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Quello
comunemente definito Periodo Predinastico è un intervallo di tempo
piuttosto imprecisato. Con le nuove tecnologie a supporto della ricerca,
infatti, ci si trova spesso a dover arretrare l'inizio della storia dell'Egitto
e, quindi, a retrodatare la fine della preistoria. Solitamente si utilizza
come punto di passaggio dalla preistoria alla storia l'introduzione della
scrittura nella società. Questa data
è da far risalire intorno al 5000 a.C., ossia prima dell'unificazione
del Paese. Il periodo preistorico è comunque sorprendentemente
ricco di sviluppo. La Valle del Nilo è stata, secondo gli studiosi,
il luogo d'incontro di diverse culture costrette ad emigrare dalle loro
zone d'origine a causa della progressiva desertificazione del nord Africa.
Lo scambio culturale produsse perciò un notevole sviluppo in campo
agricolo, nell'allevamento (ovini, caprini, maiali e buoi) e nella lavorazione
di pelli (lino e cuoio), vimini e ceramiche. Anche il rito della sepoltura
inizia ad avere caratteristiche ben definite: il defunto veniva seppellito
al di fuori del villaggio ed accompagnato da offerte quali alimenti e
oggetti utili per cacciare nell'aldilà. La credenza era quella
che il morto dovesse intraprendere un viaggio verso l'occidente dove tramontava
il sole.
La
valle del Nilo era ricca di vegetazione grazie alle grandi precipitazioni
cadute verso il 5500 a.C. La fertilità del terreno fu il più
grande richiamo per le popolazioni in cerca di un luogo prospero. Questa
caratteristica fu sempre riconosciuta degli antichi Egizi che, per l'appunto,
erano soliti chiamarsi "figli del Nilo". |
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Narmer,
il cui nome è simboleggiato da un pesce e da uno scalpello fondò
la città di Menfi. Menfi, che risale circa al 3200 a.C., divenne
così la prima capitale della storia egizia e, probabilmente, la prima
capitale del mondo. Il nome egizio della capitale era Mitrahen, tramutato
dai Greci e passato alla storia come Menfi che sarebbe stata costruita per
simboleggiare l'unificazione tra i due regni. Numerosi racconti parlano
dell'antica capitale come di una città dal grande splendore le cui
rovine, alla fine del XII secolo, suscitavano ancora grande meraviglia nei
suoi visitatori. A Menfi venne istituito i culto del dio toro Api, mentre
nel Fayyum venne divulgato il culto del dio coccodrillo Sobek. La I dinastia del Periodo Arcaico, definita da Manetone età tinita, prosegue col faraone Aha, proveniente dalla città di This, nell'Alto Egitto, intorno al 3125 a.C, che, forse, è lo stesso Narmer. L'età tinita ricopre un periodo di circa 5 secoli duranti i quali la civiltà egizia acquista definitivamente le proprie caratteristiche. Durante il suo regno, Aha consolidò l'unificazione dell'Egitto riconciliando le popolazioni dell'Alto e del Basso Egitto. A conferma di quanto scritto c'è il nome della moglie di Aha, Neithhotep, che assunse questa definizione in onore della dea Neith della città di Sais nel Delta. Sotto il profilo artistico il regno di Aha vide il sorgere, nella stessa Sais, del tempio di Neith e la celebrazione di feste in onore delle divinità Anubi e Sokaris nonchè la festa Sed. Pare che fu proprio lo stesso faraone a promuovere le prime iniziative belliche contro Nubiani, Libici ed altre popolazioni confinanti che furono trasformate in vere e proprie guerre dai suoi successori. Aha, inoltre, allacciò rapporti commerciali con Siria e Palestina. Il suo regno ebbe termine nel 3100 a.C. circa. Il faraone ebbe due sepolture: una ad Abido e l'altra a Saqqara. La successione di Aha sembra non sia stata immediata, come riporta il Canone di Torino, forse perchè 'traghettata' dalla moglie Neithhotep e si risolse con l'avvento di Djer. Djer, chiamata anche re serpente per il geroglifico che lo identifica, continuò l'organizzazione del Paese in campo economico e religioso e rinforzò la politica estera intraprendendo spedizioni in Nubia, Libia e probabilmente nel Sinai, come dimostrano alcuni gioielli in turchese ritrovati nella sua tomba. Il regno di Djer fu senz'altro prospero e brillante. A lui si deve la costruzione del palazzo reale di Menfi. La sua sepoltura si trova ad Abido ed è circondata dalle tombe di tutti i suoi cortigiani che però non si uccisero, come erroneamente ritenuto, dopo la morte del re, ma semplicemente intesero seguirne le orme nell'aldilà dopo la morte. Il suo successore, Uagi, divenne faraone in seguito al suo matrimonio con la figlia di Djer, Merneith che pare avesse regnato per un breve periodo. Uagi avrebbe condotto una spedizione verso il Mar Rosso per sfruttare le miniere del deserto orientale. Dopo Uagi, di cui non si hanno molte notizie, ed un breve periodo di reggenza della regina Merneith, salì al trono il figlio Den. Il regno di Den fu ricco e glorioso. Arginò l'avanzata degli alti funzionari, favorita dalla regina Merneith, e tenne una politica estera ferma ed energica tanto da avanzare le proprie ambizioni verso l'oriente già nel primo anno di regno. Anche la politica interna fu molto attiva contraddistinta da numerose cerimonie, tra cui quelle dedicate agli dèi Atum e Api, dalla costruzione di templi e di una fortezza e da un censimento che rafforzavano l'ormai cementata unificazione dell'Egitto. Istituì anche la carica di "cancelliere del re del Basso Egitto" che fu ricoperta da Hemaka, la cui tomba fu scoperta a Saqqara e fu il primo ad aggiungere alla titolatura regale un terzo nome, Khasty ("straniero" o "uomo del destro"). La tomba di Den fu pavimentata in granito e rappresenta il primo esempio noto dell'utilizzo della pietra nell'architettura egizia. Il regno di Den durò circa mezzo secolo e questo giustifica la brevità di quello del suo successore Adjib che, per primo, pone il proprio nome sotto il patrocinio degli dèi antagonisti dell'Alto e del Basso Egitto, Horo e Seth. Secondo l'intento del faraone Horo avrebbe garantito l'equilibrio delle forze cosmiche, mentre Seth, dio della distruzione, avrebbe protetto il Paese dalle invasioni straniere. La successione di Adjib presentò notevoli difficoltà che vennero risolte con la salita al potere di Semerkhet che adottò una politica nettamente differente da quella dei suoi predecessori. Pare che Semerkhet occupasse già una posizione di rilievo prima dell'incoronazione. Alla sua morte divenne faraone il figlio Qaa il cui regno concluse la I dinastia. Il fatto che Qaa fosse figlio di Semerkhet non è affatto certo anche se pare probabile. Con il regno di Qaa si conclude la I dinastia. L'inizio della II dinastia vede il potere spostarsi verso Menfi. Il primo faraone della II dinastia è Hotepsekhemui il cui nome significa "i Due Potenti sono in pace", chiaro riferimento agli dèi Horo e Seth, protettori del Basso e dell'Alto Egitto. La famiglia reale era, probabilmente, originaria di Bubasti in quanto furono ritrovati attestati del culto di Bastet e di Sobed, un dio falco poi assimilato a Horo. Sembra che le relazioni tra Nord e Sud inizino a vacillare, i rapporti non sono più idilliaci e si incrinano spesso alle prime difficoltà. Si afferma il culto del dio solare Ra che ebbe la sua definitiva consacrazione nel regno del successore Nebra ("Signore del Sole") ed in quello di Nineter. I primi tre faraoni si fecero seppellire a Saqqara, fatto che segna un ulteriore distacco dalla dinastia precedente. I successori di Nineter, Uneg, Senedj, si trovarono a governare in una situazione piuttosto difficile. Infatti i rapporti tra il Nord ed il Sud del Paese andarono sempre più deteriorandosi fin dalla fine del regno di Nineter, probabilmente perchè la nuova politica religiosa introdotta da Nebra, il culto solare, favoriva le regioni del Nord. Lo stato dei rapporti tra Nord e Sud fu precario, ma mai violento. Di Uneg e Senedj si sa assai poco. Probabilmente il loro potere fu limitato alla sola zona di Menfi. Forse fu Peribsen, che pare fosse contemporaneo di Senedj, ad iniziare il difficile compito di riappacificare l'Egitto. Nella sua tomba fatta allestire ad Abido dal successore Sekhemib, il nome fu scritto sotto il patrocinio di Seth, a conferma della divisione tra Alto e Basso Egitto e del caos che allora regnava. Il dio Seth infatti, proprio per la sua raffigurazione metà formichiere e metà cane, è il simbolo del caos in quanto animale indefinito e indefinibile. A Peribsen risale il primo cartiglio di un faraone. La situazione cambiò radicalmente sotto il regno di Khasekhem ("Il Potente è incoronato") che adottò una politica molto decisa. Khasekhem, che era originario di Ieracompoli, venne incoronato secondo l'antica festa Sed che lo voleva alternare le insegne dell'Alto e del Basso Egitto. In questa occasione decise di mutare il proprio nome in Khasekhemui ("I Due Potenti sono incoronati") riunendo le immagini di Horo e Seth. Tutto ciò diede l'idea di un fermo impadronimento dell'Egitto riunificato. In questo periodo di grande riconciliazione e di definitiva sistemazione delle strutture economiche, politiche e religiose, si sviluppò notevolmente l'architettura che portò alla costruzione di numerosi edifici a Ieracompoli, Elkab ed Abido dove Khasekhemui fece costruire la tomba più estesa della II dinastia. Nel tempio che il faraone si fece costruire a Ieracompoli, sono stati rinvenuti numerosi oggetti che testimoniano la vittoria dell'Alto Egitto sul Basso Egitto. Con la sua morte termina la II dinastia e, con lei, il Periodo Arcaico o età tinita. |
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Sulla
III dinastia si hanno poche notizie certe. Viene fondata dal re Nebka che
regna sull'Egitto una ventina d'anni come il suo più noto successore
Zoser (il cui nome di Horo Netery-Khet). Sotto il suo regno il paese attraversò
una grave carestia che, per sette anni consecutivi, non vide più
le piene del Nilo. Oltre 2000 anni dopo Tolomeo V Epifane fece incidere
una stele sulla quale era riportata questa sciagura: "Il mio cuore era in grandissima pena, perchè il Nilo non era venuto nel suo tempo durante sette anni. Il grano era scarso, i cereali si erano seccati, il cibo era in magra quantità, ognuno era afflitto dal suo raccolto. Si era arrivati a non poter più camminare: il fanciullo era in lacrime; il giovane era abbattuto; i vecchi, il loro cuore era triste: le loro gambe erano piegate mentre sedevano per terra, con le mani in mano. Anche cortigiani erano nell'indigenza; e i templi erano chiusi, i santuari pieni di polvere. In breve, tutto ciò che esiste era nell'afflizione." Zoser trasferì la capitale a Menfi per evitare le continue irruzioni delle tribù nomadi e fece erigere, tramite il sommo sacerdote Imhotep, la prima piramide a Saqqara. Imhotep, che fu in seguito divinizzato, era un famoso architetto ed un importante autore di trattati scientifici e dottrinali che lo resero il più autorevole interprete del pensiero egiziano. Al regno di Zoser risale la prima statua a grandezza naturale. La III dinastia gettò le basi per una grande civiltà impostando un ordinamento amministrativo (lo stato viene suddiviso in 42 "nomi" governati da alti dignitari assistiti da molti funzionari) e una stabilità molto solidi che permisero un notevole sviluppo dell'agricoltura. Il sovrano è riconosciuto da tutti come una divinità terrena da cui dipende il benessere collettivo. L'appellativo di faraone verrà assegnato dal nome della Grande Casa che ospitava il re (pher-aa). L'impostazione data dalla III dinastia viene accentuata durante la IV dinastia, diventata famosa per la costruzione delle piramidi di Giza (Cheope, Chefren e Micerino). Il fondatore di questa dinastia, Snefru, per consolidare l'unità del paese e, nello stesso tempo, ampliarlo e arricchirlo, organizzò una fortunata spedizione in Nubia che fruttò un ricco bottino fatto 7000 schiavi e 20000 capi di bestiame alla quale fece seguito una spedizione in Libia da dove importò 11000 prigionieri e 13100 animali. Ma non è tutto. Snefru, infatti, ordinò ad una flotta di 40 navi di raggiungere la costa fenicia (l'attuale Libano) per importare legno da costruzione. Durante il suo regno fece costruire navi, fortezze, abitazioni, templi, un palazzo e ben tre piramidi. Egli è l'unico faraone a vantare tre piramidi: la prima, poi abbandonata, fu costruita a Meidum (città cara alla famiglia reale visto che altri suoi componenti sono sepolti in quella zona), mentre le altre due furono realizzate a Dashur. Queste ultime due piramidi, chiamate romboidale e rossa, sono state costruite dal figlio Nefermaat che le portò a compimento ma che poi vennero abbandonata perchè costruite su un terreno instabile. Questo giustifica la doppia pendenza della piramide "romboidale" e le crepe rinvenute nel granito posto all'interno della vicina (solo un paio di chilometri di distanza) piramide "rossa". Al regno di Snefru si devono far risalire le prime mastabe di privati. Suo figlio Cheope, di cui si conosce molto poco, riuscì nell'impresa di costruire la famosissima Grande Piramide, un gioiello di perfezione che ancora oggi cela misteri e segreti. Tra le poche cose conosciute sul suo regno, si sa che fece intraprendere alcune spedizioni nel Sinai per estrarre rame e turchese. Dopo Cheope salì al trono Dedefra. Egli fu il primo faraone ad includere nella titolatura regale il "nome di figlio di Ra". Il luogo di sepoltura fu identificato in Abu Roash, probabilmente per rimarcare un ritorno al passato (Abu Roash fu utilizzata come necropoli dalla III dinastia), ma la sua piramide non fu mai portata a termine. Dedefra, si pensa, regnò per un periodo relativamente breve, circa 8 anni, anche se Manetone ne riporta 63! Pare che avesse avuto rapporti tutt'altro che cordiali con il resto della famiglia ed in particolare con i fratellastri Djedefhor e Chefren. Proprio Chefren fu il successore al trono d'Egitto. Egli proseguì la politica del padre Cheope e tornò a prediligere la piana di Giza come luogo di sepoltura facendo erigere la sua piramide, di poco inferiore in dimensioni a quella del padre. Inoltre rimodellò a forma di leone una cava nella stessa piana, dandole il proprio volto. Oltre a questo monumento, meglio noto col nome di Sfinge, fece costruire un tempio per affermare la sua ipostasi di Atum sia da vivo, sia nell'aldilà. A Chefren succedette il figlio Micerino, anche se Manetone inserisce tra i due Baefra di cui, però, non è ancora stata provata la reggenza. Il regno di Micerino fu contrassegnato dai postumi dello sforzo energetico ed economico sostenuto dal Paese per costruire le piramidi di Cheope e di Chefren e da leggendarie sventure. Anch'egli si fece costruire una piramide a Giza di dimensioni nettamente ridotte rispetto ai suoi predecessori. Fu realizzata con tecniche raffinate, ma fu portata a termine dal figlio secondogenito Shepseskhaf che completò anche il tempio. Shepseskhaf fu il primo a divulgare un editto per la salvaguardia delle opere funerarie. Secondo il Canone di Torino gli successe Djedefptah al quale vengono attribuiti due anni di regno. La casa regnante era spesso alle prese con discordie interne e la costruzione delle piramidi, sempre più piccole col passare del tempo, favorì sicuramente l'indebolimento del Paese. Il primo faraone della V dinastia fu Userkaf la cui famiglia era originaria di Sakhebu. Regnò per 7 anni nei quali si fece promotore della prima accertata spedizione nell'egeo e, forse, in Anatolia. Sul fronte interno venne ampliato il tempio dedicato a Montu nella regione tebana. Gli successe Sahura che si rese protagonista di un'importante spedizione economica a Biblo e in Siria. Dopo Sahura si hanno scarse informazioni sulle politiche dei vari faraoni. Nel regno di Neferirkara venne probabilmente realizzata la Pietra di Palermo, mentre di Shepseskara si sa solo che regnò pochi mesi. Il regno di Niuserra durò 25 anni e registrò la massima diffusione del culto solare. Fece costruire un tempio solare ad Abu Gurob. Niuserra ed il suo successore Menkauhor intrapresero spedizioni nelle miniere del Sinai. Fino a Niuserra, tutti i faraoni della V dinastia si fecero seppellire ad Abusir, forse per sottolineare le origine della famiglia. Chiudono la dinastia Isesi e Unas. Il primo regnò per circa 40 anni e ordinò numerose spedizioni commerciali nel Sinai, a Biblo, nelle cave di diorite ad ovest di Abu Simbel e a Punt. Il potere dei funzionari divenne sempre più grande con la formazione di sistemi feudali. Isesi si fece costruire la propria tomba a Saqqara sud. La politica di Unas vide il proseguimento delle spedizioni e, sul fronte interno, costruì ad Elefantina e a Saqqara nord dove fu collocata la sua piramide. Manetone separa la V e la VI dinastia dopo la morte di Unas per motivi di successione piuttosto che per una netta differenza tra le politiche dei sovrani. Infatti, Teti, primo faraone della VI dinastia, non è figlio di Unas, ma la sua politica, contraddistinta da nuove spedizioni all'estero, è il naturale proseguimento di quella del suo predecessore. Teti dovette adottare misure di pacificazione per contrastare l'irrefrenabile avanzata sociale dei funzionari ottenendo buoni risultati. Esentò dal pagamento delle tasse alcuni templi e concesse a numerosi funzionari una ricca sepoltura. Probabilmente la morte di Teti fu violenta e causata da Userkara che sarà il suo successore. Userkara governò per un breve periodo al quale seguì la regina Iput che traghettò la salita al trono di Pepi I. Più in generale, i sovrani della V e della VI dinastia continuarono la politica di espansione militare e commerciale in Siria, Libia, Nubia e Somalia. Dalle spedizioni sulle coste orientali del mar Rosso importarono mirra, oro e legno pregiato. La continua crescita del commercio permette anche il propagarsi del benessere e dell'istruzione in tutti gli strati sociali e quindi la creazione di numerosi templi. Poco alla volta cresce l'influenza dei sacerdoti del culto solare e dei capi delle province che si trasformano in principi feudali con proprietà ed eserciti autonomi, indeboliscono il potere centrale dei faraoni trasformando lo stato da centralizzato a federale. Nasce il "visir" ossia un capo effettivo di tutti i servizi dello stato, responsabile solo davanti al re. Esperto architetto o comunque in grado di garantirsi la collaborazione di esperti in materia, il visir era anche chiamato "sovrintendente a tutti i lavori del sovrano" in quanto direttore dei lavori finalizzati a dargli degna sepoltura. Ricopriva la più alta carica in materia di giustizia e da lui dipendeva la trasmissione degli ordini del faraone agli scribi del palazzo, l'imposizione delle tasse, la raccolta di informazioni provenienti dalle diverse zone del Paese e la gestione delle trattative diplomatiche con i paesi stranieri. Il visir gestiva inoltre il funzionamento dell'apparato burocratico composto da funzionari suddivisi in dicasteri. Ciò che caratterizzava il funzionario era l'obbedienza, la rapidità nell'eseguire gli ordini, la fedeltà e il rispetto, l'accortezza e l'educazione nel gestire i rapporti con gli altri, la capacità mantenere il segreto sulle missioni da compiere e sugli ordini ricevuti, la bontà e la saggezza. La fine della VI dinastia è contrassegnata dalla salita al trono di importanti faraoni quali Pepi I. Salito al trono in giovanissima età, regnò per circa 50 anni. Durante il suo governo dovette subire una grave cospirazione organizzata e promossa dalla moglie e dal figlio che vennero scoperti e uccisi. In seguito allo scampato pericolo, Pepi I cambiò radicalmente la sua politica facendo entrare a palazzo una famiglia di Abido da cui prese due donne, Ankhenesmerira I e Ankhenesmerira II, come spose e dalle quali ebbe i figli eredi al trono. In questo modo il faraone riuscì a rinvigorire i rapporti con il Medio e l'Alto Egitto che stavano decadendo. Sotto l'aspetto edilizio, Pepi I fece eseguire lavori presso il tempio di Hathor a Dendera, ad Abido, Elefantina, Ieracompoli e Bubastis. Il suo successore fu il figlio Merenra I che salì al trono ancora giovane a causa della morte del padre. Il regno di questo giovane faraone fu di breve durata, 9 anni, e il suo posto venne preso dal fratellastro Pepi II che, all'epoca aveva solo 10 anni. I regni di Pepi I e Merenra I furono di fondamentale importanza nel consolidamento delle vie commerciali verso il Sinai e la Nubia. Pepi II, una volta impadronitosi del potere, mantenne vivi i rapporti commerciali con nuove spedizioni. Durante questo periodo il ruolo di visir venne ricoperto separatamente per l'Alto e per il Basso Egitto. Il regno di Pepi II fu lunghissimo. Si racconta che durò 94 anni e questo provocò non pochi problemi di politica interna e di successione. La Nubia, con la nascita di nuove culture, iniziò a porre resistenza al controllo egizio. Inoltre l'amministrazione del Paese divenne più macchinosa e il potere dei funzionari sempre maggiore. Il faraone non riesce a contenere una rivolta di governatori del nord. Una curiosità: la letteratura del Medio Regno, nonostante le tante mogli di Pepi II, lo dipinge come omosessuale. La morte di Pepi II permette al figlio Merenra II di ottenere il potere in età avanzata, ma solo per un anno. Il suo decesso provoca la salita al trono della moglie Nitocri che fu l'ultima a regnare prima della fine della VI dinastia. Il clima di rivolta creatosi fa sì che alcune tribù nomadi invadano e saccheggino la zona del Delta. Il popolo, esasperato, si solleva e, a loro volta, si ribellano alla sovranità. La casata regale scompare nel disordine permettendo ai Libi e ai Nubiani di invadere l'Egitto. Nell'anarchia che si determina sono le casate principesche della provincia a prendere la guida politica del Paese, annullando la tradizione unitaria dell'Egitto. |
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L'indebolimento
del potere centrale, che secondo una teoria è stato causato da un
lungo periodo di siccità, provoca l'incapacità da parte dei
nomarchi di mantenere il naturale ordine delle cose. In questa confusione
si fatica ad individuare una cronologia di sovrani. Della VII e VIII dinastia
si conosce con certezza un solo re, Qakara Aba, il quale, nel tentativo
di rinvigorire i fasti del passato, si fece costruire una modesta piramide
a Saqqara sud. Benchè piccola, questa piramide con le sue iscrizioni
testimonia il tentativo del faraone di proseguire la tradizione menfita.
Sotto forma di ipotesi si possono individuare altri nomi di faraoni vissuti
nell'VIII dinastia: Neferkara Nebi, Khendu e Pepiseneb. Sul loro conto non
si sa nulla e non si hanno prove certe della loro politica, ma si intuisce
dai loro nomi come abbiano tentato di ritornare all'antica tradizione. La
loro necropoli era probabilmente situata a Saqqara. In questo periodo la
situazione interna dell'Egitto era molto confusa: il Delta era invaso a
popolazioni orientali chiamate genericamente "Asiatici" dagli
Egiziani, l'Alto Egitto propone una serie di tentativi di riorganizzazione
che poi daranno i loro frutti in futuro, mentre nel Medio Egitto tutto ruota
attorno alla città di Eracleopoli il cui saggio principe riesce ad
avere una certa autorità. Fu proprio questo principe, Meribra Khety
II, a dare inizio alla IX dinastia che durò soltanto una trentina
di anni, ma che legittimò l'avvento della X dinastia. I vari re di
Eracleopoli assunsero nomi comuni quali Neferkara, Nebkaura e Meribra per
mantenere viva la tradizione menfita. La X dinastia, che durò circa
un secolo, fu inaugurata da Neferkara (settimo re a portare questo nome).
Durante la IX e la X dinastia (2360-2160 a.C.) le città di Eracleopoli
e Tebe, che finora aveva avuto una scarsa importanza, estendono la propria
egemonia rispettivamente sull'Egitto settentrionale e sulla zona meridionale
del Paese. La città di Menfi viene distrutta dagli invasori e abbandonata
in favore di Tebe. Le continue invasioni delle popolazioni straniere, le
estorsioni dei sacerdoti del sole e gli abusi dei governatori provocano
disordini interni, invidie e lotte per arrivare al trono. I signori feudali
arrivano ad uccidersi tra loro per ottenere il potere. I confini settentrionali,
mal protetti, favoriscono le invasioni dei Beduini, mentre a sud i Nubiani
divengono sempre più aggressivi. A farne le spese sono i contadini
che, trovatisi in una situazione di grave disagio, assalgono e saccheggiano
i templi del culto solare dove erano tenute tutte le ricchezze. I sovrani della IX e X dinastia riescono a ripristinare, almeno entro il confine dei loro territori, l'autorità regia e a liberare la zona del Delta dalle popolazioni straniere. Di questo periodo fu ritrovato un solo papiro nel quale si riportava la successione di 70 faraoni in 70 giorni. La situazione dell'Egitto, più che essere bellicosa, è contraddistinta da una pace precaria. Eracleopoli e Tebe mirano a consolidare il proprio potere. Anche l'arte risente del disgregamento del Paese e sviluppa tecniche che si discostano dalla tradizione. Gli artisti sono liberi di esercitare il proprio talento e ciò dà vita ad una serie di opere uniche nel loro genere. Senza più canoni da seguire, questo periodo artistico può essere considerato la prima forma di individualismo della storia. Il I° Periodo Intermedio è tutt'altro che un periodo buio della storia egizia, tanto che sono gli stessi Egizi a considerarlo come un momento non di crisi, ma di trasformazione, di maggiore riflessione e presa di coscenza. |
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Nel
2160, una famiglia di governatori tebani, gli Injotef, riesce, mediante
intrighi e complotti, a riaccentrare il governo del Paese, dando così
inizio al Medio Regno. Quando Montuhotep II (2060 a.C. circa) salì
al trono i confini dell'Egitto si estendevano dal X nomos fino alla prima
cataratta, il che fa supporre che il nord del Paese fosse ancora in mano
ai principi di Assiut. In seguito ad una rivolta nel Nord, Montuhotep II
condusse una spedizione militare che gli permise di ottenere la caduta di
Eracleopoli. Per completare la riunificazione dell'Egitto, Montuhotep II
iniziò un'opera di pacificazione che diede ottimi risultati. In cambio
della loro fedeltà il nuovo faraone lasciò nelle loro cariche
i principi del Nord (ad eccezione di quelli di Assiut), mentre gli oppositori,
fuggiti nell'oasi di Dakhla, vennero attaccati e sconfitti. Vennero disposti
un po' ovunque dei controllori tebani, Tebe fu proclamata nuova capitale
d'Egitto, venne creata la carica di "Governatore del Nord" e fu
ricostituito il ruolo del visir. Montuhotep II fu anche un grande costruttore.
A lui si devono i lavori ad Elefantina, El Bellas, Dendera, Elkab, Gebelein
e Abido. Intraprese spedizioni all'estero contro i Libici e nel Sinai e
tentò di riportare l'antico ordine in Nubia riuscendo a conquistare
alcuni territori che però lasciarono intatta l'indipendenza dei Nubiani. La morte di Montuhotep II, avvenuta dopo 51 anni di regno, permise al successore Montuhotep III di salire al trono ereditando un paese organizzato ed in salute. Il nuovo re salì al trono in età già avanzata e il suo regno durò solo 12 anni. Egli proseguì la politica del padre rafforzando la posizione dell'Egitto all'estero. Costruì fortificazioni lungo il confine orientale e tentò di migliorare il potere egiziano in Nubia. Verso la fine del regno di Montuhotep III la situazione interna iniziò ad essere confusa. Il Canone di Torino, a questo punto, riporta "7 anni vuoti" che coincidono con il regno di Montuhotep IV che chiude l'XI dinastia. I re tebani, come in uso nell'Antico Regno, si proclamavano re-divinità. L'esercito, abilmente riorganizzato, diviene permanente e questo permise di respingere gli invasori (Beduini e Nubiani). Vennero ripristinate le vie di comunicazioni che, opportunamente protette, favorirono il risorgere del commercio e della prosperità. Venne istituito il culto del dio Amon (o Ammone) che acquista sempre più importanza. L'XI dinastia, introdotta da Montuhotep I e proseguita sotto il regno di altri sovrani della stessa casata fino a Montuhotep IV, fu presto conclusa da un'altra casata tebana che sfruttò la sua presenza nel governo, probabilmente tramite un visir, per mettere al potere Amenemhat I che, intorno al 1991 a.C., fonda la XII dinastia. La successione di Montuhotep IV fu tuttaltro che agevole. Infatti vi furono altri due retendenti al trono: un certo Antef e il nubiano Segerseni contro cui Amenemhat I dovette lottare nei primi anni di regno. Amenemhat I, sovrano di complessa capacità politica, riordina l'amministrazione, abbandona Tebe come sede della monarchia in favore di Imenemhat-Icitaui ("Amenemhat ha conquistato le Due Terre"), inizia una politica di rafforzamento del Paese anche al di fuori dei propri confini (Libia e Nubia) e reintroduce la leva obbligatoria. Nell'anno 20 del suo regno Amenemhat I decide di essere affiancato da un coreggente, Sesostri I, per garantirne la successione. A Sesostri I venne affidato il comando dell'esercito in modo da essere già temuto dai nemici al momento della successione. Amenemhat I, che venne assassinato in intrighi di palazzo nel febbraio del 1962 a.C., introdusse per la prima volta la coreggenza che divenne poi una regola per i suoi successori. Il potere del re si rafforza notevolmente tanto da affidare lo Stato di nuovo ai funzionari e non alla nobiltà. Nonostante la coreggenza, la salita al trono di Sesostri I non fu priva di problemi. Il suo regno durò 45 anni e fu ricco di prosperità e benessere. Egli incarna il perfetto esempio di faraone, forte coi nemici e nobile con il suo popolo. Come il padre fu un grande costruttore e come il padre si fece costruire una piramide a Lisht. Ad Eliopoli costruì il tempio di Ra-Atum e a Karnak contribuì ad ampliare il tempio di Amon-Ra. Conquistò la Bassa Nubia e le oasi del deserto libico, riprese il controllo delle vie commerciali e irrobustì la protezione dei confini orientali. La sua politica allontanò definitivamente i periodi di crisi che l'Egitto aveva vissuto. Riordinò l'amministrazione e cancellò ogni forma di anarchia. Questo contribuì notevolmente allo svilupparsi del commercio che vide il rifiorire degli scambi con la Nubia, con il paese di Punt e che ora raggiungeva le città più a nord della Siria. Alcuni scrittori greci gli attribuiscono incursioni persino in Anatolia e nel mar Nero. Sull'onda di questa rinascita anche l'arte produsse veri e propri capolavori di raffinatezza, mentre la letteratura diede alla luce opere quali il "racconto di Sinuhe" e il "dialogo del disperato con la propria anima". I benefici della politica di Sesostri I darono i loro migliori risultati sotto il regno di Amenemhat II il cui regno durò 30 anni. Anche Amenemhat II fu promotore di spedizioni commerciali in Nubia e a Punt. L'importazione di manodopera orientale iinfluenzò non poco l'arte che conobbe nuove tecniche di lavorazione. Intensi furono i rapporti commerciali con il vicino popolo degli Hyksos, stanziati nella zona della Siria. Sesostri II, coreggente di Amenemhat II per 5 anni, regnò per una quindicina d'anni. Iniziò la bonifica dell'oasi del Fayyum canalizzando le acque e costruendo una diga. Suo figlio e successore Amenemhat III (1842-1797 a.C.) portò a termine il progetto del padre e costruì la propria necropoli a Illahum. Nel Fayyum, Amenemhat III venne addirittura divinizzato. Venne conclusa la conquista della Nubia e delle sue miniere d'oro, grazie a Sesostri III (1878-1843 a.C.), che portò il confine meridionale fino alla città di Semna. Sesostri III, il cui regno è considerato tra i più significativi del Medio Regno, improntò la sua politica sull'espansionismo. Per proteggere i confini meridionali fece costruire 13 fortezze tra Elefantina e Semna con centinaia di soldati che dovevano garantire la sicurezza mentre Sesostri III si dedicava ad espandere i confini settentrionali. Al culmine del suo potere, l'Egitto si estendeva dalla Palestina alla Nubia. Sul fronte interno, egli beneficiò delle politiche dei suoi predecessori e introdusse alcune importanti innovazioni politico-amministrative. Soppresse la carica di nomarca, che fino ad ora godeva di poteri simili a quelli del faraone, reintroducendo il ruolo di visir unico. Il visir, dunque, era l'amministratore dell'Egitto. Da lui dipendevano 3 ministeri (uaret): per il Nord, Sud e Testa del Sud (Bassa Nubia). A capo di ogni ministero c'era un responsabile ed un consiglio (giagiat). Queste modifiche comportarono una perdita di potere della nobiltà ed una conseguente ascesa delle classi medie. Di lui Manetone narra che fosse alto circa 2 metri. Il successore di Sesostri III, Amenemhat III, regnò per 45 anni. Ereditò una situazione molto pacifica sia all'interno che all'estero, per cui le maggiori attività furono legate all'ambito commerciale. Furono ordinate spedizioni nel Sinai per sfruttare le miniere di turchese e rame e l'edilizia fu molto operosa come testimoniano le numerose costruzioni volute dal faraone. Amenemhat III si fece costruire il proprio tempio funerario ad Hawara che fu descritto da Strabone come un incantevole labirinto. In questo periodo l'Egitto godeva di grande fama all'estero per le opportunità lavorative che offriva e così si registrò un notevole afflusso di manodopera orientale (contadini,soldati, artigiani). Amenemhat IV salì al trono verso il 1798 a.C. e regnò poco meno di 10 anni. Dopo la sua morte la situazione in Egitto peggiorò. Nefrusobek, prima donna-faraone ad essere riconosciuta nella titolatura regale, era sorella e forse anche sposa di Amenemhat IV. Governò per 3 anni e fu, probabilmente, uccisa. La sua successione viene messa in discussione, scatenando lotte intestine di cui beneficeranno gli Hyksos. In questo periodo fioriscono la letteratura e l'arte che divengono un modello di eleganza per le epoche successive, mentre la complessa organizzazione dell'amministrazione permette di allacciare scambi commerciali e culturali con il mondo siriaco. La stessa complessità organizzativa del regno sarà la fonte del declino della dinastia che, intorno al 1780 a.C., si spegne con il crescente potere dell'apparato burocratico che si sostituisce al potere centralista del re. |
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La
XIII dinastia, prima del II° Periodo Intermedio, è una naturale
prosecuzione della XII almeno per quanto riguarda il primo faraone, Sekhemra-Khutaui,
che divenne re in seguito ad una discendenza diretta o ad un matrimonio.
Il potere dei re della XIII dinastia, che sembra l'unico ad essere in crisi,
è molto limitato dall'apparato burocratico ("visir"). L'Egitto
attraversa comunque un periodo di vivacità dove si insinuano, come
del resto è sempre avvenuto, numerosi stranieri che però tendono
a fondersi con la cultura egiziana. Proprio la massiccia immigrazione di
origine asiatica, che raggiunse il suo apice sotto il regno di Amenmhat
III, fu la causa del progressivo indebolimento del potere centrale. Gli
immigrati, stanziatisi nella zona del Delta, si riunivano in agglomerati
che divennero sempre più ampi e potenti tanto da costringere i vari
faraoni a delimitare il proprio potere solo al Medio e Alto Egitto. Paradossalmente
la politica estera rimase molto attiva come dimostrano alcuni documenti
ritrovati nella Siria del nord, in Palestina e nella Bassa Nubia. L'elenco dei re che succedettero sul trono d'Egitto è lungo e poco certo. Tra le figure più importanti, oltre al già citato Sekhemra-Khutaui, vi sono Neferhotep I e Sobekhotep IV. Neferhotep I regnò per circa 11 anni sotto il segno della stabilità. Sembra avesse il controllo della quasi totalità del territorio con l'eccezione del VI nomos del Basso Egitto. Suo fratello Sobekhotep IV, il cui regno durò circa 8 anni, vide la città di Avaris (antica Khatana e futura Piramesse) divenire capitale degli Hyksos. Gli Hyksos giunsero in Egitto provenienti, probabilmente, dalla Siria. Il loro nome è un'abbreviazione greca del nome originale dato loro dagli Egizi, Heqau-Khasut ("i capi dei paesi stranieri"). Questo era il nome con il quale gli antichi Egizi erano soliti chiamare le popolazioni straniere senza distinzioni di provenienza. Gli Hyksos, che in realtà erano formati da popolazioni quali Aamu, Secetiu, Menciu e Retenu, ad ondate successive, prendono possesso della regione del Delta (in una cinquantina di anni la loro avanzata giunse alle porte di Eliopoli) e, sotto il regno di Dedumesiu I, espandono il loro dominio a tutto l'Egitto settentrionale. Gli Hyksos, che fondarono la loro capitale ad Avaris, si adattarono agli usi e ai costumi egiziani, adottarono persino la lingua e la scrittura del Paese (gli Hyksos erano soliti scrivere i loro nomi in geroglifico), trovando similitudini tra la propria religione e quella egizia, in particolare per quanto riguarda il dio Seth che venne particolarmente potenziato. Le regioni del sud erano invece controllate dai re nubiani, così da obbligare alla sottomissione gli Egiziani per quasi un secolo. Gli Hyksos introdussero molte innivazioni soprattutto in campo bellico come l'uso del cavallo, la ruota per i carri da guerra (finora sconosciuta) e nuove e più efficaci armi in bronzo. A Tebe, una branchia della XIII dinastia fondò la cosiddetta dinastia tebana. Il suo fondatore fu Rahotep che, intorno al 1650 a.C., governava 8 nomoi da Elefantina ad Abido. La XIII dinastia era ormai giunta al termine e, senza la nascita di questa dinastia tebana, gli Hyksos avrebbero avuto il potere su tutto l'Egitto, anche grazie all'alleanza con le popolazioni nubiane. Rahotep ebbe il merito di conservare i canoni della tradizione ed instaurò buoni rapporti con il re hyksos Yakub-har che proseguirono anche con i successivi tre re tebani. Il più conosciuto di questi re è Sobekemsaf II, successore di Antef V, che regnò per 16 anni su un territorio prospero tanto che fece erigere costruzioni a Karnak e ad Abido. Durante il suo regno, nel 1633 a.C., ebbe fine la XIII dinastia. Nello stesso periodo viene attestata l'avanzata, sino alla 2° cateratta, di Negeh, nuovo sovrano nubiano. Dopo qualche anno di relativa stabilità si fa luce la figura di Antef VII che si rese protagonista della prima avanzata bellica contro gli Hyksos di Apofis I. Nonostante i primi contrasti politici tra Tebani e Hyksos, i rapporti commerciali e culturali tra i due popoli erano fiorenti. Dopo la morte di Antef VII salì al potere Tao I, detto "il vecchio", che entrò apertamente in lotta con Apofis I, ormai giunto alla fine del suo regno. Suo figlio Tao II, detto "il valoroso", proseguì nei combattimenti. La sua morte, sopraggiunta in battaglia, fu di origine violenta. Il ritrovamento della sua mummia evidenziò tre ferite sul cranio: una, non mortale, allo zigomo destro provocata da una freccia, la seconda e la terza, una delle quali mortale, furono causate da una lancia sopra l'occhio destro e da un'ascia sulla fronte. La successione del regno passò al figlio Kamose che, una volta impossessatosi del potere, promulgò un programma tra i più bellicosi. Kamose, sfidando il potere dei suoi consiglieri che preferivano mantenere buoni i rapporti commerciali, decide di attaccare gli Hyksos e, poi, i Nubiani. Al termine delle spedizioni militari più che nuovi territori ottenne il controllo delle vie commerciali (la strada delle oasi) e perciò anche l'interruzione dei rapporti tra Hyksos e Nubiani. Dopo la sua morte vi furono anni di stabilità interrotti dalla salita al potere di Ahmose che riprende i combattimenti nell'anno 11 del suo regno. Le spedizioni militari intraprese riportano le conquiste delle città di Menfi e Avaris. Nell'anno 12 gli Hyksos furono scacciati dall'Egitto e subito dopo Ahmose iniziò la riconquista della Nubia. La definitiva sconfitta degli Hyksos avvenne prima dell'anno 16 con la conquista della fortezza di Sharuhen nella Palestina Sud-Occidentale, considerata la vera capitale operativa dei "popoli stranieri". |
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La lotta
contro gli Hyksos, che coinvolse tutti gli Egizi, vide il formarsi di
una classe sociale media costituita da veterani in pensione. Il gusto
della conquista e dell'avventura sono gli elementi nuovi di questo periodo,
diversi da quelli del passato che vedevano una società casalinga
e tradizionalista. |
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La
conseguente disgregazione dell'Egitto si concretizza con l'avvento al trono
di Hery-hor a Tebe e di Smendes a Tani che rivestono in pieno le funzioni
di sovrani. Fra i due i rapporti sono cordiali e questo scongiura l'ipotesi
di una guerra civile, ma compromette definitivamente l'unità del
Paese. L'esercito, formato in gran parte da Libi entrati in Egitto sottoveste
di mercenari, resta l'unico elemento di raccordo. I Libi, gli stessi sconfitti
prima da Merenptah e poi da Ramesse III, occupano, a differenza che in passato,
anche posizioni di ufficiali e generali. In seguito, tali generali assumeranno
le funzioni sacerdotali nelle città dove operano e quindi di veri
e propri principi in grado di governare e legiferare. Questa situazione
che si viene a creare e che vede l'ascesa del potere militare, permette
ad un generale di Eracleopoli di prendere il potere regale dando così
inizio al cosiddetto "periodo libico" (XXII-XXIV dinastia, 945-715
a.C.). Alcune fortunate razzie in Asia, che sembrano avvalorare nuovamente
l'influenza politica dell'Egitto, servono solo a mascherare l'incapacità
di affrontare una politica organica capace di tamponare la progressiva disgregazione
del Paese. La casata di Eracleopoli conserva il titolo regale, continuando
ad avere buoni rapporti con la casata di Tebe che, a sua volta, continua
ad avere un proprio potere regio, ma che riconosce nella casata di Eracleopoli,
l'autorità di faraone dell'Egitto. Questo tipo di impostazione, assolutamente
insolito per la tradizione egiziana, diviene il pretesto per il principe
di Sais, nella zona del Delta, per allargare la propria influenza fino al
Medio Egitto. L'avanzata di questo principe, Tefnakhte, sembra abbia indotto
i principi libici a richiamare un'impostazione governativa più vicina
alla tradizione egiziana. Durante l'età ramesside, l'Egitto perse il controllo della Nubia che ora divenne dimora per alcuni Egiziani che non condividevano il nuovo potere libico. Quì nacque una dinastia locale che aveva la propria influenza in Nubia ed in Sudan settentrionale, in antichità l'Etiopia, e che riuscì a conservare cultura e tradizioni egizie. Verso la seconda metà del 700 a.C., il Delta e il Basso Egitto erano sotto il controllo di 5 differenti regnanti: Osorkon IV a Tani, Tefnakhte a Sais, Pef-tjau-auy-bastet a Eracleopoli, Nimlot a Ermopoli e Iuput in Leontopoli. Tutte e 5 governavano una regione molto limitata, ma tutti si accreditavano il titolo di faraone. Questo periodo d'isolamento, viene interrotto dall'iniziativa del re etiopico Piankhy che, contemporaneamente all'avanzata di Tefnakhte, invade l'Egitto sconfiggendo i 5 regnanti coalizzati e quindi Tefnakhte stesso introducendo l'età etiopica. Piankhy, che arrivò fino a Menfi, riuscì a riordinare il Paese lasciando i 5 regnanti al loro posto con incarichi di semplici governatori e poi fece ritorno in Nubia. I suoi successori mantennero la loro capitale a Napata, ma non rinunciarono ad intervenire saltuariamente in Egitto. Furono compiuti tentativi di riallacciamento dei rapporti con la Siria, approfittando della sua tendenza anti-assirica, che però provocarono la reazione degli Assiri che, con Assurbanipal nel 667 a.C., penetrò in Egitto fino a Tebe cacciando l'ultimo sovrano etiopico, Tentamon. I successori di Tentamon si rifugiarono a sud spostando la capitale a Meroe. La cultura egiziana sbiadì sempre più, tanto da consentire la nascita di una nuova scrittura, il meroitico che sopravvisse fino all'età romana e rivestì grande importanza nella storia di questa regione. L'età etiopica (730-656 a.C.), terminata vergognosamente col famoso sacco di Tebe, restituisce all'Egitto le proprie tradizioni e la sua cultura, facendone un paese conservatore, sospettoso delle novità ed orgoglioso del suo passato. L'invasione assira fu finallizata a porre fine ad una serie di intrighi e non esercitò alcun potere amministrativo. I principi libici residenti a Sais e sicuramente anti-etiopici, per ingraziarsi Assurbanipal, assunsero nomi assiri e cambiarono persino il nome Sais in assiro. Tale fedeltà fu di breve durata. La posizione preminente e la continua ricerca di maggiore autorità, consentono a Psammetico I (663-609 a.C.) di sottrarsi all'influenza assira e di salire al trono d'Egitto. La sua ascesa fu frutto di un'abile capacità politica. Innanzitutto strinse un'alleanza con la lontana Lidia di Gige che, situata a nord dell'impero assiro, teneva impegnati i comuni nemici. Dal suo alleato ottenne armi e mercenari che portarono nuove tecniche di combattimento. Gli Assiri attaccarono e sconfissero Gige, ma rispiarmarono l'Egitto preferendo consolidare la propria posizione in Asia. L'Egitto, dopo tanto tempo, ritrovò una vera unità ed un potere effettivo fino a Tebe ed alla cateratta. Si intraprendono azioni militari in Asia con lo scopo di garantirsi una zona di rispetto e per fomentare atteggiamenti anti-babilonesi. Si ha la radicale novità dell'introduzione in Egitto della grecità sottoforma di mercenari e mercanti che soppiantano o fiancheggiano i soldati libici e i mercanti semitici. I Greci si sostituiscono ai Fenici nel mondo mediterraneo e questo consente una documentazione molto più numerosa ed approfondita. Quì compare Erodoto che, dei suoi viaggi in Egitto, lascia una testimonianza unica che è ancora oggetto di studi e verifiche. La presenza di truppe così chiaramente diverse da quelle egiziane provoca rivalità e scontenti che sfociano in una ribellione dell'esercito antico che si conclude con l'avvento al trono di Amasi (569 a.C.). Le circostanze indussero lo stesso Amasi a legare una serie di caute alleanze con i Greci con lo scopo di proteggere l'Egitto dall'attacco di un nuovo e potente nemico, i Persiani. Le ottime intuizioni di Amasi furono rese vane poco dopo la sua morte quando il suo successore Psammetico III fu sconfitto da Cambise (525 a.C.). L'Egitto fu ridotto a satrapia dell'impero persiano. Cambise si autoproclamò successore dei faraoni e tentò, con tristi risultati, di espandere i confine verso occidente (Cirene e Cartagine) e verso mezzogiorno (Nubia). Il dominio persiano lasciò all'Egitto una notevole autonomia amministrativa ma ciò non placò il sentimento nazionalistico degli Egiziani che, spesso, si manifestò in ribellioni. Si hanno così vari re indigeni, a volte aiutati dai Greci, che però vengono, prima o poi, puntualmente sconfitti dai Persiani. Quando Alessandro Magno sconfigge Dario, ultimo re persiano, l'Egitto riprende la sua libertà. |
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Nel
332 a.C. Alessandro Magno, re di Macedonia, decise di penetrare in Egitto
con il suo esercito. La popolazione egiziana, per un lungo periodo sottomessa al dominio degli odiati Persiani, accolse Alessandro con entusiasmo. I Macedoni conquistarono l'intero Egitto in breve tempo e diedero un'impostazione greca alle varie amministrazioni, seppur rispettando quelle egizie. Il governo di Alessandro fu caratterizzato dalla fondazione di Alessandria, che ben presto divenne non solo la capitale d'Egitto ma anche dell'intero Mediterraneo, e dalla visita all'oasi di Siwa dove ricevette il riconoscimento del dio Amon a regnare come gli antichi faraoni. Così, Alessandro, ricevette probabilmente un'incoronazione solenne a Menfi come tradizionalmente accadeva ai faraoni. Nel 331 a.C. Alessandro partì per l'oriente affidando l'Egitto ad un vicerè. Nel 323 a.C., mentre stava preparando una spedizione in Arabia, morì di febbre a 33 anni. Il suo corpo venne riportato ad Alessandria dove venne sepolto. Dopo la morte di Alessandro l'Egitto fu affidato a Tolomeo, figlio di Lago. All'inizio egli si accontentò della carica di vicerè occupando il potere prima per conto di Filippo Arrideo, fratello di Alessandro, e poi per conto di Alessadro IV, figlio del Grande Alessandro, ma, nel 305 a.C. si proclamò sovrano di un regno indipendente assumendo il nome di Tolomeo I Soter (il "salvatore", 322-282 a.C.). Durante il suo regno diede all'Egitto un notevole impulso all'organizzazione amministrativa e istituì il culto di Serapis. I successori di Tolomeo continuarono a presentarsi come i continuatori dei faraoni, adottandone le caratteristiche e costruendo monumenti simili a quelli antichi. La dinastia tolemaica cercò sempre di dare l'idea di un'armonia interna alla loro famiglia e di benevolenza verso i sudditi. Ciò venne riflesso nei nome assunti dai vari regnanti: Filadelfo ("che ama il fratello/sorella", Tolomeo II), Filopatore ("che ama il padre", Tolomeo IV e VII), Filometore ("che ama la madre", Tolomeo VI), Evergete ("benefattore", Tolomeo III e VIII) e Epifane ("manifestazione divina"). I vari Tolomeo che si succedettero al trono cercarono di evitare traumi nel passaggio di potere facendo in modo di associare, per un certo periodo, il sovrano regnante con il suo successore. Per garantire stabilità si introdussero i matrimoni in famiglia, così Tolomeo II potè sposare sua sorella Arsinoe II che ne influenzò notevolmente il governo. Arsinoe II era una donna molto potente e ambiziosa tanto da riuscire a convincere il fratello a separasi della sua prima moglie (Arsinoe I, figlia del generale di Alessandro Lisimaco) e a sposarla. Tolomeo II Filadelfo (285-246 a.C.), durante il suo regno, organizzò un rigoroso sistema di amministrazione finanziaria, istituì il culto dinastico e stabilì alcune colonie greche nel Fayyum. Inoltre fece erigere il famoso Faro, il Museo e la Biblioteca di Alessandria. Organizzò anche dei giochi in onore del padre che avrebbero dovuto competere con i giochi olimpici. Durante i regni successivi, Tolomeo III Evergete (246-221 a.C.) e Tolomeo IV Filopatore (221-203 a.C.) ebbero alcuni successi militari e diplomatici in Cirenaica e in Siria. Tuttavia, nel 208 a.C., Tolomeo V Epifane (203-181 a.C.) riuscì a sedare alcune rivolte. Alcune terre dell'Asia Minore, Palestina e Mar Egeo furono definitivamente perdute. Alla fine del III secolo il regno dei Tolomei si ridusse al solo Egitto, all'isola di Cipro e alla città di Cirene. Gli intrighi di corte divennero sempre più gravi e ciò indebolì notevolmento il governo tolemaico. Uno di questi intrighi portò Tolomeo V Epifane al potere affiancato da due cortigiani, Agatocle e Sosibio, che uccisero la madre Arsinoe III e si presentarono a Tolomeo V, come da tradizione, con due urna d'argento contenenti le ossa di Tolomeo IV e Arsinoe III ed un testamento che li designava tutori del futuro sovrano. Durante il regno di Tolomeo VI Filometore l'Egitto venne invaso due volte dal re Antioco V sovrano di Siria. Nel 168 a.C. Popilio Lenate, ambasciatore di Roma, ordinò ad Antioco di lasciare l'Egitto. Antioco disse di doversi consultare con i propri consiglieri prima di decidere. A questo punto Popilio Lenate tracciò con un bastone un cerchio attorno al re di Siria dicendo che avrebbe dovuto prendere una decisione prima di uscire da quel cerchio. Antioco, messo alle strette, non potè fare a meno di ritirare l'esercito dall'Egitto. La dominazione dei Tolomei dipendeva ora solo dal volere di Roma. La dinastia tolemaica, da Tolomeo VI a Tolomeo X Alessandro I, fu contrassegnata da una serie di lotte interne. La lotta tra Tolomeo VI e suo fratello Tolomeo VII Evergete II (145-116 a.C.) finì con l'assegnazione della città di Cirene a quest'ultimo. In seguito Tolomeo VIII divenne re d'Egitto facendo assassinare il legittimo erede al trono Tolomeo VII Neofilipatore, figlio di Tolomeo VI e di sua sorella Cleopatra II. Tolomeo VIII, detto anche "fiscone" (pancione), era un uomo pieno di debolezze e senza scrupoli, ma anche molto colto e con innate qualità politiche. Dal 142 a.C. visse da bigamo visto che aveva sposato prima Cleopatra II (vedova di Tolomeo VI) e poi Cleopatra III, figlia di TolomeoVI e Cleopatra II. Giustino, uno storico romano, racconta come Cleopatra II accolse nel proprio letto Tolomeo VIII con le mani ancora sporche di sangue dopo che lo stesso Tolomeo VIII aveva fatto uccidere il figlio Tolomeo VII. Questo illustra bene quale ambiente si era creato nella famiglia regnante. Le lotte tra le due mogli di Tolomeo VIII erano molto frequenti: nel 131 a.C. Cleopatra II fomentò una rivolta ad Alessandria che obbligò il marito ad abbandonare l'Egitto per poi ritornarvi nel 124 a.C. riconquistando Alessandria. Nel frattempo Cleopatra II fuggì in Siria, ma anch'ella fece ritorno in Egitto nel 124 a.C. ripristinando il governo a tre: Tolomeo VIII, Cleopatra II e Cleopatra III. Tolomeo VIII e Cleopatra III ebbero due figli: Tolomeo IX Soter II (116-107 e 88-80 a.C.) e Tolomeo X Alessandro I (107-88 a.C.) che si combatterono anni per la conquista del potere. Dopo la morte di Tolomeo VIII, nel 116 a.C., iniziò il governo di Cleopatra III e Tolomeo IX che durò fino a quando Cleopatra III decise di cacciare Tolomeo IX per sostituirlo con Tolomeo X forse perchè più disposto a piegarsi alla sua volontà. Tolomeo X, nel 101 a.C., fece uccidere la madre per regnare insieme alla moglie Berenice III, figlia di Tolomeo IX. Nell'88 a.C., con la morte di Tolomeo X, tornò a governare Tolomeo IX. Dopo Tolomeo IX salì al potere Tolomeo XI Alessandro II (80 a.C.), figlio di Tolomeo X e protetto dal dittatore romano Silla che lo costrinse a sposare Berenice III che, nel frattempo, aveva continuato a regnare. Tolomeo IX, come riconoscimento, scrisse un testamento nel quale concedeva a Roma il diritto di annettersi in qualunque momento a Cipro e all'Egitto. Berenice III fu presto assassinata dal marito che, dopo 19 giorni di governo, venne trascinato fuori dal Palazzo e ucciso dagli Alessandrini inferociti per il suo comportamento. Il trono passò perciò nelle mani di Tolomeo XII Neodioniso (80-51 a.C.) detto "Aulete" (il "flautista"), figlio di Tolomeo IX e Berenice III, amante del vino e della musica. Tolomeo XII, che dovette attendere una ventina d'anni prima di avere il riconoscimento di re d'Egitto dai Romani, sposò la sorella Cleopatra V dalla quale ebbe due figlie, Cleopatra VI e Berenice IV. Tolomeo XII si sposò una seconda volta avendo altri tre figli: Arsinoe, Tolomeo XIII e Tolomeo XIV. Il suo regno fu contraddistinto dall'aumento delle tasse che mirava ad assicurare a se stesso il trono. Ciò provocò la rivolta del 58 a.C. che costrinse Tolomeo XII a rifugiarsi a Roma. Il trono fu occupato dalle figlie Berenice IV e Cleopatra VI, che morì quello stesso anno. Nel 55 a.C. Roma ristabilì Tolomeo XII sul trono. Qualche anno dopo associò al potere i figli Tolomeo XIII e Cleopatra VII.(non è ancora certo da quale dei due matrimoni nacque). Dopo la morte del sovrano, il romano Pompeo venne nominato tutore di Tolomeo XIII e Cleopatra VII venne espulsa dal regno. Cleopatra VII si rifugiò in Siria fino a quando venne convocata a palazzo da Cesare che, nel frattempo, si era insediato ad Alessandria. L'incontro terminò con la riconciliazione tra Tolomeo XIII e Cleopatra VII. Il governo dell'Egitto sarebbe stato, in realtà, nelle mani di Cleopatra che, inoltre, aspettava un figlio da Cesare. Il figlio venne chiamato Tolomeo XV Cesarione. Cleopatra fu per l'Egitto una grande regina, il suo governo fu il migliore tra quelli stranieri anche perchè fu l'unica ad imparare la lingua locale. Ella condivise molte credenze del Paese e questo contribuì molto a renderla popolare. Alla morte di Cesare, Cleopatra si legò a Marco Antonio, nuovo re di Roma. Nel 37 a.C. ebbe luogo il matrimonio tra Marco Antonio e Cleopatra. Dal rapporto nacquero dei figli a cui vennero assegnati dei territori da governare in modo da ricomporre l'antico impero tolemaico. Nel frattempo, a Roma, si scatenò una propaganda contro di loro condotta da Ottaviano che portò ad uno scontro tra le parti. La battaglia di Azio, così venne denominata, si concluse a favore di Ottaviano poichè la flotta di Cleopatra si ritirò improvvisamente dalla lotta, seguita ben presto da quella di Marco Antonio. I due si rifugiarono ad Alessandria che fu conquistata da Ottaviano qualche mese dopo. Nel 30 a.C., Cleopatra si suicidò facendosi mordere da un serpente piuttosto che subire l'umiliazione della conquista romana. Tolomeo XV, in quanto figlio di Cesare, venne ucciso, mentre i figli di Marco Antonio e Cleopatra furono risparmiati. L'Egitto divenne una provincia romana e Ottaviano fu proclamato imperatore di Roma. |
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