Cambio di potere

 Il tramonto dell'impero


La riforma dello stato

Nuovi poteri

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Cronologia

 


In questa pagina

1. La vittoria

2. L'impero cristiano

    L'arco dedicato al Sole

3. Questioni teologiche

4. La nuova capitale e l'impero d'oriente

 


Riassunto

 

L' impero burocratico e religioso 284-360

Dopo la crisi del terzo secolo, la gestione dello stato cambia radicalmente, perdendo molte delle sue caratteristiche "antiche".

 


La storia del cristianesimo

 

La diffusione della milithia christi (145-260)

 

La tolleranza e l'incontro con lo Stato (260-360)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


La storia del cristianesimo

 

La diffusione della milithia christi (145-260)

 

La tolleranza e l'incontro con lo Stato (260-360)

 

 

L'assimilazione dei germani nell'esercito

 

 

 

 

Lo sviluppo del potere spirituale 

 

Dopo il 330 Costantino fa chiudere i templi pagani. Graziano (367-383) nel 379 condannerà le eresie cristiane e rinuncerà al ruolo di pontefice, cioè capo spirituale del popolo. Teodosio (379-395) nel 391 proibirà e perseguiterà tutti i culti antichi. 

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Nuovi poteri (361-405)

 

 

 

 

 

 

 

 

L'assimilazione dei germani nell'esercito

 

 

Cambio di rotta 


312 - 360

Per la prima volta i governi "romani" accettano che la religione sia più importante della politica. Ma la società è ormai radicalmente divisa in ricchi e poveri, senza uno strato intermedio. L'imperatore Costantino riforma l'economia in favore dei primi. La cosa era evidente anche allora. Ad ogni modo la sua moneta d'oro, il solidus, darà stabilità all'economia di lusso e sarà usata per i prossimi mille anni. E Costantinopoli diventa la "nuova Roma".

Sotto Diocleziano (284-305) sono aumentate le divisioni amministrative e la burocrazia che deve sovraintenderle. Il "dominio romano" (imperium romanorum) è diventato un vero e proprio... impero. Nei primi due secoli l'impero dei romani era una specie di confederazione di città-stato aristocratiche. Ora invece è un'unico grosso stato, con una vasta e ramificata burocrazia. Nel frattempo il controllo sociale si fa pressante, le risorse umane scarseggiano, e il mondo del lavoro tende a fissarsi in corporazioni in cui il mestiere si passa di padre in figlio. Dopo le irruzioni del terzo secolo, la struttura dell'impero è stata restaurata. I tentativi di restaurare le antiche tradizioni romane, però, ottengono solo fallimenti. La figura dell'imperatore è ormai priva della cultura aristocratica di un tempo che ne faceva l'esempio perfetto di "cittadino modello". Al sovrano è sempre più spesso associata una qualche dipendenza o volontà divina. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

All'inizio del IV secolo Costantino (312-337, in un ritratto colossale alto 2,60 metri) porta alla vittoria la religione monoteista e dedica le basiliche al culto cristiano. La capitale era già in oriente dal 286.

 

La moneta d'argento, strenuamente voluta e sempre difesa dall'impero, non ha più alcun valore reale. La classe media, che se ne serviva, sta scomparendo. I senatori si sono ritirati nel lusso decadente delle proprie ville. L'antica religione civica è sempre meno praticata, ma finora l'imperatore è sempre stato il suo garante. Così, quando viene avviata l'ultima e più violenta persecuzione anticristiana della storia, si profila lo scontro finale fra la religione romana e il nuovo monoteismo cristianizzato, praticamente una religione di fede intollerante che strizza l'occhio alle diverse realtà sociali del mondo greco-romano.

 

All'abdicazione di Diocleziano (305) si scatena una nuova guerra per il controllo dell'impero. I cristiani perseguitati rappresentano amplissimi settori della popolazione e sostengono militarmente Costantino, figlio di uno dei quattro sovrani, ma escluso legalmente dalla successione. Alla morte del padre, però, Costantino viene eletto imperatore come tradizione vuole dall'esercito. E, così, quando vincerà la guerra porterà alla vittoria anche il "partito" dei cristiani, con la nuova religione.

 

L'imperatore ottiene numerose vittorie militari, sia contro gli altri imperatori, sia contro i popoli germanici. Dopo trent'anni di separazione dei poteri riunifica la direzione dello stato nelle proprie mani, restaurando praticamente per l'ultima volta l'unità dell'impero romano, nella forma della monarchia pura. Oltre a un territorio senza divisioni, Costantino, che sicuramente crede in qualche forma di ente superiore, vuole anche una società senza divisioni e per questo trasforma l'organizzazione cristiana in un'istituzione ufficiale. La struttura organizzativa che si sono dati i capi religiosi, la ekklesia, è ricalcata sul nuovo modello imperiale, gerarchico e meritocratico, ma è scossa da forti questioni interne separatiste. Il vescovo di Roma non è ancora "il papa". I vescovi delle città più importanti sono praticamente indipendenti. Si riuniscono spesso in gruppi locali, i sinodi. E ora che sono stati legalizzati si riuniranno anche in concili internazionali. Lo stesso Costantino persegue l'unificazione della chiesa e concede numerosi diritti alla nuova istituzione, riconoscendo che ormai lo stato è venuto meno al suo importante ruolo di controllore sociale.

 

Costantino porta a compimento anche un'altra tendenza emergente. Stato sovranazionale, di cultura unificata, non più "dominio di Roma", ma "terra dei cittadini romani", l'impero ha il suo fulcro, militare ed economico, a est dell'Italia. Diocleziano (284-305) aveva già scelto una città dell'Asia Minore come sede di governo; Costantino fonda una nuova capitale fra Europa ed Asia, a Bisanzio, che presto verrà chiamata Costantinopoli e che sarà sede di un impero la cui storia durerà per più di mille anni. Infatti, nonostante il successo nel riunificare il potere, a partire dai figli di Costantino stesso, la presenza di due imperatori diverrà una norma definitiva. Mentre continuano le guerre di difesa, in occidente i popoli germanici si infiltreranno un po' alla volta fra le crepe del potere. L'impero d'oriente, invece, resisterà agli attacchi e attraverso i secoli i suoi sovrani continueranno a chiamarlo, pur usando la lingua greca, «impero dei romani». Gli storici dell'ottocento moderno, invece, dall'antico nome di Costantinopoli (ora Istanbul), l'hanno definito «impero bizantino». Così, dopo la caduta della parte occidentale, quella orientale bizantina sopravviverà per altri dieci secoli, fino al 1453. Costantino si può dunque definire il primo imperatore cristiano, pur non essendo totalmente credente. E un po' esagerando si può definire anche il pimo imperatore bizantino, sebbene la capitale da lui fondata non fosse autonoma e nemmeno tanto diversa dai precetti della cultura antica, greco-romana.

Confronta

La chiesa incontra lo stato (260-360)

 

Nuovi poteri

 

1. La vittoria di Costantino e dei cristiani


 

Nel 312 Costantino (312-337) alla guida di un esercito che include i fedeli del nuovo dio Sole, più forse numerosi cristiani, più vari contingenti germanici, vince la guerra di successione al trono, assicurandosi la parte occidentale dell'impero. Già Galerio (305-311), imperatore d'oriente legittimo e feroce persecutore, ha fatto retromarcia proprio sulla questione cristiana e l'anno precedente, colpito da malattia incurabile, ha posto fine alla repressione, dichiarando ammissibile la nuova religione. Col famoso editto del 313 Costantino sancisce definitivamente la libertà di culto. 

 

Nell'impero del IV secolo la religione di Cristo è discretamente diffusa, soprattutto in oriente, e l'istituzione religiosa ha assunto un ruolo importante come collante sociale. Il grigiore dei settori tradizionali della vita pubblica è in uno stadio fin troppo evidente: la società, gli ideali e la cultura romana sono in crisi da tempo. La filosofia "classica" è anch'essa diventata una teologia e lo stesso politeismo tende all'unificazione delle divinità. Nei quarant'anni precedenti alla persecuzione del 303 il cristianesimo ha goduto di totale tolleranza da parte delle autorità romane, tanto che l'organizzazione ecclesiale ha potuto subentrare all'inefficace azione statale, raccogliendo attorno ai suoi rappresentanti l'adesione di buona parte della cittadinanza. Ora i cristiani possono radunarsi nelle basilicae, destinate da Costantino a questo scopo. Presto il sovrano offrirà ai sacerdoti del nuovo Dio i privilegi fiscali spettanti alle congregazioni religiose ufficiali, anche se per festeggiare la sua vittoria non scorderà di erigere un arco di trionfo dedicato al "vecchio" dio Sole.

Dal 313 il clero sostituirà gradualmente, nel corso dei secoli, l'antica classe dirigente anche nei suoi compiti "politici", di amministrazione delle città e contatto con gli stranieri. Costantino, ad esempio, concederà alla nuova religione di avere una magistratura indipendente da quella pubblica, ma la cui giurisdizione potrà essere estesa, su richiesta, anche ai normali cittadini. Inizialmente il cristianesimo viene uguagliato per diritto alle altre religioni, ma quando lo stato sarà bersagliato da continue incursioni e la politica religiosa diventerà importantissima, in meno di un secolo, dal 391, la nuova società cristiano-romana mostrerà il volto del monoteismo intollerante.  

 

 

2. L'impero cristiano


Il grande sovrano illirico ottiene grandi vittorie militari, la prima vicino a Roma, al ponte Milvio (312) contro un altro ribelle escluso dal trono, sostenuto dai militari e dal popolo di Roma; le successive anche contro goti, sarmati e alamanni. Costantino utilizza i reggimenti di piccole dimensioni creati da Diocleziano (284-305) e porta a compimento l'evoluzione strategica evidenziatasi nell'ultimo secolo, che andava nella direzione di una maggior mobilità e minore compattezza. La distinzione tuttora esistente fra legionari e ausiliari non indica più la separazione fra cittadini romani e provinciali (abolita per legge nel 212), ma praticamente il grado di disciplina e preparazione. I due nuovi corpi principali sono i limitanei, cioè le numerose unità stanziali di frontiera, e i comitatensi, le rapide truppe di assalto al seguito dell'imperatore. Fra il II e il VI secolo, un po' per volta, la fanteria sta cedendo alla cavalleria la funzione di ossatura dell'esercito. Sotto Costantino la distinzione fra arma di fanteria e arma di cavalleria diventa fondamentale ed entrambe vengono dotate di un comandante supremo, un magister peditum e un magister equitum.

 

 

Sandro Botticelli, "La punizione dei ribelli".

Particolare con l'arco di Costantino. 

Eretto per ringraziare gli dèi tradizionali 

che sono rappresentati dalla divinità solare,

nella nuova versione sincretica.

 

Confronta con

Cambio di mentalità. Cultura e religione

Il primo sovrano cristiano aumenta il carattere teocratico dello Stato che era stato imposto all'impero da Aureliano e Diocleziano. Non solo la figura imperiale, ma le istituzioni in generale vengono percepite come garantite da Dio: il consiglio di stato diventa il «sacro concistorio», la sede dell'imperatore il «sacro palazzo», eccetera. Visto il fallimento della politica monetaria di Diocleziano e la continua svalutazione del denarius, Costantino realizza che è meglio abolire la monetazione d'argento, in crisi da un secolo, e ancorare l'economia a una moneta forte. Così il solidus aureus sarà la valuta privilegiata per i grandi commerci nei futuri mille anni. I piccoli commercianti, gli agricoltori e gli operai, anch'essi in crisi da decenni, sono definitivamente rovinati, e devono rivolgersi sempre più frequentemente agli scambi in beni naturali. 

 

Il progetto economico di Diocleziano

Germani e romani ai ferri corti 

La Chiesa incontra lo Stato

L'assimilazione dei germani nell'esercito

 

I cittadini romani sono sempre più indifferenti alla politica e sempre meno attirati dal mestiere delle armi. Così l'impero arruola di continuo nuovi immigrati stranieri e poi arruolerà direttamente delle truppe mercenarie. Nel frattempo la fanteria altamente addestrata, tipica dell'antichità, sta scomparendo a vantaggio di cavalieri ed arcieri, tipici del nomadismo e del medioevo.

3. Questioni teologiche di stato


 

Nel 324 Costantino riunifica il potere nelle proprie mani, sconfiggendo in battaglia gli altri imperatori legittimi. L'anno dopo fa pervenire a proprie spese tutti i vescovi della chiesa cristiana presso Nicea, vicino a Nicomedia e Bisanzio, in Asia Minore e li fa decidere autonomamente sulla «questione ariana». Per l'enorme diffusione presso il popolo, e per la scelta storica di Costantino, le diatribe teologiche sono diventate, per la prima volta nella storia occidentale, questione di stato. Probabilmente Costantino non è realmente interessato alle questioni dottrinali: ciò che persegue è l'unità della nuova istituzione sociale, la Chiesa, e con essa l'unità della società imperiale. Vuole, insomma, evitare tensioni e dissensi fra i cittadini religiosi, ricchi o poveri che siano.

 

Sia fra gli intellettuali, sia fra la gente comune, l'interesse principale non è più la politica, su cui hanno un'influenza minima, ma la religiosità, che cogliendo al cuore ne scalda gli animi. All'inizio del IV secolo fra i credenti si sta diffondendo l'interpretazione del rapporto Uomo-Dio sostenuta da Ario (256-336), un prete antiochieno che opera ad Alessandria. Ario sostiene che non si può attribuire all'uomo Gesù (e allo Spirito Santo) lo stesso grado di divinità del Dio padre. 

 

Nel secolo precedente, un periodo di crisi politica e militare, si stava affermando una visione della natura che metteva sullo stesso piano l'Uomo e Dio, una visione mistica, tipica di chi contempla il reale ricercandone l'essenza profonda. Il metodo seguito era quello di distaccarsi dall'esperienza sensibile, per ricercare l'identità fra le percezioni interne e le percezioni del cosmo universale. Una visione difficile da accettare, che si discosta sia dalla razionalità scientifica sia dall'atteggiamento verso la vita praticato dall'uomo comune. 

 

La scienza, già in declino in seguito alle guerre dei romani contro i greci del Mediterraneo orientale, viene del tutto abbandonata dal III secolo in poi. D'ora in poi le discussioni culturali riguarderanno solo la religione e la natura del rapporto fra la divinità e l'umanità. Il prete sirio-egiziano Ario esprime una visione teologica "medio-orientale", caratterizzata da un "monoteismo puro". A noi l'adorazione e il culto di Cristo, dello Spirito Santo, della Madonna, dei santi e dei martiri ricorda molto la devozione verso gli dèi tradizionali. Per Ario e per i suoi seguaci «ariani», ci può e ci deve essere un Dio solo. Gli altri "aspetti" della divinità devono essere secondari. Ma secondo la chiesa l'unità di Dio è formata dalla trinità di tre di questi "aspetti", chiamati Padre, Figlio e Spirito Santo.

 

La dottrina ariana viene quindi considerata "inesatta" dallo stesso vescovo di Alessandria d'Egitto. Opinioni simili a quelle «ariane» sono però accreditate sia presso il popolo, sia presso ecclesiastici di alto rango. Costantino, dopo essersi sbarazzato della divisione territoriale dei poteri e aver riunificato i territori imperiali, vorrebbe unificare anche l'intera società imperiale, eliminando lo scontro fra "l'estremismo" religioso orientale, più spirituale, e la religiosità greco-romana, che sebbene monoteista conserva un'orientamento non proprio "carnale", ma più materiale. Quindi, con lo scopo di unificare le opinioni religiose di tutto l'impero romano, e in ultima analisi le opinioni in generale, lo Stato convoca il primo concilio ecumenico, cioè il primo raduno a rappresentanza «mondiale» nella storia della Chiesa.


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Costantino e il cristianesimo di stato

 

L'arianesimo fra eresie e dispute teologiche

 

La diffusione dopo il concilio di Nicea (325)

A Nicea, cittadina balneare vicino alla futura Costantinopoli, Ario e gli unici due vescovi rimastigli fedeli fino in fondo vengono espulsi dalla Chiesa scomunicati. Nonostante la condanna, però, la disputa si manterrà frizzante. L'arianesimo verrà professato ancora per un cinquantennio sia a est che a ovest, raccogliendo l'adesione dell'imperatore stesso, di successivi imperatori e anche di vescovi importanti, che spesso saranno i reali amministratori delle città romane.

 

Oltre alle diatribe teologiche, in questi anni di ri-sistemazione politica maturano anche altri fermenti religiosi: a breve partiranno le prime missioni di evangelizzazione delle popolazioni «barbare» da parte di vescovi e "missionari" orientali, tutte persone che sono prevalentemente ariane, uomini che si sentono presi da una sorta di missione spirituale. I goti saranno i primi nordici ad essere convertiti. Negli anni successivi il culto cristiano, nella versione monoteista di Ario, si diffonderà fra altre tribù dell'Europa orientale, come vandali, burgundi e longobardi. Ma paradossalmente, quando questi popoli occuperanno i territori romani, l'impero sarà diventato cattolico e il loro cristianesimo apparirà un fattore di diversità, anziché di integrazione. 

 

Gli stimoli nei confronti di una spiritualità più sincera ridanno forza anche all'atteggiamento meditativo e mistico. In molti si rendono conto che una spiritualità tanto declamata a volte è totalmente falsa. Ora però la volontà di contemplazione del singolo viene percepita non solo come isolamento dai guai del mondo, ma come meditazione attenta e ricerca mentale che abbia anche uno scopo pratico o un fine sociale. La meditazione aveva fatto "dimeticare" la vita pratica agli intellettuali. Dai loro discorsi era stata eliminata la stessa attività politica per cui erano nati in Grecia, e poi, nel terzo secolo, anche l'impegno sociale caratteristico dell'impero romano. Oltre ai filosofi che si richiudono in sé stessi, ai tempi di Costantino sono ancora famosi dei mistici anomali, come gli stiliti, eremiti che passano interi anni vivendo solamente sugli alti capitelli delle colonne, rifiutando qualsiasi contatto col mondo tramite un'atteggiamento, però, di evidente protesta. Presto la ricerca spirituale, inserita nell'ambito di una società religiosa, porterà all'unione dello spirito filosofico con quello devozionale, e aprirà la strada, al di là delle lotte di potere, alla creazione del movimento monastico, destinato a un grande e duraturo successo, dal medioevo all'epoca moderna. 

 


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Costantino e il cristianesimo di stato

 

L'arianesimo fra le eresie e le dispute teologiche

La diffusione dell'arianesimo

4. La nuova capitale e l'impero d'oriente


 

Dopo aver unificato l'impero e la sua religione, nel 330 Costantino fonda una «nuova Roma» ristrutturando la città ellenica di Bisanzio, che sarà la nuova capitale e presto, in suo onore, verrà chiamata Costantinopoli. Con quest'atto politico continua senza sosta la parabola discendente della fortuna italica, iniziata già nel I secolo. L'Italia è rimasta ai margini sia dell'attività militare sia della vita politica. Le importazioni di prodotti più convenienti dall'estero hanno sfavorito il mercato italiano. L'estensione dei diritti giuridici romani agli altri popoli hanno diminuito i privilegi degli italiani. Il dislocamento delle legioni nelle lontane province di frontiera ha sguarnito la penisola di contigenti militari. Da più di cento anni gli imperatori passano quasi tutta la vita combattendo lontano da Roma: nel III secolo alcune città in Gallia, nei Balcani e in Asia Minore sono state sedi temporanee delle corti imperiali.  

 

Nel 286, per provvedere meglio alla difesa, Diocleziano ha spostato la capitale d'occidente da Roma a Milano creando un "co-imperatore". Contemporaneamente, però, ha creato una sede parallela in oriente, a Nicomedia, in Asia Minore. Per circa un secolo, da trent'anni prima di Costantino e per i trent'anni successivi, l'impero viene governato da militari balcanici o dal loro entourage. La guerra, il fronte politico e l'economia sono concentrati ad est dell'Italia. Uomini politici, personalità religiose, intellettuali e generali di fama provengono indifferentemente da qualsiasi regione del "mondo antico". Il mondo è unificato. Costantino, di conseguenza, elimina gli ultimi privilegi fiscali rimasti alla penisola e la trasforma in una qualsiasi delle dodici diocesi in cui l'impero è stato suddiviso da Diocleziano. Al "prestigioso" senato rimane solamente il governo della città di Roma.

 

Nonostante il successo nella riunificazione, alla morte di Costantino, nel 337, la diversità delle due parti dell'impero è una cosa evidente. Già Diocleziano, come qualche imperatore del passato, ha utilizzato un co-imperatore. Costantino ha poi sconfitto tutti i suoi avversari, pretendenti al trono con egual diritto. Ora, a partire proprio dai figli di Costantino, ci saranno quasi sempre due distinti imperatori. Uno dei due sovrani manterrà il titolo di augustus maximus ("imperatore supremo"), ma entrambi avranno la facoltà di emanare alcune leggi che abbiano vigore solo nella rispettiva pars. Cinquant'anni dopo di norma l'imperatore più importante sarà quello d'oriente. In occidente l'imperator cederà addiritura il ruolo di comando supremo dell'esercito al suo vice, il magister militum, spesso di origine germanica.

In oriente sono già presenti molti caratteri "bizantini", cioè aspetti che riuniscono le caratteristiche della cultura greco-romana, con quelle della religione cristiana, e con quelle degli stati monarchici preesistenti all'annessione a Roma, come l'adorazione del sovrano e la teocrazia in generale. La Pars Orientis, con l'Egitto, la Siria, l'Asia Minore e la Grecia è la parte più ricca, ha una società sviluppata economicamente e culturalmente da lunghissimo tempo, nonché una forte struttura politica, burocratica e teocratica. Nonostante l'unificazione romana, in occidente si è avuta poca ricchezza e le classi più povere sono davvero emarginate. Fin dalle prime conquiste di Roma, l'occidente ha sempre avuto un'economia florida, ma ora tale vivacità si dimostra solo apparente. Le fondamenta dell'economia, in realtà, erano molto fragili. Il governo occidentale non ha mai badato a costruire solide strutture economiche o produttive. Incredibilmente tutte le riserve di metalli preziosi sono state utilizzate per pagare "a peso d'oro" i soldati, oppure per acquistare beni di lusso dall'estremo oriente. In occidente la popolazione si affida più volentieri ai potenti locali, che allo Stato centrale.


L'economia trascurata del mondo romano

 

Costantino lascia dunque il regno ai suoi figli. E ancora una volta, gli eserciti dell'impero, ai comandi degli imperatori, si combattono l'un l'altro. Per di più, poco prima della morte di Costantino, l'impero persiano ha rotto una pace che durava da trent'anni. Nel 350 uno dei figli di Costantino, Costanzo II (337-361), riesce a disfarsi di tutti gli avversari. Mentre si occupa dell'importante settore orientale, delega l'occidente minacciato dai germani a un vice-imperatore che sarà l'unico a tentare di invertire la rotta del monoteismo. Giuliano, l'ultimo discendente della famiglia di Costantino, da filosofo diviene generale, si reca in Gallia, sconfigge franchi e alemanni, e riconquista parte della Britannia. I suoi soldati, fra cui molti "celti" e germani, non accettano però lo spostamento in oriente. Giuliano viene eletto imperatore. Costanzo II non lo accetta, ma muore prima della battaglia. E Giuliano resterà imperatore unico per qualche anno.

Vedi 

Capi germanici contro le "invasioni barbariche"

 

La riforma dello stato

Nuovi poteri

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