Il tramonto dell'impero  Culti e cultura


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Atlante

Diatribe teologiche ed "eresie" 


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Buona parte del materiale di questa sezione è tratto dal sito Gruppo Laico di Ricerca, scritto da persone che mettono in evidenza la sincerità del cristianesimo primitivo in confronto a quello ecclesiale.

Fin dall'inizio della storia del cristianesimo si erano manifestati diversi punti di vista da parte delle differenti comunità di fedeli. Originariamente la lingua della chiesa era il greco: "eresia", in greco eresis, "scelta", non aveva alcun significato negativo e potrebbe essere tradotto anche come "setta", "circolo", "movimento" o "corrente di pensiero".

 

Fino al III secolo le "correnti di pensiero" erano effettivamente considerate come punti di vista legittimi, liberamente scelti: ci si confrontava su vari argomenti e, attraverso dispute più o meno accese, si cercava uno sviluppo costruttivo. Nel III e IV secolo le eresie si svilupparono fortemente e la chiesa iniziò ad imporre la sua visione particolare, coniando la parola ortodossia, letteralmente "strada diritta", ossia "interpretazione corretta". 

 

Quando ancora lo stato era "pagano", i vertici dell'organizzazione cristiana, pressati da violente persecuzioni di massa, comandarono una vera e propria lotta alle posizioni che non concordavano con quella ufficiale, criticandole con sempre maggiore forza e cercando di eliminarle. 

 

Infine, l'istituzione della Chiesa, entrata in collaborazione con lo Stato, divenne sempre più intollerante: iniziò a perseguitare i vecchi persecutori e anche quelli che si dichiaravano cristiani ma avevano idee differenti dall'unica permessa. Alcune opinioni che precedentemente erano state giudicate legittime furono dichiarate illegittime e condannate per sempre. Furono stabilite delle "verità dogmatiche" e un po' alla volta gravemente limitata la libertà di pensiero. 

 


In questa pagina

 

Classificazione delle eresie

 

Vangeli apocrifi

Eresie ebraiche

Il "figlio di Dio"

L'influenza orientale

La lotta fra il Bene e il Male

Gesù non può essere Dio

Realtà virtuale e politica

La versione di Ario

Gesù: una vera divinità

 

La sostanza di Cristo

Altre eresie

 

 


Confronta

La nascita della "chiesa" (30-144)

Dopo la morte di Gesù il cristianesimo si diffuse un po' alla volta in tutto l'impero. Dal 110 in poi, a seguito dell'opera dell'evangelista Giovanni, iniziarono a circolare varie opinioni sulla reale identità del cristo, il messia, l'inviato del Signore. Ci si chiedeva in che misura fosse cosciente delle sue attività divine. Per i cristiani il cristo non era un normale uomo ispirato da Dio. Altrimenti sarebbe stato come un profeta ebraico e nulla più. I cristiani si distinguevano proprio dagli ebrei perché adoravano un uomo, che era il figlio di dio. Come si sa, il messaggio centrale del cristianesimo era che l'umanità si è salvata dalla dannazione grazie al sacrificio del "Figlio di Dio". 

 

Questa opinione, che diventerà norma di fede, poneva una contraddizione logica: se è vero che gli altri dèi sono solo falsi idoli, e se è vero che c'è un solo Dio, come si può credere anche nella divinità di Cristo, "figlio" di Dio? In che misura Gesù era divino? In che misura la sua anima, la sua essenza, la sua sostanza, dipendeva da Dio? In che misura bisognava interessarsi dell'anima e in che misura delle questioni terrene? 

 

Le nuove comunità religiose, che seguendo la parola di Gesù, si distaccarono dalle vecchie comunità ebraiche, erano coscienti del rapporto privilegiato fra Dio Padre e il Figlio Gesù. La natura e l'essenza di questo rapporto fu materia di accesa ed aperta discussione per tre secoli. Ci si interrogò fin da subito sulla natura di Gesù. I vangeli del I secolo avevano scritto che Gesù non si era autoproclamato Dio, perché per uomo questa era una bestemmia. Era stato Dio, attraverso la resurrezione, a sigillare la divinità del Figlio. Ma per Giovanni, Cristo era esistito fin da principio ed era sempre stato consapevole della sua divinità.

 

Nel II secolo la discussione divenne animata e al dibattito parteciparono anche scrittori ebrei, atei, e politeisti. Le opinioni dei filosofi greci e romani confluirono in quelle dei cristiani. Poi la crisi generale dell'impero condusse alle persecuzioni di massa contro i cristiani, ritenuti responsabili di adorare un dio anti-romano, che agiva maledicendo lo stato. Ma i cristiani aumentavano di numero e alla fine il cristianesimo andò al governo, perse la sua vitalità, divenne dogmatico, autoritario e fanatico. L'opinione ufficiale sulla natura di Cristo fu che egli era della stessa identica sostanza del Dio Padre e dello Spirito Santo. Una questione solamente di fede, non di ragione.

 

Classificazione delle eresie. I-IV secolo.

Secoli Ebraiche Dualistiche Trinitarie Escatologiche Penitenziali
Cristologia povera Cristologia ricca
 

Gesù è un semplice uomo, inviato dal signore.

Oltre a Dio esiste un opposto negativo della stessa importanza.

La divinità di Cristo e dello Spirito sono un riflesso di quella del Padre. Dio è uno solo. Cristo e il Logos non sono divini come il padre.

Dio si è fatto totalmente Uomo. Cristo era il vero e proprio Dio, che agiva sulla terra in sembianze umane.

I tempi sono maturi (escaton). Bisogna prepararsi all'apocalissi ("rivelazione finale") con l'ascetismo rigoroso.

Non bisogna evitare il martirio, che è "testimonianza" di fede, dovuta a Dio.

I-II Ebioniti

Nazirei

Marcioniti

Encratiti

Docetismo

Monarchianismo o adozionismo

Origène Montanismo  
III  

Gnosticismo, in parte

 

 

Modalismo

Dinamisti

  Chialismo Novaziani

Kataroi

Sabaziani

IV   Manicheismo Arianesimo Apollinarismo    
V     Nestorianesimo Monofisismo    
V-VI    

 

Monotelismo

 

 
Vedi anche la tabella cronologica sulla Sostanza di Cristo

In questa pagina

 

I vangeli non ufficiali

Eresie ebraiche

Il "figlio di Dio"

L'influenza orientale

La lotta fra il Bene e il Male

Gesù non può "essere Dio"

"Realtà virtuale" e politica

La versione di Ario

Gesù: una divinità secondaria


I vangeli non ufficiali

Una risposta, o forse una proposta, di chi esprimeva giudizi sul cristianesimo differenti da quelli "ufficiali" era la redazione di nuovi vangeli. Nell'intenzione degli autori questi scritti dovevano essere la continuazione del "buon annuncio", dal greco eu-anghelion, e forse furono riportati su papiri con lo stesso spirito di quelli apostolici, cioè quello di far conoscere la vera dottrina di Gesù, o, per quanto possibile, la sua giusta interpretazione. 

Attorno agli anni 50 e 60 del primo secolo, cioè mentre la prima generazione di cristiani stava per essere sostituita dalla seconda, i primi quattro "evangelisti" avevano operato con quel medesimo intento. Gli scrittori canonici probabilmente erano stati testimoni oculari, ma anche le loro opere presentano delle forzature e delle dichiarazioni contraddittorie, infatti si rivolgevano a pubblici differenti a seconda dell'estrazione sociale e delle aspettative dei fedeli. Ogni vangelo rispondeva a un certo numero di domande sorte in una specifica comunità. Erano anch'esse delle interpretazioni a posteriori. Il fatto che non ci fosse un'unica verità, uguale per tutti, non era considerato un delitto, nemmeno dagli stessi evangelisti.

I nuovi testi redatti dagli "eretici", sia quelli seri sia quelli faceti, rispondevano quindi a nuove domande che i credenti si erano posti dopo che le prime erano state soddisfatte. Alcuni scritti si autodefinivano apocrifi e probabilmente erano dedicati solo a coloro che erano già stati iniziati alla dottrina e ne rappresentavano, secondo le intenzioni degli autori, un ulteriore sviluppo. Apokryphos in greco vuol dire "sconosciuto" o "segreto", ma in seguito alla repressione ecclesistica conservò solo l'accezione negativa di "non autentico".

 

Inizialmente il dibattito era molto aperto, anche se non per questo meno intenso. La Chiesa aveva sempre avanzato pretese di "rappresentanza universale" e mentre si scontrava con lo stato, in particolar modo nel III secolo, iniziò a considerare le idee "diverse" come delle aberrazioni se non delle tentazioni demoniache vere e proprie. Dichiarò che i testi ispirati dal divino erano solo pochissimi, prevalentemente i più antichi. 

 


Le eresie ebraiche

La visione del cristianesimo espressa dalle prime comunità ebraiche, dalle quali Gesù proveniva, fu giudicata "eretica" dalla chiesa di Roma, e i loro scritti furono visti come "apocrifi". Le prime e uniche eresie giudaizzanti considerate dagli studiosi sono quella degli ebioniti e quella dei nazirei. Dopo la distruzione di Gerusalemme, nel 70, queste comunità erano sopravvisute in Palestina e in Siria, ma poi, isolate nelle loro tradizioni ebraiche, scomparvero totalmente verso il 150. Secondo questi autori Gesù era il cristo, o messia (la parola ebraica per christos) atteso da Israele, ma non poteva essere il "figlio di Dio". 


Confronta

La nascita della "chiesa" (30-144)

 

 


Il "figlio di Dio"

Fin dai primi tempi, il cristianesimo iniziò ad interrogarsi su chi fosse stato realmente Gesù Cristo. Christos è la parola greca per "messia", ovvero "l'unto del signore", il salvatore da tanto tempo aspettato dagli ebrei. Com'è noto, gli ebrei aspettavano da secoli un salvatore, ed è probabile che almeno inizialmente tale "salvatore" fosse visto come un vero e proprio re, un nobile condottiero - alla stregua di David o Salomone - che li avrebbe guidati verso una vittoriosa rivolta contro tutti gli altri popoli esterni. La guerra incombeva da secoli. E i romani erano solo l'ultimo dei popoli che avevano cercato di eliminare la fiducia nel dio "esclusivo" della tribù di Israel. 

 

 

È altrettanto probabile che Gesù, un pensatore rivoluzionario, cresciuto in Palestina, che si era rivoltato sia ai romani sia agli ebrei tradizionalisti, non pensasse in alcun modo di essere lui stesso "un vero Dio" né avesse intenzione di fondare una struttura organica di controllo sulle masse. Se Dio viene visto comunemente come un padre, ogni persona può considerarsi, senza bestemmiare, un figlio di Dio, senza esserne per forza il Figlio. Gesù avrebbe potuto quindi dire effettivamente di essere "figlio di Dio", senza articoli, che non esistevano né in ebraico, né in aramaico, né in greco, né in latino. 

In ogni caso, il termine "figlio di Dio", in un mondo largamente politeista, poteva significare "un dio a sua volta". Lo stesso Augusto, il primo imperatore romano, si era dichiarato "figlio di Dio" con qualche decennio di anticipo su Gesù. E non erano pochi i re e i personaggi storici che l'avevano fatto. Ed erano tutti politeisti. Infine, secondo Toynbee, anche altri rabbi ebrei ortodossi si erano dichiarati tali.

Invece secondo il  "Gruppo di Ricerca Laico":

Gesù non si è mai proclamato tale; è la progressiva maturazione della fede della comunità cristiana che è passata dall'idea del Maestro, del sant'uomo, a quella del Messia atteso da sempre, fino ad inserire nello stesso mistero di Dio questa grande figura.

Tale convinzione nasce dalla constatazione che le frasi realmente attribuibili al "maestro" siano troppo poche. Le parole che ritroviamo nei vangeli, riferite a Gesù di Nazareth, sarebbero state introdotte nella redazione dei testi scritti nelle varie comunità di fedeli, fra II e III secolo. Ciò è difficilmente dimostrabile, ma comunque, secondo gli studiosi citati, il cambiamento non sarebbe avvenuto per una sorta di deliberata "congiura" o "invenzione" della Chiesa al fine di controllare o soggiogare il popolo. Il fatto è che le varie comunità erano indipendenti e diverse fra loro. Quindi per spiegare ai discepoli il "reale" significato della dottrina si adottavano delle idee sviluppatesi in seno alla propria comunità, nei particolari ambiti locali. Così le comunità più a stretto contatto con la sede cristiana di Roma avevano probabilmente sviluppato una loro idea su come stessero le cose, allo stesso modo di quanto avvenuto altrove.

Infine, se Dio viene visto come un padre, e ogni persona può considerarsi un figlio di Dio senza esserne per forza il Figlio, allo stesso modo Gesù potrebbe aver realmente detto di essere "parola di Dio", intendendo forse che le sue parole, e anche le sue azioni, erano dettate dal più profondo dell'anima, dal Dio che c'è dentro tutti noi, o anche dal padre che sta nei cieli. Potrebbe quindi aver detto di essere "figlio di Dio" e anche "parola di Dio", ma ritenendosi solo un uomo ispirato da Dio, senza dichiarare un legame esclusivo fra Padre, Figlio e Spirito Santo. L'unica cosa sicura, in conclusione, è che Gesù non si è mai dichiarato "uno e trino" e che questa professione di fede fu inventata dai teologi del IV secolo.

Vedi anche la tabella, in questa pagina, sulla Sostanza di Cristo 


L'influenza orientale

A parte la fondamentale influenza dell'ebraismo, tutte le interpretazioni successive, compresa quella ufficiale, risentirono profondamente del pensiero greco e, in alcuni casi, di quello orientale. 

 

Il primo grande eretico della storia fu il sacerdote persiano Simon Mago. "Maghi" o "magi", da cui derivò anche "magia", era il termine usato per indicare una specifica classe di sacerdoti della Media, nell'Iran settentrionale. L'eresia del mago Shimon fu il primo tentativo conosciuto di sincretismo tra religioni orientali e cristianesimo. Di lui si parla nel libro degli Atti degli Apostoli (Atti 8,9-24): negli anni 40 del primo secolo "meravigliava tutti con le sue magie". Convertitosi al cristianesimo, vedendo che gli apostoli imponevano le mani per "dare lo Spirito", si dice che volesse comprare per sé questo potere. Il brano del Vangelo sembra parlare di un "illusionista", tipicamente persiano, indiano o afghano-iranico, che ricerca e vuole imparare i "segreti del mestiere". Forse i "magi" erano dei "maghi" sia nel senso dispregiativo sia nel senso "spettacolare" del termine, cioè, insomma, degli illusionisti che diventavano sacerdoti. Va anche ricordato che i "tre" magi, secondo i vangeli, erano arrivati dall'oriente per accogliere lo stesso Gesù. Questo ci ricorda le influenze di pensiero che la zona siro-palestinese ricevete da quella mesopotamica (Irak) e quella iranica, prima dell'anno zero. Anxhe alcuni "pagani", sia a est che a ovest, aspettavano la venuta di un salvatore. Anzi, era almeno da due secoli che il greco soter (salvatore) si usava in tutte queste zone per indicare appunto "un re" che avrebbe portato la giustizia in terra.

 

Altre idee, in parte di origine orientale, che influenzarono l'occidente a partire dai primi secoli del primo millennio d.C. furono quelle dello gnosticismo, un movimento culturale, trasversale alle religioni e alle filosofie, che poneva l'accento sulla "conoscienza interiore". Gli gnostici ponevano al centro della loro "filosofia" l'attenzione al problema del male, che secondo loro era un principio opposto al bene assoluto. Il mondo e la materia sono il male. Il dio dell'antico testamento non poteva essere il dio d'amore di Gesù. Doveva essere un demiurgo platonico, un artigiano, rozzo e ignorante, che aveva plasmato questo mondo imperfetto.

 

Nel II secolo questa setta fece presa in oriente come in occidente e i cristiani, la cui filosofia non era né chiara né ben conosciuta alla cultura ufficiale romana, potevano anche essere visti come una setta gnostica. La nascente organizzazione della chiesa si adoperò quindi per porre una netta separazione fra il cristianesimo e lo gnosticismo. I cristiani mossero una concitata opera denigratoria nei confronti dello gnosticismo, sicuramente avallata dal fatto che molti "gnostici" si comportavano come santoni, fattucchieri o "maghi" col probabile intento di plagiare le menti più deboli, esattamente come avviene al giorno d'oggi. L'opera di censura della chiesa nei secoli successivi sarà tale che fino al fortunato ritrovamento di vangeli gnostici nel 1946, noi conoscevamo lo gnosticismo soprattutto grazie alle accuse dei cattolici a quella che veniva considerata "un'eresia".

In preparazione

Le correnti di pensiero orientale (iraniche). Zoroastrismo, manicheismo e gnosticismo

 


La lotta fra il Bene e il Male

Nel II secolo le idee dei cristiani furono notevolemente influenzate sia dal pensiero greco-romano razionalizzante, sia dai problemi della salvezza dell'anima e del rapporto col male, di origine orientale. La caratteristica delle idee - o "eresie" - dualistiche, che sicuramente erano connesse col pensiero iranico, era di estremizzare la divisione fra due princìpi opposti, bene e male, ponendo l'accento sulla lotta di una divinità positiva contro un antagonista signore del male. 

 

È importante notare che tutte le interpretazioni dualistiche fioriscono comunque all'interno di una religione che rimane essenzialemente monoteista, perché il signore del male, anche se autonomo, è visto quasi sempre come una degenerazione del Bene, cioè uno spirito, un'angelo, o una sua emanazione che gli si è rivoltata contro. Queste idee "semplicistiche" derivavano dallo zoroastrismo iraniano e dalla religione dei magi. Ebbero una profonda  influenza sul cristianesimo ufficiale e contagiarono tutta la storia del mondo da allora fino a oggi. Secondo questa religione l'universo è stato creato da due principi originari, corrispondenti agli archetipi contrapposti di Dio e Satana. Ormuz, o Auhra Mazda, è il signore del bene e della luce, Ariman il signore del male e del buio. Il mondo è in continua lotta per questo motivo.

 

Nel II secolo, influenzato dallo gnosticismo e dalle altre correnti dualistiche, si diffuse fra i cristiani anche il pensiero di Marcione. Convertito al cristianesimo, Marcione scrisse un vangelo, un messaggio, nel quale faceva notare come fosse profonda la differenza fra il Dio buono annunciato da Gesù e il Dio severo e punitivo adorato da centinaia d'anni dagli ebrei. I vescovi della chiesa cattolica si pronunciarono contro Marcione, ma le idee dualistiche fecero molta presa sulla popolazione. Il problema dell'esistenza del male attanagliava gli animi. Alcuni trovarono una risposta nella fuga dal mondo, maligno, attraverso l'isolamento e la contemplazione, da soli o in gruppo. Dopo la setta dei marcioniti, si diffuse quella degli encratiti, un gruppo di cristiani che praticava la continenza, fondata da Taziano, anticipatore del monachesimo. 

 

Nel III secolo il dualismo "puro" fece la sua comparsa nell'impero grazie alla predicazione di un cittadino dell'impero rivale. Il sacerdote persiano Mani fondò una setta, che si richiamava alla religione classica iranaiana, lo zoroastrismo.  La setta si diffuse rapidamente in Iran, come in Siria, come in Italia. Forse uno dei suoi punti forti era il sincretismo con l'antica religione naturale secondo cui la responsabilità del peccato non è dell'uomo, ma del principio malefico al suo interno. In questo modo si evitava il senso di colpa che sarà tipico dei cristiani. 

 

Nel III secolo la chiesa cattolica era molto diffusa sia in oriente sia in occidente. Era a un punto di svolta critico: alcuni imperatori perseguitavano pesantemente tutti i cristiani, dovunque fossero. Altri favorivano la nuova religione. La chiesa si stava avvicinando allo stato e tendeva all'unificazione totale. Le opinioni discordanti con quelle dei vescovi principali, come quella di Mani, furono aggredite con una violenza verbale sempre crescente. 

 


Confronta: la nuova religione

La nascita della "chiesa" (30-144)

La diffusione della militia christi (145-260)

 

 


Gesù non può essere Dio

La discussione sulla natura della divinità appassionò e divise l'intero mondo greco-romano-cristiano. Si passò dalle analisi più razionali, di derivazione greco-romana, alle idee più rivoluzionarie, spesso orientaleggianti. In un primo momento il dibattito si mantenne aperto, ma quando iniziarono ad essere poste delle "verità dogmatiche", soprattutto nel IV secolo, i ragionamenti non potevano che portare a conclusioni tipiche di quella mentalità che noi consideriamo "bizantina". Cioè, in definitiva, fine a sé stessa. Una parte dei credenti sosteneva che la sostanza divina in Cristo fosse di minore rilevanza rispetto alla sua umanità e di conseguenza Gesù non veniva ritenuto degno di adorazione. 

 

Da una parte queste teorie erano tipiche della concezione monoteista mediorientale che non accettava di credere in un Dio unico che non fosse veramente unico. Si trattava di un monoteismo rigoroso: credere nella effettiva e totale divinità di Cristo o dello Spirito Santo a questi pensatori sembrava chiaramente una concessione al politeismo. Era impossibile che Dio si fosse "totalmente" incarnato. La spiritualità assoluta doveva essere del tutto separata dalla corporeità, la quale era vista con sospetto e, a volte, persino disgusto. Gesù era considerato solo come un messia: un inviato del Signore, ma non poteva essere né "il figlio di Dio" né un "vero Dio". 

 

La corrente principale di questo tipo di "scelte ideologiche" era detta monarchianismo o adozionismo. Fu fondata da Teodoto di Bisanzio alla fine del II secolo. Teodoto sostenne che c'era un solo Dio sovrano: il Padre. Se Gesù è Dio, lo è perché è stato metaforicamente "adottato" dal Padre. La seconda versione di quest'eresia fu chiamata modalismo: fondata da Noeto di Smirne, questa interpretazione cercava di andare incontro alla chiesa di Roma e durò per almeno tre secoli. Il "modalismo" affermava che Gesù era semplicemente un "modo" con il quale il Padre si era fatto vedere. Ma l'organizzazione sacerdotale non voleva accettare la totale umanità di Cristo, né la sua "sottomissione" a Dio, poiché secondo la Chiesa la sua autorità deriva da quella degli apostoli e da quella di Cristo che è Dio. La chiesa insisteva quindi sulla totale identificazione fra Dio e Cristo. Dopo gli sconvolgimenti del III secolo, la questione fu ripresa dal prete orientale Ario.

 

Queste correnti di "cristologia povera" tendono a impoverire Cristo. Se da alcuni egli era considerato solo un'uomo, oppure un uomo particolare "adottato" da Dio, altri pensatori vedevano uno specie di schema cieleste in cui incastonare varie figure divine o semi-divine. Quindi se da una parte le correnti "moarchiche" erano espressione di un monoteismo "puro", dall'altra avevano un evidente parallelo sia con lo zoraostrismo sia con il neo-platonismo. Queste correnti pagane sostenevano una specie di "monotesimo gerarchico", in cui regnava un sommo Bene, dal quale le altre figure semi-divine, angeliche o ideali discendevano come un'emanazione di raggi, perdendo un po' di divinità a seconda della "distanza" dal sommo principio. 


Confronta

Tabella: la classificazione delle eresie

La nuova religione. La diffusione della militia christi (145-260)

 


Storia di una lunga agonia

L'inizio della crisi politica. (193-235)

L'anarchia militare e le contromisure (235-284)

La tetrarchia di Diocleziano (284-312)

 

 


Realtà virtuale e politica

È difficile capire come buona parte sia della popolazione comune sia degli intellettuali si appassionasse a un dibattito di questo tipo. Probabilmente la situazione storica non permetteva altri sviluppi. Nel corso dei millenni, i momenti in cui ci si appresta a uno studio razionale, libero e non dogmatico sono relativamente pochi. In genere si parla di "quello di cui si parla". Ad esempio, essendo tenuta la scienza in molta considerazione nell'epoca greca (V-VI sec. a.C.), come nel sette-otto-novecento, un po' tutta la società si appasionava ai temi o alle scoperte scientifiche. 

 

In un periodo in cui la pressione esterna e la militarizzazione costringono l'uomo a rifugiarsi in sé stesso e a disinteressarsi delle questioni tecniche o filosofiche, non rimane altro da fare se non appassionarsi della moda del momento e parlare di qualcosa di "imponderabile". Facciamo un paragone estremo, poco ortodosso, ma attualizzante. Oggi si parla della realtà virtuale, ottenuta con la tecnolgia, si parla del nuovo software o del nuovo hardware per le telecomunicazioni satellitari, del nuovo tipo di telefonino, delle nuove pubblicità o dei personaggi delle telenovelas. Oggi il trend è la tecnologia. Il trend del terzo secolo, invece, era il monoteismo. Tutta la società, anziché alla globalizzazione, tendeva all'unificazione e al monoteismo. In quei tempi si parlava di un nuovo tipo di realtà "virtuale" che si stava formando. La gente si appassionava, oltre che allo sport, anche ai dibattiti pubblici, e poi voleva scoprire quali e quante fossero le reliquie che permettevano di entrare in contatto, tramite un'oggetto concreto, con quella "realtà virtuale". E, nel frattempo, mentre la gente si disinteressa di politica, mentre il popolo ha il suo argomento di discussione e mentre gli intellettuali possono dibattere accanitamente del "sesso degli angeli", il potere cerca di fare il suo gioco.

 

Una interpretazione interessante delle eresie è proprio quella che tiene conto delle motivazioni politiche che fanno da sfondo alle varie correnti di pensiero. Se gli intellettuali discutevano del tipo di divinità che aveva avuto il "salvatore" del mondo, in termini politici discutevano di che natura fosse la nuova entità socio-politica creata per l'uomo. Discutevano l'origine dell'uomo e il tipo di potere e volontà cui doveva essere sottoposto. Sebbene non si possa negare la devozione e l'amore sincero del popolo per le "novità", è innegabile che ci fosse anche lo scontro fra poteri. La realtà è complessa e multiforme. Può darsi che le aspirazioni di vescovi e governatori fossero in parte non conscie, ma esse difendevano anche una posizione di potere.

 

Il cristianesimo porta avanti una religione che si definisce monoteista, ma che nasconde le realtà politeiste, attraverso vari altri culti. Questo aspetto è importante, poiché il politeismo greco-romano si caratterizza essenzialmente in quanto "culto": nel paganesimo i sacerdoti avevano meno importanza che nel cristianesimo e "la chiesa", intesa come organizzazione sociale, quasi non esisteva. Così i culti dei santi, delle reliquie, di Cristo, del Dio Padre e di Maria (e degli angeli nel medioevo) sono chiaramente, ai nostri occhi distanti, gli stessi culti antichi con una vernice brillante stesa sopra.  Tutto ciò è reso possibile tramite il controllo della struttura sociale e quello - a volte molto fine, a volte imposto con la forza - del pensiero. Tale controllo si dipana nel corso dei secoli, e spesso è difficile percepirlo vivendolo di persona o analizzando le singoli vite di santi e imperatori. 

 

Sintetizzando, si sono visti due tipi di cristianesimo principali, che poi ritroviamo in altre forme lungo tutto il corso della storia. Uno è quello che possiamo definire orientaleggiante, od ortodosso ("corretto"), caratterizzato da un maggiore tendenza all'assoluto e allo spirito, per esempio da un ascetismo più rigoroso, o da un marcato rifiuto della carne. Da una parte questa visione della religione si discosta dalla materialità del mondo e si può vedere correttamente come la più "pura". E infatti anche i vari tipi di protestantesimo e puritanesimo vanno in questa direzione. D'altra parte questo tipo di religiosità, se predica una chiesa più povera, tende per forza a sottomettersi al potere esistente - all'imperatore d'oriente o al governo anglicano o ai califfi arabi - e ad accettare il corso della storia senza particolari o evidenti iniziative. 

 

L'altro tipo di cristianismo è quello occidentale, o cattolico ("universale"), caratterizzato da una visione teologica "mista", che propone uno strano Dio, contemporaneamente "uno e trino".

 

...

 

In oriente si scatenò quella famosa e incredibile "guerra alle immagini" che in greco si chiama iconoclastia. Gli orientali erano sempre stati attratti da una religione "pura" e tutte le loro "eresie" puntavano - teoricamente - in questa direzione. Su di loro fece effetto l'islam, nato nel 622, che proponeva esattamente questa versione: che cioè Dio non potesse venire rappresentato proprio perché totalmente altro, e assoluto rispetto all'uomo. Qualsiasi illustrazione del concetto di Dio sarebbe stata una limitazione e persino un insulto.


Le versioni di Ario e Nestorio

Già nei primi tre secoli di vita il cristianesimo orientale aveva cercato di ridurre l'importanza del culto della persona di Gesù, culto che si andava affermando in tutto l'impero. Si erano diffuse delle opinioni chiamate monarchianesimo o adozionismo, e quella dei modalisti. Secondo queste "eresie" Dio aveva "adottato" Gesù. Il Figlio era divino come riflesso della divinità del Padre. All'inizio del IV secolo un prete sirio-egiziano operante ad Alessandria, Ario, portò avanti le tesi adozioniste. Ario diffuse in tutto l'oriente romano la sua versione di cristianesimo, negando la supremazia divina di Gesù e del logos o Spirito Santo o Verbo. La  minore importanza della divinità del Cristo, dal punto di vista politico, limitava il valore della comunità cristiana come garante del rapporto con Dio.  

 

L'impero romano di Costantino (313-337) si era appena convertito al cristianesimo. La chiesa diventava realmente e ufficialmente una struttura istituzionale di controllo sociale. L'eresia ariana, un'opinione che discordava con quella della maggioranza dei vescovi, anche orientali, fu combattuta immediatamente dallo Stato appena convertito, condannata dal primo concilio della Chiesa, a Nicea (325). Nonostante la condanna resterà diffusa per decenni fra il popolo, i vescovi e anche gli imperatori. Esportata dal missionario Ulfila fra i goti, si spingerà fino al IX secolo come fede delle popolazioni germaniche.

 

Contro l'arianesimo fu mossa una dura guerra da parte delle autorità cattoliche, fra cui spiccò il vescovo di Milano Ambrogio, che ottenne una seconda condanna della dottrina di Ario in un secondo concilio ecumenico, tenuto a Costantinopoli (381). E questa volta, per la repressione, lo stato offriva anche il suo apparato militare. 

 

Secondo la dottrina della Chiesa questo tipo di "scelte ideologiche", chiamate eresie trinitarie, riguardano la consustanzialità di Padre, Figlio e Spirito Santo. "Consustanzialità" è il termine teologico che indica l'identità di sostanza di ognuna delle tre persone della Trinità. Questo dogma di fede, stabilito dai vescovi nei concili, afferma, contro il monoteismo greco - ossia cristiano ortodosso, contro quello ebraico e islamico, che Padre, Figlio e Spirito Santo sono tre aspetti, ugualmente divini, di un unico Dio, per questo definito "uno e trino". Concetto fra i più misteriosi della teologia cristiana, apparentemente una concessione al politeismo, è stato visto come un tentativo politico di dirigere la religione cristiana da parte della maggioranza cattolica, contro le pretese di alcuni vescovadi orientali, che avevano almeno lo stesso livello di importanza di quello capitolino. 

 

Un secolo dopo Ario, il vescovo di Costantinopoli Nestorio, portò ad ulteriore sviluppo la dottrina, ma seguendo una via meno radicale e in un certo senso riavvicinandosi alle tesi adozioniste. La nuova versione dell'arianesimo, il nestorianesimo, insegnava che in Cristo le due nature, divina e umana, formano due persone unite fra loro in modo estrinseco, congiunte ma solo appaiate, senza alcun tipo di rapporto reciproco. La chiesa ufficiale si espresse ovviamente anche contro Nestorio, nel concilio di Efeso del 431. 

 

Sintetizzando, fin dalla fine del II secolo le "cristologie povere" delle "eresie trinitarie" (monarchianesimo, adozionismo, modalismo, dinamismo, arianesimo, nestorianesimo) affermavano che umanità e divinità in Gesù erano una di fianco all'altra, che la divinità del Figlio è un riflesso della divinità del Padre e soprattutto che Gesù non può essere adorato come un Dio. Per contro, i tre concili ricordati (Nicea, Costantinopoli ed Efeso) e più tardi quello di Calcedonia (451), stabilirono dogmaticamente che "Gesù è vero uomo e vero Dio".


Confronta 

Le prime questioni teologiche di stato: Costantino convoca il concilio di Nicea (325)

 

Germani e romani

 

 


Spirito e Logos  Il termine "Spirito Santo" si riferisce al logos dei filosofi greci. La lingua ufficiale della chiesa inizialmente era il greco: tutti i vangeli erano stati scritti in greco (e forse in aramaico). L'evangelista Giovanni utilizzò spesso il termine logos, tradotto con "parola" o "verbo", ma probabilmente rifacendosi all'accezione razionalizzante dei filosofi. Secondo alcuni il logos aveva dato forma al mondo, come una forza "razionale" demiurgica, ossia costruttrice. Il vangelo di Giovanni iniza con la frase "In origine era il Verbo". D'altronde, per la Bibbia, Dio aveva creato l'universo parlando. Ed era proprio questo logos, questa "sostanza" spirituale a discendere nell'uomo e "incarnarsi". Un'altra parola greca che viene tradotta con "spirito" o più precisamente "anima" è pneuma, che significa "vento, soffio vitale, aria, respiro".


Gesù: una vera divinità 

Dopo il concilio di Nicea (325) e Costantinopoli (381) si andava sempre più concretizzando la versione dei vescovi per così dire "occidentali" e, in particolare di quello romano, sugli altri. In realtà fino al 381 il cristianesimo era molto più diffuso ad est che a ovest. Ma il potente imperatore di Costantinopoli, Teodosio (379-395), non poté evitare che la popolazione occidentale si affidasse più volentieri ai vescovi cattolici che ad imperatori d'occidente che sembravano fantocci nelle mani dei comandanti germanici. Così Teodosio stesso tese a dare importanza alla "romanità" dei vescovi della chiesa, come Ambrogio e come il papa Damaso. Tale superiorità era garantita ideologicamente dal passato glorioso di Roma e dalla convinzione che Gesù avesse dato a Pietro l'incarico di fondare la sua ekklesia. E Pietro era venuto a Roma assieme a Paolo per dare vita alla nuova comunità. In oriente si ribatteva con semplicità non bizantina, che Gesù e gli apostoli erano comunque nati e cresciuti in oriente. 

Dopo i vari concili della Chiesa, approvati dallo Stato, si sviluppavano sempre interpretazioni alternative che cercavano di rimanere nei canoni fissati, ma che si sforzavano comunque di mostrare l'infondatezza delle posizioni della chiesa occidentale. Non si poteva più vedere in Cristo un "semplice messia", un uomo toccato dalla luce divina, e allora si svilupparono una serie di punti di vista diametralmente opposti che mettevano in risalto la parte divina del "Redentore". Gesù divenne un vero e proprio Dio. Adesso era la sua umanità a contare meno. La divinità divenne preponderante. Il propiziatore di queste tesi, dette di cristologia ricca, venne considerato Origène d'Alessandria, le cui posizioni nel II secolo erano state ritenute canoniche, ma in seguito ai concili del IV secolo furono dichiarate "fuori legge". Questi pensatori, di "cristologia ricca", vedevano in Cristo una specie di divinità secondaria, generata o emanata dal Padre. La carne di gesù era un mero involucro umano dentro cui la volontà divina doveva essere preponderante. Dopo la distruzione totale della civiltà e della cultura antica, i medievali rivaluteranno l'opera di Origene, considerandolo addirittura fra i "padri della chiesa".

Ai tempi dell'arianesimo lo sviluppo delle idee di Origene aveva portato all'interpretazione neo-platonizzante di Apollinare di Laodicea, secondo cui in Cristo l'elemento divino e quello umano si uniscono “come parti di un tutto” anche se l'elemento divino conserva la preminenza. Utilizzando la terminologia neo-platonica inventata nel III secolo, si parlava di unione ipostatica, cioè di un'unione sostanziale delle due nature in una sola persona, dove però la natura umana era emanazione di quella divina. L'apollinarismo, in contrasto con l'arianesimo, aveva affermato che il vero fulcro della divinità si concentra nello Spirito Santo o Logos, che seguendo l'emanazione "naturale" discende da Dio verso Gesù. Ma anche questa interpretazione, troppo filosofica, fu condannata dalla Chiesa.

All'inizio del V secolo, Eutiche, superiore dei monaci cirilliani di Costantinopoli, portò questa dottrina alle estreme conseguenze: in Cristo c'è una sola natura, quella divina. Se Gesù era divino allo stesso modo di Dio, allora era Dio. Questa dottrina, nota come monofisismo (in greco "unica natura"), era molto diffusa in Siria, praticamente la regione d'origine del cristianesimo. Alessandria era stata sempre in maggioranza cattolica, ma anche dall'Egitto si levava la protesta contro il dominio romano. I due paesi, molto ricchi, ereditivano la storia di monarchie millenarie e se le classi di governo erano state facilmente grecizzate e poi romanizzate, buona parte della popolazione esprimeva sentimenti nazionalistici anti-imperialisti. Dato che l'esercito era fedele all'imperatore, il dissenso popolare si esprimeva nel sostegno ai vescovi locali. Così le questioni teologiche, l'unico settore culturale esistente, esprimevano anche l'opposizione degli orientali all'ingerenza sia di Roma sia di Costantinopoli. Lo stato cercava dei compromessi. Ma l'opinione dei cattolici era prevalente. Così nel terzo concilio ecumenico, a Efeso nel 431, venne dichiarata eretica anche l'opinione monofisita (insieme a quella opposta nestoriana).

Lo sviluppo e la ricerca di una religione monoteista non cattolica darà vita nel VII secolo al monotelismo ("unica volontà"). In Cristo la volontà umana sarebbe scomparsa completamente davanti a quella divina. Secondo gli storici questa avversione dei contadini e dei vescovi ai dominatori "romani" o "bizantini" faciliterà la conquista degli arabi, i quali avevano appena aderito al nuovo monoteismo di Maometto e in pochissimi decenni faranno loro buona parte del mondo orientale, dall'Africa all'India. Comunque, contro il monofisismo si espresse anche il concilio di Calcedonia nel 451 e contro il monotelismo il terzo concilio di Costantinopoli, nel 680. 

Riassumendo, le eresie cristologiche ricche accettarono dai primi tre concili che Gesù fosse Figlio di Dio, però facevano prevalere la parte divina sulla quella umana. La chiesa cattolica combattè aspramente le due tendenze cristologiche opposte, riuscendo a conciliare l'inconciliabile. Salvò umanità e divinità del Figlio e impose il dogma trinitario. 


Confronta

La chiesa incontra lo stato (260-360)  

Costantino e l'impero cristiano (312-360)

I nuovi poteri (360-406)

 


 

Definizione e caratteristiche della personalità di Gesù

 

 

Tabella riassuntiva della cronologia dei dibattiti sulla consustanzialità, ovvero il concetto secondo cui ognuna delle "persone" (in latino "aspetti") della Trinità (cioè la Divinità complessiva) è composta della stessa sostanza, o natura (divina).

 

 

Tratto dal sito: Gruppo Laico di Ricerca

 

Fonte Visione proclamata della personalità del Cristo
Gesù Non si è mai definito come "divino" o Figlio di Dio bensì, enigmaticamente, "figlio dell'uomo" o "figlio del vivente". Vedi spiegazione
Apostoli Lo considerano un essere umano, profeta e messia, senza personalità divina. Vedi spiegazione 
Paolo Lettere (anni 51-63) Mentre il Cristo celestiale assume la presenza fisica nel corpo di Gesù questi non mantiene attributi divini e li recupera solo dopo la resurrezione.
Docetismo Gesù non ha avuto natura carnale è stato sempre divino e la sua umanità apparente.
Giovanni (110) In Gesù si sono riuniti il divino e l'umano allo stesso tempo: il Gesù umano non ha mai cessato di essere consapevole della sua sostanza divina.
Marcionismo (Marcione circa 85-160) Cristo non ha avuto una nascita umana e il Dio dell'Antico Testamento non avrebbe mai potuto essere lo stesso Dio che appare nel Nuovo Testamento.
Adozionismo (II secolo) Cristo è stato figlio adottivo di Dio. A partire dal momento del suo battesimo gli è stata conferita divinità ma senza essere propriamente Dio.
Origene (circa 185-253) Solo il Padre in senso stretto è Dio: il Figlio fu generato dal Padre ed è perciò un dio secondario.
Arianesimo (Ario 256-336) Dio è unico. Il Figlio è una creatura generata dal Padre e non è veramente Dio ma solo nella misura in cui partecipa alla grazia divina. Il Figlio non è della stessa sostanza del Padre e non può essere adorato.
Concilio di Nicea (325) Il Figlio è consustanziale con il Padre.
Apollinarismo (Apollinare circa 310-390) Il Verbo divino si unisce in Gesù-Cristo con una umanità incompleta cioè usando il corpo di Gesù ma non la sua anima razionale, che viene sostituita da quella divina.
Nestorianesimo (Nestorio m. 451) Le due nature di Cristo incarnato si sono mantenute inalterate e separate durante la “congiunzione”.
Monofisismo (Eutiche cira 378-454) Cristo proviene da due diverse nature ma sussiste solo in una, quella divina, che assorbe quella umana.
Monotelismo (metà VII secolo) Cristo ha avuto due nature, divina e umana, ma una sola volontà.
Concilio Lateranense (649) e di Costantinopoli III (680) Cristo ha sempre avuto due nature e due volontà

 


Altre eresie

Un altro gruppo di eresie, chiamate escatologiche, è quello che insiste sui tempi della "fine" o "pienezza", dal greco eskaton. Verso la fine del II secolo si diffuse il montanismo, da Montano, prete con profondo entusiasmo religioso per l'attesa del Regno, e portatore di una rigida visione della vita che arrivò ad eccessi riguardanti le proibizioni sessuali e l'esaltazione del celibato per ogni uomo. Il chialismo, dal greco kilos (mille) nacque in Asia Minore intorno al III secolo (decimo dell'èra romana): se ne perdono le tracce nel V secolo per ritrovarle ovviamente nel X.

Infine vi sono le eresie penitenziali. Esponenti di queste dottrine furono quasi esclusivamente vescovi del III secolo, che si ribellarono al perdono dei lapsi, cioè di chi, costretto dalle persecuzioni di Decio del 249, aveva rifutato pubblicamente il cristianesimo. Ad esempio i novaziani, dal nome del vescovo siriaco Novazio. Anche per i seguaci di Sabazio, i sabaziani, non c'era rientro nella chiesa per chi avesse abiurato.

 


Confronta

 

La nascita della chiesa (30-144)

La diffusione del cristianesimo (145-260)

La chiesa incontra lo stato (260-360)

Classificazione delle eresie

 

 

 

Glossario

Cronologia

Atlante