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Barbara Peruzzi (Firenze)

Il Libro "I Ragazzi di Paolo" > Firenze

La testimonianza di Barbara
Quel maggio, il giorno prima del mio 21 compleanno, avevano già ucciso il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca, Vito, Rocco e Antonio, gli uomini della sua scorta. Ricordo lo strazio e lo sgomento provato ed il senso di impotenza di fronte a tanto orrore eppure Palermo e le sue tragedie sembravano ancora stupidamente lontane.
Sbagliavamo naturalmente a sentirci al sicuro: la follia omicida della mafia sarebbe arrivata presto anche qui, a Firenze, un anno dopo appena portandosi via altre cinque vite… Penso a Caterina di soli pochi mesi che una settimana più tardi avrebbe ricevuto il suo Battesimo. Sbagliavamo anche a sentirci impotenti, ma questo io lo avrei capito davvero solo più tardi.
Quell’estate però la notizia di una nuova tragedia, di un’altra strage ci avrebbe definitivamente inchiodato alle nostre responsabilità, ci avrebbe costretto a guardare, a riflettere: a Luglio, il 19 un’autobomba –ancora una! – uccideva il giudice Paolo Borsellino e con lui Agostino,Claudio, Emanuela, Vincenzo e Walter.
Adesso so quanto quella notizia ci avrebbe lacerati, annientati, ma so anche che essa, allo stesso tempo, ci avrebbe fatto rinascere. Conosco tanti amici che hanno vissuto lo stesso percorso, tanti amici ancora in cammino sulla difficile strada per Emmaus dopo aver intravisto un bagliore di Luce accecante.Da allora, anche per me, niente sarebbe stato più uguale.
In quei giorni di un’estate che rammento caldissima mi stavo preparando a partire per un viaggio studio a Vienna. Con una compagna di università avevamo deciso di frequentare un corso di tedesco per approfondire le nostre conoscenze: studiavamo storia dell’arte e spesso faticavamo a tradurre i pesanti tomi di certi medievalisti.
Io, però, ormai, dopo il 19 luglio non sarei voluta partire più: quel viaggio tanto atteso aveva perso interesse, valore. La notizia della strage di via d’Amelio mi aveva profondamente colpita, sconvolta. Ricordo di aver provato immediatamente un sentimento di vero sconforto e, assieme, la spinta immediata ad una ribellione morale e civile rispetto a quanto stava avvenendo nel nostro Paese. Sentivo che la mia stessa vita avrebbe dovuto essere messa in discussione; anch’io sarei dovuta cambiare. Partire dall’Italia in quel momento mi dava la sensazione di scappare, di voltare la testa, mi faceva sentire in colpa; io avrei voluto invece essere presente, incontrarmi con altre persone, trovare insieme una strada di impegno, iniziare un cammino.
Quell’anno, in fondo, nessuno aveva più diritto all’estate, alla sua spensieratezza, alle sue risate, alla sua innocenza.
Partii lo stesso, ormai le prenotazioni non potevano essere più annullate, ma il mio cuore rimase a casa cercando Palermo, città per me sconosciuta, ma che cominciavo a sentire presente anche dentro di me, più vicina; “amica” con la quale lottare e resistere per futuro migliore. La prima cosa che decisi di cambiare al mio rientro fu il mio corso di studi. Abbandonai i medievalisti tedeschi, le tavole e gli affreschi della mia città pure amatissima per dedicarmi allo studio della storia contemporanea: volevo conoscere e capire, fare memoria del nostro passato, degli errori e delle responsabilità che avevano permesso alla mafia di diventare tanto potente;volevo fare una tesi sulla Sicilia, sulle sue vicende; volevo sognare un futuro migliore dove gli errori del passato non si sarebbero ripetuti. Poi, con un gruppo di amici decidemmo di creare un comitato impegnato contro la mafia,contro le infiltrazioni presenti ormai da tento tempo anche nella nostra regione, un comitato deciso a sostenere con entusiasmo i valori di giustizia,solidarietà e legalità nei quali imparavamo a credere ogni giorno di più.Guardando l’esempio di tanti, di coloro che non erano più fisicamente con noi, avevamo finalmente capito quanto fosse importante l’impegno quotidiano di ognuno, anche di chi pensa di contare di meno, anche nelle piccole cose; quanto fosse importante assumersi sempre le proprie responsabilità. Da Palermo arrivava anche a noi l’eco di una promessa solenne: ‘le loro idee cammineranno sulle nostre gambe ’ Così, da soli o in collaborazione con le istituzioni presenti sul territorio, abbiamo organizzato incontri, dibattiti,iniziative per non dimenticare. All’inizio avevamo paura a chiedere, temevano di non essere presi in considerazione - in fondo eravamo solo un gruppo di ragazzi -, ma siamo sempre riusciti ad ottenere ciò che volevamo. Abbiamo lavorato anche con le scuole ed è stato bellissimo: parlavamo di legalità, di impegno, di responsabilità civile; raccontavamo di Paolo e Giovanni, del loro lavoro, del loro sogno di un’Italia migliore; abbiamo anche contribuito a creare un gemellaggio tra una scuola media di Palermo ed una di Pontassieve, un comune vicino Firenze. All’inizio i nostri ragazzi erano quasi prevenuti nei confronti dei compagni siciliani, erano pieni di pregiudizi. Quante colpe abbiamo, quanto disinteresse, quanta superficialità nell’accettare gli stereotipi, quanta superiorità inutile, quanta ignoranza in chi si sente più civile, in chi accusa un’ intera regione di mafia mentre i proventi dell’illegalità vengono ripuliti nelle nostre banche, investiti nelle nostre città!
Adesso i ragazzi sono grandi amici e continuano a lavorare assieme incontrandosi spesso. Loro sono puliti e sono il sogno di un Paese più unito e migliore.
A Firenze, proprio vicino a casa nostra abita il giudice Antonino Caponnetto. Dopo averlo ascoltato in tanti dibattiti, aver ammirato la sua forza, dopo aver sentito fino in fondo al cuore l’infinita tenerezza con la quale descriveva i suoi amici, abbiamo chiesto di incontrarlo ed egli ci ha accolti diventando per noi un importante punto di riferimento, una guida indispensabile.
Ricordo una volta, nell’estate del 94, quando ormai lo conoscevamo da un po’, siamo andati a trovarlo per esprimergli il nostro desiderio di andare a Palermo, città che ormai avevamo imparato ad amare profondamente e che volevamo vedere, conoscere, vivere; volevamo essere vicini anche fisicamente a quanti lottavano in prima linea con coerenza a coraggio. Ne fu contento e ci mandò a casa di amici affinché potessimo essere ospitati prima di trovare una sistemazione diversa. Noi però non andammo più via.
Faccio fatica a descrivere in poche righe che cosa ho trovato in via d’Amelio perché per me rappresenta davvero tantissimo: si tratta della mia vita, di quanto essa ha di più bello.
Pensandoci bene credo di dover parlare soltanto d’Amore.
Prima di tutto ho imparato a scoprire e a sentire l’amore di cui Paolo era capace riconoscendolo nei sorrisi, negli sguardi e nel cuore di chi gli era vicino, nel volto pulito di tanti amici che sanno continuare a lavorare onestamente per il bene di tutti, che sanno andare avanti senza abbassare la testa con convinzione e serenità. Assieme a questo ho quindi imparato il valore profondo della Vita e della Speranza.
Poi c’è stato l’incontro specialissimo con una donna di Pace,messaggera instancabile d’impegno, sorrisi e tenerezze. Adorata. Avere la gioia di poterla talvolta accompagnare nel suo cammino – sempre con il cuore ed il pensiero - mi ha fatto comprendere il significato del sacrificio, del dono di sé gratuito e sincero,delle rinunce e della fatica; mi ha fatto scoprire mille realtà di impegno e di solidarietà presenti ovunque nel nostro Paese; mi ha fatto capire come l’amore e i sogni non finiscano mai, nonostante tutto, nonostante la morte.
Ricordo un immagine. Un casolare nella pianura emiliana, subito dopo Bologna, prima di Modena. Una suora giovanissima tiene in braccio un angelo:felice ci parla di lui assieme alle sorelle che le danno una mano, lo accarezza,lo coccola, cerca di farlo mangiare, orgogliosa ci mostra le sue foto. Un bambino piccolissimo, abbandonato in ospedale da qualcuno troppo ferito e disperato, un bambino con problemi fisici gravissimi: vivrà ancora solo pochi giorni dopo la nostra partenza; presto quell’angelo tornerà a casa eppure quanta serenità, quanto amore, quanta speranza intorno a lui. Amare, donare,impegnarsi e credere oltre l’evidenza, oltre la speranza. Anche Paolo ha vissuto così, ottimista fino all’ultimo, quando già sapeva di morire,continuando a scommettere sull’Uomo e sulla Vita. Ci ha detto che è bello morire per gli ideali in cui si crede e poi anche lui è tornato a casa così come quell’angelo.
Mi sento sempre molto piccola di fronte a tutto ciò che ho visto e che ogni giorno scopro intorno a me; pesano come macigni i mie limiti, le mie paure contro le quali devo combattere ogni giorno, ma ci sono tanti amici e insieme conosciamo la strada. Tenendoci per mano tutto diventa più facile.
Infine, ma naturalmente non ultimo, ho trovato l’amore di colui che sarebbe diventato mio marito. Adesso noi abitiamo a Firenze, ma la parte più profonda del nostro cuore è sicuramente ancora in quella strada, a Palermo. A casa. Sono certa che, in particolare per Claudio, solo quel luogo è casa davvero, fino in fondo, così come lo era rimasto il 19 luglio, tra le macerie ed il fumo; un luogo ormai sacro da amare, custodire e difendere anche da chi vorrebbe dimenticare troppo in fretta, da chi vorrebbe far finta di niente e vivere ‘tranquillo’. Abbiamo imparato insieme in questi anni a tenere aperta la porta del nostro cuore, cercando di condividere un impegno in cui crediamo davvero: non è sempre facile, talvolta non si è all’altezza, talvolta si resta delusi, talvolta si vede soffrire chi si ama e si vorrebbe concedere solo riposo, ma sappiano che non esiste una strada diversa; solo così anche la nostra vita è più ricca e più vera…e quanti doni abbiamo ricevuto!
Penso ai figli che un giorno avremo. Insegneremo loro ad amare Palermo:che si sentano a casa e possano riposare il cuore sotto i rami di un ulivo di Pace che una mamma un giorno piantò per donare di nuovo la vita a suo figlio,ai tanti figli caduti; che si sentano a casa ovunque ci sia un uomo che piange o sorride; che sappiano condividere, credere e amare, far volare l’aquilone dei sogni e della speranza.



- Io oggi Voglio Vivere Libero - Aggiornato il 30 set 2008 - | ragazzi-di-paolo@libero.it

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