San Agostino
San Agostino filosofo e teologo del cristianesimo
Ci offre le sue considerazioni e spunti per comprendere la nostra condizione e cercare un cammino virtuoso.
Chi è schiavo del peccato dove fugge? Dovunque vada, Si porta dietro se stesso.
La cattiva coscienza non può fuggire da se stessa; anzi, mai se ne distacca, perché il peccato che ha commesso se lo porta sempre dietro. Ha commesso il peccato per procurarsi un piacere corporale; il piacere è passato, il peccato rimane; è passato ciò che procurava piacere, è rimasto il rimorso.
Unisciti a noi
Liberi dal peccato
Squallida schiavitù! Ricorriamo tutti a Cristo, invochiamo contro il peccato l'intervento di Dio liberatore.
Solo il Signore ci può liberare da questa schiavitù: egli che non la subì, ce ne libera, perché egli è l'unico che e venuto in questa carne senza peccato... poiché può liberare dal peccato solo chi è venuto senza peccato e si è fatto vittima per il peccato.
Questa è la nostra Speranza, o fratelli: che ci liberi colui che è libero, e, liberandoci, ci faccia suoi schiavi. Eravamo schiavi della cupidigia, e, liberati, diventiamo schiavi della carità... La tua volontà sarà libera se sarà buona. Sarai libero se sarai schiavo: libero dal peccato, schiavo della giustizia.
È inevitabile che il peccato perduri nelle tue membra; gli si tolga almeno il regno, non si faccia ciò che comanda. Insorge l'ira? Non concedere all'ira la lingua per maledire, non offrire all'ira la mano o il piede per colpire. Non insorgerebbe questa ira irragionevole se nelle tue membra non esistesse il peccato; però privala del potere, sicché non possa disporre di armi per combattere contro di te: quando non avrà più armi, cesserà d'insorgere. Rimani fedele nel servizio di Dio, permani nella libertà di Cristo; assoggettati con la mente alla legge del tuo Dio. Non seguire le tue concupiscenze: seguendole le rinforzi; e se le rinforzi come potrai vincerle? Come potrai vincere i tuoi nemici, se li nutri contro di te con le stesse tue forze?
La prima libertà consiste nell'essere esenti da crimini. State attenti, miei fratelli, state attenti per poter capire in che cosa consiste ora e in che consisterà nel futuro questa libertà. Per giusto che possa risultare uno in questa vita, anche ammesso che meriti il nome di giusto, non è tuttavia senza peccato. È vero che di molti si è detto che erano giusti e irreprensibili, ma nel senso che non si poteva rimproverare loro alcun crimine; e non sembra giusto, trattandosi di uomini, muovere rimprovero a chi e senza crimine. Ma Dio non condanna alcuni peccati, giustificandone e lodandone altri; non ne approva nessuno, e li detesta tutti. Allo stesso modo che un medico odia la malattia del malato e fa di tutto per eliminate la malattia e liberate il malato, così Dio con la sua grazia opera in noi per estinguere il peccato e liberate l'uomo. Ma quando, ti domandi, il peccato verrà eliminato? Se viene limitato, perché non viene eliminato? Viene limitato nella vita di coloro che sono in cammino, e viene eliminato nella vita di coloro che hanno raggiunto la perfezione. Quando uno comincia a non avere peccati gravi - e nessun cristiano deve averli -, comincia a levare il capo verso la libertà; ma questo non è che l'inizio della libertà, non la libertà perfetta.
Liberi dalle passioni
Perché, domanderà qualcuno, non è libertà perfetta? Perché «sento nelle mie membra un'altra legge in conflitto con la legge delle mia ragione"; per cui «non quello che vorrei faccio, ma quello che detesto" (Rm 7,23.19). Libertà parziale, parziale schiavitù: non ancora completa, non ancora pura, non ancora piena è la liberta, perché ancora non siamo nell'eternità. In parte conserviamo la debolezza, e in parte abbiamo raggiunto la libertà. Tutti i nostri peccati nel battesimo sono stati distrutti; ma è forse scomparsa la debolezza, data che è stata distrutta l'iniquità? Se essa fosse scomparsa, si vivrebbe in terra senza peccato. Chi oserà affermare questo se non chi è superbo, se non chi è indegno della misericordia del liberatore, se non chi vuol ingannare se stesso e nel quale non c'è la verità? Ora, siccome è rimasta in noi qualche debolezza, oso dire che nella misura in cui serviamo Dio siamo liberi, mentre nella misura in cui seguiamo la legge del peccato siamo schiavi. L'Apostolo conferma ciò che stiamo dicendo: «Secondo l'uomo interiore io mi diletto nella legge di Dio"
(Rm 7,22)
Siamo liberi in quanto ci dilettiamo nella legge di Dio: è la libertà che ci procura questo diletto. Quando troverai in Dio la tua delizia, sarai libero. Non temere il castigo, ama la giustizia. In quella parte dove la giustizia era incompleta, Paolo si sente schiavo, mentre dove si diletta nella legge di Dio non si sente schiavo ma amico della legge; ed essendo amico è perciò libero. Che dobbiamo fare nei confronti della debolezza che resta in noi? Ci rivolgiamo a colui che dice: "Se il Figlio vi libererà, sarete veramente liberi". A lui si rivolge lo stesso Apostolo, esclamando: «0 me infelice, chi mi libererà da questo corpo di morte? La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore".
L'anima vive evitando le cose che cercando muore. Astenetevi dalla ferocia inumana della superbia, dalla voluttà oziosa della lussuria, dal nome ingannevole della scienza, e le fiere diverranno mansuete, le bestie docili, i serpenti innocui: sono infatti espressioni allegoriche dei sentimenti dell'anima. La libera volontà sarà tanto più libera quanto più sarà sana e tanto più sana quanto più sarà sottomessa alla misericordia e alla grazia divina.
Cristo e risorto, egli vi ha liberato dai desideri carnali, vi ha liberato dalle perverse concupiscenze, vi ha tolto quel superfluo con cui eravate nati e quanto di peggio avevate aggiunto vivendo male.
La vera libertà si identifica con la stessa sanità, e la libertà non si sarebbe perduta se la volontà fosse rimasta buona. Poiché invece la volontà peccò, nell'uomo che peccò insorse la dura necessità di avere il peccato dentro di sé, finché si guarisca tutta l'infermità e si riceva tanta libertà che in essa sia, immutabile la volontà di vivere felicemente, unita alla necessità volontaria e felice di vivere anche santamente e di non peccare mai più.