Escursione del WWF a Punta Campanella |
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La partenza è
prevista da Termini, frazione di Massa Lubrense (Pullman SITA dalla
stazione di Sorrento).
Descrizione dell'escursione L'itinerario ha inizio dalla piazzetta di Termini, a destra della chiesa parrocchiale, imboccando la via Campanella; dopo circa 400 metri ci si trova al bivio con via Del Monte e si prosegue a sinistra per quest'ultima strada che, con numerosi toccanti tagliati nella roccia, raggiunge il Monte S. Costanzo. La strada asfaltata intersecata dall'antico tracciato costituito da una rampa lastricata il cui inizio è nella prima curva. Il monte è caratterizzato da due cime: su quella a sinistra sorge la bianca chiesetta di S.Costanzo, mentre la cima a destra ospita una stazione radio per il controllo del traffico aereo.
La chiesetta di Monte S. Costanzo Il
tracciato s'inerpica rapidamente fra ciuffi di ginestra, di mirto e
gli ultimi coltivi. Man mano che si sale l'orizzonte si allarga:
volgendo lo sguardo dietro, appare il cono del Vesuvio mentre a
sinistra sono visibili le alture del Deserto e di S. Maria la Neve.
Giunti nella sella tra le due cime, i pini di un rimboschimento
relativamente recente forniscono un po' d'ombra per rinfrancarsi dalla
salita. Anche se l'itinerario prosegue in direzione opposta, vale la
pena di raggiungere la chiesetta di S. Costanzo (andata e ritorno in
circa 20 minuti). Ci si arriva per una scala in pietra viva che
segue la cresta del monte. A destra ora si offre lo splendido scenario
dell'insenatura di Ieranto, sebbene svilito dalla ferita dell'ex cava
Italsider. Di fronte appaiono gli isolotti dei Galli, in antico detti Sirenuse.
Agli angoli della facciata della chiesa vi sono due colonne incassate nella muratura, mentre alcune soglie di pietra con gli alloggi per gli stipiti sono usate come pavimentazione. La chiesa è officiata solo la domenica successiva al 15 maggio, festa di S. Costanzo, quando la raggiunge una processione, proveniente da Termini, che percorre il sentiero restituendo al luogo la religiosità di riti qui celebrati in varie forme da millenni. Fermandosi ancora un attimo sullo spiazzo antistante la chiesetta e guardando verso Ieranto, si potrà identificare la torre di Montalto, forse la meglio conservata fra quelle della cinta costiera di epoca vicereale. Subito a destra della torre, sono visibili i tre pizzi di Montalto; visti da qui sebbene non nella prospettiva ideale, ricordano la sagoma di un rapace ad ali aperte, la "testa della sirena", e rammentano il mito delle sirene che la tradizione classica pone in questa zona.
La vista di Nerano Ora non resta che girare alle spalle della chiesa per ammirare un altro splendido scenario: il monte su questo versante diventa ripidissimo e offre un superbo balcone sulle case di Nerano e di Marina del Cantone che spuntano fra gli oliveti. Questo è uno dei rari luoghi dove si ha la precisa sensazione di trovarsi su una penisola, fra il mare di Salerno a destra, caratterizzato dai rilievi tormentati e rocciosi di Malacoccola, Torca e Crapolla, e il golfo di Napoli a sinistra, con i contrafforti del Faito e di Sant'Angelo a Tre Pizzi a fare da possente sfondo allo scenario. Assistere al sorgere del sole o della luna piena da qui, può essere uno spettacolo davvero indimenticabile.
Punta Campanella Ma è tempo di riprendere l'itinerario: dopo aver ripercorso la scalea e riattraversato la pineta, ci si dirige verso la cima che ospita le antenne. Sarà facile individuare la traccia bianco-rossa con la quale il Club Alpino Italiano ha segnato il sentiero che, costeggiando sulla destra la rete metallica della stazione radio, conduce alla Campanella. Da questo punto in avanti, il sentiero, sempre segnato con il bianco-rosso, diventa più impegnativo; la zona sassosa ed impervia richiede una certa attenzione. Per un breve tratto il percorso è in salita e consente di ammirare, a sinistra, lo splendido scenario della Baia di leranto. In questa zona si possono notare anche diversi blocchi di calcare con rudiste, un fossile guida del periodo cretaceo. Appena superata la cima della collina, il percorso volge in discesa e piega a sinistra, sempre seguendo la cresta. Di fronte ora si distingue la bianca mole calcarea di Capri. Due grossi cespugli di fillirea ed un gruppo di cipressi segnalano che si è giunti a Pezzalonga, zona una volta intensamente coltivata, come testimonia una fitta rete di mura a secco ora in rovina.
La flora A parte questa zona relativamente pianeggiante, il resto del percorso è caratterizzato dalla totale assenza di vegetazione arborea e ciò è dovuto alla scarsa quantità di terreno vegetale. Fra le rocce calcaree affioranti ovunque, solo qualche ciuffo di euforbia, cineraria, ginepro, rosmarino e barba di Giove piegato dal vento riesce ad elevarsi dal suolo. Da notare in primavera anche la fioritura del raro " Convolvulus Cneorum", presente ormai in poche località del sud Italia e qui endemico.
La fauna In periodo di migrazione, questo è un ottimo posto per osservare gli uccelli e non è raro avvistare finanche falchi e poiane. Ora
è possibile ammirare anche la spiaggia di Ieranto, prima nascosta.
Alla base della parete di un canalone sono visibili delle cavità e
dei ripari sotto roccia,usati una volta da pastori e contadini per
ricoverare il foraggio e forse anche dai nostri antenati preistorici
che sicuramente abitavano la grotta delle Noglie, da qui non visibile,
ma poco distante. L'itinerario prosegue in discesa in direzione della
sagoma possente della torre di Punta Campanella: prima di arrivarvi,
s'incrocerà una stradina asfaltata che conduce, prendendo a destra,
alla via Minerva proveniente da Termini sul versante opposto.
La storia Punta
Campanella o Promontorio Ateneo, come lo chiamavano gli antichi, ha
ospitato nel corso dei secoli, per questioni di culto o di controllo
dell'accesso al golfo, templi e stazioni di commercio, opere di difesa
e ville patrizie. Oggi quasi nulla rimane di di ciò, ma il sito
meriterebbe indagini meno avventurose e sporadiche di quelle
effettuate finora. Ai lati della torre costruita in età angioina,
occupando forse l'area del mitico tempio di Atena, esistono due
discese verso il mare: quella a destra è sicuramente di epoca più
recente rispetto a quella di sinistra, ormai disagevole e quasi
completamente rovinata. Quest'ultima è quanto resta di un
antichissimo manufatto che consentiva l'accesso dal mare. A metà
strada della stessa, sulla parete rocciosa, è scolpita un'epigrafe in
lingua osca che ricorda i nomi dei "meddikes" che ne
ordinarono la costruzione.
Il mito Si avvicina il momento più magico per Punta Campanella, il momento in cui si ha chiara l'impressione che qualche forma di prodigio stia per compiersi, che fra gli scogli e le grotte marine guizzi una sagoma glauca metà donna e metà pesce o uccello, che il promontorio venga doppiato da una nave snella, spinta da rematori, sulla quale navighi un uomo alla ricerca del proprio destino, non sapendo e non volendo resistere all'ansia "di divenir del mondo esperto e degli vizi umani e del valore". Capri di fronte, con il sole che le tramonta alle spalle, offre uno spettacolo di struggente bellezza che pare quasi profanazione fermare con la macchina fotografica.
Il ritorno Ma è
tempo del ritorno: è necessaria circa un'ora per risalire a Termini
percorrendo l'antica strada, ancora in parte pavimentata con il
basolato romano. Solo più su, all'altezza della torre di Fossa di
Papa, s'incontrano gli olivi con le mirabili opere di mura a secco che
trattengono la terra vicino alle piante. La
stradina passa accanto ad alcune case distrutte da una frana che causò
anche delle vittime ricordate da una bella lapide. |
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