La
battaglia asimmetrica e perduta sui poteri del dirigente
scolastico
Che
cosa insegna l'esito del contratto del comparto
scuola.
Editoriale
n. 62 del 20 maggio 2003
di
Paolo Quintavalla
Il
16 maggio è stato sottoscritto il preaccordo
relativo al Contratto del comparto scuola. Un
dirigente scolastico potrebbe teoricamente gettare
sul testo uno sguardo distratto, nella presunzione
sbagliata che riguardi unicamente lo stato
giuridico di altre categorie, docenti ed ATA.
Invece è indispensabile esaminare attentamente
questo contratto per considerarne le premesse, il
contesto, i prevedibili sviluppi e per coglierne
in profondità le implicazioni per almeno due
importanti motivi. In primo luogo abbiamo la
necessità di conoscere l'articolato (ben 141
articoli) in modo non superficiale, visto che come
D.S. siamo la controparte "datoriale"
rispetto ai docenti/ATA e dovremo, in ogni caso, applicare
al meglio gli
istituti giuridici previsti al suo interno. In
secondo luogo nel momento in cui questo contratto
funzionerà a regime ed entrerà nel metabolismo
della scuola occorrerà verificare:
-
se
influirà positivamente oppure negativamente
sulla pratica scolastica quotidiana
-
quali
riflessi comporterà sull'esercizio della
nostra professionalità dirigenziale
-
e,
in ultima istanza, se contribuirà ad
rafforzare oppure a diminuire le nostre stesse
prerogative e facoltà di dirigenti.
Alcuni
segnali di direzione sono già presenti e ben
delineati nel dibattito di questi mesi e
francamente non sono confortanti né per le
prospettive di sviluppo del sistema scolastico
italiano né per il ruolo che i dirigenti
esercitano al suo interno. I sindacati dei docenti
esultano (la Cgil, in particolare) per l'esito di
questo contratto. Dal loro punto di vista ne hanno
sicuramente buoni motivi, visto che hanno
conseguito un duplice successo:
-
Sul
versante economico le OO.SS. spuntano
per i docenti già
nel primo biennio economico un aumento
retributivo medio procapite di 147 € che è
tanto più consistente e significativo se si
considera che i ministeriali, per esempio, non
sono andati oltre i 106 €. Di ciò
sinceramente ci rallegriamo perché abbiamo
sempre sostenuto la necessità che al
personale della scuola vengano riconosciuti
stipendi adeguati e dignitosi. Resta il fatto,
tuttavia, che questi aumenti saranno
distribuiti a pioggia e che non è previsto
alcun meccanismo di carriera per i docenti e
questa è una pessima notizia per la scuola.
Ma su questo aspetto faremo considerazioni in
seguito.
-
Sul
versante normativo, invece, i sindacati
degli insegnanti/ATA ottengono (ma sarebbe
meglio dire: impongono all'ARAN) un articolato
che rafforza le competenze del Collegio dei
Docenti e delle RSU e che, conseguentemente,
indebolisce ed attenua le prerogative e i
poteri del dirigente scolastico. Tutto ciò,
naturalmente, ci riguarda direttamente e da
vicino.
Credo
che sia necessario e utile, a questo punto,
ricostruire le diverse ragioni e le fasi
attraverso le quali si è pervenuti a questo
secondo imprevisto esito che ben pochi dirigenti
potranno considerare positivo e utile per le sorti
della scuola italiana e per le prospettive di
sviluppo della neonata funzione dirigenziale.
Dovrebbe essere chiaro che in questi mesi si è
combattuta un'aspra battaglia che aveva come posta
in gioco proprio i poteri del dirigente
scolastico. Ma è stata una battaglia per molti
aspetti sotterranea, quasi nascosta e dissimulata
nei comunicati sindacali, combattuta nel chiuso
delle stanze dell'ARAN. Una battaglia asimmetrica,
condotta dai sindacati dei docenti/ATA in assenza
dei rappresentanti dei docenti, passata
sulla nostra testa ma che non manca e non
mancherà, tuttavia, di incidere sulla pelle dei
dirigenti scolastici italiani. I primi segnali
pubblici dello scontro in atto li ha manifestati
il segretario della Cgil Scuola che in un articolo
comparso su Italia Oggi in data 19 febbraio
("Vogliamo il
contratto") denunciava non solo
l'ostacolo rappresentato dalle scarse risorse a
disposizione ma anche scriveva: "L’altro
ostacolo, non meno rilevante del primo, è
rappresentato dal Ministro dell’Istruzione che,
assistito in questo da consiglieri molto
interessati, vuole imporre una riduzione netta
delle attuali materie di contrattazione, con
particolare riferimento alla contrattazione di
scuola, a favore di un loro trasferimento al
potere esclusivo o determinante dei Dirigenti
scolastici.". In effetti le prime
bozze di Contratto, predisposte dall'ARAN
puntavano, in coerenza con la funzione, al
rafforzamento dei poteri del dirigente. Esse
prevedevano, in particolare, le seguenti ipotesi:
-
conferma del meccanismo di nomina del
collaboratore Vicario
-
nomina anche
autonoma da parte del dirigente, sentito il collegio dei
docenti, degli insegnanti incaricati di
funzioni strumentali
-
ampliamento delle possibilità di nominare i
collaboratori per il migliore perseguimento
delle finalità istituzionali del servizio
-
possibilità di gestione più ampia e
flessibile del Fondo di istituto e di
retribuzione più autonoma delle
collaborazioni
-
riduzione da 10 a 4 delle materie di
contrattazione integrativa di Istituto
-
potenziamento delle competenze disciplinari
del dirigente nei confronti del personale ATA, sottraendone
alcune all'attuale competenza dei Direttori
Scolastici regionali.
In
sostanza le prime ipotesi contrattuali prefiguravano
un insieme organico e coerente di competenze, tutte riferibili alla necessità di mettere
in condizione i dirigenti di gestire al meglio e
in modo flessibile le risorse umane e finanziarie
e di snellire il loro intervento. Occorre
considerare che analoghe competenze rientrano nella
dotazione ordinaria del profilo professionale di un
qualsiasi dirigente pubblico o privato. In caso
contrario, nell'impossibilità di gestire le
risorse finanziarie e professionali, non si
comprenderebbe come possa organizzare e dirigere
una qualsiasi struttura. Nella
scuola, evidentemente, l'attribuzione al dirigente
di competenze ordinarie suscita scandalo. I sindacati dei
dipendenti giudicano eccessive queste competenze pur essendo i
D.S. identificati sul piano giuridico responsabili
di risultato come tutti gli altri dirigenti
pubblici. Comunque sia in questi ultimi tre mesi
su questi temi si è scatenato un forte e acceso conflitto del
quale danno conto sia il recente florilegio
dei comunicati di origine sindacale
sia innumerevoli articoli comparsi sulla
stampa quotidiana.
Italia
Oggi del 7 maggio, per esempio, traduceva già nel
titolo "Contratto scuola, ai presidi
poteri forti" la possibile affermazione
dell'ipotesi ARAN presente anche nella penultima
bozza di articolato e commentava: "Contratto
scuola, restano forti i poteri decisionali dei
presidi. Nonostante le pressioni dei sindacati, la
nuova bozza di contratto presentata ieri dall'Aran
ripropone in larga misura il verticismo della
precedente ipotesi contrattuale. La gestione del
fondo di Istituto, per esempio, resta in mano ai
dirigenti scolastici, come altre materie che sono
sottratte alla contrattazione di Istituto. Non
mancano, però le modifiche sostanziali, tali da
non far saltare il tavolo contrattuale, come
quella inerente le funzioni obiettivo: saranno
assegnate dal collegio dei docenti e non dal capo
di istituto. (...) L'agenzia governativa per la
contrattazione nel pubblico impiego si è infatti
riservata ancora qualche giorno di tempo per
riassettare il testo, in particolare sui rapporti
tra dirigenti e personale dipendente. - Il
ministero dell'Istruzione vuol far saltare ogni
regola perché, anziché il confronto e il
dialogo, vuol affermare il comando - accusa Enrico
Panini, segretario della Cgil Scuola - Si vorrebbe
desertificare la scuola...". Anche il
Sole 24 Ore del 9 maggio nell'articolo "Posizioni
ancora lontane nelle trattative della scuola"
commentava: "Relazioni sindacali e poteri
del dirigente scolastico si dimostrano questioni
difficili da superare. Fa molto discutere, per
esempio il metodo con il quale dovrà essere
scelto il preside vicario in ogni scuola. Da un
lato l'Aran tenta di affermare il ruolo preminente
del dirigente scolastico nelle decisioni che
riguardano la gestione del personale e, in
particolare, degli insegnanti. Dall'altro lato i
sindacati fanno muro nell'affermare la centralità
del collegio dei docenti". E ancora in
data 13 maggio il Corriere della Sera usciva con
un titolo sia pure fuorviante: "Incarichi
speciali, tutto il potere ai presidi-manager".
Nell'arco di pochi giorni, invece, tutto si è
capovolto. Le precedenti
ipotesi contrattuali sono state abbandonate o stravolte,
l'ARAN ha fatto marcia indietro tutta e si sono
imposte le tesi sindacali. In data 15 maggio il
Sole 24 Ore titolava: "Scuola, rush finale
per la chiusura del contratto" e
commentava: "I 117 articoli della prima
bozza del contratto non sono per niente piaciuti
ai rappresentanti sindacali che hanno
immediatamente richiesto correttivi. Nel mirino la
sfera decisionale del dirigente scolastico,
l'ipotesi di carriera dei docenti basata sul
rendimento degli studenti, la ripartizione delle
risorse e le relazioni sindacali. (...) E'
stato ripianato anche il contenzioso sui poteri
del dirigente che, secondo la prima bozza del
contratto, avrebbe nominato i docenti impegnati
nelle funzioni strumentali al piano dell'offerta
formativa e il proprio vicario (con retribuzioni
aggiuntive). Secondo l'articolo 31 della nuova
versione, invece, le funzioni strumentali sono
decise dal collegio dei docenti. Il vicario viene
scelto dal collegio all'interno di una rosa di
cinque nomi proposti dal capo di Istituto".
"In data 16 maggio Italia Oggi titolava: "Ccnl
scuola, entro oggi l'intesa" e commentava:
"Entro oggi la nuova intesa dovrebbe
essere firmata. Fino all'ultimo restano i poteri
del preside lo scoglio più difficile, che però
dovrebbero aver trovato una composizione tale da
riportare in un ambito di collegialità le
decisioni dei singoli istituti". In un
retroscena dal titolo "E sull'autonomia
l'ultimo brivido" comparso sul Corriere della Sera del 17
maggio si dà conto dell'intervento dei direttori generali del
MIUR nello scontro finale:"Che
cosa volevano gli uomini della Moratti in missione
speciale? Verificare riga per riga, virgola per
virgola, la parte dell'accordo riguardante la
contrattazione d'Istituto. Su questo ultimo punto
si è svolto l'ultimo braccio di ferro tra il
ministro che voleva rafforzare il ruolo e
l'autonomia dei presidi e i sindacati che invece
difendevano le loro prerogative".
Anche
il commento della newletter di Tuttoscuola del 19
maggio è esplicito sull'esito della battaglia (cfr: dirigenti
ingabbiati) e non c'è bisogno di
commento. Prendiamo
atto con rammarico ed amarezza che nella battaglia
asimmetrica sui poteri del dirigente scolastico alla vittoria
innegabile dei Sindacati confederali e dello Snals
ha corrisposto una evidente sconfitta per la
nostra categoria. Solo una delle ipotesi ventilate
dall'Aran nelle bozze contrattuali è stata
mantenuta. Riguarda, per fortuna, il criterio di
nomina del collaboratore Vicario, incarico
fiduciario che non può non essere strategicamente
affidato se non alla possibilità di scelta del
dirigente. Eppure anche su questo fronte i
sindacati dei docenti hanno tentato fino
all'ultimo il colpo di mano, cercando di toglierci
anche questa prerogativa e inventando, allo scopo,
un assurdo
meccanismo bizantino secondo il quale il dirigente
avrebbe dovuto designare una rosa di cinque
nominativi all'interno della quale il Collegio
docenti avrebbe scelto il Vicario. E, alla fine,
hanno tolto dal testo contrattuale ogni
riferimento a questa figura, non a caso una delle
più importanti nel sistema organizzativo
dell'istituto scolastico. Il fine è evidente:
vogliono ridurre al minimo e depotenziare i
collaboratori del dirigente. Vogliono ridurre al
minimo le sue capacità organizzative. Vogliono
fare terra bruciata intorno al dirigente. Tenerlo
privo di poteri e in ostaggio all'interno del
Collegio docenti. Se ciò accadrà compiutamente
sarà la pietra tombale sulla rovina della scuola.
I
dirigenti consapevoli e sensati sanno, invece, che
la battaglia non
aveva e non ha come scopo il "comando"
(come pensa e dichiara erroneamente Panini) ma il
riconoscimento al dirigente di prerogative
necessarie per garantire la conduzione autorevole
e il governo delle istituzioni scolastiche
autonome. La vicenda ha, comunque, messo in
evidenza comportamenti contraddittori, incoerenti e
talvolta anche schizofrenici di diversi attori e soggetti
coinvolti, cioè Governo, sindacati dei docenti,
alcune associazioni di dirigenti e una parte
consistente della categoria.
L'attuale
Esecutivo aveva dichiarato solennemente nella
primavera del 2001 che avrebbe operato un tratto di discontinuità
rispetto al passato, attraverso un coerente
riconoscimento del ruolo dirigenziale sia sul
piano economico sia sul piano normativo. La
promessa dell'allineamento retributivo con le
altre dirigenze è caduta nel nulla dopo la fase
elettorale anche perché i ministri competenti non
hanno saputo o voluto respingere le forti
pressioni sindacali contrarie che si sono
manifestate nell'estate 2001. Il 16 maggio scorso,
a seguito della firma del nuovo contratto scuola,
anche la dichiarata intenzione di arricchire di
prerogative il ruolo dirigenziale è caduta nel vuoto.
Anche in questo caso i ministri competenti non
hanno saputo o voluto rigettare un modello
sindacale para-assembleare che male si concilia
con la dichiarata istanza di efficienza e di
efficacia nella scuola.
Forse ciò è accaduto anche perché le
prerogative di una categoria formata solo da 10.000
unità si può tranquillamente sacrificare
sull'altare politico delle elezioni amministrative
imminenti. Anche in questo caso e ancora una volta
alle parole non hanno corrisposto i fatti e resta
sul terreno un danno enorme per la scuola. I
sindacati confederali e lo Snals escono
vittoriosi dal braccio di ferro con L'Aran e con
il Governo ma occorre che si chiedano, come fa
provocatoriamente il collega Reginaldo Palermo in uno dei
suoi "sassolini": "Ma
perché i sindacati confederali continuano a
mantenere fra gli iscritti anche i dirigenti
scolastici?
". Che senso ha l'approvazione di
ordini del giorno roboanti, come quello elaborato
dal Direttivo
Nazionale della Cgil Scuola del 2 maggio scorso,
in cui si proclama solennemente di voler "valorizzare
tramite il Contratto la figura professionale del
Dirigente Scolastico" e tutto ciò
- si badi bene - "in consonanza"
con il contratto scuola appena firmato? Cos'è,
una involontaria gag? Adesso è chiaro, ancora di
più, che predicano bene e razzolano0 male. Resta aperto,
in ogni caso, il problema
della rappresentanza. Possono i Sindacati
confederali e lo Snals continuare a rappresentare
i dirigenti scolastici nel momento stesso in cui,
dopo averne frenato nel recente passato le istanze di rivendicazione
retributiva, ora li ingabbiano e depotenziano sul
piano normativo? L'ANDIS
ha dimostrato ancora una volta la sua assoluta
assenza nel dibattito nei momenti importanti e
decisivi. Come nella primavera 2001 ha
avallato la scelta dei sindacati confederali che
spingevano per un contratto al ribasso e quasi
dimezzato ora si dimostra totalmente priva di
reazione di fronte a ciò che Tuttoscuola
definisce "ingabbiamento dei dirigenti".
Strana idea hanno i colleghi dell'ANDIS sia del
trattamento economico sia del profilo normativo
proprio di un dirigente scolastico. L'alleanza con
i sindacati confederali, evidentemente, li confina
in una umiliante condizione di subalternità. Non
sanno, non possono oppure non vogliono agire
dall'interno delle OO.SS. per affermare e far
emergere la specificità della funzione
dirigenziale. Accettano supinamente le decisioni e
le scelte dei sindacati dei docenti, anche quando
queste li dimezzano palesemente sul piano economico e
normativo. Queste considerazioni, ovviamente, si
attagliano anche al ruolo dei tanti Coordinamenti
dei D.S. interni ai sindacati confederali e
sempre pronti a protestare su tutto. Nei momenti
decisivi anch'essi tacciono né si levano voci
critiche al loro interno. Soltanto l'ANP si
è fatta sentire e con voce alta e chiara. Con il comunicato
del 16 maggio ha preso posizione
sull'ultimo tentato colpo di mano. Con il comunicato
del 20 maggio ha denunciato "Nuovi
contratti e vecchie regole - La scuola tra svolte
annunciate e cambiamenti traditi".
Infine
la categoria dei dirigenti scolastici che
sembra assente proprio nei momenti importanti in
cui si decide il suo profilo professionale.
Forzatamente assente al tavolo contrattuale e
paradossalmente costretta a subire un profilo
stabilito dai sindacati dei dipendenti. Tanto per
dare l'idea, un po' come se le prerogative dei
primari ospedalieri fossero decise
contrattualmente dagli infermieri e dai medici
generici. Ma anche assente sul piano delle
reazioni, come mi è capitato di riscontrare con
gruppi di colleghi in alcune occasioni informali e
come si rileva, del resto, dall'assenza di
documenti pubblici di protesta. Sconcerta in una
buona parte della categoria la presenza di una
specie di cordone ombelicale metaforico che porta
ad accettare e subire scelte e decisioni assunte
dai sindacati di altre categorie, nell'interesse
di queste stesse categorie. Sconcerta la
sovrapposizione di lenti ideologiche deformanti
che porta non pochi a non riconoscere nemmeno i
propri interessi fondamentali e a trascurare
l'istanza di riconoscimento e di potenziamento del
ruolo dirigenziale.
L'esito
del Contratto scuola, infausto per i dirigenti,
dovrebbe convincere tutti - se ci fosse bisogno di
una conferma - che la nostra categoria deve
ancora nascere, che la sua identità culturale e
professionale è ancora incerta e confusa,
stagliata e retroversa sul passato da cui
proveniamo. Mentre una categoria giovane come la
nostra (non in senso anagrafico ma in quanto appena riconosciuta sul piano
giuridico) ha bisogno di futuro come dell'aria che
respiriamo. Anche il contratto scuola, purtroppo,
ci riporta alle logiche del passato, imperniato
com'é sull'affermazione della logica sindacale
(che rappresenta non gli interessi generali ma
interessi di parte), sull'assenza di una reale possibilità di
carriera docente e sul tendenziale svuotamento del
ruolo dirigenziale. Se questa è la lezione che
scaturisce dal contratto scuola appena siglato,
occorre che i D.S italiani sappiano riflettere su
queste contraddizioni e anomalie per essere in
grado di contrastarle, di rimuoverne le cause e di
mitigarne gli inevitabili effetti negativi.
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