(Woodville, Mississipi, 27 agosto 1909 - New York, New Jersey, 15 marzo 1959) 

Lester Young è il sax tenore, la sua opera influenzerà i boppers, è a lui che s'ispira C.Parker, sarà il filo diretto con il cool, termine da lui stesso coniato. Intere generazioni di sax tenori, da Stan Getz a Lee Konitz si rifanno al suo modo di suonare equilibrato, così inl_young 3.gif (8470 byte) contrasto con il suo carattere e la sua debolezza. Nasce in una famiglia di musicisti, imitando il fratello Lee si dedica, inizialmente, alla batteria che suonerà a New Orleans nei "carnival show". La famiglia si trasferisce a Minneapolis, qui frequenta con successo la scuola, impara a leggere la musica ed abbandona la batteria per il sassofono alto, poi baritono ed infine tenore che sarà il suo strumento. È affascinato da Frankie Trumbauer, sax tenore, amico di Bix Beiderbecke, di lui imparerà tutti gli assolo che ripete ossessivamente. Arrivato a Kansas City appena diciottenne lascia la famiglia e comincia a peregrinare da un'orchestra all'altra (King Oliver, Bostonians, Count Basie, Flechter Henderson). Il suo modo di suonare non è sempre accettato dai colleghi che preferiscono lo stile di Coleman Hawkins. Con Count Basie, che ne riconosce il valore, incide i primi dischi mettendo in mostra uno stile maturo attraverso assoli dove il suo sax ci parla con sonorità eteree, sospese tutte giocate su rubati e ritardi del tempo base. Pres o Prez, Presidente, come lo chiamavano, a sua volta Young apostrofava i colleghi chiamandoli indistintamente Lady, lavorerà spesso con la cantante Billie Holiday. La loro intesa darà luogo a performance memorabili dove il sax si sposa, s'integra perfettamente con le ballate cantate dalla Holliday. Sembra quasi che il sax commenti con suoni/parola i testi della cantante. Nel 1940 lascia l'orchestra di Basie e forma propri gruppi a New York e in altre città del sud. Nel 1943 si esibisce con Gillespie poi torna con Basie fino ad ottobre quando è chiamato alle armi. L'esperienza sarà traumatica. Accusato di essere uso alle droghe e considerato incapace di adeguarsi all'ambiente militare passerà un anno in carcere in Georgia trattato in modo discriminante, come un "negro". Si chiude in se stesso e l'alcool diventa un porto sicuro. Il suo stile si fa ancora più asciutto e distaccato. Seguono ottimi lavori per la casa discografica Alladin. Verso la fine del 1950 alcool e droga minano il suo fisico, nel 1955 un ricovero in clinica sembra portarlo fuori dal tunnel tant'è che accetta una tournee e suona in Europa, ma l'anno seguente, a New York, riprende la via del Gin anche a causa dell'ennesimo fallimento matrimoniale. Altra clinica, altro tour a Parigi ma qui non sta bene, vuole tornare negli U.S.A.. Una volta rientrato la situazione precipita, è a New York, in quella stanza d'albergo all'angolo con la 52° strada che lo aveva ospitato più volte, riprende a bere e a soli 50 anni muore il 15 marzo del 1959. Lester Young ha uno stile personalissimo che è agli antipodi di quello di Coleman Hawkins, l'altro grande sax tenore. Grazie al suo interesse per F.Trumbauer, si crea una linea diretta che unisce lo stile di Chicago al cool. Lester suona il cool ancora prima che nasca il be-bop. Lo sentiamo negli assolo per l'orchestra di Count Basie (Song of island - Lady be good) o in quelli per l'orchestra di Flechter Henderson quando sostituì Coleman Hawkins "...tutta la band l'aveva con me, volevano che suonassi come Hawkins...la moglie di Henderson mi fece quasi impazzire. Mi svegliava all'alba e mi faceva ascoltare i dischi di Hawkins perché imparassi a suonare come lui. Ma io volevo suonare a modo mio". Il suo modo di suonare è lirico introverso dal suono sottile, prudente, impegnativo nei passaggi veloci, delicato e pieno d'abbandono nelle esecuzioni lente, l_young 5.jpg (5481 byte)riservato non concede una sfumatura in più di quella necessaria. Alcool e droghe unite ad un carattere apparentemente bizzarro, non lo aiutano ad imporsi nel jazz. Vive in un mondo tutto suo impenetrabile e meraviglioso. Carattere singolare talvolta incomprensibile, per gioco o chissà per cosa si esprime con un gergo bizzarro da lui stesso coniato incomprensibile agli altri, è completamente indifeso come se fosse privo d'anticorpi: qualsiasi cosa poteva ferirlo. Quando tutti i sax suonavano alla Lester l'unico che non lo sopportasse era proprio lui: non accettava di suonare come gli altri. Charlie Mingus gli dedica "Goodbye Park Pie Hart" ricordando di lui il cappello nero, rotondo e schiacciato da cui non si separava mai.    

   

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