BATTAGLIA NAVALE DELLE MIDWAY

- NAVAL BATTLE OF MIDWAY -

(U.S. NAVY 4 - JAPANESE IMPERIAL NAVY 1)

La battaglia delle Midway (in inglese The Battle of Midway; in giapponese ミッドウェー海戦) fu combattuta tra il 4 e il 6 giugno 1942, durante la seconda guerra mondiale: la Marina degli Stati Uniti respinse l'attacco della Marina Imperiale Giapponese nei pressi delle isole Midway, affondando quattro grandi portaerei di squadra nemiche e segnando in tal modo un punto di svolta nella guerra del Pacifico con l'arresto dell'avanzata nipponica. Con la successiva campagna di Guadalcanal sarebbe iniziata la controffensiva alleata e la lenta ritirata del Sol Levante. Combattuta solo un mese dopo la battaglia del Mar dei Coralli, Midway fu la seconda battaglia navale della storia combattuta quasi completamente dalle forze aeree imbarcate sulle portaerei, senza contatto visivo tra le flotte contrapposte e senza scontri a fuoco tra navi di linea. Le gravi perdite giapponesi di preziose portaerei e di piloti addestrati bloccarono ogni ulteriore loro avanzata e permisero alle forze americane di passare alla controffensiva, grazie all'arrivo di nuove navi e dei nuovi aerei prodotti dal loro potente apparato produttivo e industriale. 

AKAGI CV6 ENTERPRISE
KAGA CV5 YORKTOWN
HIRYU CV 8 HORNET
SORYU  
 

La Battaglia di Midway fu indubbiamente lo scontro navale più importante e decisivo della Seconda Guerra Mondiale e forse dell’intera storia navale. Non fu lo scontro navale con più mezzi impegnati, Jutland  Leyte e soprattutto Barfleur - La Hogue la superarono abbondantemente. Allo stesso modo non fu lo scontro navale che vide di fronte il maggior numero di portaerei (qui se ne scontrarono nove, mentre alle Marianne furono una ventina). L’importanza della Battaglia di Midway non sta quindi nei numeri meramente statistici delle navi e degli aerei che vi parteciparono, ma risiede nella svolta tattica e strategica che da essa ne derivò. Prima di questo scontro navale la Marina Imperiale giapponese era considerata praticamente imbattibile e si avviava verso un’espansione di conquiste nel Pacifico che appariva quasi inarrestabile, malgrado lo scacco strategico subito durante la Battaglia del Mar dei Coralli (questa battaglia navale fu vinta tatticamente dai giapponesi ma persa strategicamente visto che non riuscirono a sbarcare, come previsto, a Port Hartur in Nuova Guinea, indispensabile punto di partenza per il preventivato piano di conquista dell’Australia). Allo stesso tempo la U.S. Navy appariva, dopo la batosta di Pearl Harbur e gli affondamenti della Langley e della Lexington, fortemente provata e quindi sull’orlo del precipizio. Dopo questo scontro navale la Marina Imperiale Giapponese si trovò improvvisamente privata della sua arma offensiva più potente, cioè la squadra di portaerei di attacco di Nagumo e quindi si limitò a cercare di controbattere le successive offensive americane, senza più poter prendere l’iniziativa. Al contrario, dopo lo scontro navale di Midway, la U.S. Navy prese coscienza della propria grande forza, capì che i giapponesi erano tutt’altro che invincibili e cominciò a prendere quell’iniziativa che la portò nel giro di tre anni ad arrivare a Tokyo. Come ricordò lo storico britannico John Keegan "la battaglia di Midway, pur rappresentando una sconfitta di proporzioni catastrofiche, non fece perdere un metro di territorio al Giappone e non modificò minimamente i confini del suo Impero".

La perdita del nocciolo della Kido Butai era grave ma non decisiva nell'immediato in quanto Yamamoto poteva contare ancora sulle potenti Shokaku e Zuikaku e sulle recentissime Hiyo e Junyo, oltre che su sei portaerei leggere. Gli americani invece, perdendo la Yorktown, avevano a disposizione solo tre portaerei, Di queste la successiva campagna di Guadalcanal fu letale per la Wasp e per la Hornet, per cui per mesi a sorreggere la Pacific Fleet rimase la sola e gloriosa Enterprise (Shinano).

Infine, come correttamente ricorda Giuliano da Frè il disastro della battaglia di Midway stava invece in quei 3057 morti della flotta nipponica, tra questi vi erano infatti ben 110 piloti, il 25 % di quelli imbarcati sulla Kido Butai, che rappresentavano l'elite della marina giapponese, senza contare quelli feriti così gravemente che non avrebbero più volato come Fuchida. Inoltre si tende a trascurare il fatto importantissimo che 2.000 caduti andavano registrati tra il personale delle portaerei, compreso il 40% dei tecnici di volo, espertissimi e formatisi (oltre che affiatati con i piloti. legati agli specialisti con quello spirito di squadra che caratterizza la società giapponese) in anni di operazioni belliche ed esercitazioni e che, al pari dei piloti, non potevano essere sostituiti in tempi brevi.


MIDWAY VISTA DAGLI OCCIDENTALI / NAVAL BATTLE OF MIDWAY SEEN BY AMERICANS


MIDWAY VISTA DAI GIAPPONESI / NAVAL BATTLE OF MIDWAY SEEN BY JAPANESE


MIDWAY: CARTINA DELLA BATTAGLIA / MAP OF THE BATTLE

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MIDWAY: LE FORZE IMPEGNATE NELLA BATTAGLIA / THE FORCES

FORZE IMPEGNATE
Navi U.S. Navy Marina Imperiale
portaerei pesanti 3 6
portaerei leggere 0 2
corazzate 0 11
incrociatori 8 18
cacciatorpediniere 17 58
sommergibili 19 19
sommergibili tascabili 10 12
petroliere 2 11
navi trasporto 0 5
dragamine 0 7
aerei imbarcati 233 410
aerei con base a terra 121 0
navi affondate 2 5
aerei distrutti 147 248
morti 307 3.500
comandanti Frank Fletcher Isoroku Yamamoto

BATTAGLIA DI MIDWAY: GIUDIZIO FINALE DELLO SHINANO / FINAL SENTENCE OF THE SHINANO

Affermare che il Giappone perse la guerra con la Battaglia di Midway può forse sembrare troppo esagerato, ma sicuramente con questa epica battaglia navale abbandonò per sempre ogni speranza di vincerla. In questa battaglia il Giappone non perse solo le sue portaerei più gloriose (Akagi e Kaga in testa), creando un vuoto difficilmente colmabile dall’industria bellica, ma soprattutto perse per sempre 110 dei suoi migliori piloti! Questi piloti avevano raggiunto nel primo anno di guerra un’efficienza del 90 % dei colpi (bombe e siluri) messi a segno e quindi una precisione impressionante. Se si aggiunge il fatto che l’addestramento per un pilota della marina doveva essere almeno di tre o quattro anni, si capisce come mai il Giappone, dopo Midway, non sia riuscito più a forgiare in tempo un numero sufficientemente alto di piloti esperti.

L’industria bellica riuscì infatti a ricostruire gli aerei e le navi ma non fu in grado di forgiare in tempi ristretti nuovi ed esperti piloti. Mandando sugli aerei i “pivellini” voleva per forza dire di aspettarsi grandissime perdite di aerei (pensiamo ad esempio al “tiro al piccione delle Marianne”) e scarsa precisione negli attacchi, quindi perdere la guerra!

PERCHE’ LA BATTAGLIA DI MIDWAY FU VINTA DAGLI AMERICANI

La Battaglia di Midway fu vinta dagli americani non certo per l’incompetenza palese di Nagumo o di Yamamoto, unita alla scarsa resistenza alle bombe delle portaerei giapponesi, come abbiamo visto nel brano che racconta la cronaca della battaglia.

I motivi furono a nostro giudizio ben altri:

  1. gli americani conoscevano con precisione il codice segreto giapponese e quindi sapevano esattamente dove quando avrebbero colpito. Senza la segretezza ed il fattore sorpresa qualunque piano, anche il più approfondito, parte enormemente svantaggiato. Infatti gli americani prepararono con cura “il comitato di accoglienza ai giapponesi” e sfruttarono sapientemente questo vantaggio iniziale.
  1. gli americani avevano il radar ed i giapponesi no. Questo è nostro giudizio un vantaggio tattico e pratico enorme. Innanzitutto la mancanza del radar obbligò le portaerei giapponesi a navigare in formazione strettissima (per poter così evitare di rompere il silenzio radio), con la conseguenza che se un ricognitore americano ne scopriva una ne scopriva automaticamente anche le altre tre. Poi il radar permise alle portaerei americane di far decollare tutti gli aerei sul ponte di volo (vedi l’attacco alla Yorktown) prima che arrivassero i bombardieri ed aerosiluranti giapponesi, evitando esplosioni disastrose. Le portaerei giapponesi, invece, furono tutte sorprese con il ponte di volo pieno di aerei in partenza e carico di bombe e siluri, una miscela altamente esplosiva e dannosa (pensate alla fine della portaerei Kaga).
  1. gli americani dosarono sapientemente le proprie forze ed i giapponesi no. Pur avendo un numero di navi enormemente inferiore gli americani le dosarono in due potenti Task Force che erano in grado di difendersi a vicenda. I giapponesi invece dispersero in maniera cervellotica il loro enorme potenziale bellico, lasciando le portaerei di Nagumo praticamente senza difesa. Perché la poderosa squadra di Yamamoto non navigò a stretta distanza dalle quattro portaerei, pronta a difenderle, ma se ne rimase a grandissima distanza, senza partecipare alla Battaglia di Midway?
  1. gli americani individuarono subito i giapponesi, mentre quest’ultimi riuscirono a scoprire e con ritardo solo una delle tre portaerei americane (la Yorktown). La chiave della vittoria americana sta tutta nell’essere riuscita ad individuare il nemico con precisione ben prima di essere scoperti. In questo i giapponesi ebbero una sfortuna incredibile e tragica! L’unico ricognitore che partì in ritardo (a causa di problemi meccanici) era proprio quello che si sarebbe trovato in rotta di intercettazione con la Yorktown!
  1. la battaglia fu persa per cinque fatidici minuti! Se fossero trascorsi altri cinque minuti l’intera ondata di assalto giapponese sarebbe decollata dalle quattro portaerei e avrebbe potuto facilmente intercettare e abbattere i bombardieri della Hornet e della Enterprise, invece fu sorpresa mentre decollava e fu facilmente abbattuta quando era ancora sul ponte di volo.
  1. la presunzione gioca brutti scherzi. Per presunzione i serventi delle portaerei ammucchiarono sui ponti di volo i siluri e le bombe, senza trasportarli negli appositi depositi corazzati nei ponti inferiori. Questo fece diventare le portaerei delle bombe ad orologeria galleggianti che infatti puntualmente esplosero al primo attacco!
  1. gli americani non avevano Halsey ed i giapponesi avevano invece Nagumo. Visto quello che Halsey fece a Leyte (comportamento da corte marziale che quasi non costò una rovinosa carneficina agli americani), l’orticaria che impedì all’Ammiraglio americano di comandare la Task Force a Midway, fu alquanto provvidenziale e salvatrice. Al contrario era purtroppo “sano come un pesce” il prudente e tradizionalista Ammiraglio Nagumo, il quale nutriva ben poca fiducia sul potere della forza aerea rispetto alle tradizionali corazzate. La critica più grande che si può fare a Nagumo è quella di essere stato troppo indeciso sul da farsi e di aver ascoltato fin troppo i consigli dei propri aiutanti (Genda in testa) che gli proponevano ora di usare i siluri e pochi attimi dopo di usare le bombe, da imbarcare sugli aerei. Non riuscì quindi ad avere una condotta tattica lineare e precisa, cercando invece di rimediare continuamente agli errori tattici e di valutazione che commise in rapida e drammatica successione.

E SE AVESSERO VINTO I GIAPPONESI?

Se avessero vinto i giapponesi, ipotesi molto probabile prima dello scontro, lo scenario bellico nel Pacifico avrebbe sicuramente preso una direzione ben diversa da quella che invece seguì nella realtà. Se i giapponesi fossero riusciti ad affondare la Enterprise, la Hornet e la Yorktown, riducendo al minimo le proprie perdite, gli Stati Uniti avrebbero avuto una sola portaerei ancora operativa nel Pacifico, cioè la vecchia Saratoga e due utilizzabili, ancora nell’Atlantico, la Ranger e la Wasp. Queste tre portaerei si sarebbero trovate di fronte, oltre alle quattro di Nagumo, anche le appena riparate Zuikaku e Shokaku, oltre che ad altre cinque portaerei leggere. Oltretutto gli americani non sarebbero stati in grado di fornire per almeno altri otto mesi le nuove portaerei di classe Essex. Questa grandissima disparità di forze navali avrebbe impedito qualsiasi iniziativa agli americani e garantito ai giapponesi il controllo assoluto sul Pacifico. Se aggiungiamo il fatto che prima della Battaglia di Midway la Gran Bretagna aveva già iniziato trattative segrete coi giapponesi per sganciarsi dal conflitto, si può facilmente pensare che gli USA si sarebbero trovati da soli e altro non avrebbero potuto fare se non giungere ad una pace non disonorevole lasciando libertà di azione all’Impero del Sol Levante. Queste sono naturalmente solo ipotesi da “fantastoria”o da ucronia, però alquanto plausibili se gli eventi si fossero sviluppati in maniera diversa.


CHI FU IL VERO COLPEVOLE DEL DISASTRO DELLA KIDO BUTAI A MIDWAY?

Contrariamente all'opinione comune penso che il vero colpevole della disfatta della flotta giapponese a Midway non fu il tanto accusato e bistrattato Nagumo ma l'adorato ed osannato Ammiraglio Yamamoto. Il più grande errore fu concepire l'attacco all'isola di Midway. La battaglia di Midway fu infatti un errore strategico ed un errore tattico. Fu un errore strategico perchè l'invasione delle isole Midway non aveva alcun senso dal punto di vista della strategia di guerra. Se anche le isole fossero state conquistate sarebbe stato assai oneroso e quasi impossibile, dato l'enorme distanza dal Giappone, mantenere costanti rifornimenti ed impedire una probabile contro invasione da parte degli americani. Fu un errore tattico perchè se il fine ultimo della battaglia non era la conquista di due isolotti sperduti nel Pacifico ma la distruzione della flotta americana non aveva alcun senso lasciare completamente isolata dal resto della flotta e quindi indifesa la Prima Flotta Mobile (Kido Butai). Quando questa fu attaccata non ci alcuna nave che riuscì a correre in soccorso ed a difenderla adeguatamente, il gruppo di corazzate di Yamamoto rimase infatti completamente inattivo e non diede alcun contributo pratico alla battaglia. Come il povero Nagumo ben sapeva la Kido Butai, formidabile arma offensiva, era relativamente fragile se attaccata e quindi avrebbe dovuto essere adeguatamente difesa dal resto della flotta. Questo non avvenne e l'orgoglio della Marina Imperiale andò a fondo nel giro di dieci ore. Si aggiunga il fatto che la battaglia, malgrado i numerosi errori tattici giapponesi fu persa per soli cinque minuti. Nel dopo guerra gli americani fecero numerose simulazioni tattiche dello scontro e in nessuna di esse riuscirono a far ottenere alla U.S. Navy un successo paragonabile a quello che avvenne in realtà. Il caso e la fortuna giocarono a favore degli americani ma furono aiutati dagli errori strategici e tacci di Yamamoto.


PERCHE’ IL GIAPPONE PERSE LA GUERRA A MIDWAY

Affermare che il Giappone perse la guerra con la Battaglia di Midway può forse sembrare troppo esagerato, ma sicuramente con questa epica battaglia navale abbandonò per sempre ogni speranza di vincerla. In questa battaglia il Giappone non perse solo le sue portaerei più gloriose (Akagi e Kaga in testa), creando un vuoto difficilmente colmabile dall’industria bellica, ma soprattutto perse per sempre 300 dei suoi migliori piloti! Questi piloti avevano raggiunto nel primo anno di guerra un’efficienza del 90 % dei colpi (bombe e siluri) messi a segno e quindi una precisione impressionante. Se si aggiunge il fatto che l’addestramento per un pilota della marina doveva essere almeno di tre o quattro anni, si capisce come mai il Giappone, dopo Midway, non sia riuscito più a forgiare in tempo un numero sufficientemente alto di piloti esperti. L’industria bellica riuscì infatti a ricostruire gli aerei e le navi ma non fu in grado di forgiare in tempi ristretti nuovi ed esperti piloti. Mandando sugli aerei i “pivellini” voleva per forza dire di aspettarsi grandissime perdite di aerei (pensiamo ad esempio al “tiro al piccione delle Marianne”) e scarsa precisione negli attacchi, quindi perdere la guerra!


IL MOMENTO TOPICO DELLA BATTAGLIA

Erano ormai le 9 e finalmente, con l'acqua alla gola, Nagumo decise di attaccare, con un messaggio dal solito stile enfatico che diceva: " Distruggeremo il nemico fino all'ultima nave e all'ultimo uomo". 

Poi inviò un dispaccio a Yamamoto dicendo che era stata avvistata alle 5.30 una squadra nemica composta di una portaerei, cinque incrociatori e cinque cacciatorpediniere, e che egli si disponeva ad attaccarla.

 Come sappiamo, invece, l'avvistamento era in realtà avvenuto  ed era dubbio e confuso. 

Alle 9.20 precise sulle portaerei di Nagumo apparvero i primi aerei partiti dalle portaerei di Spruance: gli aerosiluranti della Hornet, agli ordini del comandante John C. Waldron (un discendente dei capi pellirosse del Dakota, famoso per sue pittoresche uniformi, per il suo colorito linguaggio e per il suo impetuoso coraggio); gli aerosiluranti dell'Enterprise, al comando di Eugene E. Lindsey; i caccia dell'Enterprise del tenente Gray, e i bombardieri del comandante Clarence W. Mc Clusky. 

Come si è detto, erano decollati alle 7, ma le operazioni di lancio si erano prolungate fin quasi alle 9 e non tutti poterono trovare Nagumo, che nel frattempo aveva virato verso nord. Stanhope C. Ring, per esempio, dovette tornare coi suoi bombardieri sulla Hornet, e in un primo tempo anche M c Clusky rischiò di non giungere sull'obiettivo. 

Ma Waldron, Lindsey e Gray vi arrivarono puntualmente. Waldron attaccò per primo con temeraria decisione: mori egli stesso, colpito dai caccia giapponesi, e caddero tutti i piloti della sua squadriglia senza riuscire a colpire le portaerei. Dopo Waldron (che per questa azione ebbe, alla memoria, la medaglia del Congresso, la più alta onorificenza americana: fu la volta degli aerosiluranti di Lindsey: anche Lindsey non tornò più indietro e i suoi aerei vennero quasi tutti distrutti. 

Erano le dieci, e 25 su 29 aerosiluranti americani non esistevano più, mentre le quattro portaerei giapponesi erano ancora intatte, sebbene tutte scompigliate. 

Nel frattempo, alle 8.30, l'ammiraglio Fletcher aveva fatto partire dalla Yorktown 12 aerosiluranti del capitano Massey, 17 bombardieri del tenente Max Leslie e 6 caccia del tenente Jimmy Thach: 35 aerei in tutto. Pochi minuti dopo le lo, non appena terminata la strage dei velivoli del la Hornet e dell'Enterprise, una nuova ondata si gettò sulle scompaginate navi di Nagumo. 

Adesso i caccia giapponesi erano quasi a secco di carburante e senza munizioni, ma difendevano ancora accanitamente le preziose portaerei 

Anche Massey, che attaccò per primo, perse la vita, e suoi aerei vennero decimati; ma ormai si avvicinava l; svolta decisiva. Il sacrificio di 35 aerosiluranti americani aveva sgombrato il campo all'azione dei bombardieri in picchiata, che stavano arrivando come falchi, guidati d: Leslie e da M c Clusky, il quale aveva finalmente trovato la strada giusta. 

Alle 10.24 Leslie era sulle portaerei e si lanciò sulla più grossa, la Kaga, da 27.000 tonnellate. 

Dietro, di lui, da 700 metri, il secondo dei suoi bombardieri colpì in pieno la Kaga con una bomba da 500 chili, che fece un strage: mori il comandante della nave, Okada, morirono sul colpo 248 uomini, il ponte di volo si squarciò e, Subito dopo, altre tre bombe fracassarono la grande portaerei, incendiandola, mutilandola, bruciando vivi molti piloti e gran parte dell'equipaggio.

Gli Americani non avevano mai visto una cosa simile: l'immensa nave era un rogo so- lo, mentre i depositi di bombe saltavano in aria e più nulla di vivente rimaneva sulla portaerei in agonia. 

Quasi contemporaneamente Mc Clusky attaccava I'Akagi, ammiraglia di Nagumo, e la Soryu. 

In 26 secondi I'Akagi venne letteralmente sbriciolata e il comandante Aoki corse da Nagumo gridandogli che bisognava abbandonare subito la nave. 

Nagumo ebbe un attacco isterico, dovette essere afferrato con la forza, legato e trascinato via, mentre le fiamme salivano da tutte le parti. A gran fatica l'ammiraglio trasbordò sull'incrociatore Nagara e di lì vide l'Akagi, scossa da una serie di boati, andare alla deriva.  La sorte della Soryu non fu migliore: parte dell'equipaggio, investito dal fuoco, si gettò in acqua dove perì in gran numero; il comandante, invece, rimase carbonizzato.  Per tutto il giorno e parte della notte le tre navi andarono alla deriva come pire immani: alle 19.13 affondò la Soryu, trascinando con se altri 700 uomini intrappolati a bordo; alle 19.25 la Kaga saltò in aria e scomparve; l'Akagi resistette di più e affondò con 1.000 uomini alle 3.25 del 5 giugno.  La battaglia delle Midway era stata risolta da Leslie e Mc Clusky in due minuti esatti, dalle 10.24 alle 10.26 del mattino: soltanto la Hiryu per il momento era loro sfuggita, e su di essa era il valoroso contrammiraglio Yamaguchi..... 


L'incrociatore giapponese Mogami

LE RAGIONI DELLA SCONFITTA

 Tratto dal libro:
MIDWAY: The Battle That Doomed Japan di Mitsuo Fuchida Masatake Okumiya.
pubblicato da U.S. Naval Institute. Annapolis. Maryland. U.S.A.

Ecco, dunque, come fu concepita, messa in atto e perduta la battaglia di Midway. Ora vorremmo analizzare le cause di questa sconfitta e tornare su certi punti.  Midway fu una « vittoria del servizio informazioni », ha scritto Samuel E. Morison, il famoso storico americano della guerra navale.

Condividiamo in pieno la sua opinione: senza dubbio, la scoperta del piano giapponese molto prima che venisse messo in esecuzione, fu la causa principale della nostra sconfitta. Il successo dei servizi segreti americani implica una colpa da parte nostra: avremmo dovuto proteggere meglio il segreto dei nostri piani. Inoltre, al successo americano corrisponde una insufficienza dei nostri servizi d'informazione.
All'inizio delle ostilità, i Giapponesi erano in ritardo anche tecnicamente, rispetto agli Americani, e non riuscirono mai a mettersi alla pari. 

Per esempio, non possedevano il radar.  Due giorni prima di salpare per Midway, venne installato il radar su due corazzate, che furono cosi le prime navi nipponiche a esserne munite. Le autorità navali reclamavano i radar da mesi, per le portaerei, ma la nostra industria elettronica era cosi poco sviluppata, che quei due primi radar erano solo modelli sperimentali.

Dall'inizio dell'incidente della Manciuria fino ai primi di dicembre del 1941, il Giappone aveva riportato solo facili vittorie su un nemico poco agguerrito. 

Fu dunque con apprensione che s'imbarcò nell'impresa della guerra del Pacifico. Le grandi vittorie dei primi mesi sbalordirono lo stesso Giappone ne più ne meno che gli altri Paesi. A poco a poco, i timori dei Nipponici si dissiparono. 

La popolazione civile e i militari cominciarono addirittura a nutrire una sorta di disprezzo per i nemici e manifestavano un'arroganza, che al momento di Midway condizionava ancora il pensiero egli atti degli ufficiali e dei soldati delle grandi unità combattenti. 

Questo eccesso di sicurezza è stato giustamente definito « malattia della. vittoria ».
Era andato tutto cosi bene, fino a quel momento, che i nostri strateghi navali concepirono l'attacco contro Midway tenendo conto più del loro intuito che dei mezzi e della tattica del nemico. 

Eravamo alla ricerca di una battaglia tra flotte, e il modo più sicuro per ottenerla consisteva nell'attaccare la posizione nemica più vitale. Se gli Americani si fossero rifiutati di uscire per difendere Midway, tanto meglio avremmo occupato l'isola e creato un posto avanzato, cosi come avevamo fatto con le basi delle Aleutine. Nello stesso tempo, avremmo ampliato il nostro perimetro difensivo, mettendoci in condizione di agire lungo la catena delle Hawaii: ogni avanzata sarebbe servita da trampolino di lancio per la seguente. Il nemico sarebbe pur stato costretto ad accettare la battaglia. 

Davamo per scontato il fatto che non potesse agire altrimenti, e questa cecità non era di stretta pertinenza della flotta. Durante una conferenza preliminare, uno dei rappresentanti dello Stato maggiore dichiarò:  « L 'unica cosa che potrebbe crearci dei fastidi, nel corso di questa operazione, è che il nemico non osi affrontare la nostra flotta e si rifiuti di uscire dalle basi. » .
I giovani ufficiali e i marinai erano afflitti quanto i loro capi da questa « malattia della vittoria ».

Il 3 giugno, la maggior parte delle nostre perdite fu causata non dallo scoppio delle bombe, ma dalle ustioni.  Ustioni che avrebbero potuto essere evitate, almeno in parte, se gli uomini fossero stati convenientemente vestiti. 

I nostri marinai portavano camicie dalle maniche corte e calzoncini.  E perché no? Fa caldo, ai tropici, e, quando non si ha niente da temere da parte del nemico, perché indossare le pesanti e ingombranti tute antincendio? 

La sostituzione delle bombe con i siluri fu messa in atto partendo dallo stesso concetto: perché mettere le bombe al riparo, nei luoghi più protetti ?  Perché non ammassarle semplicemente sul lato sinistro del ponte? Tanto, il nemico non avrebbe mai colpito le nostre navi.
Durante le esercitazioni teoriche che precedettero l'operazione, quest'arroganza arrivò a rasentare la stupidità. Secondo il calcolo delle probabilità, erano necessari nove colpi a segno, per affondare due portaerei. Questo calcolo fu ridotto arbitrariamente a tre colpi a segno per affondare una portaerei. E, in seguito, fu ridotto ancor più. Lo stesso si fece per quanto riguardava le perdite degli aerei.
In ultima analisi, le profonde ragioni non solo della sconfitta di Midway, ma del fatto di aver perso la guerra, vanno ricercate nel carattere nazionale giapponese. Un carattere impulsivo, che spesso rende le azioni del nostro popolo imprevedibili e contraddittorie. 

La tradizione del provincialismo causa ristrettezza di vedute e dogmatismo, rifiuto di abbandonare i pregiudizi, lentezza nell'adottare i mutamenti più necessari che le nuove concezioni di vita impongono. 

Indecisi, esitanti, noi Giapponesi soccombiamo facilmente alla vanità. Adattabili, ma sprovvisti d'audacia e d'iniziativa, siamo inclini a fidarci molto degli altri e siamo troppo pronti a inchinarci davanti ai superiori. 

La nostra irrazionalità ci porta spesso a confondere il sogno con la realtà. Solo quando un atto precipitoso ci conduce alla sconfitta, cominciamo a ragionare logicamente, in genere per trovare attenuanti al nostro comportamento.
Per farla breve, come Nazione manchiamo di maturità e non sappiamo mai quando e come dobbiamo sacrificarci per raggiungere lo scopo.
Queste le debolezze del carattere nazionale giapponese, che si rifletterono sulla sconfitta di Midway, rendendo inutili gli eroismi e l'abnegazione degli uomini che là combatterono.


NAVI IMPEGNATE

AKAGI

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale la portaerei Akagi era (insieme alla Kaga) quando di più potente e formidabile il Giappone potesse mettere in campo. Con ben 92 aerei pronti per l'uso costituiva una forza d'urto nettamente superiore alle classi Enterprise e Lexington americane. Si aggiunga il fatto che allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, grazie all'esperienza di cinque anni di combattimenti in Cina, il gruppo aereo dell'Akagi era il migliore del mondo, come dimostrò brillantemente durante l'attacco di Pearl Harbor e nelle altre azioni in cui fu impegnato. L'ammiraglio Yamamoto aveva coniato per lei il motto "Akagi l'inaffondabile" ed i giapponesi credevano veramente che ciò fosse vero. In realtà al primo vero bombardamento subito (battaglia di Midway) bastarono due bombe sganciate dai Dauntless per farla incendiare e affondare. Cerchiamo di capire ora perchè ciò avvenne. Certamente l'effetto letale delle bombe fu favorito dalla corazzatura nulla del ponte (l'unica corazzatura di cui l'Akagi disponeva era una corazzatura di murata risalente alla sua origine di corazzata, ricordiamo che la prima portaerei giapponese ad avere un ponte di volo corazzato fu la Taiho, nel 1944) che esplose e si sollevò come fosse fatto di cartapesta. Se l'Akagi fosse stata attaccata dai siluri, come avvenne per le rimanenti battaglie navali della Seconda Guerra Mondiale, avendo una poderosa corazzatura di murata, sarebbe probabilmente stata in grado di resistere ad almeno una decina di siluri senza affondare, come fece ad esempio la Musashi nel Mar di Sibuyan durante la battaglia navale di Leyte. Ebbe quindi la sfortuna di subire l'unico attacco navale con bombe, anziché con siluri, della guerra del Pacifico. Però non si può addebitare solo a questo la prematura ed ingloriosa scomparsa della nave.


CV6 ENTERPRISE

La gloriosa storia di questa unità non meriterebbe ulteriori commenti. La portaerei Enterprise (CV6), denominata "Big E" è e rimarrà senza dubbio la più grande e gloriosa portaerei della storia! Per rendere un'idea della sua vita bellica basta il dato dei successi che fu esposto durante la visita a New York nell'ottobre del 1945, quindi a guerra finita: 20 battaglie, 911 aerei distrutti, 71 navi affondate

Costituì con le due gemelle Hornet e Yorktown il nucleo centrale del Pacifico allo scoppio delle ostilità coi giapponesi. Si dimostrò alla prova del fuoco una portaerei solida, difficilmente affondabile,duttile e potente, al contrario delle ben più grosse Akagi e Kaga giapponesi che furono miseramente affondate alle Midway.  Dal punto di vista storico può essere paragonata alle gemelle terribili giapponesi Zuikaku e Shokaku, con la differenza che riuscì ad uscire indenne da tante battaglie dolorose ed eroiche, basti pensare alle tre bombe incassate a Santa Cruz....., per entrare nell'Olimpo delle grandi navi della storia, paragonabile solo alla Victory di Nelson e forse superiore, per fama, alla leggendaria Bismarck.  Come ben si vede la sua storia sconfina nella leggenda!  Non dimentichiamoci, però, che al contrario di una corazzata, una portaerei non dipendeva solo dal proprio equipaggio e dalla sua contraerea, ma per sopravvivere doveva fare affidamento soprattutto sulla propria squadriglia aerea (caccia e bombardieri) che ospitava. L'Enterprise seppe, tramite i propri comandanti, forgiare i migliori gruppi aerei della Seconda Guerra Mondiale ed utilizzarli al meglio in maniera letale e terribile, diventando l'incubo degli ammiragli giapponesi. Dalla fine della Battaglia di Santa Cruz  all'avvento della classe Essex resse quasi da sola lo sforzo bellico americano, rimanendo l'ultimo bastione difensivo.  Dopo l'avvento delle nuove grandi portaerei della classe Essex continuò a forgiare, tramite l'aiuto dei propri veterani, i migliori piloti della U.S. Navy e combattè come portaerei notturna fino alla battaglia di Okinawa ed allo schianto del kamikaze Tomi Zai con onore e ferocia. Leggendaria. (Shinano).


KAGA

La portaerei Kaga costituiva all'inizio della seconda guerra mondiale, assieme all'Akagi, la massima arma bellica navale che il Giappone e il mondo potevano avere. Per stazza era paragonabile alla classe Lexington americana, mentre per numero di aerei, 91 contro gli 80 delle Lexington, aveva una potenza offensiva mai vista prima. Il suo gruppo aereo era secondo al mondo, per perizia, precisione e capacità offensiva, soltanto a quello della portaerei Akagi, con la quale costituiva la prima divisione di portaerei della Kido Butai. Questa grandissima capacità di offendere fu ben sfruttata nell'attacco di Pearl Harbour. La portaerei Kaga aveva inoltre una grandissima autonomia e questo gli permise, al pari delle nuovissime portaerei gemelle Zuikaku e Shokau di andare e tornare dalle Hawaii senza fare rifornimento. L'Akagi, la Soryu e la Hiryu furono invece costrette a fare un difficoltoso rifornimento in mare.


CV5 YORKTOWN

La Yoktown può considerarsi una tra le portaerei più famose e gloriose della marina americana.  Nata come portaerei di seconda generazione, dopo la Langley e la classe Saratoga, fu tra le prime portaerei americane ad essere costruita come tale. Veloce, potente, in grado di ospitare ben 100 aerei, rappresentò il prototipo sulla quale si basò la successiva classe Essex. Notevole era l'autonomia, con una velocità di 15 nodi poteva infatti raggiungere i 22.5000 Km. Affrontò lo scontro coi giapponesi quando il numero delle forze in campo era ancora in favore dei nipponici e quindi in situazione di inferiorità numerica e di esperienza bellica.  Si dimostrò una portaerei quasi inaffondabile. Dopo essere stata gravemente danneggiata al Mar dei Coralli, in quella che fu la prima battaglia tra portaerei della storia ed "essere stata riattaccata col filo di ferro" (come disse Spruance) combatté magnificamente alle Midway.  Riuscì non si sa come a rimanere a galla dopo i disperati e suicidi attacchi degli areosiluranti della Hiryu, per poi essere finita definitivamente da un sommergibile giapponese, quando ormai si pensava di poterla salvare.. Magnifica. (Shinano)


HIRYU

La Hiryu, assieme alla Soryu, può considerarsi la prima portaerei "moderna" costruita dal Giappone.Dotata di una eccellente velocità e di una buona capacità offensiva si inserisce nella stessa classe di tonnellaggio delle americane della classe "Enterprise" (Enterprise, Hornet e Yorktown.

Insieme all'Akagi fu l'unica portaerei al mondo ad avere l'isola sul lato sinistro e questa la rende unica ed eccezionale. Il fatto che dopo questi esperimenti il Giappone smise di progettare portaerei appaiate (Akagi - Kaga e Hiryu - Soryu) è indice che l'esperimento non funzionò egregiamente e non diede i risultati positivi sperati. L'unico grave difetto riscontrabile consistette nella scarsa corazzatura presente e nella poca autonomia operativa. Proprio la scarsa corazzatura la fece facilmente affondare durante la battaglia delle Midway (non bisogna però dimenticare che fu attaccata quando aveva il ponte pieno di bombardieri pronti a partire). Durante la battaglia delle Midway la Hiryu fu l'unica che riuscì a sferrare un attacco alle portaerei americane, ricordiamo che non fu colpita dai bombardieri americani assieme alla Kaga, alla Akagi e alla Soryu perchè navigava più distante dal resto della squadra di Nagumo. Questo attacco si concentrò contro la Yorktown e portò in breve alla distruzione della gloriosa portaerei americana che dovette essere abbandonata dal suo equipaggio a causa degli incendi incontrollabili. Quando i pochi aerei (12 dei 63 in dotazione) rientrati stavano per ripartire per un disperato attacco alla Enterprise la Hiryu fu scoperta dai bombardieri della Yorktown e della Enterprise e centrata da una miriade di bombe. A quel punto il valoroso contrammiraglio Yamaguchi visto che la sorte della sua nave era segnata si fece legare al ponte e cantando l'inno nazionale, con la spada da samurai rivolta al cielo, affondò con 500 uomini di equipaggio. Con la sua morte il Giappone perdeva l'unico ammiraglio che avrebbe potuto sostituire degnamente Yamamoto.  Alla fin fine la Hiryu, grazie soprattutto all'eroismo del proprio comandante, fu l'unica portaerei giapponese a tenere alto l'onore della Marina Imperiale durante la fatale battaglia delle Midway. Gloriosa.


CV 8 HORNET

La settima USS Hornet (CV-8) della United States Navy fu una portaerei classe Enterprise della seconda guerra mondiale, famosa per aver trasportato i bombardieri dell'incursione aerea su Tokyo, come partecipante alla battaglia delle Midway e per azioni nelle Salomone prima di essere affondata nella battaglia delle isole di Santa Cruz. Venne varata il 14 dicembre 1940 dal cantiere di Newport News Shipbuilding di Newport News, Virginia, battezzata da Annie Reid Knox (moglie del Segretario alla Marina Frank M. Knox) ed entrò in servizio a Norfolk il 20 ottobre 1941, al comando del capitano Marc A. Mitscher. Alle 1:35 della notte del 27 ottobre 1942 la Hornet affondò al largo delle Isole Santa Cruz durante l'omonima battaglia. Non ebbe la gloriosa storia delle altre due "gemelle" della stesa classe (Enterprise e Yorktown) ma entrò comunque nella storia per il "Doolittle Raid", il quale dimostrò per la prima volta ai giapponesi che potevano essere attaccati anche sul proprio territorio.(Shinano)


SORYU

La Soryu, assieme alla Hiryu, può considerarsi la prima portaerei "moderna" costruita dal Giappone. Dotata di una eccellente velocità e di una buona capacità offensiva si inserisce nella stessa classe di tonnellaggio delle americane della classe "Enterprise" (Enterprise CV6, Hornet CV8 e Yorktown CV5). Il suo gruppo aereo per esperienza ed abilità era secondo solo a quello dell'Akagi e della Kaga. Il punto debole della nave era l'autonomia, nettamente inferiore rispetto alla Kaga, ed alle gemelle Zuikaku e Shokaku. Per questo motivo durante l'attacco a Pearl Harbour fu costretta insieme alla Akagi ed alla Hiryu a fare rifornimento durante il tragitto. Durante le operazioni (Pearl Harbour e Midway) navali aveva praticamente lo stesso numero di aerei a bordo (63) delle più grandi Akagi e Kaga, quindi con un tonnellaggio di circa la metà rispetto alle sorelle più grandi le eguagliava dal punto di vista offensivo. L'unico grave difetto riscontrabile consisteva nella scarsa corazzatura presente, d'altronde la Soryu è classificata come portaerei leggera. Proprio la scarsa corazzatura la fece facilmente affondare durante la battaglia delle Midway (non bisogna però dimenticare che fu attaccata quando aveva il ponte pieno di bombardieri pronti a partire per sferrare l'attacco decisivo alla Yorktown che avrebbe potuto cambiare le sorti della guerra). Sfortunata. (Shinano)


La corazzata Yamato vista dal lato sinistro

YAMATO

La Yamato (大和), fu una nave da battaglia della Marina Imperiale Giapponese. Insieme alla gemella Musashi fu la più grande nave da battaglia mai costruita, con un dislocamento di 72.810 tonnellate ed armamento principale costituito da 9 cannoni da 460 mm. Le dimensioni eccessive, il peso enorme e la grande corazzatura la resero un gigante lento inferiore alle corazzate americane di classe Iowa. I suoi giganteschi cannoni si dimostrarono poco efficaci nell'unica battaglia in cui furono impegnati, quella di Samar, la sua fine fu però gloriosa immolandosi in una crociera suicida verso Okinawa.  Rappresenta il limite estremo dello sviluppo della nave corazzata in grandezza ed in potenza di fuoco. Con la sua enorme stazza di 73.000 tonnellate a pieno carico, con i suoi 9 cannoni da 460 mm., con i suoi giganteschi motori a turbina da 150.000 cavalli vapore rappresenta il non plus ultra dello sviluppo bellico della corazzata. La sua potenza doveva metterla in grado di affondare qualsiasi nave e di resistere a qualunque attacco aereo. Entrò in servizio appena dopo l'attacco di Pearl Harbor e combattè da nave ammiraglia della Marina Imperiale in tutte le battaglie navali più significative della Seconda Guerra Mondiale (dalla battaglia navale delle Midway, passando per la battaglia navale di Santa Cruz, per la battaglia navale delle Marianne, per la battaglia navale di Leyte, fino ad arrivare al suo "canto del cigno" con la battaglia navale di Okinawa).  La nave da battaglia Yamato fu impegnata in un scontro navale un'unica volta, durante la battaglia del Mar di Samar, nel Golfo di Lyte, nella quale diede prova di scarsa precisione e cadenze di tiro eccessivamente lente. Mi riferisco allo scontro con le portaerei di scorta americane, durante la battaglia navale del Golfo di Leyte. In questo frangente il gruppo di Kurita riuscì a fare pochissimi danni alle numerose portaerei leggere americane difese da valorosissimi cacciatorpediniere. La Yamato sparò sì a lungo, ma con scarsissima precisione e coordinazione, quindi "alla prova del fuoco" fallì clamorosamente. (Shinano). La Yamato entrò nella leggenda per il modo con cui, durante la campagna di Okinawa, fu mandata ad immolarsi, senza alcuna protezione aerea, ma con il carburante con cui tornare (al contrario della convinzione di molti storici). Il perchè la corazzata Yamato fu mandata al "sacrificio" lo troviamo nello splendido libro "Per un milione di morti" del comandante di torpediniere Tameichi Hara "... quindi si è rivolto a Moroshita e gli ha spiegato che l'alto comando e in special modo i membri dell'esercito, erano rimasti sgomenti per la ritirata della Yamato a Leyte.... inoltre ha detto che a Tokio sono malcontenti perché la Yamato è tornata da Leyte senza aver sparato un colpo dei suoi cannoni da 457 mm..... Kusaka ha detto che l'intera nazione odierebbe la marina se la guerra dovesse finire e la potente Yamato fosse rimasta inattiva.... la Yamato era rimasta inattiva per tre anni prima di Leyte e si parlava di essa come un albergo galleggiante per ammiragli inetti."


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