Prima stazione:

Gesù è condannato a morte.

 

Condotto dalle guardie da Pilato

per esser sottoposto al suo giudizio,

il Cristo non oppone una ragione

che spieghi meglio un regno oltremondano. 

Non basta a quella folla subornata

la pena del flagello e delle spine,

nè il gesto del lavarsi poi le mani

per render meno urlato il Crucifige. 

È il Dio che è vita e viene dalla vita, 

il Dio che dà ad ognuno la sua vita 

a prendere dai morti la condanna.

È legge preservar l'antica legge, 

purgando la bestemmia contro il Cielo

che si è or ora alzata nel sinedrio

Non c'è una sola voce in quel processo

 

che levi la sua parte di difesa 

per demolir l'accusa pur precaria, 

portata dai due falsi testimoni.

Glielo si dica ai sommi sacerdoti, 

seduti con gli scribi e con gli anziani 

per rendere giustizia al Dio del Sinai 

che deve ancor mandare il suo Messia.

Si chiami da Cafarnao il Centurione

che ha l'aria di non essere sospetto 

e gli si chieda ancora una conferma. 

Si senta pure a Gerico Zaccheo, 

o quel Giairo, nella sinagoga, 

che vanta ogni suo credito di stima.

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