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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

 

CCNL scuola, riforme, stato giuridico dei docenti, collaboratori del dirigente e gestione delle scuole
Lettera aperta a ministri, parlamentari e partiti
 

 

Fonte: sito web ANP – 11 giugno 2003

L'Anp e altre associazioni professionali di docenti - DIESSE, A.P.E.F., A.N.VI. e A.D.Do.C - hanno indirizzato oggi una lettera aperta ai Ministri dell'Istruzione e della Funzione pubblica, ai Parlamentari delle VII Commissioni di Camera e Senato ed ai responsabili degli uffici scuola dei partiti per esprimere - in relazione alla recente firma della preintesa sul CCNL del comparto scuola - la loro netta contrarietà rispetto ad un accordo che non soltanto mortifica ancora una volta le aspettative di riconoscimento della professionalità da parte dei docenti italiani ma rappresenta un passo indietro rispetto alle stesse intenzioni iniziali del governo, espresse negli atti di indirizzo, nelle dichiarazioni in Parlamento e nei programmi elettorali. Con la lettera si richiede la definizione per legge di un nuovo stato giuridico degli insegnanti che sia coerente con l'autonomia delle scuole e con i profili delle innovazioni ordinamentali in atto.

Anp - Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola

DIESSE - Didattica ed innovazione scolastica

A.P.E.F. – Associazione Professionale Europea Formazione

A.N.VI – Associazione Nazionale collaboratori Vicari

A.D.Do.C. – Associazione nazionale Dirigenti e Docenti Comandati

 

Lettera aperta

  

Al  Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca

al Ministro della Funzione Pubblica,

 ai Parlamentari delle VII Commissioni

ai responsabili degli Uffici scuola dei partiti

 

            Scriviamo questa lettera nella ferma convinzione che in democrazia, chi ha responsabilità di Governo ma anche chi ha chiesto e avuto il voto dagli elettori, abbia il dovere di gettare luce su fatti altrimenti inspiegabili.

Ci è francamente impossibile capire come le solide intenzioni più volte manifestate di una forte attività riformatrice di questa legislatura nel campo dell’istruzione, improntata non solo ad una nuova architettura ordinamentale ma anche ad una rinnovata  metodologia, in netta discontinuità con la rigida scuola di Stato preautonomistica, affermata nelle leggi, ribadita nelle raccomandazioni, negli atti di indirizzo, nelle dichiarazioni in Parlamento, nei programmi  elettorali, non si traducano poi nel coraggio politico di creare strumenti che consentano, concretamente, di realizzarle.  Chiediamo come mai sia stato possibile concordare come parte pubblica un contratto della scuola, assolutamente non innovativo perché non coerente con le riforme già fatte e da fare ma addirittura capace di stravolgerle. Chiediamo come mai sia stato totalmente disatteso l’atto di indirizzo del  governo che, conscio della necessità di una nuova organizzazione del lavoro che l’Autonomia richiede, raccomandava nella contrattazione il riconoscimento della professionalità docente in termini di individuazione di funzioni più complesse e di carriera. Come si pensa di poter guidare il cambiamento delle scuole autonome e riformate senza quella leadership diffusa, ormai acclarata nel resto d’Europa ?

Il contratto che sta per essere sottoscritto non solo mortifica i docenti, mantenuti nella loro omogenea e indistinta compagine impiegatizia, ma impedirà la formazione e lo sviluppo di quelle alte professionalità in grado di individuare, orientare, gestire quei percorsi didattici originali che l’autonomia postula, nonchè tutte le competenze richieste da quella cultura della valutazione di sistema nella quale le scuole autonome devono entrare e che è prevista con l’INVALSI dalla stessa Riforma Moratti.

 Oltre a questo, non riconoscendo né economicamente né giuridicamente le figure dei docenti collaboratori vicari, ai quali attribuire la vicedirigenza, come previsto per altri comparti della P.A. dalla Legge Frattini, ponendo inoltre ai dirigenti stessi limitazioni nell’autonoma definizione del loro staff e sottraendo loro prerogative di gestione, si deprimono le scuole sul piano della gestione e dell'organizzazione. Così facendo si sottraggono ai capi di istituto, ai quali una logica coerente della Legge 59/'97 aveva conferito la qualifica dirigenziale, gli strumenti per permettere alle scuole di funzionare e a loro stessi la possibilità di assumersi concretamente le responsabilità in una scuola in cui la legge vuole lo Stato non più gestore ma garante.

Ma la cosa più grave è che  si sono volute consegnare le scuole e la dignità professionale di docenti e dirigenti ad una minoranza sindacalizzata, in perfetto stile jugoslavo. Perché la volontà politica del Governo, più volte dichiarata, di ridimensionare le RSU, si è repentinamente disciolta come neve al sole riproponendo l’obsoleto e fallimentare modello dei decreti delegati, con le scuole che, da luoghi della auspicabile professionalità autogestita e responsabile, diventano sempre più dei parlamentini controllati dai sindacati. Qualcuno può ragionevolmente spiegare in cosa consiste l’efficacia di un contratto che consente alle RSU della scuola, unitarie, in alcuni casi costituite solo da bidelli e amministrativi, di  contrattare le modalità e i criteri relativi all’organizzazione del lavoro e dell’orario dei docenti e di individuare i criteri per l’individuazione degli stessi da utilizzare nelle attività (didattiche) da retribuire con il Fondo di Istituto?

Fino a quando la Scuola dovrà essere l’elemento di scambio tra governo - qualsiasi governo -  e i sindacati, prassi introdotta con la privatizzazione del rapporto di lavoro nel ‘93 in cambio del sostegno sindacale ad una Finanziaria da 100.000 miliardi allora e di un consenso sociale oggi e in futuro?

E come spiegare questa dicotomia che da una parte parla di innovazione e di riforme e dall’altra rifiuta perfino l’elementare richiesta di un’area contrattuale separata, promessa da questo governo, ed ancora negata nonostante le migliaia e migliaia di firme raccolte tra gli insegnanti con una petizione ancora in corso?

A questo punto chiediamo al Governo e al Parlamento di riappropriarsi delle loro prerogative legislative, sottraendo il destino giuridico, normativo e professionale della categoria docente ad una contrattualizzazione conservatrice che invade in modo arrogante materie che sono riserva di legge.

Chiediamo quindi al Ministro e al Parlamento di definire per legge un nuovo stato giuridico degli insegnanti che ridisegni la struttura della professione che sia coerente con l’autonomia scolastica e la legge 53/2003. Diversamente, saremo più che certi che nessuna Riforma del sistema istruzione potrà mai avere gli strumenti necessari per una positiva e compiuta realizzazione.

Chiediamo pertanto di invertire davvero la rotta e di passare da una politica degli annunci, smentiti dalle decisioni concrete, ad un cammino riformatore che con gradualità e determinazione persegua gli obiettivi tracciati nei programmi politici e di governo.

Roma, 11 giugno 2003

Anp - Giorgio Rembado

DIESSE - Giuseppe Meroni

A.P.E.F. - Paola Tonna

A.N.VI. - Flavia De Vincenzi

A.D.Do.C. - Roberta Sbrana


 

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