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Don Roberto Guernieri (Roma)

Il Libro "I Ragazzi di Paolo" > Roma

La testimonianza di Don Roberto
Tutto è nato improvvisamente,la sera di quel 19 luglio…..la notizia mi ha terrorizzato a tal punto da mettere in crisi i pensieri sulle cose positive dell’uomo. Di ciò che un uomo è dentro. Di quello che prova, sentimenti, emozioni, amore per la vita, per gli altri…..per quello che fa al di fuori di sé, soprattutto quando crede di essere padrone della vita degli altri….della morte degli altri….
In quei momenti è incredibile tutto ciò che si sente, si vede, si pensa…..
Ce ne vuole poi per risalire dal pozzo e ricominciare!
Non ho avuto l’onore e la gioia di conoscere Paolo, ma proprio per questo ho conosciuto Rita e annessi e connessi….
E questo, tutto questo, nel Signore, credo sia un dono di Paolo. Infatti, quando un uomo è sulla terra è di pochi. Da quando entra nella vita del cielo diventa di tutti.
Ricordo un’immagine di Paolo che non mi ha mai abbandonato. L’ho vista in un telegiornale mentre camminava tra la gente di Palermo con una torcia in mano, di sera, subito dopo la strage di Capaci…. Mi colpì quel volto serio, segnato da un particolare impegno per tutto, sereno. Non l’ho più dimenticato. Mai più.
Poi ho conosciuto Rita da sola,poi con Renato, poi i figli….ciò partendo da un incontro per la pace ad Ostiglia.
Lì, per me, è iniziata una scuola di vita.
Non sono mai stato in parrocchia, anche se ho sempre dato una mano ai confratelli parroci in diverse situazioni e luoghi. Ho sempre chiesto ai Superiori (quelli veri, del cielo) dimettermi tra gli emarginati. Così ho iniziato con Piazza Navona (nella sacrestia della Chiesa di S.M. della Pace, nel portico del Bramante), da seminarista odc, poi alla stazione Termini subito dopo l’Ordinazione e da otto anni a Rebibbia (altra scuola di vita!).
Stando sempre dalla parte degli ultimi, in modo particolare persone che fanno di tutto per scegliere strade di morte, che sono vittime di oppressione fisica o psicologica, discriminati socialmente, di ingiustizie emarginanti, di incredibili povertà sociali,economiche, morali…tutte situazioni che, nella maggioranza, hanno come denominatore comune il carcere….stando da questa parte, consideravo i Magistrati in un modo di parte, perché a volte operatori di ingiustizie,generatori di rabbia, odio, incomprensioni, costretti o capaci di incontrare le persone solo giudicando delle carte, tra l’altro scritte da altri.
Due cose mi hanno fatto cambiare idea. Prima. Il fatto che Paolo era corretto, e, nel suo rapporto con i detenuti, anche i più difficili, un operatore di giustizia. Seconda cosa. Un detenuto che era stato interrogato da lui e da Falcone, che ho incontrato nella missione a Rebibbia, ha confermato, in un nostro incontro dove parlavamo appunto di Magistrati, queste mie riflessioni.
Non è facile vivere da operatori di pace e giustizia mentre la tua vita cammina sul filo del rasoio,mentre tanti altri, che magari lavorano con te, al momento giusto si girano e tornano indietro. Molte volte gli operatori del Vangelo, o, meglio, i personaggi del Vangelo (come io ritengo Rita) sono soli. Non condivisi. Pure contrariati.Ma sono un seme insostituibile che vale la pena accogliere nel terreno della propria vita.
Tutto ciò che Giovanni e Paolo hanno costruito non deve morire. Può camminare attraverso quello che siamo e che facciamo, come l’amore che rende speciali e unicamente grandi le cose piccole e semplici di ogni giorno.
Non faccio progetti o promesse per il futuro, prima di tutto perché ogni promessa è un debito e poi perché se si parla tanto si rischia di fare poco. Grazie a Dio però tutti coloro che ho conosciuto vicini a Paolo e post, sono un grande tesoro che non deve essere sprecato. Rimango sempre stupito di queste meraviglie.
Comunque, ci sono. Con l’affetto. Con l’impegno.
Roma, 16 aprile 2000 –domenica delle palme d.r.



- Io oggi Voglio Vivere Libero - Aggiornato il 30 set 2008 - | ragazzi-di-paolo@libero.it

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