Tentazioni

Disordine

Tentazioni

Quale origine

Ogni disordine ha origine da una passione, l'intelletto ne rimane offuscato e si lascia soggiogare da non emettere più nessun giudizio se non in favore della passione di cui ormai è in balia.

La passione si accende per quella cosa e la fa amare ardentemente.

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Disordine e passione

Otto sono le principali tentazioni, dei pensieri malvagi, che muovono guerra all'uomo, conoscerli può aiutarci a restare vigilanti e a smascherare i loro assalti.

Il primo è quello della gola, poi viene la lussuria, l'amore per il denaro, la tristezza, la collera, l'accidia, la vanagloria, la superbia.

II pensiero della gola ci suggerisce di abbandonare al più presto l'ascesi; ci presenta davanti agli occhi lo stomaco, la privazione del necessario.

L'impurità ci incita a desiderare la bellezza dei corpi e assale con maggior violenza quelli che vivono con temperanza per farli desistere convincendoli che non giungeranno ad alcun risultato.

L'amore del denaro suggerisce che si vivrà a lungo, che non si avrà più la forza di lavorare con le proprie mani, che si patirà la fame, che giungeranno le malattie, l'amarezza della povertà.

La collera è una passione che fa ribollire la parte irascibile contro chi ci ha offeso. Essa esaspera l'anima soprattutto durante la preghiera e s'impadronisce del cuore. Se persiste, si trasforma in rancore, provoca turbamenti, assalti di bestie velenose.

L'accidia è il più pesante di tutti gli attacchi. Ispira un'avversione per il genere di vita, per il lavoro, a fuggire la lotta.

II pensiero della vanagloria è molto sottile e si presenta in quelli che riescono a vivere nell'ascesi e che desiderano procacciarsi la gloria che viene dagli uomini. Dopo aver fatto esaltare l'incauto con vane speranze, se ne va lo abbandona alle tentazioni dell'orgoglio.

La superbia provoca nell'anima la più penosa delle cadute. La convince a non riconoscere l'aiuto di Dio, ma a credere che essa stessa sia la causa delle sue buone azioni, e a innalzarsi sopra i fratelli giudicandoli ottusi perché tutti ignorano il suo stato.

II disordine provocato dalle passioni è molto ampio si estende dal cielo all'inferno. Quale distanza fra un'anima che tocca il cielo perché ha solo una leggerissima traccia di polvere terrena, e quella che merita di essere precipitata nel fuoco eterno. Il disordine ha dunque dei gradi, che sono l'esclusione, la dominazione e la divisione del divino dall'umano sono queste le tre tappe del male.

L'esclusione. In questo livello domina l'abominio della desolazione in cui Dio è del tutto rinnegato, la sua autorità calpestata, l'orientamento dell'anima distolta da lui e inabissata nel piacere cattivo, l'unione soprannaturale della grazia spezzata, la vita divina persa, la gloria di Dio disprezzata, il paradiso chiuso, l'abisso infernale aperto, il terreno in cui fiorisce il peccato mortale.

Il dominio. In questa condizione le convinzioni e i giudizi umani hanno la netta prevalenza su quelli soprannaturali perché nel cuore regnano gli effetti terreni, di conseguenza l'agire è indirizzato alla ricerca del proprio interesse a scapito delle cose di Dio. In questa fase il disordine è legato alle imperfezioni o meglio ai peccati veniali.

La divisione. In questo grado non c'è alcun dominio, né di peccato, né d'imperfezione tuttavia permane ancora una qualche impurità terrena, che in qualche modo riesce a offuscare lo splendore dell'anima. Dio non è ancora per l'anima, fornace di amore, di speranza, di vita e di felicità.

La pietà, essendo il cammino di ritorno a Dio, va a riprendere l'anima nelle profondità della morte per ricondurla alle sommità della vita. Essa comincia a ritrarre l'anima dalle profondità del male, la libera dal peccato mortale, le rende la vita mediante l'unione con Dio e la sottomissione alle sue leggi essenziali. Questa tappa iniziale dell'ascesi può chiamarsi: il risveglio della vita, a Dio ritrovato.
La pietà lavora, in seguito, con lo scacciare il peccato veniale che è il punto saliente di tale dominio.

La pietà farà poi scomparire la divisione fino nelle sue ultime tracce, sino per quanto possibile alla perfezione.