsela per risolvere il problema circa l’intitolazione di una sola “media” che ne raggruppa oggi due che avevano nomi diversi? Quali dei due illustri “insigniti” privilegiare , ovviamente a scapito dell’altro? Tirare a sorte con la monetina? Imbussolarli e farli estrarre “alla benda” dalla mano di una bambina innocente? Io però a riguardo del Sindici e del G.G. Gizzi un’idea ce l’avrei: giacché siamo pur sempre nel variegato mondo della scuola che, come nessun altro è oggetto di cambiamenti, riforme, controriforme e, quanto a “presidi” ed insegnanti di ricorrenti alternanze, cambiamenti di sede, trasferimenti, consideriamo i “Nostri” che chiamerei “soprannumerari”, in uno stato di aspettativa… D’altra parte saprete tutti che a Ceccano il Liceo Scientifico è intitolato ad un ferentinese; senz’altro, comunque si tratta di un “ciociaro doc”. E che ci sarebbe di strano, allora, se i nomi dei due nostri concittadini “perdenti posto” venissero poi assegnati a due scuole di altri centri della Ciociaria? Ad es., per reciprocità, uno potrebbe essere imposto ad una scuola di Ferentino, l’altro ad un “plesso” sito in uno dei paesi facenti parte dell’antica contea di Ceccano. Ma intanto io che insieme agli amici che con me attuarono il “bliz” che negli anni ’70 creò l’Istituto Tecnico Commerciale di Ceccano staccandolo dal “Leonardo da Vinci” di Frosinone, confesso di non sentirmi incoraggiato a proporre ancora a che l’or detto Istituto abbia finalmente un nome (e significativo dell’indirizzo di studi e scelto tra quelli dei ceccanesi che da tempo segnalammo). Con l’aria che tira c’è il rischio che anche questa eventuale intitolazione venga d’un tratto eliminata da qualche sparagnina e deleteria disposizione ministeriale.

Claudio Mancini