Nereo Villa, "IL SACRO SIMBOLO DELL'ARCOBALENO, Numerologia biblica sulla Reincarnazione" (Prefazione), SeaR Edizioni, Reggio Emilia, aprile 1998

Prefazione (Descrizione degli undici capitoli) - Premessa (Distinzione fra unità di misura e unità aritmetica) - Introduzione - La creazione - Cap. 1° - Il riconoscimento dell'Io - Cap. 2° - La colomba, la nave e il pesce - Cap. 3° - Il mondo delle essenze - Cap. 4° - Imbarcazioni - Cap 5° - Non si può sopprimere l'arcobaleno - Cap. 6° - Dall'arcobaleno all'iride - Cap. 7° - L'arca, l'alfabeto astrale e il karma - Cap. 8° - Il geroglifico dell'infinito - Cap 9° - Il prete Gianni - Cap. 10° - L'albero della conoscenza... del Karma - Cap. 11° - La pentola d'oro

IL MONDO DELLE ESSENZE

Se ora ci serviamo dell'alfabeto ebraico vediamo in che modo Giona (la colomba), il pesce, la nave, lo sheol e altri importanti elementi armonizzano tra loro.

A questo scopo si utilizzi la seguente tabella riassuntiva dell'alfabeto, con i rispettivi valori numerici(1):

lettere
ebr.
valori
num.

Si entra così in un vero e proprio mondo di numeri, che ci farà da guida, in quanto costituisce il mondo essenziale della parola biblica. L'ebraico, infatti, non distingue fra lettere e cifre, come fanno gli alfabeti occidentali, anche se all'origine di alcuni di essi, per esempio nell'alfabeto romano, si trova ancora una flebile traccia di questa funzionale bipolarità fra lettera e numero: la "v" maiuscola (V) corrispondeva al 5, la "L" al 50, la "C" al 100 e così via.

Nell'ebraico però non si tratta di corrispondenze. Le ventidue lettere del suo alfabeto sono esse stesse numeri, essenze numeriche. Per questo motivo la lingua della Bibbia è un mondo particolare, quello che vorremmo pertanto chiamare mondo dell'essenzialità.

Facciamo ora alcuni esempi dell'uso di questa tabella.

Abbiamo accennato nel primo capitolo alla relazione esistente fra le parole "nachash", serpente, e "mashiach", messia. La prima si scrive con le lettere NUN, CHET, SHIN e la seconda con MEM, SHIN, IOD, CHET. In numeri abbiamo rispettivamente la sequenza 50-8-300 e 40-300-10-8. Sommando queste due sequenze si ha per ognuna il totale di 358, a conferma della loro "equivalenza"(2):

50 + 8 + 300 = 358
40 + 300 + 10 + 8 = 358

Un altro esempio. Prendiamo la parola "lechem" che significa "pane", la parola "yàyin" che significa "vino" e la parola "pesach", che significa "Pasqua, passaggio". I valori numerici rispettivi sono: 30, 8, 40, in totale 78; 10, 10, 50, in totale 70; e 80, 60, 8, in totale 148. Quest'ultimo numero è però la somma di 78+70, cioè del pane più il vino, elementi essenziali della cena pasquale:

pane = 30 + 8 + 40 = 78
vino = 10 + 10 + 50 = 70
pasqua = 80 + 60 + 8 = 148 = pane + vino

Ed ora prendiamo il nome Jonah.

Esso è costituito, come abbiamo visto all'inizio, da quattro lettere che sono in numeri: 10, 6, 50, 5, totale 71.

Il sette e l'uno di quest'ultima cifra, sommati, danno otto. Questa operazione, che noi chiameremo sintesi, è detta anche riduzione a numero primario e costituisce la base della numerologia.

La colomba, "jonah", e la sintesi "otto" portano ad una riflessione su concetti come "passaggio", cioè "pesach", la "Pasqua" e l'"al di là"; se infatti nel numero 71 attribuiamo il 7 ai giorni della settimana, l'aggiunta dell'1, ci permette il "volo" - in questa logica temporale - nell'Ottavo giorno e "Ottavo giorno" è chiamata proprio la Pasqua di Resurrezione.

Che l'"otto" sia un'espressione numerica della Resurrezione è rilevabile anche nel campo musicale: con il concetto di "ottavo" si può infatti arrivare ad accogliere un'insolita rivelazione, basata sulla legge d'armonia dell'"ottava musicale".

Oggi siamo abituati a sentire la nostra scala musicale in modo ascendente, cioè fra il "do" dell'ottava bassa e il "do" dell'ottava alta, secondo la sequenza

"do-re-mi-fa-sol-la-si-do"(3).

Anticamente però non era così.

L'uomo avvertiva i suoni non dal basso verso l'alto, bensì al contrario, in senso discendente e ciò costituiva una speciale rivelazione del mondo spirituale.

La rivelazione dell'"ottava" veniva espressa nelle antiche sedi dei misteri di Orfeo(4) e di Apollo(5), quando il suono era sentito ancora come donazione degli dèi, dall'alto al basso: da quello più acuto a quello più grave; dal "do" dell'ottava alta al "do" dell'ottava bassa:

"do-si-la-sol-fa-mi-re-do"

Fu questa stessa ottava, che più tardi S.Ambrogio (339-397) sentì di dover capovolgere, dandoci così la scala ascendente, inconsciamente avvertita oggi più come un fatto naturale che di conquista dell'Io umano, rispecchiante l'aspetto nuovo del sentire. In realtà tale sentire era invece venuto progressivamente ribaltandosi, grazie alle forze dell'Io che l'evento del Golgota aveva portato con sè, come incarnazione proveniente dall'alto: nascita di un regno celeste entro coscienze umane terrestri, in cui il "neonato" Figlio dell'Uomo era, appunto, l'"Io sono", cui l'uomo doveva elevarsi.

La sua scuola musicale cristiana, donò così la coscienza di un nuovo fondamento musicale-umano, il cui compito avrebbe dovuto essere quello di innalzare l'uomo dalla terra al cielo, tramite la preghiera cantata. Tale era il senso del canto ambrosiano, testimonianza di un effettivo mutamento di coscienza.

Fu così che si ottenne la nostra scala ascendente, che racchiude pertanto la cosiddetta "Rivelazione dell'Ottava"(6).

Dall'"ottava" musicale, in cui un tono, attraverso sette gradini, "risorge" ad un livello più alto, passiamo ora a un'altra "ottava" di tipo "temporale".

La teologia, come prima accennato, è solita chiamare il giorno di Pasqua o di Resurrezione, l'"Ottavo Giorno".

Se tenendo conto di ciò ritorniamo a considerare il valore numerico 71 del nome "Jonah" e lo leggiamo da destra a sinistra - a un dipresso come se anche l'essenza numerica della colomba ritornasse a noi... con l'ulivo - deduciamo il numero 17.

Il 17 si riconnette anch'esso alla Pasqua attraverso il concetto di "haggadah", che significa "racconto", "storia" e viene usato, sottintendendo "racconto di fatti quasi leggendari"(7). La storia di Pasqua o del Passaggio si dice infatti in ebraico "Haggadah shel Pesach" in quanto esprime remoti avvenimenti miracolosi - come la divisione delle acque - che portarono all'esodo gli ebrei dall'Egitto.

"Haggadah" si scrive con le lettere HE, GHIMEL, DALET, HE, valori numerici 5-3-4-5, totale complessivo 17.

In genere si crede che il 17 porti sfortuna, e ciò lo si può collegare al fatto che il diluvio avvenne il 17 di un mese(8), nel 17° secolo biblico(9), ma in realtà questo numero è connesso sia all'idea di fine, di termine, che all'idea di ciò che è buono.

La fine e il bene coincidono: alla "fine" della creazione "Dio vide che ciò era buono, e venne sera...", di nuovo la "fine" del giorno.

In ebraico "buono" si dice "tow", parola formata da TET, VAV, BET (la BET si pronuncia anche con "v"), in valori numerici 9-6-2, totale 17.

Alla "fine" del Vangelo di Giovanni si parla di 153 pesci, miracolosamente pescati. Anche questo numero esprime il 17, ma ciò non è subito evidente. 153 è infatti il Valore Segreto di 17 (e si scrive VS 17 = 153) in quanto, se si sommano i numeri progressivi, dall'1 al 17, si ha esattamente 153:

1+2+3+4+5+6+7+8+9+10+11+12+13+14+15+16+17 = 153

Il Valore Segreto (VS) di un numero qualunque (n), è dato dalla seguente formula generale, che è una formula algebrica conosciuta, cioè quella che permette di calcolare la somma di tutti i numeri interi dopo 1 fino a n:

      n(n+1)
VS n = ------
      2

Se applichiamo tale formula al numero 17, abbiamo infatti:

      17(17+1)  
VS 17 = ------ = 153
      2  

La "fine" del Vangelo di Giovanni - dove appare il Risorto - e il bene, coincidono...

Ogni trapasso non è altro che un "passaggio" ad una nuova vita. Il "nuovo" è il bene che viene con la fine.

Tale facoltà di rinnovamento, è espressa anche da un altro numero, il 9 e dallo spirito stesso del linguaggio: in latino l'avverbio "nove" significa "nuovamente", "di nuovo".

Nove, però, è anche l'ultimo dei numeri primari, i quali sono, in ordine decrescente, i numeri otto, sette e così via fino a zero. Ciò che viene dopo il nove non è altro che un rinnovamento dei numeri precedenti, il dieci è infatti ripetizione dell'uno a un nuovo livello, quello delle decine.

La funzione del nove è dunque veramente una funzione rigeneratrice.

Si noti che, rispetto ai precedenti numeri primari, chiamati, nella scienza dei numeri, "denario"(10), il 9, essendo l'ultimo, è l'unico ad avere quella specifica funzione rigeneratrice e rinnovatrice.

Si tratta di un numero molto particolare. Per esempio, è anche l'unico - a parte ovviamente lo zero e l'uno - ad avere la sintesi del proprio Valore Segreto uguale a se stesso:

      9(9+1)    
VS 9 = ------ = 45; sintesi di 45 = 4+5 = 9
      2    

Inoltre, il 45 è la somma dei valori numerici delle tre lettere ebraiche che formano il nome "adam", Adamo, che significa propriamente "uomo", "umanità". Esse sono ALEF, DALET e MEM, valori numerici 1-4-40, totale 45.

Con ciò, vorremmo estendere - almeno come ipotesi - la funzione rigeneratrice e rinnovatrice tipica del 9, dal senso matematico, a quello antropologico e umanistico.

Ora non meraviglierà o ... meraviglierà, se diremo che la lettera ebraica con cui si scrive il 9 è la TET, che, pur non essendo una parola che si incontra nell'ebraico a noi conosciuto, è chiamata, dalla tradizione ebraica, "utero", cioè luogo dove si sviluppa, cresce ed infine si fa innanzi il nuovo. Con ciò "non si intende soltanto l'utero umano, bensì soprattutto il buio, in cui il nuovo si prepara, per venire alla luce. Come il seme viene posto nella terra buia, lì germina, cresce e si spinge alla luce, così TET, il nove è il celato ri-inizio dopo il tramonto..."(11).

Ora, la "fine" del Vangelo di Giovanni esprime il "nuovo" tramite il 153 la cui sintesi è:

1+5+3 = 9

Allora si potrebbe dire che i pesci del Nuovo Testamento siamo anche noi, che usciamo dall'utero per venire alla luce e ciò nella misura in cui ci lasciamo tirare fuori dalle

acque del tempo e diventiamo elargitori di questo nutrimento spirituale, cioè della "Buona Novella", il cui contenuto rende capaci di questo passaggio.

Si noti anche il senso antropologico-fisiologico di tale punto di vista: generalmente quando si viene alla luce, il primo organo che compare è la testa, che viene afferrata facendo poi "passare" tutto il corpo all'asciutto; subito infatti si è "capovolti", afferrati per i piedi e lavati dal liquido amniotico: si è tirati fuori dalle "acque".

Un'eco di questo essere tratti dalle acque è presente nella leggendaria "Haggadah shel Pesach", "Storia del Passaggio".

Questa eco risuona nelle profondità dello spirito umano come la storia di ogni uomo che "passando" attraverso "le acque", viene al mondo.

Diventa allora comprensibile come il leggendario passaggio nel Mar Rosso del popolo eletto potè essere creduto per secoli come miracoloso evento di storia sacra. Il contenuto di questa fede è un fatto che, come evento della nostra storia personale, rimane generalmente sotto il livello della nostra coscienza ordinaria; noi infatti non ricordiamo il travaglio del nostro parto, però anche se solo a livello subconscio, quell'esperienza di passaggio l'abbiamo in noi.

Autentico evento miracoloso è allora, veramente, l'evento della nascita umana. La "rottura delle acque", l'essere pescati fuori dall'utero materno, "capovolti" e lavati è dunque necessaria premessa di quell'eco, che nell'Esodo risuona come umana "navigazione" verso la "terra" promessa...

Nell'antichità l'evento della nascita comportava una ritualità segnata dal numero "sessantasei"(12).

Vedremo nei prossimi capitoli l'importanza di questo numero, da vari punti di vista, tutti confluenti nell'idea delle ripetute vite terrene. Qui ci basti osservare che la funzione di tali riti aveva un valore non solo igienico, come in genere si crede, ma conoscitivo, tale cioè da ristabilire non solo l'integrità fisiologica della partoriente ma anche la sua dignità e la dignità stessa del nascere umano.

NOTE

(1) Sull'attribuzione dei valori numerici alle 22 lettere è già stato sufficientemente trattato nel nostro "Numerologia Biblica", Ed. SEAR.
(2) Questo tipo di operazione rientra nell'arte della Gematria (termine ebraico di uso cabbalistico) o scienza delle lettere basata su valori numerici relativi alle parole. Essa consiste nello spiegare una parola, o un insieme di parole formanti una frase, con un'altra parola o frase di eguale valore numerico. (Cfr. "Convivium", anno I, n.1, Ed. SEAR, p. 25).
(3) Nella sequenza di suoni "do-re-mi-fa-sol-la-si-do" i primi tre, "do-re-mi", sono, per intenderci, i medesimi che principiano il noto brano "Fra Martino campanaro"; se proviamo a immaginarne la melodia iniziale sostituendo le prime tre sillabe del testo "Fra-Mar-ti..." con il nome delle prime tre note "do-re-mi...", proseguendo non più con la melodia del brano, bensì con tale direzione di altezze sonore dal basso all'alto, abbiamo ciò che si intende, in campo musicale, per "modo ascendente".
(4) Gli iniziatori o ierofanti dei misteri orfici erano, nel VI secolo a.C., gli "orfeotelestes", che percorrevano le contrade, di città in città, insegnando l'immortalità dell'anima, proponendo per tutti, la salvezza e il perdono da ogni colpa, creando un largo movimento di pensiero, poggiante su una abbondante letteratura, inni, epopee, ecc., e diffondendo così le rivelazioni di Orfeo: dal suo soggiorno agli Inferi, Orfeo, prototipo del poeta musicista, riporta un gran numero di informazioni sui mezzi per oltrepassare il capo della morte, per evitare di essere maledetti in eterno e per raggiungere il paese dei beati... (cfr. F. Comte, "I grandi miti, Ed. Vallardi, p. 174).
(5) L'importanza del dio Apollo fu grandissima nell'antichità: egli è colui che promette la salvezza e la vita eterna nella religione orfica; è all'origine del pitagorismo, e regna, sull'isola dei Beati, il paradiso. Egli parlava tramite la sacerdotessa di Delfi o Pizia, la quale, diceva "Io", pronunciando le parole stesse di Apollo. "Conosci te stesso" era la formula incisa sul frontone del tempio (ibid. p. 60).
(6) R. Lupi, "Corso superiore di storia della musica", Ed. Sonnenkranz; M. Della Quercia "Le contorsioni del serpente non sono la sfericità universale", Ed. Sonnenkranz.
(7) C. A. Viterbo, "Una via verso l'ebraico", Ed. Carucci, p. 92, n.237.
(8) Genesi, 7,11.
(9) Il diciassettesimo secolo biblico è calcolabile, sommando gli anni delle dieci generazioni a partire da Adamo fino a Noè ed aggiungendo gli anni che aveva Noè quando iniziò il diluvio:
-centotrent'anni che Adamo aveva quando generò Set (Genesi 5,3);
-centocinque anni che Set aveva quando generò Enos (Genesi 5,6);
-novant'anni che Enos aveva quando generò Kenan (Genesi 5,9);
-settant'anni che Kenan aveva quando generò Maalaleèl (Genesi 5,12);
-sessantacinque anni che Maalaleèl aveva quando generò Iared (Genesi 5,15);
-centosessantadue anni che Iared aveva quando generò Enoch (Genesi 5,18);
-sessantacinque anni che Enoch aveva quando generò Matusalemme (Genesi 5,21);
-centottantasette anni che Matusalemme aveva quando generò Lamech (Genesi 5,25);
-centottantadue anni che Lamech aveva quando generò Noè (Genesi 5, 28);
-seicento anni che Noè aveva quando venne il diluvio (Genesi 7,6).
Sommando: 130+105+90+70+65+162+65+187+182+600 =
1656.
L'anno milleseicentocinquantaseiesimo dopo Adamo è, appunto, nel
17° secolo biblico.
(10) R. Guénon, "La grande Triade", Ed. Adelphi, p. 184, n. 4.
(11) F. Weinreb, "Der symbolismus der biblische sprache", Ed. Thauros Weiler.
(12) Levitico 12, 5: "[...] resterà sessantasei giorni a purificarsi del suo sangue"...

Data creazione pagina: 29/08/2001 - Ultima modifica: 30 settembre, 2012.