Ottava stazione: |
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Gesù consola le donne di
Gerusalemme. |
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Non debbono più le donne un sol lamento |
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da alzare per il Cristo condannato |
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che avendolo servito in Galilea |
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rifanno ancora il seguito in Giudea. |
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Non devon pianger per il loro Cristo |
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che ha già rimesso al padre il suo volere, |
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ma serbino le lacrime a se stesse |
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e ai propri figli assai più bisognosi. |
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"Verranno i giorni in cui...",
guardando i monti |
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come a cercar un'altra protezione, |
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si dovrà dir: "Cadete su di noi".
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"Se trattano così il legno verde..."
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il buon Gesù, volgendosi su un lato, |
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per chiudere il brevissimo discorso. |
In ansia per la sorte del Signore |
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che invoca supplichevole uno sguardo, |
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le donne se ne restano intruppate |
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discoste dai vessilli dei Romani. |
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Già sciamano a quell'ora da ogni porta, |
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lasciata chiusa ormai la sinagoga, |
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le frotte dei bambini in un subbuglio |
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che mischia l'incoscienza di schiamazzi. |
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Son loro che fra canti, giorni addietro, |
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han sparso fin da Betfage gli ulivi, |
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spingendo il "giovin re" su un
asinello. |
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Come essiccargli l'onda di una gioia |
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che corre a fiotti quasi nelle case |
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e affoga già sul nascere ogni pianto? |