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ARTE

1.Gli obelischi
2.Le tombe dei faraoni
3.I templi
4.La necropoli di Saqqara
5.Le tecniche di lavorazione
6.Alcuni esempi

La piana di Giza

INTRODUZIONE

Per comprendere l'arte egizia bisogna innanzitutto premettere che essa è di tipo evocativo cioè vuole intendere che ogni disegno o scultura, una volta terminato, vive di vita propria. Questo tipo di concetto è diffuso ancora oggi in molte popolazioni che sono contrarie a farsi fotografare poichè temono di perdere la propria immagine.
L'arte, come tutte le altre cose, vide un certo sviluppo durante gli oltre 3000 anni di storia dell'Egitto. Ad esempio risale all'inizio della II dinastia il concetto di dipingere le tombe con delle immagini "evocative" perchè prima, alla morte del re, venivano uccisi anche tutti i suoi servitori. Dal Nuovo Regno si iniziano a decorare i soffitti.
Alcune immagini erano puramente simboliche come la rappresentazione dell'inferno che, per gli Egizi, era un luogo dove gli uomini annegavano con le mani legate e la testa tagliata, o come i bambini che sono riconoscibili per la caratteristica "treccia dell'infanzia". Per indicare il tempo gli artisti prendevano spunto dagli animali più importanti: i babbuini, ad esempio, venivano raffigurati per rappresentare il giorno e la notte. Quando erano seduti indicavano le ore notturne, mentre quelli in movimento il giorno. Anche l'Alto ed il Basso Egitto avevano i propri simboli: l'ape per Alto Egitto e l'uesep per il Basso Egitto.
Nei templi le immagini sono scolpite in due modi: rilievi emergenti oppure incavi. I rilievi incavi furono introdotti da Akhenaton che li faceva scolpire all'esterno, mentre con Ramesse II essi furono realizzati anche all'interno dei templi.
Gli Egiziani erano soliti raffigurare le persone in maniera un po' particolare. Il volto era sempre disegnato di profilo, mentre gli occhi erano raffigurati di fronte. Le spalle sono anch'esse di fronte, mentre le gambe sono disegnate di lato. Delle mani e dei piedi è invece disegnato il dorso, ma entrambe le mani e entrambi i piedi sono destri o sinistri per evidenziare il pollice l'arco del piede. Insomma, sebbene questi disegni possano sembrare maldestri, essi erano fatti per evidenziare le parti del corpo che identificano meglio la persona.
Così anche il colore della pelle era rossastro per gli uomini e biancastro per le donne (forse perchè erano solite rimanere in casa), mentre i Nubiani erano colorati di nero.
I disegnatori egizi non conoscevano la prospettiva per cui la rappresentavano a loro modo mettendo su più strati la stessa scena. Secondo questo metodo si può vedere la stessa scena sovrapponendo i vari strati di immagini separati da una riga.
Nel campo della statuaria alcuni preziosi ritrovamenti permettono di risalire alle tecniche usate dagli antichi scultori. Essi, per la maggior parte dei lavori, utilizzavano utensili di diorite, un materiale molto resistente che permetteva di lavorare la renaria (la pietra con cui furono edificati molti templi), il calcare ed il granito. Un esempio su tutti è la statua che
Chefren si fece costruire interamente in diorite. Per realizzarla furono utilizzati strumenti di dulurite, un materiale ancora più duro della diorite. Questo fa capire di quale abilità e di quali raffinate tecniche erano dotati gli artisti egiziani.
Anche il materiale usato per scolpire un'immagine aveva una sua precisa importanza : la pietra era utilizzata per dare all'opera un simbolo di eternità e potenza, mentre il legno veniva scelto per dare un senso di movimento e dinamicità.
Gli antichi Egizi dicevano che la statua veniva fatta per vedere e non per essere vista. Lo scultore era chiamato "colui che tiene in vita".
Per quanto riguarda lo stile, con Amenofi III si passa da un'arte fine e raffinata, ad una cosiddetta imponente. I piloni dei templi assumono dimensioni enormi, vngono inventati gli obelischi e i templi occupano grandi spazi (vedi il tempio di Karnak, il tempio funerario di Hatshepsut e quello dello stesso Amenofi III che oggi conserva solo due colossi del faraone, il tempio di Abu Simbel). Di quest'arte grande costruttore è Ramesse II le cui costruzioni sono sparse in tutto il regno d'Egitto.
Le statue erano tutte scolpite da un unico blocco da ciu si ricavava l'immagine del soggetto. Le spalle e la schiena sono appoggiate ad una colonna che permetteva di apporre le iscrizioni in geroglifico. Le statue che rappresentavano il faraone raccontano del tipo di politica attuata dal faraone stesso. Se infatti il faraone viene rappresentato con le mani chiuse significa che era un faraone forte e potente, mentre se le mani sono aperte vuol dire che era buono con il popolo. Nel caso in cui possedesse una mano chiusa ed una aperta significa che seppe essere sia forte che buono.
Quasi tutte le statue sono state fatte con la gamba sinistra in avanti. Questa caratteristica, ancora oggetto di discussioni, viene giustificata da alcuni dicendo che rappresenta il riposo militare, altri vedono il significato del valore del cuore nella vita e quindi dell'amore, altri ancora affermano più semplicemente che fu una caratteristica tramandata dal primo artigiano che usava raffigurare i suoi soggetti con la gamba sinistra in avanti, mentre altri la identificano come un segno di azione e quindi di potere. Altra caratteristica delle statue reali è la barba posticcia, che nella realtà non esiste, e che indica se al momento della costruzione del monumento o del sarcofago il faraone era in vita o no. Se la barba posticcia è dritta significa che il faraone era vivo, mentre se è arricciata vuol dire che il faraone era già morto.
Ma non tutte le statue umane sono state fatte in questo modo. Infatti, unica nel suo genere e diffusa solo nell'antico Egitto, vi è uno speciale stile di scolpire l'uomo all'interno di un cubo sulla cui faccia superiore viene posta la testa. Questo tipo si scultura non ha ancora trovato una risposta valida per giustificarne la stranezza.
Secondo la teoria ufficiale gli Egizi non conoscevano il ferro, la carrucola, la ruota!

fine paginainizio paginaintroduzioneGLI OBELISCHI

Gli obelischi o "aghi di Cleopatra", come le piramidi, i templi e le tombe, hanno chiare origini religiose, ma un destino diverso visto che, malgrado leobelisco di Hatshepsut loro imponenti dimensioni, fin dall'antichità hanno cominciato a "viaggiare" e per molto tempo, a partire dall'età imperiale romana, sono stati l'unica testimonianza della civiltà egiziana fuori dall'Egitto.
Ciò che ancora oggi stupisce degli obelischi è l'enormità delle dimensioni di molti di essi che erano tagliati in unico blocco di pietra. E' questo uno dei tanti misteri dell'antico Egitto: come sia stato possibile per una civiltà dotata di mezzi tecnici alquanto primitivi, tagliare nelle cave, trasportare lungo il Nilo spesso per centinaia di chilometri, e infine innalzare nel luogo prescelto monoliti di queste dimensioni? Ad Assuan esiste un'antica cava di granito rosa nella quale si trova il famoso "obelisco incompiuto" (alto 42m per un peso di 1168t), voluto dalla regina Hatshepsut per essere il più grande del mondo e già modellato e parzialmente staccato dalla roccia ma poi abbandonato a causa di una crepa che ne pregiudicava l'integrità. La scoperta dell'obelisco incompiuto ha permesso agli studiosi di capire come veniva lavorato il granito rosa. Gli antichi Egizi scavavano dei fori lungo i blocchi di granito nei punti dove desideravano tagliarli tramite l'utilizzo di utensili di quarzite (un materiale più duro del granito rosa) e quindi vi inseriravano dei legni di Sicomoro che, quando bagnati, si ingrossavano a tal punto da rompere il granito.
La nascita degli obelischi è legata al culto di Ra, il dio sole dell' antico Egitto. I più antichi esemplari furono elevati a Iunu, la città pilastro che i greci chiamarono Eliopoli e che ora è Il Cairo. Gli egiziani credevano che sulle punte degli obelischi si posasse la fenice, il mitico uccello che risorgeva dalle propie ceneri. Il termine "obelisco", come spesso accade nella storia della civiltà egiziana, ha origine greca.
Jacques Champollion in un suo libro del 1971, fornisce una descrizione degli obelischi che riportiamo quì di seguito.
Gli obelischi furono costruiti per spiegare il motivo della costruzione degli edifici di fronte ai quali sono posti. Il materiale per la loro costruzione, derivava da una cava di granito rosa situata a Siene. Sono monoblocco e la superficie è brillante e perfettamente levigata. Gli spigoli sono vivi e dritti, mentre le facce sono convesse esternamente di 15 linee, ma perfettamente regolari. Un obelisco si può dividere in due parti:
1) il prisma quadrangolare, o fusto, che comprende tutto il monumento dalla base al "pyramidion".
2) il "pyramidion" che è la parte tagliata a forma di piramide che sovrasta il prisma, o fusto.
Le quattro facciate sono ricoperte di iscrizioni geroglifiche. Su ogni faccia i segni sono collocati simmetricamente in modo da formare tre colonne perpendicolari ben distinte, che formano così tre iscrizioni, tre frasi su ogni faccia. Su tutte le facce i caratteri dell'iscrizione centrale sono scolpite in basso rilievo in una cavità profonda più di 5 pollici e perfettamente levigati, mentre i geroglifici delle due colonne laterali sono profonde meno della metà.
Il "pyramidion" era di solito ricoperto con l'elettro, un materiale composto da oro, rame e argento in modo che brillasse ai raggi del sole e fosse ben visibile anche a lunghe distanze. Chi stava ai piedi dell'obelisco veniva investito da una luce accecante che dava un valore divino all'obelisco stesso.
Di recente un gruppo di scienziati del California Institute of Technology ha dimostrato con successo come sarebbe stato possibile sollevare un obelisco con l'aiuto di un semplice aquilone di grandi dimensioni, di un sistema di pulegge e di una struttura di supporto. L'obelisco, pesante circa 3 tonnellate, è stato sollevato, al secondo tentativo, in soli 25 secondi, sfruttando raffiche di vento fino a 35 chilometri orari. Questa ipotesi pare essere storicamente confermata da un fregio ornamentale, conservato al museo del Cairo, nel quale sono visibili un bassorilievo recante un paio di ali (sicuramente non appartenenti ad un uccello) e numerosi uomini in piedi di fianco ad oggetti verticali (probabilmente corde).

fine paginainizio paginaintroduzioneLE TOMBE DEI FARAONI

Uno dei tanti misteri ancora irrisolti sulle tombe dei faraoni è quello della loro costruzione. Dopo aver individuato la posizione ed aver scavato nella roccia le stanze destinate a custodire il corpo del defunto, si procedeva alla scrittura delle pareti. Ma come potevano gli Egizi lavorare in un ambiente buio?
All'interno delle tombe furono trovate numerose porte finte. Anche quì la spiegazione è ancora una volta incerta. Secondo molti studiosi servivano per ingannare i profanatori, per altri permettevano ai familiari ancora in vita di parlare col defunto, mentre una terza teoria afferma che queste porte erano usate dall'anima del morto per raggiungere l'aldilà.
Gli operai egizi impiegavano circa 6 anni per realizzare una tomba reale: 2 per lo scavo e 4 per le decorazioni. Durante quest'ultima fase gli artisti erano divisi in due gruppi che lavoravano uno sulle pareti di destra e l'altro su quelle di sinistra.

La Valle dei Re

La Valle dei Re è il luogo dove si trovano le tombe dei faraoni del Nuovo Regno.

La Valle delle Regine

Non distante dalla Valle dei Re si trova la Valle delle Regine composta da 80 tombe risalenti, per la maggior parte alla XIX e alla XX dinastia. Oltre alle regine vi sono sepolti anche i principi morti prematuramente come, ad esempio, quelle dedicate ai figli di Ramesse III. Tra le più belle tombe segnaliamo la bellissima tomba di Nefertari (n.66) che conserva ancora delle splendide immagini e degli splendidi colori.

Il tempio di Deir El-Bahri

Il tempio di Deir El-Bahri fu costruito, a ridosso della montagna, da Senmut in onore della regina Hatshepsut e del padre Thutmosi I. E' costituito da tre piani a porticato, da due gradi terrazze.e da una parte scavata nella roccia. Sulle pareti della parte occidentale i rilievi raccontano della vita della regina Hatshepsut, dalla sua nascita alla sua ascesa al trono. Sul lato settentrionale sono raccontati i momenti trionfali del suo regno, come il viaggio a Punt in Somalia. La cappella di Hathor contiene invece le decorazioni religiose, con Hatshepsut intenta a portare doni ai vari dèi. All'interno del tempio, dietro a molti ingressi, è ritratta l'immagine di Senmut, cosa molto insolita visto che in nessun altra tomba o tempio l'architetto si autoritraeva, la cui bellissima tomba si trova nei pressi del tempio stesso.
Molto interessanti sono i rilievi che raccontano della nascita della regina. Per acquisire i requisiti di regalità, ella definisce la propria nascita come il frutto dell'unione tra una regina e il dio Amon. La nascita di Hatshepsut fu quindi resa possibile dal dio Khnum e la sua provenienza divina riconosciuta da Amon. Tutto questo avvenimento viene raccontato con 17 scene molto dettagliate.
Accanto al tempio sorge il tempio di Mentuhotep I, primo faraone della XI dinastia, che evidenzia il passaggio di stile tra l'arte di Menfi a quella di Tebe.
Alla memoria della regina Hatshepsut furono costruite due tombe, una nella Valle dei Re e l'altra nella Valle delle Regine, a sottolineare l'ambiguità della sua figura e del ruolo che ricopriva. Il suo corpo non fu mai ritrovato.

fine paginainizio paginaintroduzioneI TEMPLI

I templi erano realizzati seguendo schemi ben precisi. Essi erano infatti costruiti per focalizzare l'attenzione del sacerdote sul dio a cui il tempio era dedicato. Gli antichi Egizi, per fare questo misero a punto delle tecniche che svolgevano perfettamente questo compito. Dall'ingresso del tempio fino alla sala con la statua del dio, le porte erano sempre più piccole, il pavimento leggermente in salita, mentre il soffitto era in discesa. In questo modo , fin dall'ingresso del tempio lo sguardo veniva obbligatoriamente focalizzato sull'immagine del dio.

Abu Simbel

Situato sulla riva occidentale del Nilo, il tempio di Abu Simbel è di enormi dimensioni: 30m di facciata, 63m di profondità, 20m di altezza per le tempio di Abu Simbelstatua esterne e 10m per quelle interne. Il resto dell'estensione del tempio, che ne caratterizza l'originalità, è stato ricavato dentro la montagna. Originariamente l'ingresso al tempio avveniva dal Nilo, mentre oggi, a causa della costruzione della diga di Assuan, esso è stato smontato e ricostruito fedelmente in una zona più interna e sicura. Abu Simbel fu realizzato da Ramesse II tra il 1290 e il 1224 a.C. per mostrare ai Nubiani la sua potenza. Le quattro statue dominanti raffigurano Ramesse II ai cui piedi vi sono la moglie Nefertari e altri membri della famiglia. Al di sotto, in una nicchia, vi sono delle statue al confronto minuscole, ma in realtà alte 2 metri, che raffigurano il dio Ra, le dea Maat e lo scettro User (User-Maat-Ra era il soprannome dello stesso Ramesse II). All'interno del tempio nella cella, scolpiti nella roccia, sono raffigurati Ptah, Amon, lo stesso Ramesse II e Ra. Il tempio fu costruito in modo tale che due volte l'anno, e più precisamente il 21 febbraio ed il 21 ottobre, forse la nascita e l'incoronazione di Ramesse II, il sole sorgendo illumini le quattro statue della cella ad eccezione di quella di Ptah che, in qualità di dio dell'oscurità, doveva rimanere nell'ombra. Questa operazione era permessa dai 24 babbuini scolpiti sopra l'ingresso del tempio che "aiutavano" il sole ad entrare. Davanti all'ingresso del tempio vi è la cosiddetta "stele del matrimonio" che narra delle nozze tra Ramesse II e la figlia del re ittita Hattusil al termine della famosa battaglia di Kadesh. All'interno del tempio, sulla parete di destra, vi è una dettagliata raffigurazione (9m x 17m) della lotta tra Egizi ed Ittiti con la rappresentazione di 1100 soldati. Sulla parete opposta, invece, ci sono i due inganni fatti a Ramesse II durante la sua marcia verso Kadesh e che gli furono fatali. Con queste rappresentazioni Ramesse II intende consolidare la sua regalità facendo credere che, dopo la sconfitta del suo esercito caduto in un'imboscata, lui da solo con l'aiuto di Ra avrebbe sconfitto gli Ittiti.
E' possibile che quì venne celebrato il primo giubileo trentennale. Di lì a poco un terremoto colpì la zona provocando il crollo di parte di una delle statue e numerosi danni al tempio.

Il tempio di Hathor

A poche centinaia di metri dalla locazione originale sorgeva un tempio più piccolo, anch'esso scavato nella roccia, dedicato alla dea Hathor ed alla sposa di Ramesse II Nefertari, incarnazione terrena della dea Hathor. Le sei statue raffiguranti alternativamente la regina e Ramesse II sono alte 11 metri.
Esso è molto simile al tempio di Abu Simbel tanto da esserne considerato la riproduzione in scala ridotta.

Karnak

Karnak venne riscoperto all'inizio del XVIII secolo dal capitano Norden e dal reverendo Pococke. Essi ne fornirono i primi disegni e le prime mappe. Fu però la spedizione di Napoleone a dare il via alle esplorazioni e allo studio del sito.
Il tempio di Karnak si trova a Luxor, l'antica Tebe, e viene anche chiamato la fortezza di Amon-Ra. Alla sua costruzione parteciparono molti faraoni per un periodo di circa 2000 anni. Fu eretto durante la XII dinastia e terminato nell'epoca Tolemaica.
La struttura del tempio è fatta di tre parti: il tempio di Montu (forse risalente addirittura alla III dinastia dell'Antico Regno), il tempio di Amon-Ra e il tempio di Mut (costruito da Amenofi III).
Le prime notizie certe del tempio di Amon-Ra risalgono al faraone Antef II. Il tempio in origine era costituito dal santuario a da altre due sale. Karnak rimase così sino al regno di Thutmosi I che iniziò ad ampliare il tempio grazie all'architetto Ineni. Ineni fece descrivere nella sua tomba di Sheikh Abd el-Gurna le opere realizzate per il suo sovrano tra cui le due cinte (IV e V pilone) che racchiudono il tempio, detto ipet-sut. Ipetsut, "colei che restituisce i luoghi", era quindi il nome classico del tempio che identificava la zona compresa tra il IV pilone e la sala delle feste di Thutmosi III.
All'interno del tempio, nel "cortile maggiore", si trovano il tempio di Seti II contenente tre cappelle dedicate ad Amon, Mut e Khonsu e le rispettive barche solari, il chiosco del faraone etiope Taharqo della XXV dinastia sorretto, in origine, da 21 colonne, il tempio di Ramesse III dedicato ad Amon-Ra , due statue di Ramesse II e un pilone eretto da Horemheb ultimo faraone della XVIII dinastia.
Dopo il "cortile maggiore" c'è la "sala ipostila" iniziata da Amenofi III e terminata da Ramesse II. Grande circa 5000mq è composta da 134 colonne che reggono il soffitto.
Il "cortile centrale" contiene uno dei quattro obelischi voluti da Thutmosi I e precede quello che allora era l'ingresso del tempio.
La parte più antica è circondata dal cosiddetto "muro di cinta" di Ramesse II decorato da scene che raffigurano il faraone insieme alle varie divinità. Il "piccolo vestibolo", realizzato da Thutmosi I, contiene un obelisco alto 30m e fatto costruire da Hatshepsut per celebrare la propria incoronazione. Oltre il sesto pilone realizzato da Thutmosi III si notano due colonne che riportano i simboli dell'Alto Egitto (il loto) e del Basso Egitto (il papiro).
Il tempio termina con il santuario costruito nella XII dinastia e contenente le barche cerimoniali di Amon. Alle sue spalle Thumosi III fece erigere il "grande salone delle feste" suddiviso in tre navate.
All'altezza del "muro di cinta" di Ramesse II, il tempio si estende verso oriente dove si trova il secondo tempio funerario di Thutmosi III e il tempio di Ptah iniziato dallo stesso Thutmosi III e terminato dai Tolomei. Lo stesso faraone fece costruire anche due magnifici obelischi in elettro del peso di 38 tonnellate l'uno che vennero però rubati da un sovrano straniero.
Sul lato meridionale del tempio si trova il "lago sacro" e, accanto, lo scarabeo sacro dedicato da Amenofi III al dio Sole.
Inoltre, all'interno del tempio di Karnak, si trovano altre opere tra cui varie statue di faraoni del Medio Regno, il colosso di Amenofi I, due piloni di Horemheb, i resti di un tempio di Akhenaton costruito prima del trasferimento a Tell El-Amarna e altri templi dedicati a Khonsu (figlio di Amon, forse costruito da Thutmosi III e poi restaurato in epoca tolemaica, vi fu rinvenuta la stele di Bakhtan), Opet (madre di Osiride) e Mut (moglie di Amon, fatto erigere da Amenofi III su un precedente lavoro di Hatshepsut di cui rimengono una cappella dedicata ad Amon-Kamutef e un vano per le barche sacre che fu ampliato e decorato da Seti II, Taharqo e in epoca tolemaica. Nell'avancorte vi sono statue di Sekhmet).
Oltre il "muro di cinta" sorge il tempio di Montu, dio guerriero con la testa di falco, fatto costruire da Amenofi III su una precedente costruzione voluta da Amenofi II, mentre la cinta (C1) che lo racchiude fu edificata nella XXX dinastia. All'interno troviamo il tempio di Harpra (M3) che è di origine etiopica.
Dall'altra parte del tempio di Amon-Ra si trova il tempio di Maat datato alla XVIII dinastia.

mappa del tempio di Karnak
legenda
mappa di Karnak

S-viale di sfingi
C1-cinta di Montu
M1-tempio di Montu
M2-tempio di Maat
M3-tempio di Harpra
T1-tempio di Thutmosi I
T2-tempio di Osiride Pededankh
T3-cappella per barca di Achoris
T4-tempio di Khonsu
T5-tempio di Amon-Kamutef
T6-cappella di Amon costruita da Hatshepsut
T7-tempio di Nectanebo II
C2-cinta di Amon-Ra fatta da Nectanebo I (XXX dinastia)
A1-tempio del giubileo di Thutmosi III (Akhmenu)
A2-cappelle di Hatshepsut
A3-santuario della barca sacra (cappella rossa)
A4-sala ipostila
A5-triplice cappella di Seti II
A6-chiosco di Taharqo
A7-tempio di Ramesse III con i muri esterni decorati con scene della festa Opet
A8-obelischi di Thutmosi I
A9-obelischi di Hatshepsut
A10-tempio di Ptah costruito da Thutmosi III
A11-tempio di Taharqo
A12-tempio di Khonsu
A13-tempio di Opet
A14-tempio del giubileo di Amenofi II
A15-VI pilone con incisa la battaglia di Megiddo di Thutmosi III
A16-obelischi di Hatshepsut col santuario del Sol Levante
A17-stele di Horemheb con il decreto con cui il faraone ripristinò l'odine in Egitto
A19-porta di Horemheb
A20-obelischi di Seti II
A21-vano per la barca sacra di Seti II
A22-cappelle di Osiride di Epoca Tarda
A23-porta di Tolomeo I
C3-cinta di Maat
I-X-piloni:
#II iniziato da Horemheb, terminato da Ramesse I e decorato da Tolomeo VIII
#VIII Hatshepsut+statua Amenofi I
#IX e X Horemheb

Luxor

Il tempio di Luxor, dedicato al ka reale, è di dimensioni più modeste rispetto a quello di Karnak, fu fondato da Amenofi III in onore del dio Amon-Ra, alla moglie Mut ed al figlio Khonsu e fu poi completato da vari faraoni successivi. La parte più antica è costituita dal santuario e dalla sala ipostila alle quali lo stesso Amenofi III aggiunse il cortile con i portici ed il colonnato. I muri del santuario sono coperte di dipinti che vedono Amenofi III intento a rendere omaggio alle divinità. A sinistra del santuario c'è "la camera della nascita di Amenofi III" con le pareti decorate da bassorilievi raffiguranti la madre di Amenofi III che, durante la gravidanza, riceve l'annuncio da parte degli dèi della prossima nascita di un dio.
Altre aggiunte furono fatte da Tutankhamon, Ramesse II e Nectanebo. Ramesse II, non a caso soprannominato "il costruttore", fece costruire un grande cortile con un nuovo ingresso contraddistinto dalle tre enormi statue raffiguranti lo stesso Ramesse II e da due obelischi. Il cartiglio di Ramesse II appare un po' ovunque anche se sembra molto probabile che sia stato posto su costruzioni realizzate da faraoni precedenti.
All'interno del tempio esiste un piccolo tempio detto "della triade tebana" fatto erigere da Thutmosi III, nonno di Amenofi III che pare abbia preso spunto da esso per costruire il tempio di Luxor.
Esso è il termine della festa Opet che prevede una processione che va dal tempio di Karnak a quello di Luxor e ritorno. Per celebrare questa festa, le pareti orientali furono decorate con immagini dell'arrivo della processione, mentre quelle occidentali riportano il ritorno verso Karnak.

Colossi di Mnemone

I colossi di Mnemone sono ciò che rimane del grandioso tempio voluto da Amenofi III. Prima di essere distrutto da un terremoto e utilizzato come materiale da costruzione, il tempio era una sorta di palazzo-città. Le dimensioni erano 500m di lunghezza per 120m di larghezza circa. Il progetto fu realizzato dall'architetto Amenofi, figlio di Hapu, che incluse all'interno persino un lago artificiale.

File

File è un'isola situata sul Nilo in corrispondenza del confine tra Egitto e Nubia. Il comune culto di Iside tra le due regioni, rese possibile la costruzione di un tempio dedicato appunto alla dea Iside. Costruito nel 181 a.C. durante l'età tolemaica, File fu considerato da tutti i sovrani il punto d'incontro tra Egitto e Nubia e nessuno tra loro perse occasione per lasciare traccia della propria dinastia. Molti furono i rifacimenti e le nuove aggiunte come ad esempio l'ampia area voluta da Tolomeo IX Soter II per riuscire ad ospitare i numerosi pellegrini che visitavano il tempio. A File vi furono anche aggiunte delle costruzioni di origine nubiana a conferma della tolleranza e del comune credo delle due popolazioni.
Questo tempio, iniziato da Nectanebo I, è l'unico tempio "storto" d'Egitto. Le ultime aggiunte fatte al tempio, infatti, sono state realizzate "storte" rispetto al resto del tempio perchè sull'isola non c'era più spazio per proseguire sullo stesso asse.
All'interno del tempio, vi è una scena nella quale Tolomeo VI restituisce l'occhio perduto a Horo. Horo, però, rifiuta il dono dicendo di utilizzarlo per allontanare la sfortuna e il malocchio.

Edfu

Il tempio di Edfu o, più propriamente, il tempio di Horo, fu fatto costruire da Tolomeo III per sottrarre fedeli al culto di Amon e avvicinarli così al suo potere. Per questo motivo il tempio viene anche chiamato "dei falsi" perchè realizzato per fini strettamente politici.
Iniziato nel 237 a.C. e terminato nel 57 a.C. da Tolomeo XIII è interamente realizzato in renaria (una pietra molto utilizzata nell'antico Egitto).
Sulla facciata d'ingresso al tempio è molto suggestiva la scena di Tolomeo III che prende per i capelli i suoi nemici a testimonianza del suo grande potere. Tale scena ricorda molto la stele di Narmer dove è raffigurato il primo faraone d'Egitto prendere per i capelli i nemici dell'unione dell'Alto e del Basso Egitto.
Al tempio di Edfu si celebrava ogni anno una festa dedicata alla vittoria di Horo contro Seth.
All'interno dei templi i sacerdoti si vestivano di bianco in modo che i raggi del sole provenienti dai fori posti sul soffitto provocassero un effetto di alone luminoso che li faceva apparire surreali agli occhi del popolo.

Kom-Ombo

Il tempio di Kom-Ombo possiede una particolarità unica: è l'unico tempio ad essere stato dedicato a due divinità contemporaneamente, ossia Sobek, il dio coccodrillo, e Haroeris, una manifestazione solare di Horo. Ciò ha comportato la costruzione simmetrica di un edificio che ha due ingressi, due passaggi fra le camere e due santuari al termine dedicati alle due divinità. La parte di destra è quella del dio Haroeris, mentre a sinistra c'è quella del dio Sobek.
A sinistra del tempio di Kom-Ombo vi è un pozzo, il Nilometro, che veniva utilizzato per stabilire le tasse da pagare. Questo pozzo si riempiva a seconda del livello del Nilo e da quì si stabilivano i tributi da pagare: più il pozzo si riempiva, più alto era il livello del Nilo in piena più limo si sarebbe depositato e quindi più abbondante sarebbe stato il raccolto.
Una leggenda dice che il figlio di Tolomeo VII, discese gli scalini del pozzo e vi cadde dentro. In fondo al pozzo vi erano tre coccodrilli che lo mangiarono. Tolomeo VII fece uccidere i coccodrilli che poi furono mummificati e sepolti in una cappella accanto al tempio di Kom-Ombo dedicata al dio Sobek.
Il tempio veniva utilizzato dai sacerdoti per curare i malati. Il popolo arrivava per rivolgere le proprie preghiere stando però all'esterno del tempio. Il sacerdote, dall'interno, chiamava solo alcune persone rivelando aspetti della loro vita che non avevano confessato facendogli così credere di possedere poteri soprannaturali. In questo modo le ricette che prescriveva erano seguite alla lettera dal popolo che agiva come gli era stato consigliato. In realtà, tra le persone all'esterno del tempio, vi era un fidato collaboratore del sacerdote che raccoglieva informazioni personali per poi riferirle al sacerdote all'interno.

fine paginainizio paginaintroduzioneLA NECROPOLI DE SAQQARA

Il nome "Saqqara", come in molti altri casi, non ha nessun legame con la necropoli, ma deriva dal nome del dio del cimitero Seker.
La necropoli comprende la famosa piramide di Zoser che, durante la sua costruzione, subì ben sei cambiamenti di piano a testimoniare le difficoltà avute e le correzioni apportate per terminarne il progetto. Nella necropoli, oltre alla già citata piramide che fu circondata da un muro a rientranze, sono compresi due templi, un ingresso monumentale, altari all'aperto, un serdab (una nicchia dove veniva posta la statua del morto) ed un pozzo che, forse, veniva utilizzato per contenere i vasi canopi. Tutti i monumenti furono decorati di moltissimi accorgimenti tecnici come ingressi a bussola, scale in pendenza, capitelli vegetali, che dimostrano la notevole capacità artistica e inventiva di Imhotep.
La piramide a gradoni di Zoser fu, come già accennato, interamente costruita dal sommo sacerdote Imhotep che, per primo al mondo, utilizzò la pietra per costruire un monumento. Fino ad allora le tombe erano fatte a forma di "mastaba". Il termine "mastaba", in egiziano, significa panchina e non c'entra nulla con le tombe. L'accostamento fu fatto dai collaboratori dell'egittologo Auguste Mariette che, in un momento di pausa, notarono la somiglianza tra le panchine dove la gente si ritrovava per chiacchierare e le tombe degli Egizi . La piramide a gradoni di Zoser è una serie di 6 mastabe realizzate una sopra l'altra in modo da dare all'intera costruzione la forma di piramide. Il faraone Zoser fu sepolto nella mastaba alla base, la più grande alta 8 metri e larga 60, mentre ai lati furono costruiti ampliamenti destinati ad ospitare i suoi familiari.
Una teoria formulata la Lauer sostiene che la costruzione delle 6 mastabe fu resa necessaria per fare in modo che la tomba di Zoser si elevasse dalle mura di cinta per essere visibile anche da lontano. Alcuni ritrovamenti fatti a Saqqara e ad Abido, antico luogo di sepoltura dei faraoni, nella tomba di Khasekhemui, padre di Zoser, rivelerebbero una sviluppata conoscenza delle tecniche architettoniche che, probabilmente, furono basilari per costruire la piramide a gradoni.

Piramide di Zoser 1. Mastaba di Zoser
2. Pozzo
3. Mastabe familiari
4. Piramide a 4 gradoni
5. Struttura definitiva

Per entrare nella necropoli, bisogna attraversare un colonnato formato da 42 colonne, una per ogni provincia d'Egitto, dove venivano ospitati i rappresentanti di ogni provincia scelti per partecipare all'annuale festa in onore del faraone. La festa di Heb Sed vedeva il faraone esibirsi in statua di Zoserprove di forza e di agilità per rinnivare le sue capacità a rivestire l'incarico di faraone. Col passare del tempo il faraone si limitò solo ad assistere alle prove che venivano interpretate da altri partecipando, però, attivamente alla cerimonia dell'incoronazione.
Nei pressi della piramide a gradoni di Zoser, sorgono due case dette del nord e del sud fatte costruire per affermare come il faraone, anche dopo la morte, sarebbe tornato per governare nuovamente sull'Alto e sul Basso Egitto. La casa del nord contiene due iscrizioni in ieratico. Nella prima, un egizio del'Epoca Tarda si dice stupito davanti alle capacità architettoniche degli antichi, mentre la seconda è un commento all'incapacità di imitare le meraviglie del passato. Dietro la piramide si trova una specie di contenitore o nascondiglio, la Serdab, nel quale è custodita la statua di Zoser che, secondo le credenze, permetteva allo spirito di riunirsi col corpo. Dalla parte opposta c'è un pozzo molto profondo chiamato pozzo dell'anima. Da questo pozzo, si dice, l'anima del defunto usciva la notte per incontrare i propri cari rimasti in vita. All'interno della piramide a gradoni furono rinvenuti numerosi oggetti tra cui ben 4000 vasi.

La piramide di Unas

A sud della necropoli di Saqqara, si trova la piramide di Unas. Unas fu l'ultimo faraone della V dinastia, diventato noto agli studiosi per aver costruito la prima piramide decorata con le iscrizioni più antiche mai ritrovate in una tomba. Tali iscrizioni descrivono quale fu il comportamento tenuto dal faraone per essere ammesso nel regno dei morti. La piramide, 77m di base e 18.9m di altezza, era collegata al tempio della valle dalla strada coperta di Unas, lunga circa 700 metri e, una volta, pavimentata con scene di battaglie, di vita quotidiana, di divinità e di animali. Ma non solo queste furono le innovazioni introdotte da Unas: l'ingresso non era più posto sulla facciata ma al di sotto del pavimento, la camera sepolcrale fu posta in corrispondenza del lato occidentale del vestibolo, mentrre sul lato orientale vi è una camera contenente tre nicchie per statue. Le pareti del vestibolo sono ricoperte da colonne interamente disegnate con geroglifici. Nei pressi della piramide furono ritrovate due fosse contenenti due barche solari in pietra.
Per la sua costruzione furono impiegati blocchi della piramide di Zoser che, perciò, doveva essere già in decadimento.

Piramide di Unas 1. vestibolo
2. camera con le 3 nicchie
3. camera tombale
4. sarcofago

fine paginainizio paginaintroduzioneLE TECNICHE DI LAVORAZIONE

Come noto gli artisti dell'antico Egitto non erano soliti "firmare" i propri lavori perchè essi dovevano essere un dono verso il faraone e gli dèi. Per gli artisti era un onore lavorare alla realizzazione di un tempio o di una tomba che doveva essere ricordata solo per quello che rappresentava o custodiva. Per cui, a parte qualche eccezione come nel caso del tempio di Hatshepsut dove Senmut lasciò sparse le sue tracce, nessuna traccia identificativa dell'artista.
Ma come lavoravano? Dove erano i loro laboratori? Quali tecniche utilizzavano?
Per rispondere a queste domande ci sono venuti incontri alcuni scavi che hanno portato alla luce interi laboratori abbandonati durante il loro utilizzo. All'interno del complesso funerario di Micerino fu infatti rinvenuto intatto un laboratorio per la costruzione di statue. La scoperta fatta da G.A. Reisner ha evidenziato come i massi giungevano tra le mani dell'artista già sgrossati. Il lavoro quindi proseguiva in laboratorio dove al masso venivano date forma e dimensioni di quella che sarebbe stata l'opera finale. Una volta segnate le dimensioni, si procedeva alla rifinitura del blocco definendone i tratti e prestando particolare attenzione alla testa. La rifinitura della testa si faceva progressivamente più fine fino al raggiungimento della forma definitiva. A questo punto si procedeva con il resto del corpo cercando di liberare il più possibile braccia e gambe. Come atto conclusivo si levigava l'intera statua e la si incideva. Gli strumenti utilizzati durante il lavoro sono esclusivamente di pietra: succhielli in selce, lisciatoi, punteruoli, paste abrasive, martelli, bulini e, in rari casi, seghe in rame. Le statue erano solitamente realizzate in calcare e in arenaria, ma anche in sienite, quarzite scisto. Più raramente il materiale utilizzato era l'alabastro o il rame, mentre il legno conoscerà maggiore diffusione dopo la fine dell'Antico Regno.
Nel campo della pittura gli artisti hanno dapprima dovuto risolvere un problema legato alla raffigurazione. Non conoscendo tecniche per rappresentare la prospettiva si doveva comunque riuscire a raffigurare persone e oggetti in modo che essi fossero ugualmente riconoscibili. Così, per raffigurare un uomo si dovevano disegnare i suoi tratti caratteristici. L'occhio è distinguibile solo frontalmente, come le spalle e le mani, mentre naso, mento, orecchie, braccia e testa sono meglio distinguibili di lato. Perciò, per rendere riconoscibile una persona, le si faceva fare una torsione sul bacino così da evidenziare tutti i suoi tratti caratteristici.
Le proporzioni della figura erano ottenute applicando sulla superficie un reticolo di corde rosse che fungevano da riferimento per l'artista.

fine paginainizio paginaintroduzioneALCUNI ESEMPI

La stele di Narmer

La stele di Narmer fu ritrovata a Nekhen la città della dea avvoltoio Nekhbet dell'Alto Egitto ed l'attestato di un intervento militare nel Delta. Narmer assume inequivocabilmente l'atteggiamento del sovrano. La città fortificata di Nekhen dovrebbe risalire intorno al 4000 a.C. e fu circondata da mura alte 12 metri all'interno delle quali sorgeva il tempio della dea Nekhbet e un lago sacro. Sono state ritrovate anche alcune tombe che però risalirebbero al Nuovo Regno. Occorre notare come il nome del primo faraone della storia egizia si racchiuso in una forma rettangolare e non in un cartiglio che venne introdotto nella II dinastia. Nella stele viene raffigurato Narmer con la corona dell'Alto Egitto (al centro) mentre prende per i capelli un nemico (a destra, in basso) simboleggiando la sua potenza e mettendo in fuga tutti i suoi avversari (in basso). Lo stesso Narmer viene rappresentato da fanciullo (a sinistra). Il falco è Horus (a destra in alto), mentre i fiori di papiro (sotto il falco) conteggiano i prigionieri fatti da Narmer durante le sue battaglie (1000 prigionieri ogni fiore di papiro). Hathor (in cima alla stele a destra e a sinistra) e il cartiglio del primo faraone d'Egitto (in cima al centro) terminano la stele. Da notare come il nome del faraone sia racchiuso in una forma rettangolare. Il cartiglio verrà introdotto solo alla fine della II dinastia.

fronteretro

Le oche di Meidum

Il primo affresco della storia umana fu ritrovato in Egitto nella tomba di Ite, moglie del figlio del faraone Snefru, Nefermaat, che fu anche il costruttore della piramide di Meidum. Fu chiamato "le oche di Meidum" visto che raffigura 6 oche di cui 3 rivolte verso sinistra e 3 verso destra. Tra i vari significati dati a questo affresco il più accreditato è quello che vede le oche simboleggiare l'Alto e il Basso Egitto. La tomba di Ite, da cui fu tagliato questo affresco, risale al 2600 a.C. circa e fu scoperta dalla spedizione di Mariette.
L'oca, in geroglifica, rappresenta la lettera "sa" che significa figlio. La sua rappresentazione è attestata durante l'Antico Regno, mentre successivamente non si trova più sulle pareti di tombe e templi.

oche di Meidum

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