antico.egitto |
SOCIETA'
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L'ALIMENTAZIONE
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L'alimentazione
dell'antico Egizio era composta da cibi semplici e facilmente coltivabili.
Solo in occasioni particolari veniva consumata carne di bovini, ovini,
gazzelle, antilopi, orici, bufali e iene. La tavola era talvolta arricchita
anche da oche e volatili in genere. Più comunemente venivano
consumati porri, cetrioli, meloni, cocomeri, aglio, cipolle, fichi,
uva, datteri e melograni. Come dolcificante era usato il miele, mentre
come bevanda comune l'acqua. Birra e vino erano consumati in poche occasioni.
Gli Egizi, in quelle rare bevute, erano soliti ubriacarsi. Solitamente
venivano consumati tre pasti al giorno e il cibo veniva portato alla
bocca con le mani per cui ogni tavola era provvista di sciacquadita.
Alcuni animali non venivano mai consumati come cani, gatti e il sirinco,
un tipo di pesce che si pensava avesse mangiato il fallo di Osiride.
Bevande
- La più diffusa era la birra fatta con orzo o frumento
e datteri. Era ottenuta dalla fermentazione dei cicchi d'orzo immersi
nell'acqua resa dolce dai datteri. Molto diffusi anche il vino (in occasione
dei pranzi nobili), che i Greci dicevano fosse più dolce del
miele, il shedeh (una specie di granatina) e il pa-ur (un tipo di liquore).
Acqua, latte di capra, pecora e mucca erano le bevande più utilizzate
nei pasti comuni.
Pani
- Ne esistevano molti che differenziavano tra loro per il tipo
di farina, la forma, la cottura e gli ingredienti (miele, latte, frutta,
uova, grasso, burro, cereali vari, loto). La farina veniva ricavata
da tre cereali: orzo, farro e frumento. Nel Nuovo Regno si contavano
40 tipi diversi di pani e dolci.
Classi
povere - Al pane venivano aggiunti datteri, fichi ed uva. Raramente
venivano consumate oche o anatre arrostite sul fuoco. Nelle zone paludose
erano diffusi gli steli di loto, i frutti del giglio e i gambi dei papiri.
Classi
agiate - Sulla tavola erano spesso presenti oche, anatre, piccioni,
quaglie e altri tipi di volatili, carne di bue. Solo alcuni tipi di
pesce erano apprezzati, soprattutto per poter essere consumati sia cotti
che essiccati e salati. Inoltre abbondavano frutta fresca, frutta secca
e dolci a base di miele e di semi di carruba.
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LA
FAMIGLIA
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La famiglia
occupava un ruolo fondamentale nella società egiziana. Nel Periodo
Predinastico e per tutta l'età tinita, la famiglia era di stampo
poligamico e patriarcale. La donna era quindi tenuta in posizione subalterna
e non poteva rivendicare alcun diritto sui figli neanche dopo la morte
del marito. All'inizio della III dinastia la famiglia diventa un'entità
giuridica composta da personalità autonome. Durante la III dinastia
e fino alla fine della IV il diritto privato viene equiparato per tutti
senza distinzioni di sesso o classe sociale. La prova di tale uguaglianza
si trova in una tomba risalente al regno di Huni (III dinastia) dove c'è
la più antica testimonianza di una donazione fatta dalla madre
a favore dei suoi figli. La partità tra i sessi è presente
anche tra le divinità e questo dimostra come l'uomo egiziano non
incontrò alcuna difficoltà ad affermare l'uguaglianza giuridica
tra moglie e marito nonostante qualche piccolo adattamento nella vita
di tutti i giorni.
La famiglia dell'Antico Regno era intesa nel senso pù ristretto
del termine, ossia formata dal padre, dalla madre e dai figli. La genealogia
non aveva nessuna importanza e perciò, nelle tombe, non vi era
alcun riferimento ai parenti. Il marito e la moglie disponevano dei propri
beni nella più piena libertà, mentre i figli, possedevano
un loro patrimonio indipendente, potevano abbandonare la famiglia solo
al raggiungimento di una determinata, e non meglio definita, età.
Per tutto l'antico Egitto il legame che univa la famiglia fu molto forte.
La posizione sociale della donna non fu sempre paritaria a quella dell'uomo.
Infatti essa mutava a seconda dei periodi storici. La donna fu considerata
uguale all'uomo nell'Antico Regno, nel Medio Regno, Nel Nuovo Regno, durante
le età saitica e persiana, mentre fu subordinata nel Periodo Predinastico,
durante le prime due dinastie e nei periodi intermedi. Per consolidare
il legame anche dopo la morte, nelle tombe della III e della IV dinastia,
la moglie veniva solitamente raffigurata vicino al marito. Nella famiglia
reale il culto funerario era indipendente per ogni coniuge, venivano cioè
venerati separatamente sia il faraone che la regina che possedevano due
diverse sepolture.
L'uguaglianza tra i coniugi era sottolineata anche nell'arte dove moglie
e marito vennero rappresentati con le stesse dimensioni.
In mancanza di figli e a seconda della classe sociale era lo Stato ad
occuparsi della sepoltura dei defunti.
Il
matrimonio
Gli unici
documenti riguardanti il matrimonio risalgono all'Epoca Tarda, ma sono
molto esaurienti. Durante il periodo persiano e l'età ramesside
il matrimonio poteva essere sia di tipo patriarcale che matriarcale. Tra
le testimonianze più antiche vi erano numerosi suggerimenti a sposarsi
giovani per avere tanti figli, ma anche parole di biasimo per chi non
è riuscito ad averne.
La donna poteva scegliersi il marito purchè il padre fosse daccordo.
Esisteva la convivenza che era riconosciuta legalmente: vi è un
esempio di una coppia che si è spostata dopo 7 anni di convivenza.
Per sposarsi una donna donava al marito una dote, mentre il marito portava
tutti i suoi beni. Vi erano dei contratti matrimoniali tra cui quello
chiamato "capitale d'alimentazione"; in caso di divorzio, se
era la donna a chiedere la separazione, lasciava tutta la sua dote al
marito, mentre se era l'uomo a volersi separare doveva ridare alla moglie
la sua dote più 1/3 dei beni in suo possesso.
Le donne erano gelose tanto da rivolgersi a delle fattucchiere per augurare
alla rivale di perdere tutti i capelli. Se ciò non era sufficente
le fattucchiere fabbricavano una statuetta di cera in rappresentanza della
rivale che veniva infilzata con 13 aghi. Tutto questo non tragga in inganno,
in Egitto non esisteva magia nera.
La famiglia popolare è di tipo monogamico tranne quella del faraone
che è l'unico a permettersi un harem. In realtà la poligamia
era consentita solo che non tutti erano in grado di mantenere più
di una moglie. La morte della moglie per parto era frequente, perciò
gli uomini, spesso, si risposavano più volte.
Per sottolineare con maggior forza la loro unione, moglie e marito erano
soliti chiamarsi "fratello" e "sorella". L'uso di
queste definizioni è molto presente soprattutto nella letteratura
del Nuovo Regno.
Il matrimonio veniva celebrato con un rituale molto semplice che prevedeva
un corteo di amici e parenti che accompagnavano la sposa con la dote a
casa del marito. Da quel momento i due formavano una nuova famiglia. Era
consentito il divorzio: quando i due si separavano alla moglie era permesso
di riprendersi la dote più 1/3 dei beni accumulati durante la vita
coniugale. Solitamente, in presenza di figli era la moglie a doverli accudire.
Intorno al 2700-2500 a.C. la potestà paterna e il diritto di primogenitura
vengono sostituiti dall'eguaglianza dei diritti. I valori che reggono
la vita familiare più marcati sono il grande rispetto per il padre
e l'affetto per la madre, vera e propria raffigurazione della dea Iside
all'interno della casa. In tutte le rappresentazioni geroglifiche l'uomo
viene sempre accompagnato nelle sue azioni dalla moglie e dai suoi figli
in un clima di grande armonia come quando, alla fine della giornata, viene
raffigurato a giocare con la moglie. Anche lo stesso faraone è
protagonista di numerose scene simili. Le storie d'amore divenute famose,
Ramesse II e Nefertari, Akhenaton
e Nefertiti, Tutankhamon e Ankhsenamon,
sono evidenti esempi di come si svolgeva la vita familiare nell'Antico
Egitto. In tutte le occasioni più o meno ufficiali, il faraone
è sempre accompagnato nelle sue gesta dalla sua sposa e dai suoi
figli. In molte occasioni la sposa partecipava addirittura ai combattimenti
dell'esercito, famose furono le imprese di Nefertari contro gli Ittiti,
tanto da venire considerata più influente e determinante del marito
stesso.
In un terzo momento, intorno al 1000-800 a.C., il valore spirituale della
famiglia si affievolisce lasciando spazio ad interessi economici ed opportunistici.
Il matrimonio diviene un comune contratto tra le parti, nel quale vengono
anche precisate le condizioni per il divorzio. Il marito afferma: "Ti
ho presa in sposa, tu mi hai portato denaro d'argento, se io ti lascerò
e ti odierò ti restituirò questo denaro più il terzo
di quanto avrò guadagnato con te". Da parte sua la moglie
dice: "Tu hai fatto di me la tua sposa, mi hai dato denaro; se
io ti abbandonerò e amerò un altro uomo, ti restituirò
quanto ho ricevuto e non pretenderò nulla di quanto avrò
guadagnato insieme a te".
Durante il Nuovo Regno, nel villaggio operaio di Deir el-Medina, le donne
occupavano posti nei tribunali e nel clero locale, mentre gli uomini lavoravano
alle tombe della Valle dei Re. I rapporti tra
i sessi davano vita a coppie più o meno "regolari" che,
però, erano comunque considerate legali negli archivi civili. Sono
stati ritrovati documenti che rivelano queste particolarità. In
uno di questi si parla del capo operaio Paneb che fu protagonista di numerosi
rapporti con donne sposate e con le loro figlie.
il matrimonio veniva celebrato con la coabitazione ufficiale degli sposi.
Non esisteva alcun tipo di archivio per i matrimoni tra giovani, mentre
veniva registrato, forse per eventuali separazioni e successioni, quello
tra adulti.
Anche da sposata la donna manteneva il proprio nome, poteva lasciare eredità,
adottare bambini, liberare schiavi, sedere nella giuria di un tribunale,
andare a caccia col marito (se ne aveva la facoltà). A Deir el-Medina
furono istituiti gruppi di prigioniere pagate dallo stato che si recavano
nelle case degli operai a fare le pulizie durante le ore di lavoro.
All'interno della casa la sera la donna suonava l'arpa per il marito e,
durante il giorno, partecipava ai banchetti.
La bellezza femminile era un vero e proprio culto tanto da essere spesso
rappresentata in dipinti e sculture. Le donne nobili, che passavano la
maggior parte del loro tempo in casa, vengono sempre raffigurate con la
pelle bianca, mentre le donne più umili avevano la pelle rossa
come quella degli uomini.
L'amore per la famiglia è frutto dell'amore che legò Iside
e Osiride dalla cui vita nacque la cultura egiziana. La loro storia fu
il modello sul quale si basò la società dell'Antico Egitto.
Al momento della nascita le sette fate decidevano il destino del neonato
che, essendo già scritto, era combattuto da scribi e sacerdoti
che, per poterlo modificare, elaborarono la scienza degli oroscopi: l'anno
era diviso in giorni fasti e nefasti a seconda delle ricorrenze di avvenimenti
mitici. Veniva inoltre predetto, tramite appositi calendari, il tipo di
morte del nascituro. I primi gesti e le prime voci erano considerate dei
segni da cui trarne le sorti future. La massima aspirazione per un padre
era quella di vedere il proprio figlio succedergli nella carica.
Il
divorzio
Il divorzio,
forse, esisteva già nell'Antico Regno. Durante il Nuovo Regno,
secondo i documenti di Deir el-Medina, era abbastanza frequente. La donna
divorziata poteva tornare nella casa dei genitori a patto che contribuisse
al loro mantenimento. Il mantenimento dei genitori dava ai figli il diritto
di ereditare.
Il divorzio iniziava con la liquidazione dei beni e proseguiva con il
ripudio. Si concretizzava con l'abbandono della casa coniugale da parte
della moglie.
Una delle principali cause di divorzio era l'adulterio. Esso era considerato
un reato grave: se veniva commesso da un uomo in maniera violenta esso
veniva evirato, se la donna era consenziente l'uomo riceveva 100 bastonate,
mentre se era la donna a tradire le veniva tagliato il naso a patto che
non giurasse di non aver commesso il fatto. Queste pene non vennero comunque
quasi mai applicate nonostante vi furono casi provati di tradimento.
Un tribunale apposito giudicava le cause tra moglie e marito prevedendo
pene proporzionate al reato. Ad esempio per l'insulto alla moglie la pena
era di 100 bastonate.
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I
GIOCHI
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La società
egiziana amava molto i passatempi e quindi i giochi. Sono state ritrovate
delle pedine bianche e nere, simili ai moderni scacchi, e delle scacchiere
rettangolari divise in 30 o 33 caselle (il senet), oppure circolari
raffiguranti un serpente arrotolato con la testa nel centro ed il corpo
diviso in segmenti (il gioco del serpente).
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Il
gioco del serpente risale ad un epoca addirittura precedente la I
dinastia. Si tratta di un gioco di probabile carattere religioso che
si svolgeva su una tavola di forma circolare del diametro di circa
30cm che riproduceva le spire concentriche di un serpente avvolto
su se stesso con le squame a rappresentare le caselle. Le pedine erano
rappresentate da 3 leoni, 3 leonesse e da palline rosse e bianche.
Sulle regole di questo gioco si sono solo formulate alcune ipotesi
poichè le regole originali sono andate completamente perdute.
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Un
altro gioco molto diffuso nell'Antico Egitto era il gioco "dei
cani e degli sciacalli" o "dei 58 buchi". La partita
veniva giocata da due giocatori con a disposizione 5 bastoncini ognuno.
I bastoncini venivano prodotti con in cima la rappresentazione di
un animale dalle orecchie pendenti (i cani) o di un animale con le
orecchie aguzze e ritte (lo sciacallo). Sulla tavola erano disegnati
due percorsi composti da una serie di fori che confluivano in un unico
buco centrale. Vinceva chi, per primo, giungeva con tutte i suoi bastoncini
al centro.
Tra
gli altri passatempi vi sono il puzzle, il boomerang (di cui in Egitto
è stato trovato il primo esemplare), i dadi (identici a quelli
moderni e costituiti anche da più di sei facce), gli specchi, le
bambole e degli aerei giocattolo! A proposito di questi ultimi, un esemplare
è stato ritrovato all'interno delle piramide a gradoni di Zoser
edificata intorno al 2800 a.C. Alcuni studiosi tedeschi hanno provato
a realizzare un aereo in scala e a farlo volare. Il risultato è
che l'aereo vola perfettamente...
Tra i bambini delle persone più povere era diffuso il gioco del
"capretto" una specie di salto con gli ostacoli e un simile
a quello odierno dello "schiaffo" dove il giocatore doveva indovinare
da chi era stato colpito.
Le donne amavano danzare ed ascoltare musica, mentre gli uomini preferivano
gli esercizi di destrezza o di forza e gli sport come l'equitazione, il
canottaggio e il tiro con l'arco. Riservata al faraone perchè molto
costoso era la caccia nel deserto.
Alcuni faraoni si fecero organizzare anche spettacoli su misura di cui
esistono testimonianze o documenti. Snefru sconfiggeva la malinconia guardando
le provocanti contorsioni di donne vestite solo di tessuto di rete. Cheope
sembra abbia convocato una sorta di mago di nome Djedi di cui si diceva
fosse in grado di riattaccare le teste. L'intento di Cheope era quello
di far tagliare alcune teste umane per poi ammirare le capacità
miracolose di Djedi.
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LE
FESTE
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Sed
La festa Sed è sicuramente la più importante per il
re. Impropriamente chiamata anche "Giubileo", è documentata
fin dalle prime dinastie ed esprimeva il bisogno di rinnovamento del
potere e della sovranità del faraone. Le sue origini sono da
ricercarsi, come detto, nell'antichità più remota della
civiltà egizia. Una leggenda narra infatti del periodo in cui
il dio Ra regnava sulla Terra su uomini e dei. Col passare del tempo
il rispetto verso Ra andò diminuendo poichè il dio,
divenuto vecchio, non era più in grado di governare. Così
gli uomini si ribellarono e Ra, per punirli, lanciò contro
di loro il suo occhio infuocato risparmiando solo una parte dell'umanità.
Ra, comunque, decide di salire in cielo sulla vacca celeste rinunciando
a regnare sulla Terra.
La festa Sed veniva celebrata dopo 30 anni di regno e, poi, ogni 3
o 4 anni. I momenti principali della festa sono la sepoltura di una
statua del re che rappresenta il vecchio sovrano e il rito dell'incoronazione
che vede il faraone protagonista di prove di forza fisica.
Tra i tanti faraoni che sostennero le prove fisiche previste dalla
festa Sed, si distinguono le imprese di Thutmosi II che si vantava
di essere il primo in ogni competizione. Le capacità di Thutmosi
II erano leggendarie. Una di queste narra dell'impresa che il faraone
compì centrando due lingotti di rame spessi un palmo con due
frecce scagliate da un carro in corsa dalla distanza di 16 metri!
A conferma del bisogno di rinnovamento, durante gli anni a ridosso
della celebrazione della festa Sed sono stati registrati sensibili
aumenti di precipitazioni piovose come se anche la natura necessitasse
di rinnovarsi. In occasione della festa Sed del faraone Den, la Pietra
di Palermo documenta una piena straordinaria del Nilo che Amenofi
III sosterrà, in seguito, di aver eguagliato.
Ottime raffigurazioni sono contenute nella tomba di Niuserra e di
Osorkon II. Il "Papiro Drammatico del Ramesseum" tratta
invece della festa Sed di Sesostri I.
Amenofi III sostenne 3 feste Sed, Ramesse II addirittura 14.
Ecco quali
erano le prove a cui dovevano sottoporsi i vari sovrani:
- Ripetizione
del rito dell'incoronazione. Il faraone veniva avvolto in un mantello,
in modo da rinnovare la potenza che il re aveva magicamente acquisito
la prima volta tramite la cerimonia legata all'ascesa al trono e a fargli
assumere un nuovo vigore fisico.
- Eredità.
La moglie del faraone simboleggiava probabilmente l'ereditą della corona
e i figli l'ereditą futura..
- Identificzione
del sovrano con Osiride. Il re, assistito dai cortigiani di pił alto
rango, erigeva il pilastro Djed.
- Il
faraone veniva sepolto, forse sotto ipnosi, in un sarcofago dove rimaneva
per un tempo imprecisato. Trascorso tale tempo il sarcofago veniva riaperto
e il faraone resuscitava.
- Percorrere
4 volte un circuito portando tra le mani una stanga di trebbiatura e
un piccolo oggetto.
- Prova,
a noi non nota, legata al piccolo oggetto tenuto in una mano.
- Prova
di vigore sessuale.
- Violazione
di una fortezza o distruzione di una città.
- Dieci
giri di corsa attorno ad un cortile, con due cappelle che rappresentavano
rispettivamente l'Alto ed il Basso Egitto.
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LA
MUSICA
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La
musica, in Antico Egitto, ha origini antichissime. Plutarco parla addirittura
delle stupefacenti capacità artistiche degli Dei che popolavano la
Terra prima dell'avvento di Menes. Egli parla di Osiride come del "signore
del sistro" in possesso di una voce molto dolce e persuasiva, mentre
il dio Bes era considerato il "dio della musica e della danza"
e Thot "l'inventore della musica" nonchè autore di libri
di canti per gli Dei.
Probabilmente, fino al Nuovo Regno la musica era fatta solo di voci con,
a volte, qualche semplice accompagnamento di strumenti a percussione (castagnette).
All'epoca più antica sono anche da attribuirsi la conoscenza di altri
strumenti quali arpe, flauti, tamburelli e sistri. Dalla XVIII dinastia
in poi la musica subisce un cambiamento radicale. Infatti, probabilmente
originarie dalla Siria, diventano molto popolari veri e propri gruppi musicali
composti da sole donne che introdussero strumenti quali cetre, lire, zampogne,
tamburi e crotali e che soppiantarono i musicisti maschili.
La musica era considerata un ottimo elemento di accompagnamento per la celebrazione
di eventi particolari come la nascita, i banchetti, le feste, le celebrazioni
religiose e le attività lavorative. I vari musicisti erano in tutto
e per tutto dei professionisti che venivano contattati per le varie occasioni.
Uno strumento particolare era la tromba che veniva utilizzata soprattutto
in ambito militare. Di questo strumento sono stati ritrovati solo 2 esemplari
che erano conservati nella tomba di Tutankhamon. |
L'IGIENE
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L'igiene
era tenuta in buona considerazione. Gli antichi Egizi erano ottimi medici
e conoscevano le cause, e i rimedi, per molte malattie. Erano percò
consapevoli che l'igiene del corpo è importantissima per evitare
il diffondersi delle malattie. Tuttavia nelle case non era quasi mai prevista
una sala da bagno che era considerata un lusso di cui godeva solo il faraone.
La casa per gli Egizi era un luogo dove si potevano fare cose indecenti
senza essere visti; tra queste cose non vi erano i bisogni fisiologici della
persona che, perciò, erano fatti per strada. Se per la classe nobile
l'igiene era molto rigorosa, Erodoto disse che
gli Egizi si radevano il corpo ogni 2 giorni e si lavavano 4 volte al giorno,
per il popolo ciò non avveniva. Queste persone, comunque, si lavavano
le mani ogni volta prima di mangiare. |
IL
CUBITO
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Il
cubito è l'unità di misura utilizzata dagli antichi Egizi
per misurare, progettare e costruire templi, tombe, piramidi, ecc. L'idea
di individuare un'unica unità di misura risale all'epoca protostorica.
In questo periodo furono utilizzati semplici bastoni di legno incisi con
tacche, ma questo sistema risultò troppo soggettivo e perciò
variabile da persona a persona. Vennero quindi introdotte altre unità
di misura che si rifacevano al corpo umano. La lunghezza di dito, palmo,
mano e avambraccio furono i primi riferimenti adottati dalla società
egizia.
L'introduzione del cubito reale, pari a 52.5 cm, risolve il problema dell'unificazione
della misura. Nella scrittura geroglifica è indicato con il disegno
dell'avambraccio umano (meh).
Il cubito reale era suddiviso in sottomultipli: 7 palmi di 4 dita ciascuno,
per un totale di 28 dita.
Per calcolare lunghe distanze si ricorreva ad un multiplo del cubito reale,
chiamato jteru pari a 20000 cubiti (circa 10.5 km).
Un'altra unitą di misura chiamata doppio remen fu introdotta per
agevolare le misure terriere al pari del ta (100 cubiti reali quadrati)
e del setjat (10000 cubiti reali quadrati). Il doppio remen
(74 cm) è l'equivalente della diagonale di un quadrato con il lato
pari ad 1 cubito.
Da molti artisti venne usata una variante pił corta di cubito, pari a 44.9
cm, che fu in uso fino alla fine del Nuovo Regno. Questo tipo di cubito,
che corrisponde alla lunghezza media di un avambraccio dal gomito sino alla
punta del dito medio, era suddiviso in 6 palmi di 4 dita ciascuno, per un
totale di 24 dita. Successivamente, con la XXVII dinastia e l'arrivo dei
Persiani, si diffuse l'uso del cubito reale persiano, pari a circa cm. 64.
I cubiti venivano realizzati in legno, pietra o materiali preziosi a seconda
del loro uso e del loro proprietario. Gli esemplari lignei, solitamente
in possesso degli artigiani, erano spesso approssimativi, mentre i cubiti
cerimoniali realizzati per essere deposti nei templi o per essere donati
ai funzionari più meritevoli sono i pił precisi.
Questi ultimi riportano sulla superficie il nome del faraone che li ha commissionati
insieme ad invocazioni ed elogi in suo favore. |
LA
SCUOLA
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Prove concrete
sull'esistenza della scuola nell'antico Egitto si hanno a partire dalla
X dinastia (intorno all'anno 2000). La formazione dei bambini, che iniziavano
a frequentare dai 5 ai 10 anni, non faceva distinzioni di sesso o classe
sociale.
La scuola era divisa in due livelli: quello elementare, della durata di
4 anni, e quello scentifico o casa della vita anche se inizialmente vi
era un insegnamento in famiglia tra padre e figlio. La scuola elementare
dava un'istruzione basilare che mirava alla pratica di lettura e scrittura
di testi classici perlopiù dell'Antico Regno. A Deir el-Medina,
il villaggio degli operai del Medio e Nuovo Regno, sono state trovate
le prove dell'esistenza di scuole atte a formare nuovi artisti. Testi,
antologie, miscellanee (preghiere, inni, satire, lettere) sono esempi
che dimostrano come la scuola era un elemento imprescindibile alla formazione
dei bambini. Il maestro era generalmente uno scriba.
La casa della vita era la scuola di livello superiore che insegnava le
materie scientifiche. Era presieduta da dotti che si riunivano per tramandare
le loro conoscenze. Le materie trattate erano l'aritmetica, la geometria,
l'astronomia, la medicina e la magia. Gli antichi Egizi conoscevano le
operazioni di base (addizione, sottrazione, moltoplicazione e divisione)
e le frazioni; erano in grado di calcolare l'area del rettangolo, la superficie
del cerchio e il volume della piramide. Questi calcoli venivano utilizzati
in campo edilizio e per ricalcolare i terreni dopo l'inondazione del Nilo.
In astronomia avevano calcolato un calendario
su misura, secondo la tre fasi del raccolto. Possedevano orologi per calcolare
le ore del giorno (tramite una sorta di meridiana e di clessidre ad acqua)
e della notte (con l'osservazione delle stelle). Tra le varie stelle si
hanno prove certe che gli Egizi conoscessero alcuni pianeti (marte, giove,
venere e saturno) e alcune costellazioni (Orione, Leone, Orsa maggiore)
anche se venivano chiamati in altro modo come l'Orsa maggiore che era
raffigurata dalla coscia del toro, mentre fa eccezione la costellazione
del Leone che, come si vede nella tomba di Seti I, era idealizzata proprio
dal leone. Sul livello di conscenza in medicina
sono stati molto preziosi i ritrovamenti di alcuni papiri (Smith, Ebers).
La magia era incentrata sulla conoscenza di
pratiche e di riti legate, per la maggior parte, alla sepoltura del defunto.
Lo studio del Libro dei Morti dal capitolo
155 al capitolo 159 istruiva su come realizzare gli amuleti
più efficaci. Inoltre venivano insegnate tecniche per proteggere
il defunto come la mutilazione di geroglifici che raffiguravano animali
pericolosi come la vipera e il coccodrillo. Anche la conoscenza della
funzione degli ushabty era oggetto di studio. Il ruolo di queste
statuette, che svolgevano i lavori soprattutto agricoli al posto del defunto
nell'aldilà, era fondamentale per una vita serene nel regno dei
morti.
I supporti dove studiavano i bambini erano
la pietra (stile entroincavo e rilievo emergente), i papiri (utilizzati
dagli scriba per testi di carattere amministrativo), l'ostraca (frammenti
di coccio o schegge di calcare), la stoffa e il legno.
Lo scriba, che si occupava principalmente dell'amministrazione politica
e religiosa dello stato, disponeva di tavolozze con inchiostro nero e
rosso, pennelli fatti con giunchi masticati alle estremità, vasetto
per l'acqua e lisciatoi per rendere più regolare la superficie
del papiro. Protettori degli scriba erano il dio Thot,
la dea Seshat, Imhotep (architetto di Zoser)
e Amenhotep figlio di Hapu e architetto di Amenofi III.
Esisteva poi la cosiddetta casa dei rotoli di papiro che era una sorta
di biblioteca sulle cui pareti era indicato l'indice dei testi in archivio.
Più avanti nacquero scuole private dirette da sacerdoti (Khep).
Raggiunti i 15 o 16 anni venivano inseriti nel sistema amministrativo.
Si potevano seguire anche altre carriere come quelle militari, mediche,
di sacerdoti o di funzionari dello stato. A scuola non venivano lesinate
punizioni corporali per i bambini meno capaci.
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