Settima stazione: |
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Gesù cade la seconda volta.
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Lasciato adesso fin dal Cireneo |
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che ha svolto per un tratto la sua parte,
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lungo il tracciato in apparenza uguale |
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il Cristo cade una seconda volta. |
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Non c'è nessun sui fianchi della strada |
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che accenni, pur non spinto, a farsi avanti
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per sollevargli il carico di pena, |
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e dirgli almen del proprio dispiacere. |
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Il sangue sparso a gocce là nell'orto |
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e i colpi di flagello il giorno dopo |
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han tolto al suo lottare ogni baldanza. |
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Ma più delle ferite sul suo corpo |
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è l'ansia per i danni del peccato |
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che provoca di nuovo il suo cadere. |
Si son nascosti, o son rimasti indietro |
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per il timor di far la stessa fine, |
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gli amici più diletti di quegli anni |
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che abbassano d' un colpo il loro ascolto.
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Han tutti di che farsi perdonare, |
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partendo dall'infame diserzione |
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che gli ha precluso di esser nel Pretorio
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per fare almeno l'atto di presenza. |
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Non si fan vivi neanche i tre del Tabor |
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che pur per cenni san degli sviluppi |
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sentiti poco prima in confidenza. |
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Bisognerebbe uscire allo scoperto |
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e correr senza indugi dal buon Rabbi |
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che cerca invano chi gli mostri affetto |