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Le Ricerche
fine pagina I faraoni

Cheope
Thutmosi III
Akhenaton
Tutankhamon
Ramesse II


 
Il faraone è il re dell'antico Egitto. Egli è strettamente legato agli dei, tanto da essere considerato l'incarnazione di Horo sulla Terra. In qualità di tramite tra l'umanità e gli dei, egli viene rappresentato sulle pareti e sui pilastri dei templi intento a rendere omaggio alle varie divinità. Non potendo essere presente in tutti i templi, il faraone delega dei sacerdoti che svolgono le funzioni di culto. Solo il faraone e nessun altro può decidere di edificare o ampliare i luoghi di culto.
La regalità del faraone rimarra immutata per oltre 3500 anni senza mai venire interrotta neanche durante le invasioni straniere, che approfittarono di questo significato religioso per appropriarsi del potere, sino all'avvento del Cristianesimo. La figura religiosa non fu nemmeno mai criticata, mentre esistono alcuni giudizi negativi riguardanti i faraoni, in particolare quelli dell'Epoca Tarda, ma anche illustri personaggi come Cheope e Pepi II. Tutta la società egizia ha quindi come punto di riferimento il faraone. La storia viene divisa in dinastie e l'arte viene adeguata ai gusti del faraone. Anche i vari strati sociali sono legati alla sua politica: si lavora per lui e da lui si ricevono i beni di sostentamento.
Al momento dell'incoronazione, il faraone si investe di cinque titoli:
  1. il nome di Horo che identifica nel re l'incarnazione terrena del dio Horo. Il falco, l'animale con cui viene rappresentato Horo, insieme al leone e al toro, sono gli animali nei quali il faraone si identifica più spesso. Essendo Horo figlio di Osiride, a partire dalla V dinastia il re vede ampliarsi il significato di questa titolatura: dopo la morte il faraone diventa Osiride e così anche la sua figura di Horo.

  2. Nesut-biti (n-sw-bit), che significa "re dell'Alto e del Basso Egitto" ricorda l'inizio della storia dell'Egitto. Nesut, rappresentato dal geroglifico del giunco, significa "Signore del Nord", mentre Biti, in geroglifico un'ape, è il "Signore del Sud". Il primo faraone ad aggiungere questo nome alla titolatura regale fu Den (I dinastia). A partire dal Medio Regno in questo titolo viene sempre racchiuso il nome del dio solare Ra. La scrittura in geroglifico è racchiusa dal cosiddetto cartiglio, un ovale che intende proteggere il nome del faraone dal male.

  3. Nebti, ossia "le due signore". Con questo termine vengono indicate le due divinità protettrici dell'Alto e del Basso Egitto che sono rispettivamente Nekhbet (avvoltoio) e Uto (cobra). Non è raro che il faraone impersonifichi nella sua figura due dee femminili e contrapposte. Per gli antichi Egizi solo unendo le dualità si può ottenere il tutto. Così nella persona del re si trovano i fratelli eterni rivali Horo e Seth e le due metà dell'Egitto, l'Alto e il Basso Egitto. Questo nome fu adottato per primo da Semerkhet (II dinastia) e rappresenta, probabilmente, la carriera del sovrano prima dell'incoronazione.

  4. il "nome d'oro" o "il nome dell'Horo d'oro" come usato in tempi più antichi. Questo titolo indica la natura di falco del faraone, ma anche la materia di cui sono fatti gli dei e le loro raffigurazioni. Il faraone era dunque la manifestazione terrena delle creature divine. Venne introdotto dal re Zoser.

  5. Figlio di Ra. Questo era il nome attribuito alla nascita del sovrano che lo identificava come membro della famiglia reale. Il suo nome viene assimilato a molte divinità, ma solo nella titolatura ufficiale egli viene chiamato "il figlio di Ra". Nei vari appellativi assegnati al re si riconoscono le diverse aspettative di ogni epoca. Così i vari "Colui che fa vivere la verità e distrugge la menzogna" o "il Nilo d'Egitto che inonda il Paese con la sua perfezione" indicano ciò che il popolo si aspettava da quel faraone e non rappresentano assulutamente nulla della sua personalità. Vi sono ancora altri modi con cui viene nominato il faraone come ad esempio "Signore delle due terre", "Signore delle corone" e molti altri. Questa titolatura venne ufficializzata durante la V dinastia sotto Neferirkara. Anche questo nome, come il nome del Re dell'Alto e Basso Egitto, viene racchiuso nel cartiglio.

Ogni faraone dal momento dell'incoronazione si presenta come colui in grado di riportare l'ordine (Maat). Così egli avrà il compito di sconfiggere il male per tornare ad una rinnovata perfezione. E' per questo motivo che alcuni faraoni che non intrapresero alcuna campagna bellica venivano ugualmente ritratti in azioni militari.
Nei tempi più antichi il re era chiamato Neter-nefer. La definizione "faraone" entra nell'uso comune a partire dal Nuovo Regno. Significa letteralmente "La grande casa". L'origine del termine stava ad indicare il Palazzo Reale, mentre solo in un secondo tempo, con lo stesso appellativo, veniva identificato il faraone stesso.
Il modo con cui veniva raffigurato il faraone mostra parecchie affinità con gli dei. Infatti nelle raffigurazioni gli Egiziani venivano disegnati sempre ben rasati, mentre gli dei venivano disegnati con una barba cerimoniale ricurva nella sua estremità. I sovrani, dal canto loro, portavano una barba posticcia dritta che si trasformava in ricurva solo dopo la morte, quando cioè il re diveniva Osiride. Occorre notare che il solo dio Ptah veniva ritratto con la barba dritta tipica del re ancora in vita.
Per quanto riguardo gli abiti indossati dal faraone bisogna separare i vari periodi storici in quanto ogni periodo aveva le proprie caratteristiche. Nell'Antico Regno il re era solito indossare un gonnellino molto corto chiamato shendjut. Nel Nuovo Regno i sovrani preferiscono vestire una gonna lunga e liscia con una camicetta senza maniche. In occasione della festa Sed, il faraone indossa anche un corto manto piuttosto attillato.
Ciò che però contraddistingue indiscutibilmente la persona del faraone sono le corone. In antichità, quando ancora esisteva la suddivisione in Alto e Basso Egitto, esistevano due corone differenti. corona del Basso Egittocorona dell'Alto Egitto
La prima (hedjet) era bianca, di materiale morbido e con una forma molto particolare. La seconda (deshret) era di colore rosso con una calotta piatta decorata con un ricciolo.
L'unione tra le due corone dà origine alla corona (pshent) che identifica il faraone quale sovrano dell'Egitto unito.
Nel corso del Nuovo Regno i sovrani erano soliti preferire una corona azzurra di forma simile a quella di un elmo ed ornata da placchette metalliche. Questo tipo di corona è esclusiva del re, mentre le altre erano indossate anche dagli dei. In Epoca Tarda vengono introdotte corone piumate di vario genere decorate con corna e serpenti-urei. Molto spesso, al posto della corona, il faraone portava un copricapo anch'esso decorato con il serpente-ureo di forma rettangolare e fatto di stoffa.
Il serpente-ureo, secondo la credenza egizia, con il soffio di fuoco del suo veleno tiene lontane le forze nemiche dal faraone. Questo simbolo è ciò che contraddistingue il faraone dalle altre persone anche quando indossa solo la parrucca (in Egitto la parrucca veniva portata indistintamente da uomini e donne di tutte le classi sociali).
Fin dai tempi più antichi, all'altezza della cintura il sovrano portava annodata una coda taurina che mostra il legame con il toro. In occasione di funzioni sacerdotali tale coda viene sostituita da una pelle di pantera.
Le calzature regali sono spesso sandali come dimostrano i molti ritrovamenti tra cui la favolosa tomba di Tutankhamon.
Tra le insegne di potere più importanti che contraddistinguono il faraone vi sono senza dubbio l'antico bastone pastorale ricurvo e il flagello che, probabilmente, è uno scacciamosche.
La giornata del faraone era accuratamente programmata. Egli era circondato da un alone magico: se qualcuno si avvicinava a lui doveva farlo in proskynesis, ossia prostrato a baciare la terra. Il sacerdote Rawer, vissuto durante la V dinastia sotto il re Neferirkara, racconta nella sua tomba a Giza di essere stato accidentalmente urtato dalla mazza del re durante una cerimonia. Il faraone dovette dichiarare la casualità del gesto e, di conseguenza, l'impunibilità del sacerdote a cui così venne risparmiata la vita.
La persona che rappresenta il faraone si cala completamente nel ruolo. In questo modo l'arte viene influenzata a rappresentare il faraone non come è nella realtà, ma come figura ideale proprio per accentuare la sua unicità. Tutti i faraoni, come ad esempio Ramesse II che regnò per oltre 66 anni, venivano rappresentati sempre nella loro piena vigorosità giovanile anche a dispetto della loro età avanzata. Anche durante la fine della XII dinastia e durante il regno di Akhenaton, la figura del faraone, che non seguiva più i canoni classici, era il risultato di una diversa concezione di regalità.
Putroppo non esistono autobiografie di faraoni, ma solo due testi in cui il sovrano parla al figlio designata alla sua successione. Questi due testi sono l'Insegnamento di Merirkara e l'Insegnamento di Amenemhat I per il figlio Sesostri I. A Merirkara il padre parla della convivenza con nemici interni ed esterni al palazzo e consiglia di essere indulgente poichè pensa che l'uso della parola sia più convincente delle punizioni, mentre Amenmhat I descrive il tentativo di ucciderlo e le difficoltà incontrate per difendersi dai tradimenti dei suoi consiglieri. Altri testi direttamente collegabili ai faraoni sono alcune lettere trascritte nelle tombe o sulle stele dei funzionari. Tra queste si distiguono la lettera di Pepi II, che scrive al capo della spedizione in Nubia Herkhuf, e la lettera di Amenofi II al funzionario incaricato di trattare con i Nubiani. Documenti originali sono le tavolette cuneiformi di Tell El-Amarna del periodo di Amenofi III e Akhenaton.
Molte informazioni riguardanti l'aspetto fisico del faraone sono ricavate dall'esame delle mummie reali. Così si può affermare con certezza che Thutmosi III era alto 1.62 m ed aveva lineamenti delicati, Amenofi III tendeva all'obesità e, in età avanzata, era afflitto dal mal di denti, Siptah aveva dovuto superare una paralisi infantile che però gli aveva lasciato tracce evidenti e Ramesse V morì giovane a causa del vaiolo.
Esistono poi racconti che possono aiutare a comprendere la personalità del faraone. Un esempio è il racconto della battaglia di Kadesh del tempio di Abu Simbel dove Ramesse II viene raffigurato come il grande protagonista della lotta contro gli Ittiti. Grande personalità hanno avuto sicuramente Amenofi III e suo figlio Akhenaton, mentre altrettanto ben documentata è la storia di Ramesse IV: egli, che non era principe poichè la sua famiglia non era al potere, in seguito alla morte, forse non naturale, della regina Tausret e alla salita al trono del nonno Sethnakht, divenne faraone dopo la morte del padre Ramesse III. Sembra che sul nome del suo successore Ramesse III fu a lungo indeciso dando così vita a violente cospirazioni interne che sfociarono nell'assassinio del faraone. I colpevoli, che sostenevano la candidatura del principe Pentaur, furono scoperti e processati e così Ramesse IV potè salire sul trono. Il suo regno fu incentrato a combattere la corruzione e a consolidare la pace. Le scarse ricchezze di cui godeva l'Egitto di quel periodo permisero al faraone di portare a termine solo la propria tomba. Per quanto riguarda i faraoni dell'Antico Regno non vi sono sufficenti fonti per delineare con buona esattezza la personalità dei sovrani. Alcune opere successive come il papiro Westcar, Neferti e l'Insegnamento per Kagemni risalenti al Medio Regno, descrivono Snefru come un faraone buono che regnò nel segno della comprensione e dell'armonia. Di carattere completamente contrapposto era invece il figlio Cheope che viene descritto come un tiranno.
La sposa reale ricopriva un ruolo fondamentale nella successione al trono: da lei e dalla sua discendenza dipendeva la successione al trono e, in caso di assenza di un faraone in carica, aveva la possibilità di regnare quando l'erede era minorenne. Nella storia delle dinastie vi sono stati casi in cui al governo salì una donna che regnò stabilmente: Meritneith (I dinastia), Sebeknefrura (alla fine della XII dinastia), Hatshepsut (XVIII dinastia) e Tausret (alla fine della XIX dinastia).
Merneith regnò dopo la morte di Uagi, di cui era probabilmente la moglie, in attesa del compimento della maggiore età da parte di Den, che probabilmente era suo figlio. Si fece costruire due tombe reali, stele e statue. Ella però non si assunse il nome di Horo e non datò il suo periodo di reggenza così, per gli studiosi, non è da considerarsi faraone a tutti gli effetti.
Nefrusobek salì al trono dopo la morte del fratello Amenemhat IV che, probabilmente, non aveva eredi maschi. Vi sono molte testimonianze riguardanti la donna-faraone come un busto conservato al Louvre che la ritrae in abiti femminili ma con le insegne del faraone. Si definisce l'"Horo femminile" assumendo in questo modo tutte le caratteristiche del faraone maschio.
Hatshepsut è la più famosa regnante femminile d'Egitto. Durante i suoi anni di regno perse progressivamente i canoni femminili facendosi rappresentare come un uomo. Il suo regno durò più di 20 anni e fu caratterizzato dalla coreggenza con Thutmosi III.
Tausret, che era già regina e godeva quindi di grandi privilegi, regnò dopo la morte del figlio Siptah.
Dall'VIII al VI secolo a.C. venne introdotto la carica della "sposa divina". Esse regnavano in sostituzione del re e determinavano la successione al trono tramite l'adozione. Non si sposavano e aasumevano il titolo di spose del dio Amon. Pur non trattandosi di una effettiva regalità, esse investivano molte prerogative del faraone.
Il problema della successione fu risolto in vari modi: i re della XII dinastia del Medio Regno e i sovrano del Nuovo Regno adottarono il sistema della coreggenza dove il re ereditario si affiancava al faraone in carica in attesa di prenderne il posto. Durante il periodo ramesside a tale posizione veniva assegnato il titolo di "generalissimo". In altri periodi caratterizzati da dominazioni straniere la successione al re fu risolta in modi diversi: i Libi frammentarono il Paese in piccoli regni che venivano affidati a membri della famiglia regnante, mentre gli Etiopi facevano succedere al faraone in carica il fratello e, in seguito, il nipote. I Tolomei preferirono tornare al sistema della coreggenza affiancando preferibilmente al faraone una figura femminile. Nel complesso della storia egiziana il sistema che garantì i migliori risultati fu senza dubbio quello classico della successione tra padre e figlio. Secondo la tradizione nessuna generazione doveva essere saltata; così vi furono casi, come quello di Merenptah, dove il successore era il quattordicesimo figlio del predecessore Ramesse II. L'erede al trono era solitamente scelto tra i diretti discendenti della grande sposa. In assenza di figli il successore veniva scelto tra i figli delle altre spose. Nel caso in cui il faraone fosse morto prematuramente o, come nel caso di Akhenaton, avesse avuto solo figlie femmine, il successore veniva scelto tra i fratelli e i generi che venivano condsiderati come figli di sangue.
Nell'Antico Regno anche il ruolo di visir veniva ricoperto da un figlio del faraone, mentre le altre cariche amministrative erano affidate a membri della famiglia reale.
Nell'antico Egitto la designazione dell'erede non era prestabilita per cui tutti i figli del faraone venivano educati allo stesso modo. Tra essi veniva scelto l'erede del faraone, mentre gli altri ne divenivano i consiglieri. La stessa procedura veniva attuata per la successione degli alti funzionari. L'educazione degli eredi veniva data dalla scuola di Palazzo (Khep) dove la designazione dell'educatore rivestiva grande importanza. Era lo stesso faraone che decideva in base alla sua fiducia a chi affidare l'educazione dei figli. Alla base dell'insegnamento vi era la conoscenza della scrittura che consentiva l'apprendimento dei testi antichi. Era anche praticata l'educazione sportiva che comprendeva attività quali il tiro con l'arco, il nuoto e l'addestramento miltare in genere. Molto orgoglioso delle proprie prestazione fu Amenofi II, il "re sportivo", che lasciò testimonianze molto minuziose dei suoi risultati giudicati di molto superiori a quelli dei soldati del suo esercito.
La figura del faraone è caratterizzata da un aspetto umano e da uno divino. E' un uomo che riveste la funzione di un dio, è il tramite tra gli uomini e gli dei. Nella titolatura ufficiale il faraone è un dio oppure è figlio di un dio, mentre tra gli appellativi il faraone è l'immagine di un dio o è amato o favorito dagli dei. Il papiro di Westcar, del Medio Regno, narra della diretta discendenza dei re delle prime 5 dinastie dal dio solare Ra, mentre più tardi, come nel periodo ramesside, si definisce il faraone come figlio di Seth, che non ha figli, per l'affinità guerriera con lo stesso dio. Nell'insegnamento per Merikara si definiscono tutti gli uomini come immagine di dio. Così nella XIII dinastia prende piede la definizione "immagine vivente di Ra sulla terra", Amenofi III è per Amon-Ra "il mio figlio amato, generato dal mio corpo, la mia immagine, che io ho eletto sulla terra". Amenemhat III, nelle istruzioni lealiste viene definito come Sia, Ra, Hapi, Khnum, Montu, Bastet e Sekhmet per ricoprire i diversi aspetti del suo ruolo. I faraoni si fecero anche rappresentare come animali quali il toro, il leone ed il falco a cui se ne aggiunsero altri col passare del tempo. Chefren fu il primo a creare il mito del re protetto dal falco (raffigurazione di Horo), mito che durerà sino alla fine dell'epoca faraonica. Nectanebo I, oltre a condividere l'idea di Chefren, si fece addirittura chiamare "il Falco". Ramesse II si faceva spesso ritrarre con attributi del falco anche se, in questo caso, il faraone intendeva riferirsi al dio solare Ra-Harakhti. Il dio con il quale il faraone si fa maggiormente ritrarre è sicuramente Ra. Mentre nelle prime 3 dinastie è scarsamente documentato, a partire dalla IV dinastia Ra ricopre un ruolo sempre più importante. Molti faraoni assumeranno nomi ricavati da epiteti di Ra e, accanto alle proprie piramidi, edificheranno un sacrario dedicato allo stesso Ra. Con i testi delle piramidi, Ra diviene il dio dominante dell'aldilà. Amenofi III fu il primo ad identificarsi con Ra quando era ancora in vita. Finora, solo dopo la morte il faraone, che si trasformava in Osiride, diveniva un dio, ma, da questo momento in poi, il faraone verrà venerato come un dio anche mentre è in vita. Amenofi III farà costruire in Nubia due templi, quelli di Soleb e Sadeinga, dove era possibile adorare la sua persona e sua moglie, la regina Teie. Sulle stesse orme si allineeranno Tutankhamon (tempio di Faras) e Ramesse II (vari templi tra cui Abu Simbel). Il popolo credeva realmente che il faraone fosse un dio. Le guerre venivano ufficialmente intraprese solo per motivi di difesa.
A partire dal Medio Regno il re si proclama governatore di tutte le terre. Nel Nuovo Regno l'Egitto espande notevolmente il suo regno, conquistando regioni come Palestina, Siria, Libano e buona parte dell'odierno Sudan. L'ampliamento dei confini è da paragonare all'ampliamento dei templi e dgli edifici preesistenti che in Egitto era praticato da quasi tutti i sovrani. In fatti un faraone, che aveva il compito di portare qualcosa di nuovo al Paese, poteva anche semplicemente ampliare costruzioni già esistenti. Classico esempio di questa concezione è il tempio di Karnak che fu "ritoccato" dai vari faraoni per oltre 2000 anni. Sullo stesso piano si colloca l'abitudine a sostituire i cartigli dei predecessori con quelli del regnante in carica. Anche con questo sistema il re portava novità e quindi progresso. Durante il Nuovo Regno vi fu un continuo ampliamento e sviluppo delle tombe nella Valle dei Re che aumentavano di sale, di pilastri e di innovazioni nella realizzazione delle decorazioni e dei sarcofagi. L'evoluzione ebbe un punto di arresto all'inizio della XX dinastia. Le tombe, infatti, raggiunsero dimensioni tali che era impossibile progettarne di più grandi. Si ricorse perciò a stratagemmi come quello di Ramesse IV che dovette rinunciare ad alcune sale per poter usufruire di corridoi più ampli in modo da ottenere un risultato comunque apprezzabile.
Alla base della vita in Egitto c'è il Maat, ossia l'ordine secondo il quale viene assicurata l'armonia tra le cose. Il faraone deve farsi garante dell'ordine. Così le opere che egli farà costruire non dovranno turbare l'equilibrio della natura. In ambito sociale il rispetto del Maat assicura un equo giudizio per tutti senza distinzioni di alcun tipo. Il rispetto dell'ordine delle cose e dell'uguaglianza sociale non impedì al faraone di ergersi a figura differente dagli altri uomini. Ciò era permesso al faraone che, per ottenere tale riconoscimento, si appellava alla sua natura divina.
Il faraone non fu mai giudice, ma le punizioni non potevano eseguirsi senza il suo consenso.
Lo stesso faraone aveva la facoltà di nominare i grandi sacerdoti limitando così l'influenza del clero ed impedendo un rinnovo ereditario della carica.
La figura del faraone nella storia dell'antico Egitto ha sempre goduto di grandi privilegi senza però mai trasformare la propria politica in oppressione. L'Egitto è una delle più longeve civiltà che l'umanità abbia conosciuto e il grande fascino che esso esercitava ha coinvolto anche sovrani stranieri che salirono al governo durante i periodi di crisi. Nessuno di essi infatti tentò di trasformare le usanze di questo paese, ma, al contrario ne sposò le tradizioni facendosi così accettare più o meno di buon viso dal popolo. Esempi noti sono quelli di Alessandro Magno, dei Tolomei, dei regnanti etiopici che si fecero raffigurare sui templi intenti a portare doni agli dei. Tutta la storia egiziana fu condizionata dal rispetto del Maat di cui il faraone era il garante.
"Il faraone doveva agire sulla terra come dio creatore e vincere, attraverso la propria natura divina, l'imperfezione dell'uomo" - Sergio Donadoni (L'uomo egiziano).

fine paginainizio paginaintroduzioneI faraoni più famosi

CHEOPE, CHEFREN E MICERINO

Cheope

Cheope, il cui vero nome era Khnum-Khuefui (Khnum mi protegge) o, più semplicemente, Khufu, è il secondo faraone della IV dinastia. Figlio di Snefru e poi suo successore, viene attualmente ricordato per la sua maestosa tomba: la piramide di Cheope o Grande Piramide. Il padre, che regnò sull’Egitto per circa vent’anni, dal 2590 al 2567 a.C., fu un sovrano famoso per la sua bontà e quindi amatissimo dal popolo. Fu sepolto a Dashur in una piramide dalla forma particolare che viene identificata come l'esperimento finale prima della costruzione delle famose piramidi di Giza. Di certo Cheope non ereditò dal padre il carattere buono e caritatevole visto che, durante il suo regno, si contraddistinse per la sua spietatezza e per il suo egoismo. Così, mentre la fama di Snefru si tramandò per millenni, Cheope fu snobbato e dagli storici del tempo e anche da Erodoto che scrisse di lui in maniera molto severa. Il suo governo era dunque incentrato sulla tirannia e sulla ambizione personale. Non esitò a sacrificare il suo popolo e, perfino, i suoi affetti familiari. Erodoto di lui scrisse:
“Non vi fu perfidia di cui Cheope non si macchiò, chiuse i templi e obbligò tutti gli egiziani a lavorare per lui, mandandoli a cavare pietre nei monti d’Arabia e a trasportarle fino al Nilo, dove altri sventurati le ricevevano e le trascinavano fino alla montagna libica. Ogni tre mesi centomila uomini erano impiegati in questo lavoro e, solo per costruire la rampa sulla quale si dovevano trascinare le pietre, ci vollero dieci anni e la costruzione della sua piramide costò altri vent’anni di tormenti al popolo egiziano..”.
E poi:
“Cheope, esausto per queste spese, giunse all’infamia di prostituire la propria figlia in un luogo di perdizione e di ordinarle di ricavare dai suoi amanti la somma necessaria per terminare i lavori”.
Lo storico greco, affermando di riportare i racconti dei sacerdoti di Menfi, aggiunse che la figlia di Cheope, oltre ad eseguire gli ordini del padre, voleva lasciare un monumento in suo ricordo e quindi pretese da ogni suo amante, oltre al danaro, una pietra. Queste pietre, numerosissime, le permisero di costruirsi “quella piramide che si trova, ora, nel mezzo, di fronte alla Grande Piramide, e che ha un plettro e mezzo di lato (16 metri, circa)”
. Il giudizio di Erodoto trova riscontro in una raccolta di storielle del Medio Regno che dipingono Cheope come un faraone superbo e malvagio. Inoltre Erodoto, parlando delle piramidi di Giza, afferma che Cheope e Chefren erano così malvagi che gli Egizi usavano chiamare le loro piramidi come di Filitis, un pastore che era solito far pascolare i propri animali proprio in quella zona. Auguste Mariette, grande egittologo del secolo scorso ed ideatore e primo direttore del museo del Cairo, nonché scopritore della necropoli di Saqqara, disse che “sarebbe stato molto meglio per la storia e per l’egittologia che storici come Erodoto, capaci di riportare a cuor leggero tali nefandi pettegolezzi nei confronti di Cheope, non avessero mai messo piede in Egitto”. Nel Papiro di Westcar si legge di un faraone, Cheope, che ama farsi narrare storie meravigliose dei regni dei suoi predecessori, ma è del tutto incurante del valore della vita umana. Nell quarto racconto dello stesso papiro di Westcar si narra che Cheope, alla ricerca delle stanze segrete del santuario del dio della sapienza e della scrittura Thot, conosce il mago di Meidum, Djedi, “un uomo di 110 anni che mangia 500 pani, mezzo bue intero e beve cento brocche di birre”. A Djedi, così si legge, per saggiarne la sapienza magica, Cheope propone di decapitare un prigioniero, solo per vedere se il mago, come si vantava, era capace di riattaccargli la testa. Djedi, sdegnato, gli risponde di non statuetta di Cheopeessere disposto a fare niente del genere, perché “ciò è vietato per il gregge di Dio”.
Cheope, forse in seguito alla sua malvagità, è il faraone meno conosciuto e rappresentato dell'Antico Regno. Di lui fu ritrovata, nel 1903 da Flinders Petrie, solo una statuetta di avorio di 9cm che lo raffigura seduto su di un trono cubico, abbigliato con un gonnellino shendyt e, con sul capo, la corona rossa del Basso Egitto. Più precisamente Petrie, durante alcuni scavi, ne ritrovò dapprima solamente il corpo e poi, a seguito di 6 o 7 giorni di ricerca, la testa. Petrie, sicuro che quella fosse proprio la testa mancante, la attaccò al resto della statuina. Il suo ricordo, visto che neppure la sua mummia fu rinvenuta, e la sua fama sono dunque unicamente legate alla sua tomba, la Grande Piramide, il monumento più grande di tutto l’Egitto, unica delle sette meraviglie del mondo ad essere ancora intatta. I suoi cartigli, a conferma della sua smania architettonica, si trovano nelle antiche cave di pietra e nelle miniere del Sinai da dove faceva estrarre rame e turchesi. Si dice abbia scritto anche un libro, "il libro della conoscenza", nel quale si prevedeva il futuro, ma che, purtroppo, è andato perduto.


Chefren

statua di ChefrenDel regno di Chefren, come quello di suo padre Cheope, si conosce molto poco. Le uniche tracce di questo faraone ci sono date dagli scritti di Erodoto e dai suoi monumenti. La seconda piramide di Giza e la Sfinge sono attribuite proprio a Chefren.
L'ascesa al trono di Chefren non è chiara. Chefren non successe direttamente al padre Cheope perchè, prima di lui, il trono d'Egitto fu occupato dal fratello Dedefra che, però, regnò solo 8 anni. Alla morte di Dedefra, non si sa se per cause naturali o meno, Chefren divenne faraone. Sembra che la famiglia reale fosse divisa tra due tipi di politica: uno di Dedefra, più innovativo, e l'altro di Chefren che seguiva le orme di Cheope. A parziale conferma di questa situazione vi sono le parole scritte da Erodoto che non lesina aggettivi poco edificanti per Chefren.
A Chefren è anche attribuito il tempio della sfinge e la strada funeraria che porta alla sua piramide. Queste due strutture sono le uniche ancora esistenti delle tre piramidi.
Di questo faraone è giunta sino a noi una stupenda statua in cui il re è seduto sul trono e ha sulla testa il dio Horo sottoforma di falco. Questo capolavoro fu ritrovato a Giza, nel tempio a valle ed era una delle 23 statue che ornavano il tempio. Ognuna di queste statue fu realizzata con materiali diversi e perciò di diverse colorazioni.

 

 


Micerino

Micerino (in egizio Men-kau-ra) successe a governi importanti dell'Antico Regno come quelli del bisnonno Snefru, del nonno Cheope e del padre triade di MicerinoChefren soprattutto sotto il profilo architettonico visto che, per realizzare le proprie piramidi, Cheope e Chefren avevano dato fondo a tutte le risorse dello Stato lasciando nella fame il popolo egizio e, per timore di rivolte, avevano chiuso tutti i templi. La più gravosa era sicuramente l’eredità di Snefru, indimenticato faraone che in Egitto veniva addirittura venerato come la vera e propria incarnazione di Ra, che sapeva capire i bisogni del popolo e che aveva varato le più coraggiose riforme in favore della gente. Innanzitutto Micerino fece riaprire i templi, rimasti chiusi per ben ventisette anni, e poi diede inizio ai lavori per la costruzione del suo tempio funerario. Erodoto, nel secondo libro delle sue Storie, racconta come a Micerino morì il primogenito e, dopo di lui, la sua unica figlia che, afferma Erodoto, si era addirittura impiccata dopo aver subito una storia d’amore col padre. Micerino, forse per il rimorso, anche perché alle ancelle che avevano consegnato la figlia al padre furono tagliate le mani per ordine della regina, fece costruire una vacca in legno all’interno della quale fece seppellire l’infelice fanciulla, ordinando di venerarla come una divinità. Erodoto nei suoi scritti dice:
“Tutto il resto della vacca è coperto da un manto di porpora, mentre si vedono la coda e la testa indorate da uno strato d’oro molto spesso, mentre tra le corna è raffigurato in oro il disco del sole. La vacca non sta dritta, ma è piegata sulle ginocchia e viene portata fuori dalla camera mortuaria tutti gli anni, quando gli Egiziani si percuotono per il dio che qui io non nomino, in quanto, secondo quando dicono i sacerdoti, la figlia morente chiese, come ultimo desiderio a Micerino, di poter vedere il sole una volta l’anno..”
Come se non bastasse, un oracolo della città di Buto gli aveva predetto che sarebbe vissuto solo sei anni, morendo nel settimo. Micerino si convinse che gli dei fossero in collera con lui e, allora, decise di inviare alcuni messaggeri al santuario di Buto “lamentandosi e muovendo biasimi al dio, ricordandogli che suo padre e suo zio, i quali avevano chiuso i templi e non si erano curati degli Dei, ma che anzi avevano oppresso anche gli uomini, erano vissuti a lungo, mentre a lui era stata riservata una vita brevissima”. L'oracolo gli rispose che lui stesso si era accorciato la vita, andando contro il volere stesso degli Dei, i quali avevano deciso per l’Egitto centocinquant’anni di tribolazione. Cheope e Chefren lo aveva capito, mentre egli, riaprendo i santuari, aveva in qualche modo ostacolato i voleri celesti... In quell’epoca il senso del religioso era profondamente sentito (i faraoni spendevano circa il 30% dell’intero patrimonio annuale per importare il preziosissimo incenso verde, da bruciare nelle cerimonie religiose) per cui a Micerino non rimase che rassegnarsi al suo destino o smentire, in qualche modo, la profezia. E così fece. Aggrappandosi a quest’ultima speranza, mobilitò tutti gli artigiani dell’Egitto per fabbricare un enorme quantità di lucerne e, quando calavano le ombre della sera, le faceva accendere tutte e, invece di dormire, si dava ai bagordi. Erodoto scrisse:
“Vagava per le paludi e per i boschi, precipitandosi là dove gli riferivano che c’erano i luoghi più piacevoli e belli. Aveva escogitato tutto ciò volendo dimostrare che l’oracolo era falso: i sei anni, infatti, erano diventati dodici perché aveva trasformato le notti in giorni”.
Secondo gli egittologi, Micerino, quarto faraone della IV dinastia, regnò circa 28 anni, fino al 2533 a.C. e di lui, oltre alla piramide, sono rimaste numerose statue.

THUTMOSI III

Thutmosi III fu il faraone che, più di tutti, espanse i confini dell'Egitto. Durante il suo regno intraprese ben 17 spedizioni militari. La guerra tra Egitto e Mitanni fu inevitabile. Sulle mura di Karnak Thutmosi III fece scrivere gli avvenimenti trionfalistici che portarono alla vittoria del faraone: in un primo tempo, nell'anno 22-23 guidò una spedizione per conquistare la città di Megiddo a cui fecero seguito le città di Yenoam, Nuges e Meherenkaru che gli permisero di avvicinarsi al Mediterraneo; nelle seguenti 3 spedizioni, dall'anno 22 al 24, Thutmosi III si limitò a tenere sotto controllo la zona riscuotendo i tributi e requisendo i raccolti del grano della pianura di Megiddo; come ultima fase, dall'anno 29 al 33, il faraone sferrò l'attacco decisivo. Conquistò la città di Giahy dopo averla indebolita e privata di frutti e raccolti e poi Kadesh giungendo in Siria dal mare. Nell'anno 33 l'esercito egiziano affrontò, in uno scontro diretto, i nemici Mitanni sulle rive dell'Eufrate. Thutmosi III, per l'occasione, fece costruire delle particolari navi fluviali che gli permisero di oltrepassare il fiume, sconfiggere il nemico e conquistare altre città. A questo punto il faraone decise di fermarsi stabilendo il confine settentrinale all'altezza della città di Niya dove si dilettò per qualche tempo nella caccia all'elefante. In seguito si contarono 9 spedizioni militari intente a ridurre la forza militare dei Mitanni in Naharina. Durante l'ultima di queste campagne, nell'anno 34, Thutmosi III dovette sedare una rivolta a Giahy. L'anno seguente il faraone tornò in Siria per affrontare di nuovo una coalizione di Mitanni riportando l'ennesima eclatante vittoria. In seguito a questa battaglia anche gli Ittiti furono costretti a versare tributi all'Egitto. Una nuova campagna militare fu condotta per reprimere alcune rivolte dei beduini Shosu, ma fu nell'anno 42 che Thutmosi III dovette affrontare la sua sedicesima battaglia contro i Mitanni a cui si erano alleati i principi fenici. Lo scontro avvenne a Giahy e terminò con la pesante sconfitta degli asiatici che non si fecero più sentire per una decina d'anni.
L'Egitto, in seguito alle numerose battaglie, giunse al culmine della sua espansione: si estendeva dall'Eufrate, a nord, fino alla quarta cateratta nell'attuale Sudan. I suoi nemici temevano a tal punto Thutmosi III da recarsi spesso a palazzo per omaggiarlo con doni e tributi cercando così di placarne l'animosità.
Il suo regno fu una continua lotta fin dall'inizio quando, pur essendo il legittimo erede al trono anche se ancora in tenera età, dovette maldigerire il potere della regina Hatshepsut, la quale si sentiva lei la legittima padrona del potere lasciato da Thutmosi II. Alla morte di Hatshepsut, Thutmosi III potè finalmente conquistare il ruolo di faraone. Per iniziare ordinò la cancellazione di tutte le tracce lasciate dall'odiata Hatshepsut da lui considerata una usurpatrice. Anche nel tempio funerario di Deir el-Bahri, Thutmosi III fece sostituire i suoi cartigli a quelli della regina.
Thutmosi III fu quindi libero di sfogare la sua rabbia sui nemici che di volta in volta affrontava, ma al termine delle sue numerose vittorie era solito lasciare in vita i capi dei popoli nemici che faceva, in alcuni casi, riaccompagnare a casa dai suoi soldati. Egli, quindi, faceva ritorno in Egitto con i figli dei capi vinti a cui dava un'istruzione egiziana che gli permetteva di rimandarli nelle loro terre in qualità di amministratori del governo egiziano.
La vita di Thutmosi III non è però solo un racconto di battaglie e di conquiste. Il faraone era un grande lettore di testi antichi e questo lo faceva un uomo colto e lungimirante. Inoltre egli era un grande appassionato di botanica tanto da far scolpire su una parete del tempio di Karnak i suoi famosi "giardini".
La splendida tomba di Thutmosi III è decorata come un papiro srotolato. Viene raffigurato il viaggio del sole nella notte e gli ostacoli che deve superare per sorgere di nuovo la mattina come paragone al viaggio che il faraone deve affrontare per arrivare nell'aldilà.

AKHENATON

Ad iniziare la svolta religiosa in senso enoteista fu Amenofi III, il padre di Akhenaton, che cominciò a combattere il clero di AmonAkhenatonAmenofi III: particolare dei colossi di Mnemone contrapponendogli il dio Aton che viene assimilato a Ra. Aton, che venne considerato elemento divino fin dal regno di Thutmosi IV, è dunque posto sullo stesso livello di Amon. A testimonianza di questa nuova tendenza, Amenofi III, soprannominato "il donnaiolo" perchè si diceva avesse 365 donne diverse all'anno, fece costruire ai confini del deserto uno splendido palazzo circondato da un grande parco a cui aveva dato il nome di "splendore di Aton". Quì nacque Akhenaton (o Ekhnaton) che alla nascita prese il nome del padre, ossia Amenofi. L'Egitto era al massimo del suo espansionismo e la corte del faraone attraversa in questi anni un periodo di splendore. L’arte acquista una grazia tale da far meritare ad Amenofi III l'appellativo de "Il Magnifico". Il piccolo principe ereditario, all'età di 12 anni, fu sposato ad una fanciulla, forse una cugina, di nome Nefertiti ("la bella che viene da lontano"), di due o tre anni più giovane, perché il trono avesse al più presto un erede. Alla morte Amenofi III la regina Teie prese il potere in nome del figlio. L'incoronazione di Amenofi IV, che di Amenofi III era il secondo genito, avvenne a Karnak in un clima di serenità per quanto riguarda i rapporti con il clero. Nell'anno 2 del suo regno la svolta: il faraone fanciullo cambiò il nome, e da Amenofi, che significa "pace di Amon", ad Akhenaton, cioè "Aton è soddisfatto". Akhenaton, che non credeva nella vita nell'oltretomba, si attribuisce la funzione di rivelatore di Aton agli uomini definendosi suo figlio e cerca di convincere i propri sudditi a credere anch'essi in un solo dio, il dio sole e quindi a se stesso. Il potere politico coincideva perciò con quello religioso. Verso il sesto o settimo anno di regno, Akhenaton, con l'intento di avvalorare il suo credo, decide di abbandonare l'allora capitale Tebe, a suo dire troppo legata al culto del dio Aton, in favore di una nuova capitale fondata in onore del dio Aton. Dopo molto girovagare, nell'anno 4 del suo regno Akhenaton credette di trovare nella deserta pianura di Tell El-Amarna il luogo ideale per la costruzione, nell'anno 5 e 6, della nuova città che venne chiamata Akhetaton ossia "l'orizzone del dio sole". L'orizzonte del dio sole era simboleggiato dal disco solare racchiuso tra due monti e proprio tra le alture circondanti la pianura vi erano due monti separati da una spaccatura da dove sorgeva il sole. Nel cuore della capitale Akhetaton, che doveva ospitare tra le 20000 e le 50000 persone, fu costruito il tempio di Aton che fungeva anche da palazzo reale. Il pavimento del palazzo fu disegnato con figure di guerrieri asiatici e nubiani (i nemici dell'Egitto) così che venissero calpestati dal faraone anche nei momenti di riposo. Le 14 stele che delimitavano la città ed i templi formavano una serie di rettangoli perfetti che riproducevano in proporzione la superficie dell'area di Amarna (nome attuale della zona in cui sorgeva Akhetaton). Le stele riportavano le dimesioni della città ed un giuramento a non oltrepassarle mai. La nuova capitale era uno spettacolare insieme di colori, con muri, piani e soffiti pitturati o adornati di colorati mosaici. Il popolo, di fronte ad una rivoluzione di questa portata, restò fedele agli antichi dei, rifiutando il nuovo culto enoteista. Dopo 10 anni di potere, Akhenaton un editto che vuole la sconsacrazione di tutti gli antichi dei: il clero di Amon viene disperso, i templi chiusi e i beni confiscati. Ovunque in Egitto appare il nome di Amon, esso viene sistematicamente scalpellato. Incaricati del re furono sguinzagliati per tutto il paese a martellare e cancellare il nome del dio di Tebe dai templi, dalle steli, dalle tombe, dai papiri e da tutte le altre iscrizioni. La rottura con la tradizione si manifesta anche in altri ambiti: gli artisti, ad esempio, vengono lasciati liberi di esprimere il loro pensiero e ciò permise loro di produrre opere di stupefacente umanità. Dopo 17 anni di governo, Akhenaton scompare. Tale scomparsa è ancora oggi un mistero. Alcuni pensano vi sia stata una congiura contro di lui anche se è mal supportata dal fatto che vi sono molte perplessità sull'identità del suo successore. Molti studiosi ritengono che questo successore sia Smenkhara, figlio o fratello di Akhenaton, mentre per altri dietro il nome Smenkhara si cela la moglie Nefertiti che quindi avrebbe regnato fino alla salita al trono di Tutankhamon, forse suo figlio. Altri studi parlano di Smenkhara come coreggente di Akhenaton nei suoi due ultimi anni di regno in seguito alla morte di Nefertiti giunta nel 14º anno di regno. Le stesse fonti parlano di un allontanamento di Nefertiti da Akhenaton sfociato, forse, nella separazione della coppia reale due anni prima della morte di Nefertiti. La tomba di Akhenaton fu collocata ad est di Akhetaton ed in perfetto allineamento con il tempio di Aton. Nelle loro raffigurazioni, Akhenaton e Nefertiti, vengono ritratti nudi, inoltre Nefertiti rappresentata in battaglia e vestita dei simboli del faraone, mentre Akhenaton viene raffigurato da solo quando intercede presso il dio sole Aton. L'autodivinizzazione fu considerata il vero affronto di Akhenaton alla tradizione. Solo nell'Antico Regno i faraoni erano considerati dèi, mentre in seguito, già con la V dinastia, il faraone perse questa caratteistica divina. Con la morte di Akhenaton vengono anche ristabiliti i culti tradizionali. Ad Akhenaton da adesso in poi si farà riferimento come al "nemico", il suo nome verrà cancellato dagli annali e la città di Akhetaton distrutta come le opere realizzate in onore di Aton. Ay, allora Gran Visir, fece divulgare un editto in cui il nome di Akhenaton veniva associato ad ogni evento negativo. Nello stesso editto venivano inoltre elencati tutti gli errori di Akhenaton.
Il suo nome non sarà più pronunciata sino al 1917 d.C. quando venne scoperta nella Valle dei Re una tomba, la numero 55, risalente all'epoca di Tutankhamon e quindi costruita in onore di un suo parente stretto. Quale è il nome del defunto è impossibile stabilirlo poichè sia il sarcofago che le iscrizioni sulle pareti furono cancellate a scalpellate. Gli unici indizi vennero ricavati dallo studio dei crani di Tutankhamon e dello sconosciuto. Il confronto, secondo gli esperti, rivelava una parentela diretta, probabilmente del 1º grado. Sono in molti a sostenere che quella è la tomba di Akhenaton, il cui corpo fu trasportato nella Valle dei Re da Tutankhamon, mentre per altri il defunto sconosciuto è Smenkhara.
Quì di seguito proponiamo un'ode che Akhenaton stesso dedicò al dio Aton:

Tu sorgi bello all'orizzonte del cielo
O Aton vivo, che hai dato inizio al vivere.
Quando tu levi all'orizzonte orientale tutte le terre riempi delle tue bellezze
Tu sei bello, grande, splendente, eccelso su ogni paese;
I toui raggi circondano la terra
Fino al limite di quel che tu hai creato.
Tu sei Ra e tu conquisti fino al loro limite.
Tu le leghi per il tuo figlio amato.
Tu sei lontano, ma i tuoi raggi sono sulla terra.
Tu sei davanti, ma essi non vedono la tua via.

Quando tu vai in pace all'orizzonte occidentale,
La terra è nell'oscurità come morta
I dormienti sono nelle loro camere,
Le teste sono ammantate,
Non un occhio vede l'altro.
Si rubino i loro beni che son sotto le loro teste,
Essi non se ne accorgerebbero.
Tutti i leoni escono dalle loro tane;
Tutti i serpenti, essi mordono.
L'oscurità è chiaro.
Giace la terra in silenzio.
Il loro creatore riposa all'orizzonte.

All'alba tu riappari all'orizzonte
Risplendi come Aton per la giornata.
Tu scacci le tenebre e lanci i tuoi raggi.
Le Due Terre sono in festa:
Svegliate e levate sui due piedi.
Tu le hai fatte alzare.
Lavano le loro membra,
Prendono le loro vesti,
Le loro braccia sono in adorazione del tuo sorgere.
La terra intiera si mette al lavoro.
Ogni animale gode del suo pascolo.
Alberi e cespugli verdeggiano.
Gli uccelli volano dal loro nido,
Con le ali nell'adorazione della tua essenza
Gli animali selvatici balzano sui loro piedi.
Quelli che volano via, quelli che si posano,
Essi vivono quando tu ti levi per loro.
Le barche salgono e scendono la corrente
Perchè ogni via si apre al tuo sorgere.
I pesci del fiume guizzano verso di te
I tuoi raggi arrivano in fondo al mare.

Tu che procuri che il germe sia fecondo nelle donne,
Tu che fai la semenza negli uomini,
Tu che fai vivere il figlio nel grembo della madre sua,
Che lo calmi perchè non pianga,
Tu nutrice do chi è ancora nel grembo
Che dai l'aria per far vivere tutto ciò che crei.
Quando cala dal grembo in terra il giorno della nascita
Tu gli apri la bocca per parlare
E provvedi ai suoi bisogni.

Quando il pulcino è nell'uovo
Tu lì dentro gli dai l'aria perchè viva.
Tu lo completi perchè rompa l'uovo
E ne esca per parlare e completarsi
E cammini sui suoi piedi appena ne è uscito

Come numerose sono le tue opere!
Esse sono inconoscibili al volto.
Tu dio unico al di fuori del quale nessuno esiste.
Tu hai creato la terra a tuo desiderio,
Quando tu eri solo,
Con gli uomini, il bestiame ed ogni animale selvatico,
E tutto quel che è nella terra - e cammina sui suoi piedi -
E tutto quel che è nella terra - e vola sulle sue ali.

E i paesi stranieri, la Siria, la Nubia e la terra d'Egitto.
Tu hai collocato ogni uomo al suo posto
Hai provveduto ai suoi bisogni
Ognuno con il suo cibo
Ed è contata la sua durata di vita.

Le lingue loro sono diverse in parole,
Ed i loro caratteri anche, e le loro pelli.
Hai differenziato i popoli stranieri.
Ed hai fatto un Nilo nella Duat
E lo porti dove vuoi per dare vita alle genti
Così come tu le hai create.
Tu, signoredi tutte loro
che ti affatichi per loro,
O Aton del giorno, grande di dignità!

E tutti i paesi stranieri e lontani,
Tu fai che vivano anch'essi,
Hai posto un Nilo nel cielo che scende per loro
E che fa anche sui monti come un mare
E bagna i loro campi e le loro contrade.

Come son perfetti i tuo consigli tutti,
O signore dell'eternità!
Il Nilo del cielo è tuo per gli stranieri
E per tutti gli animali del deserto che camminano sui piedi:
Ma il Nilo vero viene dalla Duat per l'Egitto.

I tuoi raggi fan da nutrice a tutte le piante;
Quando tu splendi, esse vivono e prosperano per te.
Tu fai le stagione
Per far sì che si sviluppi tutto ciò che crei:
L'inverno per rinfrescarle,
L'ardore perchè ti gustino.
Tu hai fatto il cielo lontano
Per splendere in lui
E per vedere tutto, tu unico
Che splendi nella tua forma di Aton vivo
Sorto e luminoso, lontano e vicino.
Tu fai milioni di forme da te, tu unico:
Città, villaggi, campi, vie, fiumi,
Ogni occhio vede te davanti a sè
E tu sei l'Aton del giorno sopra.

Quando tu sei andato via
E ogni occhio di cui tu hai creato lo sguardo
Per non vederti solo,
quel che tu hai creato,
Tu sei nel mio cuore.
Non c'è nessun altro che ti conosca
Eccetto il tuo figlio Nefer-kheperu-Ra Ua-en-Ra
Tu fai che egli sia edotto dei tuoi piani e del tuo valore.

La terra è nella tua mano
Come tu li hai creati.
Se tu splendi, essi vivono,
Se tu tramonti, essi muoiono;
Tu sei la durata stessa della vita
E si vive di te.

Gli occhi vedono bellezza, finchè tu non tramonti.
Si depone ogni lavoro quando tu tramonti a destra.
Quando tu risplendi, tu dai vigore per il re,
E agilità è in ogni gamba
Da quando tu hai fondato la terra.

Tu ti alzi per il tuo figlio
Che è uscito dal tuo corpo
Il re della Valle e re del Delta che vive della Verità
Il Signore dei Due Paesi Nefer-kheperu-Ra
Il figlio di Ra che vive della verità
Il Signore delle corone Akhenaton
Eccelso di durata di vita;
E dalla grande sposa regale, la signora dei Due Paesi
Nefer-neferu-Aton Nefertiti
Viva, giovane per sempre in eterno.

La figura di Akhenaton viene rappresentata in maniera diversa dagli altri faraoni. Infatti, mentre gli altri sovrani venivano raffigurati con fisici perfetti tanto da avvalorare la loro figura di semidio, Akhenaton era disegnato e scolpito dall'artista Bak col viso magro e allungato e con la pancia grossa. Queste particolarità artistiche sono oggetto di discussione tra gli studiosi.
Molti sostengono che, vista la sua politica rivoluzionaria, Akhenaton abbia voluto farsi rappresentare così per sottolineare il distacco dal passato;
altri affermano semplicemente che la figura di Akhenaton, in seguito al fallimento del suo progetto e alla conseguente fama di "eretico", venisse appositamente imbruttita per non essere ammirata dal popolo;
un'altra teoria afferma che il faraone era omosessuale e perciò la sua immagine veniva assimilata a quella di una donna;
più o meno dello stesso avviso è Zaki Hawass che però afferma che l'unione tra il corpo maschile e quello femminile stava a significare l'importanza di Akhenaton come tramite tra il dio Aton e il popolo;
secondo altre fonti il ventre sformato del faraone era la riproduzione del cadavere di Osiride gonfiato dalle linfe;
un'ennesima ipotesi è quella che Akhenaton fosse malato e che quelle sproporzioni erano il frutto della malattia, mentre di avviso opposto è la teoria che sostiene che la voluminosità della pancia del faraone fosse simbolo di benessere.

Il tesoro di Akhenaton

Nel 1952, all'interno di una caverna vicino a Qumran in Palestina, furono rinvenuti dei rotoli di rami sui quali si racconta di un favoloso tesoro appartenuto al faraone egizio. Tale tesoro sarebbe stato composto da lingotti d'oro, monete d'argento ed anfore colme di gioielli e pietre preziose e si troverebbe in qualche antica località della Palestina. Il suo valore sarebbe stimato in 64 tonnellate di argento e 26 tonnellate d'oro.
Robert Feather afferma che nei rotoli, prendendo alcune lettere greche qua e là, è scritto il nome di Akhenaton. Inoltre, sostiene Feather, nei rotoli sarebbe scritto che il tesoro si trovava originariamente nella regione di Amarna ma poi, in seguito alla morte di Akhenaton, all'assassinio di Smenkhara e alla prematura scomparsa di Tutankhamon, venne portato in un luogo sicuro da mercenari ebrei. Trascorsero 200 anni prima di essere riscoperto da Mosé che lo portò con sè in Palestina. Durante uil viaggio Mosé ne abbandonò una parte lungo le rive del Nilo.

TUTANKHAMON

Al nome Tutankhamon è legata la più favolosa scoperta d'Egitto. La sua tomba fu infatti ritrovata intatta da Howard Carter nel 1922. Le immagini del favoloso tesoro e la leggenda della maledizione del faraone fecero il giro del mondo. La storia di Tutankhamon come faraone non è però altrettanto nota e perciò quì sotto ne narriamo i punti essenziali.
Intorno al 1300 a.C., quando l'Egitto conobbe il suo massimo splendore e stabilità politica, salì al trono il faraone Akhenaton (o Amenofi IV, o Ekhnaton) che trasformò la religione in monoteista riconoscendo un solo dio, Aton . Spostò inoltre la capitale da Tebe ad Amarna fondando una nuova città che chiamò Akhetaton. Dal matrimonio con Nefertiti, il faraone Akhenaton, ebbe sei figlie che godevano del più profondo amore del padre. Purtroppo però, per dare seguito alla sua dinastia, era necessario avere un figlio maschio che ebbe da una moglie minore di nome Kyia. Tale figlio fu chiamato Tutankhaton. Quando Akhenaton morì, il suo unico figlio maschio aveva solo 10 anni. Il reggente Ay proclamò Tutankhaton faraone nel 1336 a.C. Il popolo, la vecchia nobiltà ed il clero, contrari alla politica monoteista del faraone, approfittarono della giovane età del successore per imporre alcuni cambiamenti tramite il potente Ay. Tutankhaton fu così costretto a cambiare il proprio nome in Tutankhamon. Tutankhamon si sposò con la sorellastra Ankhesenamon, che prima si chiamava Ankhesenpaaton, ed il matrimonio tra i due fu molto felice e ricco di amore. Sullo schienale del trono di Tutankhamon sono raffigurati il faraone e la sua moglie Ankhesenamon con ai piedi un solo sandalo. Questo significa come i due giovani si fossero promessi amore eterno nel bene (piede con il sandalo) e nel male (piede nudo). Il giovane faraone era aiutato nel suo governo dal gran visir Ay che si autoproclamò tale per controllare meglio il regno. Ay, che appoggiava gli oppositori di Akhenaton, ripristinò l'antica religione politeista e riportò la capitale a Tebe. La bellissima Ankhesenamon, moglie di Tutankhamon, rimase incinta due volte senza riuscire a dare al giovane sposo un erede. La prima volta abortì una figlia al settimo mese di gravidanza e la seconda un figlio maschio al quinto mese. Le sfortunate vicessitudini della giovane coppia giovarono alla figura di Ay che acquistò sempre più potere, grazie soprattutto alla mancanza di un legittimo erede al trono. All'età di 20 anni Tutankhamon morì in circostanze ancora misteriose. Molti studiosi, oggi, ipotizzano che Tutankhamon sia stato assassinato da Ay perchè intenzionato a riprendere il culto di Akhenaton. A sostegno di questi sospetti c'è la scoperta del celebre radiologo Richard Harrison che riuscì a fare una radiografia del cranio del grande faraone rivelando una profonda frattura nella parte sinistra, probabilmente procurata con un corpo contundente. Il suo assistente R. C. Conolly, esaminando un minuscolo frammento di tessuto, stabilì il gruppo sanguigno del giovane sovrano di tipo AZ sottogruppo MN. La tomba di Tutankhamon, vista la prematura ed improvvisa morte del faraone, fu realizzata in meno di settanta giorni e anche l'imbalsamatura del cadavere fu frettolosa. Dalle scritte presenti si vede rappresentato il gran visir Ay che celebra il funerale del faraone vestito già delle insegne e dei riconoscimenti del futuro faraone. Per questo motivo la bellissima moglie di Tutankhamon, Ankhesenamon rimasta vedova e senza figli, chiese segretamente al Re degli Ittiti Shuppiluliuma di darle un figlio in sposo per poterlo incoronare faraone. Questi, visti i rapporti non certo pacifici tra i due popoli, dapprima si rifiutò, ma poi, sottoposto alle continue suppliche di Ankhesenamon, acconsentì al matrimonio ed inviò uno dei suoi figli, Zannanza, a Tebe. Ay venne a conoscenza del piano di Ankhesenamon e diede ordine di uccidere il futuro sposo appena varcato il confine. Akhesenamon fu così costretta a sposare lo stesso Ay che quindi diventò a tutti gli effetti il nuovo faraone. A questo punto le tracce di Ankhesenamon si perdono. La sua immagine non viene più rappresentata da nessuna parte ed il posto di moglie del faraone viene preso dalla prima moglie di Ay, facendo presumere che Ay, raggiunto il suo scopo, la fece eliminare. Non ancora pago e forse per paura di essere scoperto, Ay fece sparire ogni traccia che riconducesse al suo predecessore. Ay morì dopo solo tre anni di governo. Di lui è stata ritrovata la tomba, svuotata di ogni cosa. La Tomba di Tutankhamon, invece, è arrivata sino a noi quasi intatta poichè, sopra di essa, furono costruite altre tombe che l'hanno così nascosta e protetta.

Le trombe di Tutankhamon

Tra i tanti misteri e le maledizioni che circondano la morte di Tutankhamon, va aggiunto la storia delle cosiddette "trombe di Tutankhamon".trombe di Tutankhamon
Ritrovate all'interno della tomba del famoso faraone, vennero portate in Inghilterra dove, negli studi della BBC, si tentò di registrarne il suono. Delle trombe rinvenute si riuscì a suonarne solo una. Protagonista di questo evento fu James Tappern, trombettista dell'esercito britannico, che riuscì ad intonare una sequenza di tre note: do, sol e do (un'ottava sopra). Il suono fu registrato, ma la tromba si danneggiò molto seriamente. Subito dopo la registrazione di tale suono la strumentazione della BBC andò misteriosamente in tilt per una settimana dopodichè riprese a funzionare normalmente. Prima di Tappern sembra che la tromba sia stata suonata dal professor Kirby dell'università di Johannesburg senza l'aggiunta di bocchini moderni. Questo sistema richiederebbe una forte pressione d'aria per cui l'intonazione delle note sarebbe risultata molto difficile da ottenere.

I misteri della morte di Tutankhamon

La morte di Tutankhamon è avvolta nel mistero. La sua prematura scomparsa è, per molti, la dimostrazione che il giovane faraone fu assassinato. Come detto in precedenza alcuni esami effettuati sul cranio di Tutankhamon hanno rivelato la presenza di un buco probabilmente provocato da un corpo estraneo. La calcificazione di tale buco conferma ulteriormente questa teoria. Tutankhamon sarebbe dunque stato ucciso forse perchè aveva deciso di seguire le orme del suo predecessore Akhenaton. Ma da chi? I maggiori indiziati, secondo gli studiosi, sono Ay, suo successore al trono, e Horemheb, successore di Ay e potente capo militare. La scomparsa dalla storia di Anksenamon, giovane moglie di Tutankhamon, getta ulteriori sospetti sulla fine naturale del regno di Tutankhamon. Al contrario due studiosi americani, Woodward e Griggs, dopo aver analizzato la mummia del faraone affermano che la morte sarebbe stata provocata da una malattia genetica di cui la famiglia di Tutankhamon era affetta da molti anni. Questa malattia sarebbe stata generata dai matrimoni consanguigni tra i componenti della famiglia reale.
Oltre ai misteri legati alla morte di Tutankhamon, ve ne sono altri riguardanti la sua tomba: come fu possibile allestire in così breve tempo una tomba di così grande splendore? Un'ipotesi molto interessante viene promossa da Nicholas Reeves. Egli sostiene che fu il nuovo faraone Ay ad occuparsi, come di rito, della degna sepoltura del suo predecessore. I 9 anni di regno non furono sufficenti a preparare una tomba nuova, per cui Ay decise di adattarne una a Tutankhamon. Le ricerche di Reeves indicano nelle tombe di Akhenaton e Nefertiti quelle più indicate ad ospitare il corpo di Tutankhamon. I tesori di queste due tombe vennero perciò trasportati in quella di Tutankhamon. Nella tomba del giovane faraone vennero infatti rinvenute statuette dai lineamenti prettamente femminili e incisioni cancellate e adattate al nome di Tutankhamon. La famosa maschera d'oro, ad un attento esame, presenta una spaccatura tra il volto e il copricapo. Questo, sempre secondo Reeves, dimostrerebbe che la maschera sarebbe stata originariamente quella di Akhenaton a cui sarebbe stato rimosso il volto in modo da applicare quello di Tutankhamon. In questo modo Nicholas Reeves spiegherebbe come fu stato possibile allestire la tomba del faraone nell'arco dei 70 giorni necessari alla mummificazione del corpo.

RAMESSE II

Ramesse II nacque a Menfi verso il 1290 a.C. Suo padre, il faraone Seti I, ebbe 4 figli, due maschi e due femmine. Ramesse II era il secondogenito divenuto erede al trono in seguito alla morte del primogenito. Durante la giovinezza, Ramesse II fu messo dal padre a capo di un reparto militare e gli fu donato un harem. Quando Seti I morì, Ramesse II aveva 25 anni.
Ramesse IISalì al trono d'Egitto nel 1279 a.C. e viene considerato come uno dei "grandi della storia". Il suo regno si protrasse sino 1212 a.C. e, con i suoi 67 anni di durata, è uno dei più longevi della storia d'Egitto. Divenne famoso come grande sovrano guerriero ma non solo: fece costruire opere grandiose mai più eguagliate nè per quantità, nè per imponenza. Visse fino all'età di 97 anni affiancato da 5 o 6 spose reali che, insieme a quelle secondarie per un totale di 77 mogli, gli diedero 169 tra figli e figlie. Famosa divenne la sua sposa prediletta, Nefertari (il cui nome significa "la bella fra le belle") alla quale dedicò un tempio, numerose statue ed una tomba straordinaria. Fu molto abile nel tramutare le sue parziali vittorie in grandiose realizzazioni dei suoi progetti. Ramesse II, che fin da bambino condivise il regno con il padre Seti I, portò a termine la costruzione del tempio di Abido che il genitore aveva iniziato. Quindi, accogliendo una propensione che già all'epoca del regno di Ramesse I si era manifestata, trasferì da Tebe a Piramesse (l'antica Avaris), nella zona del Delta, la nuova capitale del Paese. La figura di Ramesse II divenne eterna sia per le costruzioni civili, ma anche per le imprese militari che lo videro vincitore. Il primo scontro fu sostenuto con i "popoli del mare" che minacciavano da tempo le coste della zona del Delta. Ramesse II li sconfisse e li assunse nel corpo delle Guardie Reali. In seguito affrontò battaglie, tutte vittoriose, a Byblos, in Asia Minore e ad Amurru, ma il nemico più agguerrito e pericoloso rimaneva il re ittita Muvatalli che aveva a Kadesh, nella Siria del nord, la sua roccaforte. Al quinto anno del suo regno, Ramesse II decise di radunare tutte le sue forze e di attaccare gli Ittiti. Al termine della famosa battaglia di Kadesh, la situazione al di fuori dei confini egizi mutò bruscamente. Infatti, approfittando della lotta tra Egizi e Ittiti, si fecero avanti gli Assiri che si impadronirono della maggior parte del regno di Mitanni stabilendosi sulle rive dell'Eufrate da dove minacciavano sia gli Egizi che gli Ittiti. Ritrovatisi entrambi minacciati dallo stesso pericolo, Ramesse II e il nuovo re ittita Hattusil, fratello di Muvatalli, firmarono un trattato di pace. Gli Egizi avrebbero conservato il controllo delle regioni dell'Asia Minore, mentre gli Ittiti regnavano sulla Siria del nord. Oltre ad accordarsi sulla non belligeranza tra i due eserciti, venne previsto un patto di reciproco soccorso in caso di attacco da parte di altri popoli. Per sancire tali accordi vennero liberati i reciproci prigionieri politici ed inoltre, Ramesse II, prese come sposa una principessa ittita. Il trattato fu ben presto reso inutile dall'arrivo di una seconda ondata di popolazioni indoeuropee che travolse gli Ittiti.
Dopo la famosa battaglia di Kadesh Ramesse II fu divinizzato come il padre e, per commemorare l'obiettivo raggiunto, fece edificare ad Abu Simbel un maestoso tempio.
Oltre ad Abu Simbel, esistono testimonianze del regni di Ramesse II un po' in tutto l'Egitto. Tra essi sono famosi il Ramesseum, o tempio del milione di anni, sulla piana di Tebe, la grande sala ipostila del tempio di Amon a Karnak che fu però completata, la propria grandiosa tomba nella Valle dei Re, oltre alla recentemente famosa ed ancora in fase di scavo, tomba KV5, sempre a Biban el-Muluk, da lui voluta per i suoi numerosissimi figli. Ramesse II, come anche altri faraoni, si appropriò di statue e monumenti a lui precedenti facendovi scolpire il suo cartiglio. Per paura che in futuro anche le sue costruzioni venissero accreditate ad altri, fece scolpire su ogni statua che lo rappresentava il suo cartiglio all'altezza della cintura.
Per realizzare le moltissime costruzioni da lui ordinate, mandava molti uomini alla ricerca del materiale tra cui il figlio Khamuaset di cui esistono tracce anche nella piramide di Micerino a Giza. Si pensa infatti che parte del granito che rivestiva la piramide fu per così dire "riciclato" da Ramesse II per i propri scopi ed è proprio grazie a Khamuaset che oggi possiamo attribuire la piramide a Micerino.
Ramesse II, che fu definito "il costruttore", lasciò il suo regno al figlio Merenptah che seguì, con buoni risultati, la politica del padre.

La battaglia di Kadesh

Quando Ramesse II, durante l'anno 5 del suo regno, decise di attaccare gli Ittiti del re Muvatalli, poteva contare su un esercito di circa 200000 fanti, 400 guerrieri e circa 200 carri. L'esercito fu diviso in quattro gruppi: in testa la divisione Amon guidata dal faraone, la divisione Ra, la divisione Ptah e la divisione Seth in coda. Il piano di Ramesse II consisteva nel raggiungere il campo di battaglia, situato presso Kadesh, con le quattro divisioni che ad ondate avrebbero attaccato gli Ittiti, mentre dal mare sarebbe sopraggiunta una quinta divisione che avrebbe così colto di sorpresa il nemico accerchiandolo e sconfiggendolo definitivamente.
Alcuni informatori degli Ittiti rivelarono il piano di Ramesse II a Muvatalli che decise così di sferrare un attacco alla divisione Ra durante il percorso lasciando così isolato e indifeso il faraone. Gli Ittiti attaccarono gli Egizi come previsto spazzando via la divisione Ra colta completamente impreparata.
Ramesse II fu informato del vile attacco ittita e decise di affrontare il nemico.
A questo punto la storia afferma che gli eserciti si affrontarono perdendo entrambi reparti importanti. I due re decisero di comune accordo di sospendere le iniziative belliche e firmarono un accordo di pace. Le cronache egizie del tempo narrano come Ramesse II decise di affrontare da solo l'esercito ittita. Ormai messo accerchiato dal nemico, il faraone invocò l'aiuto di Amon che si schierò al fianco del suo valoroso figlio e lo fece resistere eroicamente allo strapotere ittita sino all'arrivo delle milizie arretrate che, intanto, avevano superato il fiume Oronte.
Il trattato di pace fu stabile e duraturo. Tra Egizi ed Ittiti vi furono rapporti amichevoli confermati dalle numerose lettere, dalle visite dei vari re ittiti in Egitto e dai due matrimoni contratti tra Ramesse II e due principesse ittita.
Questa battaglia sarà ricordata come una delle più importanti dell'antichità. I due sovrani, verso i loro popoli, propagandarono la loro memorabile vittoria.

Parole di Ramesse II al dio Amon:
"Ti invoco, padre mio Amon.
Sono nel mezzo di una folla sconosciuta.
Tutti i paesi stranieri hanno fatto lega contro di me,
e mi ritrovo solo senza nessuno.
Le mie numerose truppe mi hanno abbandonato
e nessuno dei miei carristi si cura di me.
Ho un bel gridare verso di loro
nessuno intende i miei richiami.
So che Amon mi sarà di maggiore aiuto
che milioni di fanti
che centinaia di migliaia di carri
che diecimila fratelli e figli
uniti nello stesso slancio (...)"
Ecco che pregavo nell'imo dei paesi stranieri
e la mia voce fu udita in Eliopoli del sud.
Mi accorsi che Amon rispondeva ai miei appelli:
mi tese la mano, e me ne rallegrai.
Mi parlò dietro le spalle, come se fosse stato vicino:
"Coraggio! Sono con te:
sono tuo padre e ti dò manforte.
Sono meglio di centomila uomini:
sono il signore della vittoria e amo il valore!"

BIBLIOGRAFIA
L'uomo egiziano Sergio Donadoni
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