Nereo Villa, "IL SACRO SIMBOLO DELL'ARCOBALENO, Numerologia biblica sulla Reincarnazione" (Prefazione), SeaR Edizioni, Reggio Emilia, aprile 1998
Prefazione (Descrizione degli undici capitoli) - Premessa (Distinzione fra unità di misura e unità aritmetica) - Introduzione - La creazione - Cap. 1° - Il riconoscimento dell'Io - Cap. 2° - La colomba, la nave e il pesce - Cap. 3° - Il mondo delle essenze - Cap. 4° - Imbarcazioni - Cap 5° - Non si può sopprimere l'arcobaleno - Cap. 6° - Dall'arcobaleno all'iride - Cap. 7° - L'arca, l'alfabeto astrale e il karma - Cap. 8° - Il geroglifico dell'infinito - Cap 9° - Il prete Gianni - Cap. 10° - L'albero della conoscenza... del Karma - Cap. 11° - La pentola d'oro
IL PRETE GIANNI
Il perfezionamento dell'uomo è
legato all'autoconoscenza, riconoscimento delle possibilità
della natura umana. Ancora oggi quindi è più che mai valida
l'antica formula del tempio di Delfi: "Conosci te
stesso".
Lavorare su se stessi e cercare di comprendere il senso della
nostra vita è in fondo arricchire di sapore il nostro nutrimento
immaginativo. Il pericolo di far marcire quel "sale" e
quel "lievito" di cui parla il Vangelo è scongiurato
nella misura in cui ci si sa rinnovare e ciò significa indagare
continuamente dentro di noi il mistero dell'essere. Per far
questo occorre davvero un'opera tale "che il verme
strisciante in terra formi l'angelica farfalla che vola alla
giustizia senza schemi"(1).
Costruire da dentro, anche in senso matematico, osservando,
sperimentando e ragionando "e non soltanto pregare od
adorare, [...] e costruire sopra fondamenta sicure e salde e non
sopra credenze, pregiudizi ed illusioni"(2) è oggi
davvero più che mai indispensabile.
Anticamente, colui che così lavorava, forgiando in sé tale
"opera", veniva detto "fabbro" e con questo
termine veniva indicato un grado dell'iniziazione raggiunta.
Ricordiamo qui per inciso che il primo fabbro della Bibbia è
Tubalkain(3).
Questo nome si scrive con le lettere
TAW-VAV-BET-LAMED-QOF-IOD-NUN, valori numerici
400-6-2-30-100-10-50, totale 598, sintesi 22, ed è curioso
notare che il prodotto 5 x 9 x 8 è 360. Vi è perciò nel nome
del primo fabbro biblico una relazione precisa fra il 22 e il
360. Poiché però l'alfabeto ebraico è espressione del 22
tramite il numero delle sue lettere, e il cerchio lo è del 360
tramite i gradi dell'angolo giro, abbiamo, per estensione, una
relazione fra valori numerici e valori geometrici.
Gli arnesi del fabbro, la squadra e il compasso - strumenti di
misurazione associabili rispettivamente ai valori numerici della
scrittura ebraica, detta quadrata, e ai suoi valori geometrici,
che, come abbiamo visto, hanno a che fare con i 360 gradi del
cerchio - sono dunque anche gli strumenti moderni dell'Io, cioè
dell'iniziatore presente in noi come "Janitor" o come
"prete Gianni" dei nuovi tempi.
La radice del nome "Gianni" è stata studiata come
elemento portante ed armonizzatore fra varie religioni, mitologie
e mistiche.
"Ianua" significa in latino "porta".
In ebraico
è il diminutivo di
il Nome dei nomi.
La porta e il Nome divino sono
identificabili in un unico elemento: l'Io di Gesù di Nazaret,
quando dice, nel Vangelo di Giovanni: "Io sono la
porta".
"Porta" è in ebraico la parola "dalet",
formata dalle lettere DALET, LAMED, TAW, in valori numerici
4-30-400, totale 434, l'esatto numero delle parole ebraiche che
costituiscono il primo resoconto della creazione narrato nel
primo libro della Bibbia, la Genesi, che è la "porta"
da cui si entra nel testo biblico.
Si noti che la sintesi di 434 è 11, il cui VS si indirizza ai 66
libri canonici della Bibbia. Il VS di 11 è infatti 66, numero
che abbiamo visto precedentemente collegato alla
"creazione" (cap. 7 p. ) e che esprime, come valore
numerico, molti altri concetti, che rientrano nell'idea di
ciclicità:
11(11+1)
VS 11 = -------- = 66
2
Il simbolismo di "Giano" è, anche da questo punto di
vista, altrettanto importante grazie ad un accostamento preciso
con il Cristo.
Si trovano infatti pubblicazioni(4) in cui Cristo è raffigurato
esplicitamente sotto le sembianze di Giano. Sui monumenti romani,
Giano appariva con la corona in testa e con scettro e chiave
nelle mani, mostrando così che egli era il Re che apriva e
chiudeva le epoche ed è per questo motivo che i Romani gli
consacravano le porte delle case e delle città(5).
Ed anche il Cristo, "come l'antico Giano, porta lo scettro
regale cui ha diritto in nome del Padre Celeste e dei suoi
antenati di quaggiù; e con l'altra mano tiene la chiave dei
segreti eterni, la chiave tinta del suo sangue che aprì
all'umanità perduta la porta della vita"(6). Per
questo, nella quarta grande antifona prima di Natale, "la
liturgia sacra lo acclamava così: 'O Clavis David, et Sceptrum
domus Israel!... Tu sei, o Cristo atteso, la chiave di David e lo
Scettro della casa di Israele. Tu apri, e nessuno può chiudere;
e quando chiudi, nessuno può aprire'..."(7).
Anche il nome latino "januarius", "gennaio",
ha la stessa radice del nome "ianus" e la stessa
importanza di "porta" dell'anno.
Franco
Toscani Simbolo del Prete Gianni |
Ciò appare ancora più evidente se si calcola il valore numerico complessivo relativo al Cristo. Se infatti, con lo stesso procedimento con cui abbiamo rilevato i valori geometrici della parola greca "Christós", ne calcoliamo i valori numerici, abbiamo un risultato sorprendente: le lettere stesse di "Christós", CAF-RESH-IOD-SAMEK-TET-VAV-SAMEK, dànno la somma numerica:
20+200+10+60+9+6+60 = 365,
numero dei giorni dell'anno ordinario.
"Christós" è dunque
essenzialmente l'espressione del ciclo annuale e risponde così
alle caratteristiche di "testimone fedele" del Libro
della Formazione, là dove dice: "testimoni fidati: il
mondo, l'anno e l'uomo" (cfr. capitolo precedente).
L'"Avvento", cioè la venuta di Gesù di Nazaret,
risolve nella conoscenza dell'"Io sono" ogni monopolio
di conoscenza misterica e nelle parole "Io sono la
porta" va intesa la rivoluzione solare dell'anno.
Tali parole esprimono però anche un'altra rivoluzione, quella
capace di conferire la forza di rovesciare le sedie dei venditori
di colombe...(8).
Il Re del mondo viene infatti per instaurare una monarchia nuova
in cui diviene essenziale vivere consapevolmente la
realtà-regalità dell'Io.
Vi era, nel medioevo, un'espressione che riuniva in sé tutto
questo significato di rivoluzione riguardante un nuovo concetto
di autorità: a quell'epoca, si parlava spesso di una contrada
misteriosa chiamata "Regno del prete Gianni". Si dice addirittura che Gengis-Kan abbia cercato di attaccare quel regno, ma
che il prete Gianni lo abbia respinto, scatenando la folgore
contro i suoi eserciti. I seguaci di Gianni erano chiamati, in Asia Centrale e particolarmente nella regione del Turkestan, "Mendayyeh di Yahia", che
significa appunto "Discepoli di Gianni".
Gianni e il Nome di Dio, cioè Yahia e Yahwe, sono
sostanzialmente porta dell'individualità, l'Io che in ogni uomo
oggi si fa sentire come impulso naturale.
L'uomo antico, invece, parlava indicando se stesso in terza
persona, esattamente come fanno i bambini (cfr. la nota 5 nel
primo capitolo). L'infanzia dell'umanità e l'infanzia del
singolo uomo sono, da questo punto di vista, similari.
Ora, se l'uomo antico diceva: "la mia anima è", il
vero Re del mondo, cioè il Messia, dirà: "Io",
"Io sono", "Io sono l'Alfa e l'Omega"(9), una
porta iniziatica nuova, che presuppone, nel novello
"io", l'essenza della "via", della
"verità" e della "vita".
Detto con altre parole, il prete Gianni, in quanto "Signore
dei tempi" è lo Janitor, eterna presenza in ogni uomo del
maestro, iniziatore e armonizzatore del dualismo fra inizio e
fine, Alfa e Omega, partenza e traguardo del cammino vitale, in
cui la verità dell'Io permane.
D'altra parte "initiatio" deriva da "in-ire",
"entrare", che si ricollega pure al simbolismo della
"porta". Secondo Cicerone, il nome di Giano ha infatti
la stessa radice del verbo "ire", "andare";
questa radice, "i", si trova d'altronde, nella lingua
sanscrita, con lo stesso senso del latino, ed ha fra i suoi
derivati un termine molto simile a "Giano":
"yana", che significa "via", "tao",
nella tradizione estremo orientale.
In tal senso, i contenuti dell'iniziazione di Giano, cioè delle
"dottrine" del "prete Gianni", sono
riconducibili al presupposto essenziale del dualismo Yin-Yang, in cui gli aspetti del lato oscuro e del
lato luminoso della natura, hanno nel "tao", il loro
principio supremo. Essi comporterebbero allora la concezione
della fondamentale bontà ed autosufficienza della natura umana,
necessitante solamente di un processo di autocritica e di
autorealizzazione per essere completa, cioè una concezione
dell'uomo molto vicina alla filosofia confuciana secondo la
sistematica esposizione elaborata da Mencio, primo grande
filosofo del IV secolo a.C. della tradizione confuciana.
Vero "fabbro", vero "janitor" o iniziatore
dell'"opera" è dunque l'Io umano, superatore di tale
dualismo.
E' singolare, a questo proposito, che l'antica festa di
"Ianus bifrons", "Giano bifronte", l'antica
divinità latina dalle due facce, fosse celebrata a Roma dai
"Collegia Fabrorum" ai due solstizi: i due volti del
dio guardavano simbolicamente al passato e al futuro,
rappresentati dalle due porte solstiziali, cioè da due periodi
dell'anno: il primo, quando il Sole entra nel segno del Cancro,
il secondo quando entra nel segno del Capricorno.
Di questi due segni dello zodiaco abbiamo rilevato la connessione
con l'8, simbolo dell'infinito(10), ma che ora dovremmo anche chiamare:
simbolo dell'iniziazione di Giano.
Ciò che sorprende è che il dio dell'iniziazione in realtà era
proprio Giano, il quale "presiedeva i 'Collegia Fabrorum',
depositari delle iniziazioni che, come in tutte le civiltà
tradizionali, erano legate alla pratica dei mestieri"(11).
Il "prete Gianni", Giano, e il Nome dei nomi, occupano
oggi l'anima umana, tramite l'"Io sono", che solo al
principio della nostra era poté veramente incarnarsi.
Ogni confessione religiosa, capace di rapportarsi consapevolmente
oltre la sfera materiale delle cose, non può che chiamare la
parola "Io" il "Nome dei nomi" o il
"Nome impronunziabile di Dio". Nessuno infatti può
pronunciare quella parola come si fa con le altre, richiamando
cioè un oggetto.
Infatti la controparte oggettiva del concetto "Io" è
in realtà un soggetto e ognuno lo può pronunciare solo per sé.
E' il santuario nascosto dell'anima, in cui riesce ad entrare
solo chi è fatto della medesima natura di questa.
Il Dio che abita nell'uomo - il cui nome, trasmesso a Mosè(12) con le parole
"Eié ascèr Eié": "Io sono l'Io sono",
parla quando l'anima riconosce se stessa come Io.
"Eié ascèr Eié": "Io sono l'Io sono"
Se prendiamo ora i valori geometrici dei termini "Eié", 3-8-18-8, somma totale 37, ed "ascèr", 3-180-120, somma totale 303, e disponiamo numericamente nella sua estensione la formula di autopresentazione di Dio abbiamo:
(3 7) + (3 0 3) +
(3 7).
"Eié + ascèr + Eié"
Con la somma delle cifre che compongono i tre risultati
(3+7) + (3+0+3) + (3+7)
otteniamo:
(10) + (6) + (10)
che sono i valori numerici delle lettere IOD-vav-IOD, con le quali si scrive la prima lettera dell'alfabeto ebraico, l'ALEF:
struttura dell'ALEF
L'Uno ebraico: , cioè l'ALEF, è strutturato dal 26 e si potrebbe dire composto da tanti "mattoni" quanti servono per strutturare il Nome dei Nomi , infatti:
10 + 6 + 10 = 26
esattamente come
10 + 5 + 6 + 5 = 26
Ciò spiega l'importanza del
Monoteismo per il giudaismo, ma diventa anche oltremodo
significativo se pensiamo al valore numerico 26 - calcolato nel
capitolo precedente - del termine ebraico "atsmo", che
traduce il pronome personale "Sé", che vogliamo
intendere qui come parte superiore dell'Io umano.
Si noti altresì che le tre parole dell'auto-presentazione
di Dio, cioè "Io sono l'Io sono" sono un insieme di
undici lettere e poiché l'11 è un numero ciclico, potremmo
dunque dire che anche l'"Io sono" rientra in una
struttura di tipo ciclico.
In tale frase possiamo scorgere un altro importante nesso. Si
tratta proprio del nesso con la sapienza di Colui che la
pronuncia. Ciò appare evidente leggendo il 37, numero
dell'"Io sono", da destra a sinistra al modo ebraico.
Il 73 che ne risulta è infatti proprio il numero della
"sapienza", "hakmah", che si scrive con le
lettere CHET-KAF-MEM-HE, valori numerici, 8-20-40-5, somma totale
73.
Attraverso le parole dell'autopresentazione, l'"Io
sono" ci rivela occultamente che Egli è Sapienza, una
Sapienza il cui carattere trinitario può essere espresso
matematicamente: questo numero(13) è infatti il solo di due cifre che,
moltiplicato per la loro somma, da' un prodotto uguale alla somma
dei loro cubi, cioè "valori elevati alla terza
potenza".
Lo esprimiamo come segue:
37 x (3+7) = 33 + 73
L'iniziazione del "prete
Gianni" o del dio Giano è dunque un'iniziazione all'Io
sono. La Sapienza, che tale iniziazione comporta, conducendo alla
consapevolezza del Sé, conduce alla "salvezza".
Se facciamo ora la somma dei valori numerici
dell'autopresentazione una volta considerata da sinistra a destra
e un'altra al contrario, abbiamo due risultati diversi che però
hanno la medesima sintesi numerica 17:
37+303+37=377
73+303+73=449
3+7+7 = 17 4+4+9 = 17
E da qui possiamo vedere come il 449 sia in relazione con il numero 144, numero delle migliaia dei "salvati"(14):
4 x 4 x 9 = 144
Si noti oltretutto la seguente relazione fra il 73 e il 144: il prodotto dei quadrati delle cifre 7 e 3 è 441, cioè il 144 letto da destra a sinistra secondo il modo ebraico:
72 x 32 = 49 x 9 = 441
Considerando ora la Bibbia nel suo
insieme di libri canonici e deuterocanonici, in tutto 73 come
abbiamo visto nel quarto capitolo, possiamo ora renderci conto da
un altro punto di vista di come il 73 - inteso come "libro
della salvezza" - sia collegato appunto con il numero dei
salvati, cioè di coloro che seguirono, si potrebbe dire, il
"sentiero" del 73. Ritorneremo ancora sul tale
"sentiero" più avanti.
Poiché quanto viene qui prospettato come iniziazione del
"prete Gianni" o di Giano o dell'Io, potrebbe
facilmente far sorgere il malinteso che in tale visuale
l'individualità umana sia considerata una cosa sola con Dio,
vorremmo puntualizzare che per noi l'Io umano è della stessa natura ed essenza di quella divina, ma nel
modo in cui la goccia d'acqua lo è rispetto al mare.
Ogni uomo ha pertanto la facoltà di trovare il divino partendo
proprio da se stesso(15), operando in tal modo la vera rivoluzione
del nuovo tempo e aprendo così la porta al terzo millennio e al
suo specifico impulso acquariano, identificabile nella
parola-chiave "Io so". Per questo motivo, il secolo
futuro non potrà che essere un periodo di anelito alla gnosi,
alla conoscenza(16).
(1) A. Reghini, "I numeri
sacri", Ed. Ignis, p.124.
(2) ibid.
(3) Genesi, 4,22.
(4) "Regnabit", maggio 1925: Un
ancien emblème du mois de janvier, Charbonneau Lassay, cit. di
R: Guénon in "Simboli della scienza sacra", Ed.
Adelphi, p. 117.
(5) ibid. p.118.
(6) ibid.
(7) ibid. p. 118, n. 3:
Breviario Romano, Uffizio del 20 dicembre.
(8) Matteo 21,12; Marco 11,15;
Luca 19,45; Giovanni 2, 14-15.
(9) Apocalisse 1,8; 21,6; 22,13.
(10) Anche la natura ci fornisce, se la sappiamo
osservare, eccezionali spunti di riflessione e indagine per il
rilevamento delle connessioni fra la vita terrena e celeste: se
pensiamo al giglio - fiore di cui abbiamo ampiamente trattato per
la sua ricchezza di significati - possiamo constatare che
fiorisce nel mese di giugno, quando si entra cioè nel segno del
Cancro. Siccome sappiamo il giglio avere a che fare con il numero
6 (6 sono i petali e 6 sono gli stami) e con il numero 8 -
sintesi di 26, (2+6=8) numero ricavato dal termine ebraico per
giglio "havatsèlet" - forse non è un caso che
fiorisca proprio nel 6° mese dell'anno sotto il segno del
Cancro, la cui lettera zodiacale è la ottava dell'alfabeto
ebraico, la CHET, che ha valore numerico 8.
(11) R. Guénon "Simboli della scienza sacra",
Ed. Adelphi, p.213.
(12) Esodo, capitolo 3, versetti 13-16.
(13) Sempre indagando a proposito del giglio si può
scoprire il numero 37, calcolando sia la somma dei suoi VS
numerici che quella dei suoi VS geometrici. I Valori Segreti
(numerici e geometrici) di CHET-BET-TZADE-LAMED-TAW, lettere di
"havatsèlet", il giglio, sono rispettivamente:
36-3-4095-465-80200, somma totale 84799, sintesi 37, e:
78-10-2628-300-64980, somma totale 67996, sintesi 37. E'
abbastanza singolare e raro che le due sintesi coincidano,
nonostante provengano da due diversi sistemi di calcolo. Volendo
poi ulteriormente sintetizzare questo risultato, otteniamo il 10
(3+7=10) e ancora l'Uno (1+0=1). Rimandando al Cap. VII dove
abbiamo visto "havatsèlet" anche come 26, possiamo
vedere come, anche da questo punto di vista, il 26 sia
metamorfosi dell'Uno.
(14) Apocalisse, 7,4; 14,1.
(15) Cfr. R. Steiner "La scienza occulta", Ed.
Antroposofica, p. 55 e 56.
(16) Gnosi, simbolica di Saturno e conoscenza iniziatica
del "Prete Gianni", sono in realtà tre diverse
espressioni per una medesima realtà, riguardante l'autocoscienza
e propiziata già dal tempo dei misteri di Delfo tramite le
parole "Conosci te stesso". Infatti, Oannes, cioè
Giovanni (= il Prete Gianni) di cui narra Berosso, sacerdote di
Bel nelle sue Storie babilonesi, non è altro che Ea, Saturno. Da
questo punto di vista, l'attesissimo 'Redentore' può essere
identificato con Saturno, pianeta della conoscenza e del massimo
raggiungimento possibile del conoscere umano: il Sé spirituale.
(Cfr. Santillana-Dechend, "Il mulino di Amleto", Ed.
Adelphi, p. 472). Ora, si può rilevare anche la seguente
coincidenza numerica: il numero delle lettere della formula
dell'"Io sono": "Eié ascèr Eié" è 11,
proprio come quello della sintesi del nome "Sabbathai",
"Saturno", in lettere SHIN, BET, TAV, ALEF, IOD, dunque
300-2-400-1-10, totale 713, sintesi 11.
Pagina creata il 03/01/2001