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CAPITOLO 5
SOPRA AD UN OCEANO SINTETICO


I

Taylor era scattato - Veramente la Europe rischia di spezzarsi in due? -
- Certo - rispose Bulsara - nei pressi di un intenso campo gravitazionale non abbiamo speranze di salvezza, anche le sollecitazioni che la sezione centrale subisce durante la navigazione, ogni volta che la nave accelera o decelera, sono molto pericolose, ma finché ci teniamo lontani da grandi masse non ci dovrebbero essere troppi problemi. Questo, d'altra parte, sta a significare che nelle nostre condizioni non solo non potremo utilizzare il Sole come fionda gravitazionale, ma non potremo neanche avvicinarci a Marte. Per questo siamo costretti a fermarci in orbita alla Luna, che fortunatamente ha un campo gravitazionale abbastanza tenue e non è molto distante dalla nostra rotta. Fermandoci lì per le riparazioni non dovremmo avere troppi problemi. -
- E con la questione del Tharsis, non c'è pericolo che i vice-governi lunari facciano storie con noi marziani? Oltretutto noi siamo cittadini proprio di Aphrodite. -
- Non saprei cosa dirti, John, se i lunari rispetteranno la loro neutralità non dovrebbero esserci noie, ma non ne possiamo essere sicuri. -


II

La Europe continuava silenziosamente il suo viaggio. La flottiglia, pur se privata della "Knight", era rimasta compatta, diretta verso la Luna. Poiché tutte le navi erano rimaste in qualche modo danneggiate nella fascia degli asteroidi, non si era avvertita la necessità di dividere la flottiglia in due tronconi, uno indirizzato direttamente su Marte e l'altro al contrario sulla Luna a leccarsi le ferite.
I tempi per raggiungere il pianeta rosso si erano di molto allungati. May fece ordine tra i propri pensieri. Era passata una settimana dalla partenza della flottiglia da Europa, secondo la tabella di marcia originaria le navi avrebbero in quel periodo dovuto trovarsi nei pressi dell'orbita di Venere. Di lì poi le navi avrebbero dovuto avvicinarsi al Sole, usarlo come fionda gravitazionale e dirigersi infine verso Marte. Tuttavia, a causa del deviamento della rotta e alla sosta nel campo di asteroidi, le navi si trovavano ancora a cento trenta milioni di chilometri dalla Terra. Ancora un giorno di viaggio dunque prima di giungere a qualche porto sicuro della Luna, dove meccanici specializzati avrebbero, rispettando le convenzioni aerospaziali, riparato gratuitamente le navi della flottiglia di Heinlein. Poi ancora quattro giorni di viaggio per raggiungere Marte. In tutto la trasvolata sarebbe durata non più dieci giorni e mezzo, bensì dodici giorni, senza contare anche la sosta sul satellite terrestre, difficile preventivare quanto avrebbe potuto durare, forse un'ulteriore settimana.
Troppo tempo!
May, Bulsara, Taylor e soprattutto Deacon non ne avevano tanto a disposizione. Sin dal primo giorno di viaggio, quando era giunto sulla Europe lo strano, inquietante messaggio di Brian, i tre astronauti avevano capito di avere il tempo contato per arrivare su Marte, specialmente per arrivare prima che fosse accaduto al loro amico qualcosa di irreparabile; ed infatti, a coronamento dei loro timori, il giorno successivo era arrivato l'S.O.S., mentre al terzo giorno di viaggio risaliva lo scontro con la nave militare. Cosa sarebbe potuto accadere ancora? Specialmente su Marte, cosa, chiunque fosse a manovrare i fili, cosa poteva succedere a Deacon, se, per ridurre al silenzio tre semplici minatori c'era qualcuno che non aveva esitato ad adoperare addirittura un vascello da guerra? Intanto, mentre il capitano era roso da quei dubbi, le navi stavano andandosi a consegnare ai vice-governi là dove essi erano più forti e saldi. - Non è ancora finita - pensò May.
La Luna e la Terra mostravano ancora gran parte delle loro facce in ombra, rendendosi così simili a fioche stelle nei pressi del brillante disco del Sole, di ora in ora sempre più grande ed abbacinante. Non era comunque quello il momento per le riflessioni, bisognava anzi comunicare le intenzioni della flottiglia ai vice-governi lunari, affinché qualcuno di essi potesse offrire i propri hangar per le riparazioni; quindi May prese contatto con la "Elise".
Robert apparve sullo schermo. Aveva ripreso il suo abituale buon umore - Sì, Fred? -
- Credo che sia il momento di prendere contatto con la Luna. -
- Certo, e allora? -
- Che codice useremo? -
- Avevo intenzione di usare un Eco di livello tre, naturalmente per sei. -
- D'accordo, ma ripensavo alla versione da dare su quello che è accaduto tra gli asteroidi. -
- Quale? -
- La tua proposta, e sai, pensavo che non tiene conto della risposta all'S.O.S. che abbiamo spedito a terra, senza considerare che, se seguiranno tutte le procedure, di certo controlleranno anche i giornali di bordo, dove abbiamo le registrazioni di tutto quello che è accaduto tra gli asteroidi, ed io non ho la minima intenzione di falsificare dei documenti. -
- Hai ragione, ci stavo riflettendo sopra anch'io, quell'idea era solo il frutto di una mente sovreccitata, da non tenere più in conto, è stato semplicemente un mio errore di valutazione. -
- Allora non ci resta che dire la verità? -
- Purtroppo. -
- Apriranno un'inchiesta? -
- Certamente, se capitiamo nel territorio del governo che ci ha spedito contro la nave, allora vorranno forse finire il lavoro, e se capitiamo sul territorio di un altro governo, allora vorranno avere più informazioni possibile su quel vascello. Anche se sui canali ufficiali tutta la vicenda sarà insabbiata, c'è il rischio di ritorsioni. -
- La nave da guerra non poteva essere lunare, per il semplice fatto che se esistono, e noi abbiamo visto che esistono, queste sono appannaggio solamente dei governi terrestri, ed inoltre i vice-governi lunari, con la dichiarazione di neutralità, hanno preso le distanze dai governi terrestri, forse è un po' troppo pessimistico temere queste ritorsioni. -
- Io credo invece - disse Taylor - che Robert abbia ragione, la Luna è più legata alla Terra di quanto non si voglia far credere. -
- E allora? -
- Intanto prenderò contatto con la Luna a nome della flottiglia, poi si vedrà, al limite alloggerò tutte le nostre navi in un hangar che ho in orbita attorno alla Luna. -
- Non sapevo che avessi un hangar anche sopra la Luna.-
- Ho molti più interessi, sui quattro pianeti, di quanti se ne conoscano - disse con un sorriso a mezza bocca tutt'altro che rassicurante - ah, un'ultima cosa, sulla Luna noi commercianti d'acqua non siamo considerati civili, bensì come corpo militarizzato, quindi preparatevi ad essere trattati, ed anche trattare, di conseguenza. - Così si chiuse la comunicazione. Taylor chiese di che codici avessero parlato poco prima. Gli fu detto che quando le navi spaziali si mettevano in contatto con un pianeta adoperavano dei messaggi convenzionali, raggruppati sotto vari codici; la lettera Eco stava per emergenza, mentre il livello tre stava ad indicare che le navi erano in grado di raggiungere una stazione lunare, ma erano necessarie delle riparazioni per poter ripartire, il tutto per sei navi.
III

Il codice lanciato da Heinlein si tuffò nello spazio alla velocità della luce, ciò nonostante, impiegò oltre sette minuti per raggiungere un ricevitore sulla Luna. Quivi venne raccolto ed amorevolmente decodificato, quindi, qualche minuto dopo un altro messaggio si lanciò, questa volta dalla Luna, nello spazio, verso la flottiglia. La seconda trasmissione impiegò un po' meno di sette minuti per colmare il tragitto, perché nel frattempo le sei navi cisterna si erano avvicinate. Il messaggio arrivò mentre sulle navi in molti stavano osservando quello che appariva come una fioca stellina e che in realtà non era altro che il satellite terrestre. La comunicazione non possedeva contenuti strepitosi, dichiarava che il vice-governo della Luna Occidentale si era assunto l'onere delle riparazioni e che di conseguenza autorizzava l'attracco alla stazione più vicina, la Luna3, al quarto, quinto e sesto hangar. Le convenzioni aerospaziali erano chiare e non lasciavano molta scelta ai vice-governi, che erano quindi costretti a riparare gratuitamente le navi; tuttavia, mentre in tutto il Sistema Solare l'anarchia sembrava prevalere e il più grande ed organizzato sistema politico mai creato dall'uomo stava vacillando, sfaldando e decomponendosi, una simile notizia, che faceva ancora sperare in un residuo rispetto delle istituzioni e delle regole della vita civile, fu accolto con sollievo misto a vero e proprio entusiasmo.
A bordo della Europe Bulsara aveva però dei dubbi - Di chi è la Luna Occidentale? -
- Del governo dell'America Settentrionale.- Rispose Taylor.
- Meglio così - commentò May - con i disordini che abbiamo a casa nostra, nel Tharsis, non desideravo proprio finire su un vice-governo controllato dagli europei. -
- E perché? -
- Perché sono sicuro che i nostri compatrioti su Marte, volendo l'indipendenza dall'Europa, non ci rendono affatto popolari sui loro territori. Giungere su un vice-governo europeo avrebbe molto probabilmente voluto dire una condanna per alto tradimento o per diserzione; questo invece non accadrà sulla Luna Occidentale, almeno credo. -


IV

I vascelli cominciarono a decelerare. La Luna cominciava a mostrarsi, a chi aveva una vista molto acuta, come una minuscola falce.
Quando mancava ancora mezz'ora a che le navi entrassero nell'orbita lunare il satellite apparve invece grande un terzo di quanto si vede dalla Terra.
Le astronavi continuarono la loro lunga maratona fino a quando non fu chiaramente visibile la stazione orbitante Luna3, alcune migliaia di chilometri al di sopra della superficie del Satellite. La stazione orbitante era divisa in due sezioni; la prima, destinata agli insediamenti umani, era composta da una serie di giganteschi anelli di una decina di chilometri di raggio, tutti collegati ad un medesimo asse di rotazione; la forza centrifuga generata da quel movimento continuo creava all'interno della stazione un senso fittizio di peso. La seconda sezione, dove erano situati gli hangar, era separata dalla prima e non ruotava su se stessa. Le navi si diressero verso i posti assegnatigli e attraccarono.
Generalmente le navi spaziali attraccavano a strutture simili a dei moli, che impedivano loro di andare alla deriva senza controllo; tuttavia i vascelli che necessitavano di riparazioni, come nel caso della flottiglia di Heinlein, potevano alloggiare all'interno di grandi ambienti chiusi, gli hangar, attrezzati come gigantesche e modernissime officine.
Dalla parete posta frontalmente alla prua della Europe si allungò un "finger", un condotto pressurizzato che collegò l'astronave alla sezione della base orbitante; l'equipaggio si trasferì nella corrispettiva camera di equilibrio che, poiché in quella circostanza era inutile, poté aprire contemporaneamente entrambi i portelloni stagni. Nel condotto si trovavano tre persone in divisa; quella al centro aveva un foglio elettronico ed un'arma alla cintola. Gli altri due avevano al contrario le loro armi imbracciate come fucili. Il soldato al centro parlò per primo, con aria di sufficienza - Chiedo il permesso di salire a bordo. -
Il capitano della Europe rispose con voce ferma - La mia nave è territorio di Marte, non concederò che vi entrino persone armate. -
I soldati si guardarono a vicenda, l'uomo al centro prese la pistola e la porse ad un suo commilitone - Tienilo ed aspettatemi qui - poi - Chiedo nuovamente il permesso di salire a bordo. -
- Permesso accordato. -
- Secondo i dati a mia disposizione su questa nave sono presenti due membri di equipaggio ed un passeggero. -
- Esatto. -
- Gradirei che mi chiamaste Signore, sa, per rispettare le gerarchie. -
- Non sono tenuto a farlo, sulla mia nave, ma se le risultano tanto gradite le gerarchie, mi può chiamare Capitano. -
- Sicuramente conoscerà le procedure, mi auguro di avere la sua collaborazione - quindi, con astio - Capitano. -
- Sono a sua più completa disposizione, per quanto riguarda le procedure. Mi segua, le faccio strada per la plancia. -
Taylor si rivolse, in modo da non essere ascoltato dagli altri, a Bulsara - Non credi che bisognerebbe essere più cortesi? Dopotutto dipendiamo dai lunari, per poter ripartire. -
- Ci sono delle regole, stabilite da convegni interplanetari, e queste regole vanno rispettate. Non facendo salire a bordo degli uomini armati Freddie le ha rispettate, così come quando ha imposto il suo grado di capitano. Sono proprio quegli stessi lunari che ci dovrebbero aiutare ad infrangere queste famose regole, mostrandosi armati. Cosa credevano, di prendere militarmente possesso della Europe? E poi perché dobbiamo asservirci a quel militare? Chiamarlo "Signore"? Non ne vedo il motivo, stanno tirando la corda, forse cercano di creare un incidente diplomatico, ma con gli attriti tra Marte ed il sistema Terra-Luna, non è il caso; e poi il capitano si sta comportando in maniera esemplare, riesce contemporaneamente a non raccogliere le loro provocazioni, a mantenere la dignità della nave ed a seguire ogni singola procedura; ad esempio, ora lo conduce in plancia a fargli controllare personalmente il giornale di bordo del computer principale. -
Così discutendo giunsero anche loro due in plancia, dove il soldato stava ancora discutendo con May - Mi può confermare tutto ciò che c'è scritto nel giornale di bordo, capitano? -
- Non è mia abitudine falsificare dei documenti. -
- Risponda solo sì o no. Mi può confermare tutto ciò che è nella memoria del giornale di bordo? -
- Sì. -
- Sono dei dati molto gravi, credo che dovremo procedere con delle verifiche, capitano. -
- Perfetto, perché ho intenzione di sporgere regolare denuncia, una volta che avremo raggiunto lo spazio del territorio marziano. -
- Mi spiace, signor capitano, ma temo che saremo costretti a trattenervi qui sulla Luna, almeno finché non sarà chiarita l'intera vicenda. -
- Non credo che possiate fare questo, in quanto capitano di una nave marziana sono considerato legittimo rappresentante del pianeta, e quindi, in questo frangente, io come pure il mio equipaggio godiamo dell'immunità diplomatica. -
- Solo finché rimarrete su suolo marziano, capitano. -
- Non abbiamo intenzione di lasciare la Europe. -
- Temo che se non vi consegnate a noi, i nostri operai non possano proseguire con le riparazioni, sa, capitano, - aggiunse con un sorriso ironico - sono le misure di sicurezza da rispettare. -
- Al contrario, questa è una grave infrazione della convenzione aerospaziale, non potete farlo. -
- Lei crede, capitano? -
- Se non ci lascerete andare, il suo comportamento sarà interpretato come un atto di guerra nei confronti del vice-governo del Tharsis, non le conviene giocare col fuoco. -
- Si risparmi certe espressioni, capitano. - Poi con una tinta aulica nella voce - Il vice-governo della Luna Occidentale prende legalmente possesso di questa nave e decide di trattenere i suoi occupanti. - Così dicendo sfilò da una fondina nascosta all'interno della giacca un'altra arma da fuoco.
May rimase gelato dal comportamento del soldato, ma trovò la forza di reagire immediatamente - E su quale basi legalizzate questa azione? -
- In base all'accusa di diserzione e di alto tradimento nei confronti dei governi terrestri. - Il milite evitò accuratamente di chiamare ancora May "capitano"
- Lei non può provare le sue accuse. -
- Ci sono dei testimoni. -
Questa affermazione fece capire a Frederick che sarebbe stato inutile continuare a combattere un duello falsato già dalla partenza, un duello che May, con la sola forza della legalità, non aveva speranze di vincere.
- Siamo considerati quindi agli arresti allora? -
- Non ancora, ma dovrete rimanere reperibili fino all'inizio del processo. -
- Cioè? -
- Non potrete oltrepassare il primo livello della stazione. -
- Possiamo rimanere all'interno della nave? -
- No, vi prego anzi di uscire immediatamente. -
- Aspetti un momento - disse allora in fretta Taylor - torno subito. -
- Dove sta andando? -
- Non vede i colori della tuta? - si affrettò May - E' soltanto il geologo, non un pilota, e non sa usare le apparecchiature della nave. -
- Non si preoccupi - aggiunse Bulsara - non fuggirà di certo, sarà semplicemente andato a prendere il suo foglio notizie, non lo abbandona mai. -


V

L'equipaggio della Europe si trovava in un ampio spazio, ricco di negozi, giardini e, cosa che non poteva passare inosservata a tre marziani, fontane. Tutte attrazioni del primo livello della stazione orbitante. Prima di entrare nella sezione a gravità i tre erano stati, somma offesa, anche perquisiti, mentre al foglio notizie di Taylor erano stati posti dei sigilli per impedirgli di comunicare verso la Luna.
Passeggiando per quegli ambienti pieni di vita, i tre marziani sapevano che non esisteva un solo, grande, primo livello, nella stazione. Erano astronauti e avevano avuto modo di visitare durante i loro viaggi molte altre stazioni orbitali, le quali erano tutte molto simili tra loro. Ad esempio, su Luna tre, come sulle stazioni marziane primo livello erano tutte le innumerevoli piccole zone nelle quali ogni cittadino poteva circolare liberamente senza restrizioni, come ad esempio le belle passeggiate vicino agli oblò panoramici o i centri commerciali, dove la gente, più che per comprare vi si recava per incontrarsi e parlare. Più alto era il numero del livello e più era difficile accedervi, e la vera differenza tra le varie stazioni era la qualità dei servizi disponibili nei vari livelli.
- Cosa possiamo aver fatto per essere incriminati come traditori? - Chiese Bulsara.
- Siamo semplicemente sopravvissuti nella cintura di asteroidi. - Rispose Taylor.
- Sì, però non abbiamo commesso alcun tipo di infrazione a qualsivoglia codice, anzi, sono stati proprio i lunari ad agire illegalmente, contrabbandando armi all'interno della nostra nave e poi sequestrandola; credo che al vice-governo noi sembriamo molto importanti, e se è così allora devono essere con l'acqua alla gola per compiere un simile atto senza prove. -
- Non dimenticare che asseriscono di avere dei testimoni. -
- Il che conferma quanto ho detto prima, sono con l'acqua alla gola se si inventano anche dei testimoni, piuttosto, chi è che può testimoniare contro di noi? -
- Temo - intervenne May - che abbiano comprato le testimonianze dei nostri compagni di flottiglia. -
- Credi che possano essere così corrotti? -
- Piano Roger - disse Taylor - non condanniamo i nostri compagni prima del processo, magari sono nelle nostre stesse condizioni e, magari, non è per noi, ma per un altro equipaggio che stanno montando tutta questa storia. -
- Potrebbe anche essere, ma ammettendo che i protagonisti siamo noi e che noi siamo le vittime designate del vice-governo. Perché, Fred, il vice-governo si espone ai rischi di queste azioni, che tu stesso hai definito atti di guerra, e tutto solo per averci o al limite, come abbiamo rischiato tra gli asteroidi, per ucciderci? -
- Non lo so, Roger, non lo so, ma qualunque sia il motivo, certamente è collegato a quello che è accaduto su Marte a Brian, quando ci ha inviato il suo ultimo messaggio, sempre però, come dice giustamente John, se siamo noi i protagonisti e non semplici pedine. -
- Certo, ma al momento mi sembra più utile se pensiamo di essere noi la causa di tutto, perché questo forse è l'unico caso in cui noi tre possiamo fare qualcosa, fino al processo e, a proposito, quando credi che ci sarà questa dannata udienza? -
- Hai ragione, e comunque ci processeranno molto presto, e sono sicuro che faranno anche molto in fretta anche a condannarci. -
- Non abbiamo speranze? -
- Non credo, al momento non mi viene in mente niente, ma sta certo che ci penserò sopra. -
- E dopo il processo... e la condanna? -
- Chi lo sa, forse qualcuno crede che anche noi siamo a conoscenza di quello che sa Brian, forse qualche segreto terribile, se è così ci sarà di certo qualcuno che non vorrà che noi lo possiamo svelare a nessuno. -
- E così si spiegherebbe la nave da guerra. -
- Giusto Roger, ma d'altra parte ci potrebbe essere qualcuno che è ansioso di venire a conoscenza di ciò che noi dovremmo sapere, e quindi ecco spiegata la nostra incarcerazione. -
- Belle davvero - disse Taylor pensoso - ma sono tutte solamente ipotesi. Se vogliamo fare qualcosa dobbiamo basarci su quello che abbiamo, il che è comunque poco. -
- Come d'altronde è poco quello che possiamo fare. - Disse il capitano - Contattare ancora Brian è impossibile, i servizi di comunicazione qui sono infatti già al secondo livello. Fortunatamente John, hai avuto la prontezza di spirito di chiamarlo dalla Europe. Ora possiamo solamente provare a controllare che fine hanno fatto i nostri compagni di flottiglia, forse, anche se lo ritengo improbabile, li hanno alloggiati nella nostra stessa zona; magari tutti insieme riusciremo ad inventare qualcosa. -
- E' inutile illudersi, non possiamo fuggire o disperderci tra la folla, certamente non con le nostre tute spaziali e in un ambiente circoscritto come una stazione orbitale; non abbiamo armi, e anche se ne avessimo saremmo in tre contro un esercito, non possiamo corrompere nessuno o comprare qualsiasi cosa, perché il denaro proveniente da Marte qui giù non ha più corso legale; siamo completamente nelle loro mani. -
Le parole del geologo, dette con una dura lucidità troncarono il discorso e fecero capire la vacuità di tutte quelle parole. Il destino dei tre marziani era già stato deciso, qualsiasi cosa avessero deciso di dire o fare. Non conveniva neanche sprecare fatica a pensare o a preoccuparsi per il futuro imminente, che appariva così nero da rendere del tutto superflua qualsiasi ansia. Le menti si svuotarono, persero ogni vigore ed una cupa apatia scese come un nero, soffocante presagio, tale da strangolare ogni intento dei tre marziani.


VI

17.50- Il consiglio di lega comunica che a causa dei disordini politici, le semifinali della coppa di Marte verranno sospese a data da destinarsi. Approfondimenti al riferimento 72B.
17.58- Gli ultimi funzionari del vice-governo della regione del Tharsis sono partiti per la Terra. Approfondimenti al riferimento 58A.
18.01- E' stato dichiarato un governo provvisorio di salute pubblica come reggente della regione del Tharsis. Approfondimenti al riferimento 58B
18.09- Il portavoce del Governo di Salute Pubblica, Mosavi, dichiara "Questo è il primo governo indipendente mai nato al di là della superficie terrestre e questa è la prima regione marziana ad avere la piena autonomia, e posso assicurare che presto altri nostri compagni seguiranno il nostro insegnamento." Approfondimenti della gloriosa Rivoluzione ai riferimenti 1A, 1B, 1C e 1D.
Quelle notizie, lette sul foglio elettronico, erano molto importanti, di portata storica; ma a Deacon ciò non importava più di tanto, o almeno non in quel momento, perché egli era impaziente, ma per altri motivi. - Ancora due giorni e saranno qui. Sani, salvi e con le tute spaziali. -
Fosse stato per lui ne avrebbe presa una anche per conto proprio, e con quella sarebbe già sceso al di sotto della torre, ma per chi non possedeva il brevetto aerospaziale era quasi impossibile ottenerne; anche Taylor aveva infatti ottenuto il brevetto, nonostante fosse valido solo per piccole lance. Tuttavia Deacon avrebbe aspettato senza crearsi troppi problemi; ricongiungersi con i suoi amici e condividere con loro tre il segreto della torre valeva bene un'attesa di una settimana, e d'altra parte la situazione avrebbe potuto anche essere molto peggiore, e Deacon ben lo sapeva. Fortunatamente l'organizzazione dei vice-governi era ormai terminata, almeno in quel settore di Marte, ed era molto probabile che in un futuro imminente anche gli altri settori marziani avrebbero seguito l'esempio del Tharsis, dando in seguito vita ad un'unica grande federazione a livello planetario.
L'emissione dell'arete, la non collaborazione sulle reti informatiche e gli atti di terrorismo avevano infatti già da tempo messo in ginocchio le amministrazioni vice-governative. Il mancato aiuto da parte di una Terra già dissanguata per conto proprio era stato il colpo di grazia. Solo la settimana prima Deacon pensava che avrebbe dovuto darsi alla macchia per fuggire a fantomatici sicari terrestri. Ciò non si era invece rivelato necessario, anche perché i "sicari terrestri" erano stati probabilmente i primi a ripartire verso casa.
Il terreno era dunque ancora al sicuro, la torre era stata minata e recintata in modo che nessun estraneo avrebbe potuto accedervi, il detonatore era nelle mani di Brian e solo lui avrebbe potuto attivarlo. Leiber era stata molto restia nel consegnarglielo, ma gli areti avevano appianato ogni divergenza, o quasi, perché la tedesca aveva ceduto il detonatore a malincuore, e Deacon aveva sospettato che l'avesse presa come un fatto personale.
In quel momento Deacon era a casa, stava rigirando tra le dita quella piccola scatoletta nera che era il detonatore e controllava le ultime notizie sul nuovo governo di salute pubblica, in tasca teneva sempre la chiave della camera sotterranea. Distratto ripensò a quando aveva ascoltato il messaggio registrato di Simâck. Era uscito immediatamente, di corsa, dalla torre ed era andato a lanciare il messaggio per la Europe, e quello era stato l'ultimo contatto che c'era stato tra di loro; subito dopo era andato a parlare con Leiber. Erika era nei pressi della torre, a dirigere gli ultimi preparativi per la demolizione dell'edificio. Deacon era arrivato trafelato, congestionato in volto ed affannato nella voce. La tedesca lo aveva accolto con un ampio sorriso. Per la prima volta notò quanto fosse alta, tanto da potersi permettere scarpe basse e superare lo stesso di cinque o sei centimetri Deacon. Certo, non era alta come May, ma era comunque notevole.
Lei disse. - Qui abbiamo praticamente finito, l'edificio può essere abbattuto quando desidera, per lei abbiamo lavorato sodo ed abbiamo terminato anche in anticipo sui nostri orari, vuole lei l'onore di azionare il detonatore? -
- Ho cambiato idea, non voglio più che questo edificio venga demolito, o almeno non adesso. -
- Cosa vuol dire? - Il sorriso aveva lasciato spazio allo stupore.
- Quello che ho appena detto, né più, né meno. -
- Vuole che lasci tutto così com'è ora? -
- Sì. -
- Non posso farlo, è irregolare. -
- Non solo deve fare questo, ma mi deve consegnare anche il detonatore. -
- Ma le ha dato di volta il cervello? - La cortesia dell'imprenditore era definitivamente svanita di fronte a simili richieste - Non posso fare ciò che lei mi dice, devo portare a termine gli accordi del contratto. -
- Il terreno è mio, e non ci saranno esplosioni senza il mio consenso. -
- Lei ha già dato il suo consenso firmando il contratto. -
- Ora lo ritiro. Senta, sono disposto a pagarle la penale anche subito. -
- Non è una questione di penale, ciò che lei mi chiede non è previsto nel codice. -
- Guardi, conosco bene il diritto, frequento abitualmente tribunali, vincendo le cause, e sono disposto anche a trascinarla in aula, se lei non mi dovesse accontentare, tuttavia voglio indorarle la pillola, le posso dare i mille e duecento cinquanta areti pattuiti più altri mille. -
- Non posso accettare. -
- Più altri duemila. -
- Veramente... -
- Altri tremila. -
- Vede... -
- I mille duecento cinquanta più altri cinquemila areti. Questa è la mia ultima offerta, dopo se la vedrà con i miei avvocati, e le posso assicurare che sono molto validi ed agguerriti. -
- Ha vinto! - Ed in uno scatto di rabbia schiantò il detonatore contro il palmo della mano che Deacon gli aveva porto per ricevere la scatoletta nera.
- Come funziona? -
- Viene attivato vocalmente, ora è sintonizzato sulla mia voce, per cambiare proprietario dica: "cambio", e poi, entro quattro secondi, il codice "ventiquattro, zero uno cinquanta" e dopo dica la parola d'ordine che preferisce. In questo modo lo mette in stand-by. Per farlo scattare ripeta tre volte consecutivamente la parola d'ordine, allora la torre cadrà giù. -
- Qual è il raggio d'azione? -
- Tutto Marte. - Poi gridando in direzione degli operai - Possiamo tornare a casa, qui è un nulla di fatto. - Quindi aveva voltato le spalle a Deacon, il quale le disse, quando già la tedesca si era allontanata di una decina di metri - E' un piacere fare affari con lei. -
Leiber aveva brontolato allora qualcosa di incomprensibile, ma certamente non di lusinghiero.
Deacon fu riportato alla realtà dal registratore di messaggi, poiché vide che ne segnalava uno, giunto alle 18:23, cioè pochi minuti prima.
Quando accese lo schermo e vide Taylor e non May, capì immediatamente che era successo qualcosa di grave. Deacon fece partire la riproduzione del messaggio, che aveva impiegato una mezz'ora per colmare la distanza tra Marte e Luna, e John cominciò a parlare, con una certa fretta nella voce. - Brian, dall'ultimo tuo messaggio sono successe varie cose. Al momento ci troviamo sulla stazione orbitante Luna3. Hanno sequestrato la Europe e ci hanno incriminato con l'accusa di alto tradimento e diserzione. Non so come, ma spero che potremo tornare su Marte, un giorno. Addio. -
Deacon ascoltò la registrazione più volte, incredulo, poi, compresi appieno i significati di ciò che aveva ascoltato, si nascose il viso tra le mani.
Per l'alto tradimento c'era la procedura per direttissima, c'era la corte marziale, c'era la pena capitale! Qualsiasi cosa avesse deciso di fare, Deacon aveva pochissimo tempo. Ma cosa, cosa poteva fare? Non aveva neanche il tempo materiale per recarsi sulla Luna. Fare un appello ai governi terrestri sarebbe stato inutile. Se un governo aveva compiuto un gesto plateale come il sequestro di una nave marziana non sarebbe certamente tornato indietro per un semplice appello. Lo stesso governo marziano del Tharsis, neonato ed ancora in parte informale, non avrebbe potuto fare pressioni sui governi della Terra. Di che cosa li avrebbe potuti minacciare ancora, dopo la dichiarazione d'indipendenza? Rimaneva solo il passo di un'azione militare contro la Luna, ma le astronavi militari erano una prerogativa, un'arma segreta, dei governi terrestri.
Deacon rifletté dunque sulle cause che avevano portato a quella situazione. Sicuramente era tutta colpa sua, colpa di quel terreno e di quello che celava. Gli venne allora l'idea di proporre uno scambio terreno ostaggi; ma quella era l'ultima delle ipotesi praticabili, era infatti assai improbabile che un simile scambio potesse andare in porto. Chi, cosa rimaneva dunque? A Deacon serviva una persona, una entità, una qualsiasi cosa che avesse potere sulla Luna, ma che potesse essere contattata anche da Marte. Qualcosa che avesse potuto colpire i governi terrestri anche là dove essi erano più forti, e che potesse agire in fretta, perché il tempo correva e scarseggiava.
La risposta gli era giunta chiara ed immediata, con la lucidità tipica della disperazione, anche se la parte razionale di Deacon si era fino a quel momento rifiutata di prenderla in considerazione. Ma non aveva altra scelta, agli occhi di Brian l'unica soluzione parve la setta di fanatici cui tanto si sentiva intellettualmente superiore. Ironia del destino, lo scettico Deacon aveva come ultima risorsa un manipolo di invasati che lo credevano loro alleato.
C'era a quel momento un solo problema, egli non sapeva come contattarli. Gli sembrò dunque di impazzire, stava per perdere le tre persone alle quali teneva di più, una sola flebile speranza li poteva forse salvare, e lui non sapeva neanche come afferrarla, mentre il tempo gli scivolava via dalle dita.
Calma.
Raziocinio.
Rilassati, rifletti - si disse - agitandoti non puoi fare niente, perdi solamente tempo. Devi pensare. Sei sicuro di non conoscere nessuno che appartenga alla setta? Ne hai visti alcuni, ma erano solamente sagome, le voci non erano riconoscibili. No, così non giungi da nessuna parte. Maledetto quel giorno! Non avresti dovuto scappare. Avevi l'occasione di poter chiarire tutto prima che fosse troppo tardi, e l'hai sprecata, ed adesso sono Fred, Roger e John a pagarne le conseguenze. Tutta colpa di quella dannata bomba se... no, non è stata la bomba, la causa di tutto viene ancora prima, quando comprasti quel lotto. Non incolpare delle tue incapacità gli avvenimenti esterni. Quella bomba è stato solo un evento tra molti, è stato solo un anello di una lunga catena, è stata... era... una bomba direzionale! Sì, le tracce sulla strada, come un colpo di ascia dato su un albero, e la striscia nera sulla facciata del palazzo, proprio come gliela aveva descritta lei, senza contare la stessa ammissione di quei pazzi. Non ci sono dubbi, quella era una bomba direzionale, e qui nel Tharsis un solo uomo possiede quel tipo di esplosivo.