Nereo Villa, "IL SACRO SIMBOLO DELL'ARCOBALENO, Numerologia biblica sulla Reincarnazione" (Prefazione), SeaR Edizioni, Reggio Emilia, aprile 1998
Prefazione (Descrizione degli undici capitoli) - Premessa (Distinzione fra unità di misura e unità aritmetica) - Introduzione - La creazione - Cap. 1° - Il riconoscimento dell'Io - Cap. 2° - La colomba, la nave e il pesce - Cap. 3° - Il mondo delle essenze - Cap. 4° - Imbarcazioni - Cap 5° - Non si può sopprimere l'arcobaleno - Cap. 6° - Dall'arcobaleno all'iride - Cap. 7° - L'arca, l'alfabeto astrale e il karma - Cap. 8° - Il geroglifico dell'infinito - Cap 9° - Il prete Gianni - Cap. 10° - L'albero della conoscenza... del Karma - Cap. 11° - La pentola d'oro
LA CREAZIONE
In ogni creatura umana vi è un luogo di creazione, un "utero", senza il quale il mondo, in quanto insieme informe di impressioni, non potrebbe sussistere.
Là, dove le cose prendono forma e senso, si svolge la vita psichica dell'"Io" e del "Sé", secondo "processi dinamici, organizzati secondo principi strutturali autonomi"(1) e secondo eventi, determinati dalla nostra libertà.
Il "Sé" è un termine usato in psicologia e si differenzia dall'"Io" sia per il fatto che quest'ultimo è in parte inconscio, sia perché gli conferisce consapevolezza di permanenza e di continuità' rispetto al tempo che pur lo metamorfosa. Il "Sé creativo" corrisponde altresì all'istanza e al potere di libertà capaci di rendere significative le esperienze individuali.
Come l'immagine di una "coppa" o le immagini di due simmetrici "visi", visti di profilo, dipendono dalla libertà del nostro osservare, così è anche grazie all'uomo che le cose del mondo prendono significato.
Creazione è interna all'uomo, che, ricreandosi, scopre se stesso, creatura.
L'uomo è nell'infinito come l'infinito è nell'uomo.
Se egli si annulla, l'infinito non può vivere neppure un attimo, allo stesso modo in cui un cerchio non può fare a meno del suo punto centrale, che è anch'esso un circolo più piccolo.
Creazione è quel punto centrale, capace di far dire "Io" a noi stessi, operando così un distacco dal cosmo esterno, ma, per questo, avvertendo anche il potere di ri-creazione del nostro essere il cosmo.
Ma allora si rinasce, consapevolmente uniti all'infinito in un evento di tipo pasquale, in cui ci si ritrova capaci di "passare" dal proprio microcosmo interiore peraltro infinito, all'infinità del macrocosmo, aprendosi e congiungendosi a questo.
Si viene per così dire "pescati", tirati fuori, verso l'alto...
Quello che ora stiamo per dire potrà meravigliare o lasciare perplessi, eppure il "pesce" e l'"uomo" hanno molte cose che li accomuna. Ciò non solo in senso meramente metaforico, poichè proprio lo spirito del linguaggio comprova un'importante analogia fra la natura umana e un pesce dal grande significato simbolico: nella lingua greca la parola "delfino" si dice "delfís", e "utero", "ystèra", è espresso anche dal termine "delfús"(2), che nel tardo greco aveva anche il significato di "pesce arcuato"(3) e più avanti vedremo a tal proposito anche la connessione fra il pesce e l'arco.
Secondo la tradizione ebraica il cosmo è fondato sulla schiena del pesce.
Il pesce è un animale che sa muoversi bene, guizzare via e nascondersi fra lo scorrere delle acque e così è anche l'uomo, entro lo scorrere del tempo.
L'uomo è un pescatore che cerca pesci e contemporaneamente un pesce che incappa nel pescatore.
Nella Bibbia è narrata la storia di Giona, che è ingoiato da "un grosso pesce". Il senso principale del libro è che il generoso amore di Dio non deve essere monopolizzato ma proclamato. Giona in un primo tempo disubbidisce a Dio che gli ordina di andare nella pagana città di Ninive (notoriamente nemica di Israele) a predicare, perchè gli sembra che andarvi sarebbe stato come mettersi contro il suo popolo e a favore dei pagani.
Giona narra una storia molto umana; riflette qualcosa anche delle nostre reazioni quando la vita non funziona esattamente come ci aspettiamo.
Come il profeta Giona, l'uomo infatti a volte "guizza" via da Dio e quando predica la Sua parola (Giona poi va a predicare a Ninive ma solo per un freddo senso di dovere), lo fa senza crederci fino in fondo, arrivando addirittura a provare disappunto se il suo predicare ottiene effetti di conversione(4). E questo tipo di conversione è un atto dello spirito umano che non richiede alcun intervento se non quello della propria volontà. Ciò può dare fastidio a istituzioni moralizzatrici e sedicenti depositarie della Verità, allo stesso modo in cui da' fastidio a Giona la conversione dei Niniviti. Coloro che sono fuori dal contesto di specifiche istituzioni religiose sono infatti spesso considerati nemici e si prova fastidio se costoro si convertono dal male al bene occupandosi di cose sacre.
Giona rimane quindi deluso perchè gli abitanti di Ninive convertendosi avranno il perdono divino, ma proprio per questo anche Dio prova delusione nei confronti di Giona.
Occorre allora rendersi conto che l'oggetto della nostra delusione o della nostra soddisfazione è formato anche da noi: le cose che ci stanno intorno hanno origine anche dalla nostra interiorità e dipendono da come noi ci poniamo di fronte ad esse. Sono un po' come la figura della coppa posta fra i due profili umani: la realtà della prima esclude la realtà dei secondi e viceversa. E' insomma la volontà che decide cosa osservare, ed è essa stessa che forma la nostra realtà che potrebbe essere pertanto detta "partorita" dal nostro interno.
Ciò vale anche per tutta la creazione: l'utero che la partorisce è il medesimo e non la esilia mai da sè.
Se dalla profondità delle acque dove guizzano i pesci si dirige lo sguardo alle altezze dei cieli dello zodiaco, possiamo fare un'altra importante considerazione: come il segno dei Pesci, il dodicesimo, incontra il primo, quello dell'Ariete, concludendo il cerchio dello zodiaco, così nell'utero materno un altro
cerchio si crea: i piedi del nascituro, corrispondenza astrologica dei Pesci, toccano la testa, corrispondenza dell'Ariete.
L'Agnello, che nell'astrologia ebraica equivale all'Ariete, è colui che, prima di essere immolato e dopo essere risorto, è sempre in relazione con pesci e pescatori: uomini che hanno a che fare con i pesci vengono da lui posti a fondamento.
Il pesce, primo essere vivente in ordine alla creazione(5), ha dunque un ruolo importante anche nel Nuovo Testamento.
Come vi è un "ciclo" zodiacale in cui i Pesci incontrano l'Ariete, così vi sono immolazione e resurrezione dell'Agnello, fine e inizio, giorno e notte, i mesi dell'anno, le stagioni e il ciclo delle ripetute vite terrene dell'uomo(6).
Tutto questo è "Creazione", tanto nell'"alto" dei sistemi galattici, quanto nel "basso" di ogni più piccolo sistema molecolare e atomico, nel divino che è nei cieli e nel divino che è nell'uomo.
Tutto questo apparirà sempre più evidente man mano che ci inoltreremo nella lettura.
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NOTE
(1) Enciclopedia Garzanti di Filosofia, p. 349.
(2) L. Rocci,
"Vocabolario Greco-Italiano", Ed. Dante Alighieri, p.
425.
(3) G. Gemoll, "Vocabolario Greco-Italiano",
Ed Sandron.
(4) Proprio là
dove nessuna istituzione si pone fra Dio e l'uomo (simboleggiato
nel Libro di Giona da Ninive) la grande città pagana,
quest'ultimo si converte al bene e viene perdonato. Infatti
"nessuna persona o istituto si pone fra Dio e Ninive, [...]
nessuna forma o cerimonia è imposta a quelle turbe idolatre
[...] quando dalla loro anima stessa traggono la spinta al
bene". (D. Lattes, Apologia dell'ebraismo, p. 51).
(5) Genesi 1,20
(6) Per
"ciclo delle ripetute vite terrene" intendiamo qui la
ripetuta incarnazione, o immersione, dell'"Io" in un
nuovo corpo.
Data creazione pagina: 23/08/2001 - Ultima modifica: 09 febbraio, 2018.