DIRIGENTI
SENZA SOLDI E SENZA POTERI:
ovvero
la weltangschauung di Panini e Colturani
Editoriale
n. 59 del 24 febbraio 2003
di
Paolo Quintavalla
Adesso
sappiamo che le posizioni dei sindacati
confederali sull'esito del nostro primo contratto,
nella primavera/estate del 2001, non erano il
frutto di un errore tattico ma la conseguenza di
precise quanto negative scelte strategiche. Riassumiamo brevemente
alcune di queste scelte che si sono rivelate perniciose per
la nostra categoria e che, nel loro complesso, trascinano e
riverberano gli effetti
negativi anche nell'attuale fase del secondo
contratto:
-
il
28 marzo 2001, dopo la svolta di Palazzo
Vidoni, i
sindacati confederali
esprimevano "soddisfazione"
per un esito contrattuale che si profilava,
invece, umiliante per la categoria. Al
voltafaccia del passato Governo rispetto al
promesso riconoscimento dell'allineamento retributivo
contenuto nel primo Atto di Indirizzo
corrispondeva la sostanziale
connivenza di una parte dello schieramento
sindacale. Questa incoerenza dei
sindacati confederali si è rivelata un
fattore di debolezza per l'intera categoria,
un tradimento delle sue genuine e legittime
istanze.
-
il
27 aprile 2001 la
Cgil Scuola minacciava uno sciopero non
contro il Governo, per rivendicare gli aumenti
retributivi che ci spettavano, ma contro l'ANP
che si ostinava ad esigere il completo
allineamento retributivo e per imporre, al
contrario, un contratto dimezzato;
-
il
7 giugno 2001 il
segretario Cgil Panini nella ormai famosa
conferenza stampa a Roma sosteneva,
senza mezzi termini, che
i D.S. dovevano “battere il passo” e
lanciava un pesante avvertimento al nuovo
Governo nell’ipotesi – allora verosimile
– che volesse mantenere le promesse e
garantire l’allineamento retributivo;
- il 25 luglio 2001, subito
dopo l’anticipazione
del “Sole 24 Ore” sulla dichiarata
volontà governativa di garantire ai D.S.
sostanziosi aumenti retributivi, la segretaria
Cisl Scuola Colturani minacciava la
sollevazione dei docenti
nell'eventualità che l'ipotesi si avverasse.
Per una ricostruzione imparziale della vicenda
in questa fase si veda l'intervento di
Reginaldo Palermo comparso su Tecnica della
Scuola: "Contratto
presidi: i soldi ci sarebbero, ma non tutti
sono d'accordo"
- E tutti possiamo immaginare
verosimilmente quanti e quanto intensi
nell'estate/autunno del 2001 siano stati i
ricatti e le pressioni di queste stesse parti
sindacali dietro le
quinte, visto che la seconda controparte della
nostra categoria aveva deciso irrevocabilmente
che l'allineamento retributivo con le altre
dirigenze doveva essere procrastinato al
secondo contratto. Adesso possiamo
verificare quanto fosse miope e mistificante
questa strategia, visto che l'allineamento lo
conseguiremo, come era prevedibile e se tutto va
bene, nel 2005 al termine del secondo biennio
economico.
Due anni fa
Cgil Scuola e Cisl scuola non
volevano riconoscere alla nostra categoria aumenti
contrattuali dignitosi e coerenti con il nostro
nuovo profilo giuridico-professionale (cfr: per
una più completa ricostruzione "I
fatti, caro Aristarco, pesano e sono altra cosa
dalle opinioni" ) e ora - con
coerenza, bisogna dire - non vogliono riconoscerci
poteri adeguati rispetto al ruolo che esercitiamo.
Allora, al di là delle enunciazioni di principio
contenute in una piattaforma contrattuale
disattesa e non agita con coerenza, ci hanno
frustrato in pratica come categoria nelle nostre
legittime rivendicazioni economiche. Ora
preannunciano esplicita chiusura e chiara
opposizione alle ipotesi di riconoscimento di
facoltà e poteri coerenti con il nostro ruolo
dirigenziale, come dimostrano due esempi espliciti
e lampanti di questi giorni.
Primo
segnale. Il
segretario della Cgil Scuola Enrico Panini, in un
intervento su "Italia Oggi" del 19
febbraio dal titolo "Vogliamo il
contratto" scrive che esistono due ostacoli
alla firma del contratto del comparto scuola. Il
primo è rappresentato dal fatto che "sul
versante economico il Ministro dell’Economia non
certifica, dopo circa due mesi, la disponibilità
delle somme indicate dal Ministro Moratti a fine
dicembre".
E fin qui siamo senz'altro d'accordo. Il secondo
ostacolo, invece, è rappresentato - incredibile
ma vero - dai dirigenti scolastici che,
evidentemente, hanno o avrebbero ai suoi occhi
troppi poteri. Infatti: "L’altro
ostacolo, non meno rilevante del primo, è
rappresentato dal Ministro dell’Istruzione che,
assistito in questo da consiglieri molto
interessati, vuole imporre una riduzione netta
delle attuali materie di contrattazione, con
particolare riferimento alla contrattazione di
scuola, a favore di un loro trasferimento al
potere esclusivo o determinante dei Dirigenti
scolastici". Da notare che questo
problema, diciamo così, di distribuzione dei
poteri è importante, nella visione di Panini,
quanto quello dei soldi. E, ancora una volta, il
segretario di un sindacato composto per il 99% da
docenti non può che difendere gli interessi dei
suoi associati prevalenti. Tanto anche se quell'1%
di dirigenti, ammesso ma non concesso, protestasse
verrebbe messo fatalmente a tacere dalla forza dei
numeri. Poi se i dirigenti sono responsabili di
risultati ma privi di strumenti adeguati, quello
è un altro conto. Poi se il gatto continua a non
acchiappare il topo - perché si vuole che non lo
acchiappi - il problema non riguarda i distaccati
presso il sindacato ma i dirigenti scolastici che
fronteggiano, in prima linea, le assurdità e i
veri e propri insulti all'intelligenza di ogni
giorno.
Questi colleghi distaccati non hanno certamente l'assillo
quotidiano degli adempimenti amministrativi
volutamente ingarbugliati, spesso solo formali e
vuoti, delle normative farraginose e proliferanti
da interpretare e delle tante irrazionalità che
costellano ormai la nostra esperienza
professionale di tutti i giorni (il sistema delle
supplenze, la normativa sugli scioperi, la spada
di Damocle permanente della sicurezza, l'Autonomia
priva di risorse, svuotata e resa virtale, la
Dirigenza ridotta a un simulacro nel gioco
perverso di certi rituali della collegialità e
via elencando). Legga il caro Panini, a questo riguardo, la lettera
che Cgil_Cisl-Uil e Snals hanno inviato in questi
giorni ai colleghi veneziani. Quest'anno
bisogna riconoscere che sono stati gentili nel
mandare l'avvertimento preventivo, visto che lo
scorso anno ne avevano denunciato 18 davanti al
Pretore del Lavoro. La denuncia di questo
"caso di malaburocrazia"
sindacale proviene dall'Associazione alleata e
satellite Andis che, però, predica bene e razzola
male visto che nei momenti decisivi ha sempre
sostenuto le posizioni dei sindacati confederali,
anche quando erano palesemente in contrasto con
gli interessi fondamentali della categoria. Può
essere istruttivo, su queste stesse tematiche connesse al
ruolo delle RSU, rileggere gli atti di una polemica
intercorsa nel settembre 2001 sul sito di Pavone
Risorse tra il collega Reginaldo Palermo e
la Cgil Scuola. Un'ultima notazione: se un dirigente non è in
grado di esercitare legittimamente "poteri
esclusivi" in ambiti di gestione di sua
competenza o non ha gli strumenti necessari per
essere "determinante", che cosa
ci sta a fare? Nel perseguimento dei fini
istituzionali del servizio dovrebbero forse essere
determinanti i bidelli oppure i docenti, cioè i
dipendenti?
Secondo segnale. La segretaria Daniela Colturani, invece, in
una astiosa nota polemica del 21 febbraio "La
Cisl Scuola risponde all'ANP" scrive che
questo sindacato "ha
iniziato 15 anni fa, al momento della sua
costituzione, con i Capi d'Istituto, oggi
Dirigenti Scolastici, assumendone la tutela
corporativa degli interessi" e non si
accorge del tono vagamente surreale... E chi altri
dovrebbe tutelare gli interessi dei D.S.? Forse i
sindacati dei docenti e dei bidelli? Forse che gli
interessi dei manager sono tutelati dai sindacati
degli impiegati e degli operai? Forse che gli
interessi dei primari ospedalieri sono tutelati
dai sindacati degli
infermieri? E ancora: forse che per non essere
corporativi dobbiamo subire il corporativismo di
altre categorie, ma al contrario e al ribasso,
come è accaduto nel corso dell'ultimo contratto?
Rilegga la signora Colturani la sua già citata nota
del 25 agosto 2001 e troverà un plateale
esempio di corporativismo a rovescio, vale a dire
a nostro danno. Poco oltre nel suo scritto di
alcuni giorni fa elenca: "le
rivendicazioni fondamentali sulle quali l'ANP, nei
15 anni dalla sua fondazione, ha costruito il
proprio consenso tra una ragguardevole fetta di
Capi d'Istituto/Dirigenti Scolastici, vagheggiando
una sovranità amministrativa e gestionale di
stampo rigidamente gerarchico e autoritativo, del
tutto omologabile alle altre dirigenze
pubbliche":
- l'introduzione
nella scuola del modello aziendalistico
- il
coinvolgimento diretto nel procedimento di
valutazione del personale docente
- l'esercizio
incontrastato del governo monocratico,
rendendo del tutto residuale il ruolo della
collegialità e della partecipazione
- la
facoltà diretta di assunzione e licenziamento
del personale docente e ATA
- la
scelta discrezionale e autoreferenziale di
staff e collaborazioni
- l'affidamento
esclusivo di qualsiasi incarico fiduciario
nella scuola
- lo
svuotamento della contrattazione d'Istituto e
il ridimensionamento del ruolo delle RSU".
Se si
sfronda il testo dal chiaro intento polemico e dalla
manifesta componente caricaturale si ricava, per contrasto,
un'immagine di dirigenza davvero non omologabile
alle altre dirigenze pubbliche, ma per carenza,
vale a dire, in pratica, priva di reali
attribuzioni e fatalmente inferiore. Ma che cosa
ci starebbe a fare un dirigente che non potesse
scegliere il proprio staff e i propri
collaboratori? E non più di due, per carità,
come da contratto scuola! Che ci facciamo noi
dirigenti, il pro-forma oppure le belle statuine? Come potrebbe un dirigente perseguire i
fini istituzionali del servizio se non potesse
affidare incarichi fiduciari? Dovrebbe affidarli,
forse, a quella parte irriducibilmente antagonista,
costituzionalmente frustrata del Collegio -
minoritaria ed isolata, per fortuna - che
sistematicamente, anarchicamente,
pregiudizialmente rema contro, boicotta e mette i
bastoni tra le ruote? E basta con questo tabù paralizzante della valutazione: accettiamola da
adulti come necessaria ed inevitabile, come giusta
e doverosa per tutti e cerchiamo,
invece, strumenti per renderla promozionale, equa
e non fiscale o discriminante o imparziale. Ma non
si dica che un dirigente non conosca le qualità dei
docenti del proprio Istituto o non possa
esprimere fondati giudizi sul loro diverso grado
di impegno e di competenza . Ma non si dica che
debba avere sostanzialmente lo stesso stipendio chi lavora bene e
chi lavora male, chi lavora tanto e chi lavora
poco! Questo sterile egualitarismo che premia i
mediocri e frustra gli attivi e i capaci può solo
continuare a provocare danni. Basta con questo
babau fantasmatico, infantile e tardo sessantottino
della ripulsa di ogni gerarchia e di ogni
autorità. Basta
con questa parodia asfissiante dell'assemblearismo
più becero. Legga anche la segretaria della Cisl Scuola,
a mo' d'esempio, la lettera dei colleghi
dell'Andis
di Venezia. Basta con questo stereotipo logoro del
presunto aziendalismo, quello stesso che fa drizzare le antenne
ai conservatori appena si pronunciano termini come
"qualità" oppure "efficienza"
oppure "efficacia".
Non
conosco quale fosse l'incarico professionale della
segretaria nazionale della Cisl Scuola prima del
distacco sindacale. Ma presumo che fosse
un'insegnante, come si evince dalla "forma
mentis" che trapela dall'intervento citato.
E' notorio, invece, che il Segretario nazionale
della Cgil Scuola prima del distacco sindacale
fosse un dirigente scolastico. Ma al di là di
ciò presumo che sia l'una che l'altro da molti
anni non frequentino realmente Collegi dei Docenti
e Organi collegiali, non abbiano sulle spalle
l'onere concreto della gestione e della guida di
una reale istituzione scolastica e siano, in ogni
caso, distanti dalle istanze dei dirigenti
scolastici. Altrimenti non scriverebbero con la
chiara ed esplicita intenzione di limitarne i poteri.
Dirigenti
senza soldi e senza poteri (o meglio: con meno
soldi e meno poteri possibile) è questa - con
ogni evidenza - la weltangschauung a nostro
danno dei sindacalisti dei docenti Panini e
Colturani. E trovo stupefacente che una fetta
consistente della categoria dei D.S. che essi
comunque rappresentano (circa il 35%) non
protesti, non si faccia sentire anche quando
vengono minacciati interessi fondamentali, dallo
spessore del portafoglio allo spessore delle reali
facoltà dirigenziali. Considero amaramente che la
nostra categoria, anche a causa di queste
rappresentanze sindacali anomale, deve ancora
nascere, chiaramente soffocata da persistenti
cordoni ombelicali e dipendenze psicologiche
difficili da superare e dissolvere.
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