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Leggenda della ValMalenco:
"Si narra che il Pizzo Scalino e Valmalenco erano prima due creature che
si amavano e si sposarono e da loro nacque una bella fanciulla, Chiesa.
Poi nacque un figlio, Caspoggio. Poi nacque un fanciullo, Lanzada. Chiesa
sposò il Mallero e nacque Primolo, un bel ragazzo. Primolo era viziato
e volle metter su casa per conto suo. Fratello di Primolo fu Chiareggio
che volle andare a vivere all'ombra dei nonni soprannominati "Disgrazia"
e "Ventina"; da questo ceppo nacquero altre creature, i cui nomi recano
i paesi della Valmalenco. Quando Dio vide tanta perfezione di sentimenti
e tanti affetti, pensò di rendere eterne le creature privilegiate e le
trasformò in luoghi, paesi, monti, valli e poggi come a suggellare una
fraternità, che il tempo non doveva distruggere. Questa leggenda di Valmalenco,
dice come l'altezza e la poesia di amorosi vincoli umani possono restare
infatti anche attraverso trasformazioni e trascendenze
Leggenda del Pizzo Scalino:
"Sul Pizzo Scalino dall'aspetto guerriero han dimora e convergono gli
spiriti dei cavalieri avventurosi d'altri tempi. Nelle chiare notti d'autunno,
le fredde d'inverno e nella brezza di primavera, quando splende l'astro
mite nella fase più ampia, al battere del primo tocco della mezzanotte,
le rupi dalle forme più strane e varie, assumono a poco a poco sempre
più nette le forme di bastioni, torri, mastii. Ed al risuonar dell'ultimo
lento colpo, gli edifici incantati scintillano di lumi. Dai portali gotici
e romani della magica fortezza sorgono schiere gioiose di cavalieri armati
a giostra, dame in abiti da festa, dal passo leggero, che percorrendo
le creste più anguste convergono sull'esteso campo di neve. Le comitive
si incontrano, si riuniscono, poi l'adunata degli spiriti si dispone in
giro sulle tribune per assistere al torneo di cui v'ha la ricorrenza.
La festa d'armi continua fin che l'astro d'argento nella corsa all'occaso
giunge presso la rocca fatata, allora la giostra cessa, il corteo si riforma
sulla via del ritorno, rientra dai portali. La luna spande gli ultimi
lievi raggi, finchè con l'ultimo sprazzo solo resta il monte fiero e silenzioso.
Leggenda del Monte Disgrazia:
" Un tempo il Monte Disgrazia non portava questo nome, ma veniva chiamato
Pizzo Bello. Si dice che i suoi fianchi un tempo fossero ammantati di
pascoli lussureggianti e ricchissimi. I pastori non si stancavano mai
di guardare la bella montagna e di ammirarla. Rassicurati da questa abbondanza,
divennero sempre più superbi e arroganti, tanto che giunsero a rifiutare
l'ospitalità a un viandante stanco e affamato che passava per quei luoghi:
inenti a rimirare lo splendore del monte non avevano altri occhi che per
lui. Allora il passante, Dio in persona, alzò una mano, una mano terribile
che gettò sulla montagna una maledizione bruciandola fino alla vetta e
accecando i pastori. Da allora, in ricordo di questo tragico evento, il
nome della cime divenne quello odierno. I pastori però hanno dato l'antico
nome ad una cima più modesta per consolarsi e per poter venerare dipiù
la gloria del Signore."
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