Gli
abiti
L'abbigliamento degli antichi Egizi, a differenza di molti altri popoli,
si sviluppa in maniera autonoma. Lo studio di questo aspetto della vita
della civiltà egizia è utile per conoscere i rapporti dell'uomo
con il suo ambiente, con i popoli stranieri e rende possibile la datazione
di statue o affreschi.
Durante il corso della sua storia, la donna dell'antico Egitto cambia
pochissimo le sue abitudini, indossando solo 3 o 4 tipi di abiti. L'uomo,
viceversa, viene raffigurato con molti abiti diversi tra loro sia per
l'utilizzo che ne faceva, sia per la moda del momento. Questo curioso
aspetto è facilmente giustificabile spiegando che l'uomo era colui
che nella famiglia andava a lavorare cambiando diversi mestieri, mentre
la donna si occupava unicamente della casa e perciò non necessitava
di abiti diversi. Nelle varie raffigurazioni rinvenute mancano abiti di
utilità pratica. Infatti per gli Egizi era un evento prestarsi
come modelli per il disegno di un artista e quindi volevano farsi dipingere
al massimo del loro splendore, un po' come succedeva negli anni '50 con
le prime macchine fotografiche.
Gli abiti, tutti gli abiti sono fatti di lino e perciò bianchi,
non erano altro che lenzuoli più o meno grandi drappeggiati in
vari modi. Non sono mai state raffigurate tuniche anche se erano sicuramente
di largo uso come possono confermare le tre tuniche splendidamente decorate
di Tutankhamon, ma mai disegnate in nessun affresco.
I pochi modelli di abiti femminili sono: a guaina con due spalline a volte
cucite, una lunga gonna sorretta da due "bretelle" e una gonna
di perline da mettersi sopra la tunica.
I pochi disegni di abiti leopardati sono da ricondursi al rito funerario.
Infatti, il vestito leopardato serviva a richiamare la dea Mafret procacciatrice
di cibo.
La lana, sicuramente conosciuta e usata, veniva indossata, ma non era
mai raffigurata o sepolta col corredo funerario del defunto perchè
considerata impura in quanto proveniente da animale vivo.
Per concludere durante i vari regni vi sono mode diverse nel vestirsi
degli uomini. Addirittura i maggiori esperti nel settore riescono ad attribuire
un particolare vestito al regno di un preciso faraone.
Queste le principali differenze:
Antico
Regno: |
torso
nudo e gonna lunga. |
Medio
Regno: |
torso
nudo e gonnellino più corto e multiplo. |
Nuovo
Regno: |
si
copre il torso con scialli o speci di tuniche. Viene introdotto il
perizoma sotto il gonnellino. |
Il
passaggio dalla gonna lunga a quella più corta, dall'Antico al
Medio Regno, è un periodo che comprende parte del I° Periodo
Intermedio e l'inizio del Medio Regno. La stele di Meru (2060 a.C.), esposta
al museo egizio di Torino, documenta quanto detto: alcune delle figure
disegnate indossano la tradizionale gonna lunga, mentre altre testimoniano
la nuova moda della gonna multipla più corta.
I
sandali
Al tempio ci si recava calzando sandali bianchi. Le calzature rivestivano
grande importanza anche se si usava perlopiù camminare scalzi.
I sandali erano le calzature più diffuse: ne esistono di moltissimi
modelli a seconda della moda. Erano fatti in fibra di papiro, lino o cuoio.
Non è ancora ben chiaro, salvo rare eccezioni, in quali occasioni
venivano usati: vi sono raffigurazioni di faraoni che indossano sandali
durante un'apparizione pubblica ed altre in cui, nella stessa occasione,
figurano scalzi. Nell'Antico Regno le donne
non sono mai raffigurate con i sandali.
Le
parrucche
Nell'antico Egitto erano molto diffuse le parrucche. Sia gli uomini che
le donne si radevano quotidianamente indossando le parrucche solo in caso
di cerimonie o occasioni speciali. Esse erano fatte di capelli veri e
piene di resine e cera d'api ed avevano funzione sia estetica che igienica
in quanto costituivano un efficace protezione contro i pidocchi. Principalmente
si usavano due tipi di parrucca: a mantella (sulla schiena) e tripartita
(due sul petto ed una sulla schiena). A volte si usavano anche parrucche
fatte di capelli biondi (tinti?). Un esempio è quello di Hetepheres
II sposa del faraone Dedefra che viene raffigurata in un dipinto con una
parrucca bionda.
Sono stati rinvenuti disegni in cui gli uomini vicini all'acqua vengono
rappresentati con il cranio rasata sul davanti. Questa caratteristica
comune a tutti questi lavoratori è da attribuirsi ad una comodità
o ad una maggiore igiene per questo tipo di attività.
I
trucchi
I trucchi, per gli antichi Egizi, avevano il fine di proteggere la
pelle da riverberi e irritazioni causati dal clima asciutto e dalla sabbia.
Dai papiri ritrovati si è scoperto come ad esempio la malachite
(un minerale color verde smeraldo) e la galena (un composto del piombo
colore grigio scuro) venivano applicate sulle palpebre per curare il tracoma
(infezione dell'occhio), l'emeralopia (riduzione della vista) e la congiuntivite,
mentre l'ocra rossa era utilizzata per le labbra e le guance come i moderni
rossetti e fard. Recenti studi hanno rivelato la composizione chimica
delle polveri: galena nera, cerussite bianca, laurionite e fosgenite.
Queste ultime due sostanze non si trovano in natura, ma sono il risultato
di processi chimici che, quindi, lasciano intravedere una grande conoscenza
in materia. Le dettagliate istruzioni riportate dai testi antichi illustrano
i metodi utilizzati: la galena nera veniva scaldata per produrre l'ossido
di piombo (sostanza di colore rosso) che veniva macinata e mescolata con
sale e acqua. Tutti i giorni seguenti, per un totale di quaranta, la mistura
veniva filtrata e mescolata nuovamente con del sale in modo da ottenere
la bianchissima polvere di laurionite. La fosgenite, invece, veniva ottenuta
con lo stesso procedimento tranne che per l'aggiunta supplementare di
natron (un tipo di carbonato di sodio facilmente ricavabile dai sali presenti
nelle rocce). La varietà delle lavorazioni di queste sostanze (macinazioni
più o meno fini) permettevano di ottenere diverse tonalità
di colori e di lucentezza in modo che ognuno poteva personalizzare il
proprio trucco. La laurionite e la fosgenite, a seconda del dosaggio,
unite alla galena nera producevano la varie tonalità di grigio.
A tali sostanze venivano poi aggiunti grassi animali, cera d'api o resine
che esaltavano la densità e le proprietà curative dei prodotti.
Per problemi di vista, ad esempio, veniva aggiunta dell'ocra rossa alla
galena, mentre per il comune orzaiolo si applicava un miscuglio di malachite
e legno putrefatto.
I trucchi erano considerati "fluidi divini" e perciò
appartenevano al corredo funerario del defunto.
Alcune di queste sostanze sono giunte fino a noi perfettamente conservate.
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