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Le Ricerche
fine pagina Gli amuleti
Gli Egizi usavano molti amuleti con la forma di animale, di immagini della divinità e di singole parti del corpo umano. La gran parte degli amuleti erano usati durante il culto funerario, posti nel bendaggio del defunto. Le piccole immagini sacre delle divinità rappresentavano le prerogative e gli influssi degli Dei.
I simboli più diffusi erano: il pilastro Zed, il papiro Wad, l'occhio di Horus Wdat.
Il pilastro Zed era simbolo della stabilità, sacro ad Osiride e raffigurava un albero senza rami. Veniva posto sulla mummia in corrispondenza del collo, del petto e dello stomaco.
Il papiro uadj si presentava come una colonna a punta in basso e un'espansione a fiore in alto. Era generalmente posto sulla gola, sul petto e sulle spalle della mummia.
L'occhio di Horus o udjat era l'amuleto più comune e rappresentava l'occhio che Seth aveva strappato al nipote Horus rompendolo in 64 pezzi, che poi il dio Thot aveva ricomposto. Secondo un'altra leggenda l'occhio fu trovato da Shu e da Thot dopo lunghe ricerche, per cui nel frattempo Horus aveva provveduto altrimenti e, per ordine di Ra, l'occhio ritrovato venne trasformato nel sacro Ureo (cobra) e posto sulla fronte del faraone.
Il cuore o bib veniva considerato sede dell'intelligenza e della coscienza e perciò veniva pesato e giudicato davanti ad Osiride per la salvezza.
Il nodo di Iside era un amuleto molto prezioso diffuso dalle prime dinastie all'epoca dei Romani e veniva messo sul collo, sullo stomaco, sul petto e alle dita della mummia.
Il poggiatesta o ures era un amuleto che voleva dire riposo e tranquillità, posto sotto la mammella, sul piede sinistro e certe volte posto sul collo.
La scala significava salita ed era segno di drittezza.
La mano aperta significava potere e azione, invece la mano chiusa indicava un'azione forte. Anche le due dita venivano usate come un amuleto.
I bambini talvolta portavano gli amuleti a forma di pesce nei capelli, forse come protezione da eventuali incidenti del Nilo.
Ankh, il simbolo della vita, indicava che il re o il dio che lo portavano avevano il potere di togliere la vita ai mortali inferiori.
Khepesh o zampa di bue faceva parte del rituale funerario di apertura della bocca e indicava tanto la forza divina quanto quella del braccio umano.
Lo scarabeo Keper era un potente amuleto collegato al culto del sole: era rappresentato da una pallina che il coleottero spingeva e significava l'eterno ritorno e il divenire. Nel caso dello scarabeo che veniva messo sul cuore della mummia, su di esso veniva trascritta un'invocazione che doveva far sì che il cuore (coscienza) non testimoniasse contro il defunto nel momento della psicostasia. Ecco la formula: "O cuore….non levarti contro di me come testimone, non rinnegarmi nel tribunale, non rizzarti contro di me al cospetto del guardiano… della bilancia. Tu sei il Ka mio, che è nel mio corpo, lo Khnum che sana le mie membra….Non calunniare il mio nome davanti agli anziani. Sarà bene per noi, sarà bene per chi ascolta, gioia per chi giudica".
BIBLIOGRAFIA
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