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PaolaGalletto (Chivasso - TO)

Il Libro "I Ragazzi di Paolo" > Torino

La testimonianza di Paola
"Oggi è il 20 luglio del 1992, lunedì". Inizia con queste parole una delle poche pagine del mio quaderno su cui un tempo annotavo, di tanto in tanto, alcune personali riflessioni riguardanti ciò che mi accadeva intorno, ciò che mi colpiva, ciò che mi impressionava in modo particolare. Dovevo ancora compiere 18 anni quando scrissi questa pagina. Leggo e riscopro tutto il mio stupore provato nella visita ad un castello su per le maestose montagne della Valle d'Aosta, in compagnia di mio papà. Scorrendo quelle righe, scritte in una grafia più contorta e confusa del solito, ho quasi l'impressione di essere di fronte ad un resoconto allegro di questa scampagnata estiva. E invece no. Ricordo benissimo cosa scrissi quel giorno. Si, lo scrissi il giorno dopo il 19 luglio. L'adolescente di allora, così poco interessata a quello che succedeva nella società civile e ai fatti che venivano spiegati al telegiornale, ma preoccupata solo della scuola e delle amiche, di colpo si risvegliava. E ora non posso che far altro che riprendere quelle parole che scrissi così a caldo, per spiegare meglio quello che provai. Parole semplici, ingenue anche, uscite dai pensieri di una ragazzina ancora minorenne che poco ne capiva di ciò che le succedeva intorno. "Appena dopo essere scesi dai monti, per tornare a casa siamo passati dai nonni. E' stato qui che ho appreso una triste notizia alla televisione. Stavo aiutando la nonna a preparare il risotto con i funghi, quando sento che al telegiornale dicono che è stato ucciso in Sicilia Borsellino, magistrato e amico di Falcone (anche lui ucciso due mesi prima) ad opera della mafia. E' stato un duro colpo per me; ho sentito dentro il vuoto; dolore, rabbia indignazione, paura. Non so quale di questi sentimenti sia prevalso, perché erano tutti mescolati l'uno con l'altro". Continuo a leggere e scopro quali domande ingenue mi facevo. Tante domande. "E' mai possibile che la mafia sia così potente? E' mai possibile che essa abbia una mentalità così incivile e mostruosa da passare all'eliminazione fisica dei suoi nemici? Basta, non possiamo più perdere le persone che vogliono aiutarci, che mettono in pericolo la loro vita e quella dei propri cari per il bene di tutti . Ma perché la mafia continua ad esistere? [.] Perché lo Stato non si dà una mossa? Voglio credere alle parole di Falcone: la mafia finirà, come tutte le cose di questo mondo" Ecco, rileggendo questa pagina, mi rendo conto quanto fossi brava a addossare in fretta e furia tutte le colpe allo Stato solamente. Non mi chiedevo insomma: "Ma io, cosa posso fare?" Non ci pensavo affatto. Mi pareva scontato che dovesse essere questo Stato ad occuparsi di tutto. E invece mi sbagliavo .Ma lo capii qualche anno dopo, a Palermo. Era il luglio del 1994. Andai a Palermo non da sola, ma su iniziativa di Agostino, un ragazzo speciale, che aveva vissuto l'estate del '92 in maniera profonda e totale. Desiderava ritornare nella terra di Paolo, rivedere le persone che lo avevano accolto dandogli il loro cuore. Lo seguii, e nella mia decisione ero anche fortemente attirata dall'opportunità che mi si profilava di poter conoscere una regione affascinante come la Sicilia. Qui l'incontro con persone di cui con tanto entusiasmo Agostino mi aveva sempre parlato: persone di pace, di amore, di fratellanza. Persone che sanno essere da esempio, e che con la loro umanità infondono la forza di continuare. Perché, se ci credono loro che hanno vissuto sulla propria pelle l'estate del ' 92, come potresti non crederci anche tu? Fu in questa terra che mi resi finalmente conto che contro le mafie ognuno può fare qualcosa. Che non è necessario essere magistrati, ministri, poliziotti, guardie di scorta per dare il proprio contributo affinché la società sia davvero civile. Che non si deve addossare tutta la colpa allo Stato pensando di essere innocenti di fronte gli orrori che accadono, perché lo Stato siamo noi. Che nella nostra vita quotidiana ci sono mille cose che possiamo fare e mille atteggiamenti responsabili che possiamo adottare, per camminare sulla via che Paolo Borsellino e Giovanni Falcone hanno tracciato con il loro sangue. Comportamenti anche banalissimi, come quello di pagare il biglietto del tram, di chiedere lo scontrino quando compriamo le caramelle, di rifiutare anche piccoli favoritismi che andrebbero a danneggiare il nostro prossimo. Insomma, fu in questa terra che ho scoperto il grande valore della legalità come arma vincente che il singolo può e deve adottare per contrastare e vincere nella lotta alle mafie. E' vero, non è facile percorre questa strada della legalità. Ogni giorno mille ostacoli ci fanno cadere e ci scoraggiano a proseguire. Ma se qualcuno ha dato la propria vita per insegnarci che solo nella legalità e nella giustizia la società potrà vivere libera, allora un motivo più che valido per percorrerla ci sarà. Paola Galletto



- Io oggi Voglio Vivere Libero - Aggiornato il 30 set 2008 - | ragazzi-di-paolo@libero.it

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