Quattordicesima stazione: |
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Gesù è deposto nel Sepolcro.
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Caduto il vespro di quel giorno oscuro |
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che accende già le case per la festa, |
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si affrettano e più intimi al bisogno, |
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volgendo in un sudario il Corpo Santo.
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Figuran tra i presenti Nicodemo |
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con quel Giuseppe un dì di Arimatea |
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e poi le donne in voga nei Vangeli |
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che gli van dietro "per veder la
fine". |
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Non c'è che una pietà senza rimandi
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dietro il Messia composto nella morte |
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che pur doveva vivere in eterno. |
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Non resta che deporlo in quella tomba, |
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scavata appena prima nella roccia, |
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e rotolarvi sopra una gran pietra. |
Com'è leggero l'uomo senza un fiato |
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che ne rabbocchi il fremer dei sussulti |
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e come è dolce ancora il suo bel viso |
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offerto alla pietà di chi lo ha caro. |
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Non c'è per i due ladri un familiare |
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che accolga i loro corpi già spezzati,
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unendosi al rimpianto di quegli altri |
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già in marcia con Maria verso la tomba. |
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Bisogna fare tutto con urgenza |
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e rimandare al sabato gli unguenti |
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perché si annuncia prossima la sera. |
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Non resta che un silenzio lungo il poggio
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fra i brividi dell'ombra a precipizio |
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sul primo dei tre giorni dell'attesa. |