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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

 

Un contratto contro la scuola e contro i suoi dirigenti

Che cosa insegna l'esito del contratto del comparto scuola

(seconda parte)

Editoriale n. 63 del 14 maggio 2003

di Paolo Quintavalla

Nel precedente editoriale (cfr: "La battaglia asimmetrica e perduta sui poteri del dirigente scolastico") abbiamo ricostruito l'evoluzione delle trattative contrattuali del comparto scuola e registrato, al suo interno, la forte penalizzazione del ruolo del dirigente scolastico. Ora siamo in grado, anche alla luce delle prese di posizione e delle reazioni delle forze sindacali e associative, di analizzare in modo più approfondito il Contratto e di prefigurare le prevedibili conseguenze in rapporto alla sua applicazione. Naturalmente l'ottica che ispira la nostra lettura non può che concentrarsi nella ricerca degli interessi genuini e reali della scuola nel suo complesso e dei suoi dirigenti in particolare.

Questi interessi si riassumono in gran parte in due questioni strategiche fondamentali: la necessità di una prospettiva di carriera e di concreta possibilità di arricchimento della funzione docente e il connesso e complementare potenziamento della capacità di governo delle scuole autonome. Erano, sono e saranno due problemi aperti dalla cui soluzione dipende e dipenderanno le prospettive di sviluppo del sistema scolastico italiano. Per ora siamo costretti, purtroppo, a registrare il fatto che il Contratto scuola si è orientato nella direzione diametralmente opposta, contribuendo ad aggravare e non a migliorare questi problemi. 

Per quanto riguarda il primo è ormai diventato emblematico lo slogan della segretaria nazionale della CISL Scuola "Carriera? No, grazie!" che ha il pregio di rendere bene e in modo sintetico il senso della direzione imboccata: quella dell'egualitarismo più ipocrita e penalizzante per la scuola e per i suoi operatori, appena abbellito dalla foglia di fico della famosa Commissione bilaterale che dovrebbe studiare le forme di un possibile sviluppo della carriera docente. Se consideriamo l'esito più vistoso del contratto registriamo, infatti, che i pur consistenti aumenti retributivi sono stati distribuiti a pioggia, indipendentemente da ogni riconoscimento del merito professionale. Esattamente il contrario rispetto a ciò di cui avrebbe bisogno la scuola per diventare più dinamica e competitiva. Il mancato riconoscimento economico di figure come il Vicario o il preside incaricato e la contestuale soppressione dell'indennità di funzioni superiori e dell'indennità di direzione non colpisce soltanto i soggetti professionali più dinamici e motivati, non penalizza soltanto le alte professionalità della scuola ma limita ulteriormente i poteri del D.S. e incide negativamente sulla funzionalità delle istituzioni scolastiche autonome.

Anche per quanto riguarda il secondo problema, se osserviamo l'esito del contratto scuola sotto il profilo degli interessi dei dirigenti scolastici dobbiamo riscontrare il fatto, purtroppo, che il recente accordo ne ha indebolito e non rafforzato i poteri, ne ha diminuito le prerogative anziché estenderle. Esattamente il contrario di quanto sarebbe indispensabile per garantire un saldo ed efficace governo delle scuole autonome. La limitazione del numero dei collaboratori dai 3 del passato ai 2 di oggi rappresenta una grave incongruenza rispetto all'esigenza di gestione efficace della scuola. Impedisce o rende più difficile la creazione di uno staff di collaboratori motivati (in quanto anche adeguatamente retribuiti) e di team di pianificazione impegnati, dinamici e contrassegnati da genuina dedizione per la scuola. Collaboratori non del dirigente ma della scuola intera, collaboratori che operano per l'interesse collettivo e per il perseguimento di finalità e progetti comuni e condivisi e non collaborazionisti, come talvolta sono giudicati in modo malinteso dalla parte ideologizzata, anarchica e antagonista del Collegio Docenti. Anche perché ai primi si deve rispetto e gratitudine per la preziosa attività che svolgono a vantaggio di tutti mentre intorno ai secondi si può anche fare, ingiustamente, terra bruciata.

Naturalmente i commenti degli artefici di quello che si configura come un vero e proprio colpo di mano contrattuale sono tutti improntati ad un ostentato trionfalismo. Valga per tutti la recente lettera inviata dai Sindacati confederali ai dirigenti scolastici italiani: "Bene il contratto scuola e ora il contratto per i Dirigenti Scolastici". Il testo teorizza un intervento del "sindacalismo democratico" per garantire "maggiore democrazia" e per sconfiggere "l’arroganza di chi ha tentato di utilizzare il Contratto della scuola per dare un serio colpo alle condizioni di esercizio di autonomia".  Nello stesso testo è possibile leggere questa "perla" rivelatrice: "Il Dirigente Scolastico, negli intendimenti della controparte governativa, doveva assumere il ruolo di Dirigente agli ordini del Governo e non di Dirigente autonomo di una scuola autonoma. Tale logica avrebbe prefigurato una linea di comando che, partendo dal Ministero e ramificandosi nelle Direzioni Regionali, avrebbe lasciato al Dirigente delle Scuole una responsabilità meramente esecutiva. Una figura, quindi, di Dirigente concepita non come funzionario della Repubblica ma come funzionario dei Governi di turno". Sconcerta, francamente, che le ragioni e le prerogative di una categoria siano state svendute sull'altare dei fantasmi ideologici di un gruppo di sindacalisti ancora attardati probabilmente sulle barricate del sessantotto.
La lettera contiene anche una duplice forzatura della logica:

1) "sono ampliati  i  terreni di intervento della trattativa di scuola (,,,) e nel contempo si affida al Dirigente Scolastico il compito di una proposta di Accordo che renderà più funzionale e più snella la contrattazione". Non si riesce a comprendere come ampliando le materie di contrattazione si possa renderla più snella e funzionale. E' vero, invece, il contrario.

2) "La confusione delle competenze fra Organi Collegiali e Dirigente Scolastico, il drastico ridimensionamento della Contrattazione d’Istituto, il ritorno allo stato giuridico, così come emergevano dalle proposte governative,  avrebbero – contrariamente a quanto si possa pensare ad una prima schematica riflessione –  sottratto autonomia al Dirigente Scolastico, eliminato un elemento caratterizzante il suo profilo proprio, peraltro, della Dirigenza pubblica quale la prerogativa negoziale, avrebbero, in definitiva, spianato la strada ad una Dirigenza Scolastica “minore” e indebolita anche rispetto alla rivendicazione, che per noi rimane centrale, dell’equiparazione retributiva alle altre Dirigenze di Stato". Non si riesce a comprendere come limitando i poteri e le prerogative dei dirigenti scolastici si possa pensare di arricchirne l'autonomia. E' vero, invece, il contrario. Le materie sottratte alla contrattazione d'Istituto e trasferite alla competenza diretta e autonoma dei dirigenti ne avrebbero semplicemente potenziato la capacità di intervento e di decisione responsabile e reso più agile il governo delle scuole. Ma finché si confondono impropriamente e in modo interessato le facoltà di organizzazione e i poteri di gestione, del resto attribuiti  ai D.S. per legge, con la parodia della "linea di comando" non si esce dall'equivoco. L'attribuzione ai Capi d'Istituto dei poteri propri di tutti gli altri dirigenti (a partire dalla facoltà di decidere e attribuire autonomamente incarichi di collaborazione retribuiti) non renderebbe la scuola luogo di autoritarismo ma, finalmente, agevolerebbe la costruzione di un sistema organizzativo funzionale rispetto agli scopi dichiarati.

Rispetto a queste prospettive e nella difesa delle minacciate prerogative dei dirigenti scolastici ha giustamente assunto una posizione di netto rifiuto l'ANP con diversi documenti ed iniziative: 

L'aspetto più vistoso e paradossale della vicenda Contratto scuola consiste sicuramente nel fatto che si decidano poteri e prerogative dei dirigenti all'interno del contratto dei dipendenti. Se è lecito il paragone, come se i poteri dei primari ospedalieri fossero determinati dai sindacati dei medici generici e degli infermieri. Giustamente è stata messa in rilievo, al riguardo, l'invasione di campo operata dai sindacati dei docenti: l'organizzazione degli uffici, secondo il Decreto legislativo 165/2001, appartiene al campo della riserva di legge e compete ai dirigenti, non ai dipendenti. Alcune parti del CCNL Scuola sono inficiate da chiara illegittimità laddove pretendono di normare in modo pattizio materie che sono riserva di legge. Non meno preoccupante è il conflitto di interesse che deriva dall'attribuzione al Collegio dei docenti di funzioni gestionali improprie (ad esempio, il "Piano annuale delle attività") che, comunque, rientrano nella sfera di responsabilità del dirigente scolastico.
Riteniamo che il commento apparso su "il Riformista" del 23 maggio (cfr: Scuola, s'avanza il modello jugoslavo") sintetizzi in modo efficace il senso negativo contenuto nell'operazione Contratto scuola e delle prospettive inquietanti che stanno per verificarsi. Non era mai accaduto che un'intera categoria di dirigenti fosse ingabbiata - come subito aveva rilevato e commentato "Tuttoscuola - e data potenzialmente in pasto ai dipendenti. Non era mai accaduto che gli interessi di una parte (quella dei dipendenti) prevalessero in modo così evidente e marcato sugli interessi pubblici e generali (rappresentati necessariamente dai dirigenti, in quanto investiti per legge della responsabilità di risultati di un pubblico servizio).

In conclusione possiamo riassumere i motivi che ci portano a giudicare in modo estremamente negativo il contratto scuola:

  • distribuisce le risorse a pioggia e non riconosce il merito professionale 

  • si ispira ad un egualitarismo che misconosce l'apporto delle figure professionali più motivate e dinamiche come i Vicari o i presidi incaricati

  • ingabbia i dirigenti scolastici diminuendo potenzialmente la loro capacità di governo delle istituzioni scolastiche, attraverso la diminuzione del numero dei collaboratori e la moltiplicazione delle materie negoziali all'interno dell'Istituto

  • rende instabile il sistema organizzativo e gestionale delle scuole e ostacola lo sviluppo dell'autonomia

  • contribuisce ad aumentare la confusione organizzativa e la conflittualità

  • contiene sia invasioni di campo, sia vuoti normativi da colmare e, non ultimo, veri e propri aspetti di illegittimità.

Si tratta, in sostanza, di un contratto conservatore e corporativo che non è a favore della scuola ma contro la scuola e contro i suoi dirigenti. Nella primavera 2001 i sindacati dei docenti si sono opposti con successo all'allineamento retributivo che spettava ai dirigenti scolastici. Ora si sono opposti con successo alla prospettiva di attribuzione di poteri coerenti con la loro funzione. Dirigenti con pochi soldi e con pochi poteri: è questa l'ipotesi operativa che ha ispirato i comportamenti dei sindacati dei docenti. E i soli a non essersene accorti sembrano essere l'ANDIS, i tanti Coordinamenti dei D.S. e quella parte della categoria ancora avviluppata nel cordone ombelicale (che evidentemente soffoca ogni senso critico) del sindacalismo della categoria di provenienza. E' augurabile che l'iniziativa dell'ANP abbia successo e che l'ARAN riceva un nuovo mandato da parte del Governo finalizzato alla revisione del testo contrattuale che ne colmi i vuoti, ne corregga o elimini le illegittimità e ne respinga le invasioni di campo. Tutto ciò nell'interesse della scuola, di tutti coloro che vi operano e delle sue prospettive di sviluppo.

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