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CAPITOLO
2
UN'OCCASIONE D'ORO
I
L'austero
giudice abbracciò con uno sguardo imponente l'ampia sala decorata
riccamente con gusto risorgimentale, si soffermò a soppesare le
intenzioni di due o tre astanti, poi, quando capì che nulla sarebbe
cambiato, strinse il martelletto nella sua mano destra e lo batté
tre volte.
- Settecentocinquantamila e uno, settecentocinquantamila e due, settecentocinquantamila
e tre. Il terreno è aggiudicato al signore in fondo con la giacca
blu. Se Ella vuole accomodarsi a fornire le Sue generalità e a
compilare i moduli...-
Mentre ripeteva le formule di rito, il giudice rifletté che pagare
settecentocinquantamila per un terreno era comunque una cifra esorbitante,
e considerato il fatto che quello non offriva nulla, il prezzo pagato
era pura follia. Anzi, ripensandoci meglio, quel terreno non solo non
offriva nulla, ma al contrario si era fatto anche una brutta fama. Venduto
come terreno edificabile ad un minatore si era rivelato troppo friabile
per sostenere delle costruzioni. Inoltre quel minatore era anche stato
ridotto sul lastrico e per completare la fama di terreno maledetto, quel
povero diavolo, ridotto alla fame, era stato ritrovato morto suicida.
Si era gettato da una costruzione non terminata proprio su quel lotto
di terra.
Eppure, nonostante tutto, quel terreno aveva attirato su di sé
un vero e proprio duello, tra quel signore e un'altra ragazza, dai tratti
orientali, che sembrava non aver preso nient’affatto bene quella
sconfitta. Ed ora quel terreno era finito nelle mani di un'altra persona
che non sapeva cosa farsene dei propri soldi, un altro minatore, pensò
con disprezzo il giudice. Comunque i soldi erano suoi, e se quel tizio
con la giacca blu voleva buttarli in un investimento senza futuro tanto
peggio per lui. Il giudice sarebbe comunque rimasto del parere che quell'uomo
stava prendendo probabilmente uno dei più grossi abbagli della
sua vita.
II
Sicuramente
era stato uno dei migliori affari della sua vita.
Personalmente non ne sapeva praticamente nulla di geologia, ma quando
Taylor gli aveva assicurato che con nove probabilità su dieci sarebbe
stato non solo molto ricco, ma addirittura traboccante d'oro, allora Brian
Deacon non aveva atteso un istante e si era subito mosso per acquistare
quel terreno.
Erano stati fortunati ad arrivare per primi a quel terreno considerandolo
come giacimento, perché le prime analisi, completamente sballate,
lo avevano definito come terreno edificabile e completamente privo di
interesse minerario.
Certo, in quei tempi estrarre i minerali dalla terra era considerato volgare,
molto più dignitoso era invece manipolare i nuclei atomici di materiali
vili per trasformarli in metalli pregiati; tuttavia, mentre sulla Terra,
a causa dell'esaurimento totale di quasi tutte le miniere, la manipolazione
nucleare era una pratica obbligata, su Marte, ancora ricco di minerali
inutilizzati, aprire nuove miniere risultava notevolmente più conveniente
rispetto alle costosissime, seppur nobili, pratiche nucleari. Pratiche
talmente dispendiose da essere comunque ridotte allo stretto indispensabile,
visto che era molto più conveniente importare sulla Terra i volgari
minerali marziani.
Deacon uscì dall'imponente palazzo di giustizia, lanciando un'ultima
occhiata di curiosità a quella signora, di una quarantina di anni,
occhi scuri dal taglio orientale, mento aguzzo e naso sottile, che gli
aveva conteso aspramente l'acquisto. Poi, aggiustandosi la sua nuova giacca
blu imperiale, con i documenti (quanto fascino aveva in più la
carta rispetto ai segnali elettronici!) che attestavano la sua proprietà
del terreno in una elegante valigetta, pensò a come un commerciante
d’acqua potesse essere così ingenuo da lasciarsi cadere in
rovina, specialmente dopo aver acquistato un terreno così ricco
d'oro, forse uno dei più ricchi di Marte, e oltretutto non ancora
sfruttato.
Deacon pensava che di sicuro al termine della concessione sulla luna gioviana,
quando aveva comprato quel terreno su Marte, quel commerciante d'acqua
doveva essersi separato dagli altri componenti del gruppo, specialmente
dal geologo. Altrimenti non poteva spiegarsi una simile, paradossale,
situazione.
Se c'è un motivo per cui i minatori non sono i padroni dell'economia
del Sistema Solare - sentenziò allegro Bulsara - è perché
non sanno creare delle équipe funzionali e durature, oltre al fatto
che in nessun gruppo di minatori ha mai fino ad ora fatto parte un esperto
d'economia. Nessuno - pensava Brian - fino ad ora.
III
Deacon
attraversò l'ampia piazza antistante al palazzo di giustizia e
si soffermò per un momento di fronte a quello che costituiva il
più grande paradosso della natura umana dell'ultimo mezzo millennio
almeno, nonché il vanto di quella città. Una fontana piena
d'acqua.
Era sconcertante vedere la stessa materia essere pagata più dell'oro
per essere trasportata da corpi celesti lontani per poi essere sprecata
in quel modo, con una fontana. Brian sapeva che alcuni dei massimi sociologi
di quegli anni avevano dedicato alla Fontana dei libri famosissimi, e
sapeva anche che alcuni degli uomini più ricchi di Marte avevano
costruito delle enormi piscine solo per dimostrare di avere più
acqua degli altri, tuttavia il lato più affascinante di quella
strana situazione stava nel fatto che grazie ad essa egli si poteva sedere
in una comoda limousine. Salito in vettura Brian si diresse, attraverso
i viadotti sotterranei di Aphrodite, importante centro marziano, verso
la base di lancio dove i suoi tre amici si stavano preparando per andare
su Europa. Brian voleva raggiungere i suoi amici per portare loro di persona
la buona novella dell'acquisto. Durante il viaggio, per passare il tempo,
diede un'occhiata sul suo foglio elettronico alle ultime notizie da Marte
e dal Sistema.
Da tempo ormai tutti avevano un proprio foglio notizie. Era piccolo, poteva
essere di volta in volta rigido o flessibile, a seconda di cosa decidesse
il suo proprietario; poteva essere piegato come un fazzoletto ed esser
messo in un apposito taschino diffuso sulle giacche ormai come lo stesso
foglio notizie. Su di esso potevano essere lette le ultime informazioni
provenienti da qualsiasi angolo del Sistema Solare, poteva essere ricercata
ogni tipo di indicazione, poteva fornire svago e passatempi. Insomma tutte
le funzioni di un potente computer e molte altre ridotte nello spazio
di un paio di grandi cartoline.
Deacon scorse velocemente le solite notizie con i risultati sportivi,
il nuovo presunto ritrovamento archeologico su Marte, o le solite dichiarazioni
del vice-governo secondo cui la situazione era completamente sotto controllo
e non c'era da preoccuparsi per quei pochi ribelli, i quali sarebbero
stati certamente sconfitti di lì a poco senza alcun problema. Sorvolate
velocemente quelle notizie routinarie Deacon passò ad un articolo
molto più importante.
La crisi terrestre si aggravava.
I focolai di guerra si stavano espandendo mentre le diplomazie arrancavano.
Persino i vice-governi lunari avevano deciso di ritirarsi da ogni intervento
attivo scegliendo un più prudente atteggiamento di neutralità.
C'era anche, su uno dei "riferimenti", approfondimenti legati
alle singole notizie, un'intervista ad uno stratega di un esercito terrestre.
Deacon, volendo conoscere meglio la situazione del pianeta patrio sintonizzò
allora il foglio notizie per vedere l'intervista.
L'intervistatrice era una persona distinta che dava subito un'impressione
di grande professionalità; lo stratega, un generale in divisa,
era basso e tozzo, con un'espressione accomodante in volto. Deacon fece
partire il riferimento e la donna cominciò a parlare, correttamente
e senza accenti. Le prime battute furono di presentazione, sia per l'ospite
che si era offerto in veste privata di spiegare quanto stava accadendo
sulla Terra, sia per la giornalista che stava curando alcuni riferimenti
giornalieri sulla crisi terrestre. Poi, quasi senza preavviso, ma ben
condotta, l'intervista precipitò immediatamente sui temi più
scottanti ed interessanti.
- Signor generale, - disse lei - crede che le diplomazie riusciranno a
bloccare gli scontri, come già fecero due anni fa? -
- Assolutamente no. - Il generale parlava mostrando con orgoglio l'accento
del proprio blocco.
- Perché, cosa c'è di diverso oggi? -
- E' cambiato tutto il quadro politico, durante questi ultimi due anni
si sono sciolte molte delle vecchie alleanze, mentre quelle che ancora
esistono non reggeranno a lungo. Questo frazionamento rende impossibile
il lavoro diplomatico. Per essere più chiari, è meno difficile
mettere d'accordo due grosse alleanze, rendere congruenti due proposte
di pace piuttosto che accordare decine di piccoli potentati, ciascuno
con le proprie rivendicazioni; se si vuole accontentarne uno fatalmente
almeno altri due resteranno delusi. -
- Dunque stiamo andando verso una nuova guerra mondiale. -
- Non direi, perché manca un elemento fondamentale quale le grandi
alleanze. -
- La potremmo chiamare allora "guerra planetaria"? -
- Se le suona bene. -
- Che scenari prospetta allora per questa prima guerra planetaria? -
- Scenari molto complessi, mia cara, perché avremo, come posso
chiamarli, dei fronti multipli, qualcosa che non si era più visto
da almeno due secoli a questa parte. -
- Cosa sarebbe un fronte multiplo? -
- La situazione che si viene a creare quando più di due eserciti
si scontrano tra di loro, ciascuno si trova a combattere su più
fronti contro diversi avversari. -
- Sarà difficile allora mettere ordine tra i vari scontri per ottenerne
un quadro limpido.-
- Sarà impossibile, fortunatamente, se così si può
dire, questa condizione di confusione durerà poco. -
- Vuol dire che entro l'anno la guerra sarà finita? -
- Voglio dire che tra non più di due settimane saremo in grado
di capire chi perderà e chi al contrario dovrà vincere,
ma questo sarà solo l'inizio, perché anche se la guerra
dovesse finire tra un paio di mesi, come sembra probabile, la Terra si
troverà in uno stato tale di desolazione che sarà impossibile
riprendere una vita normale entro i prossimi decenni. -
- Decenni? -
- Le tecnologie odierne permettono di svolgere un conflitto su scala mondiale
in poco tempo, ma in maniera nettamente più... efficace. -
- Lei parla di nuove tecnologie, ma non verranno usate le armi proibite?
-
- No. Il trattato di Mercurio verrà rispettato. Nessuna potenza
si può permettere di violarlo ed usare le armi definitive. -
- Perché? -
- Essenzialmente perché una civiltà non si autodistrugge.
Quando si raggiunge il livello per poter compiere un olocausto, giunge
anche la consapevolezza che tale evento non dovrà mai verificarsi.
L'umanità possiede armi definitive da due secoli e mezzo, e non
le ha mai utilizzate. Inoltre uno dei fini principali di questa guerra
è la terra, con la "t" minuscola, usare le armi proibite
deteriora irrimediabilmente la terra, perciò adoperarle sarebbe
assolutamente controproducente. -
- Cosa mi può dire invece riguardo alle astronavi da guerra? -
- Ah, di quelle si occupa un altro trattato. -
- Vuol dire, che non trattandosi del trattato di Mercurio, ma solo della
convenzione della Luna Occidentale, i governi si possono permettere di
violarlo... -
- Calma, io non ho... -
- E creare così delle flotte di navi spaziali... -
- Senta, non ho detto... -
- Per invadere altri pianeti? -
- Io non ho detto questo! -
- No, non ha detto questo, ma se la sente di poter affermare senza ombra
di dubbio che nessun governo possiede delle navi spaziali armate? -
- No. -
- Il suo governo ha una astroflotta militare? -
- Le ricordo che sono venuto in veste privata. -
- Ha ragione. - qui fece un attimo di pausa, poi riprese con più
vigore. - Ma ammettiamo per assurdo che queste flotte di astronavi da
guerra esistano realmente... -
- Mi scusi, ma chi le ha messo in testa che debbano esistere per forza
queste astronavi armate? -
- E chi mi dice che sicuramente esse non esistano? E poi sono delle voci
che da tempo girano, ma torniamo a noi, la mia era solo un’ipotesi.
Stavamo dicendo, a che cosa possono essere utili delle astronavi militari
se la guerra sarà combattuta solo sulla Terra? -
- Sempre parlando per assurdo? -
- Certamente. -
- Queste navi sarebbero l'ultima risorsa di una potenza che starebbe per
capitolare. -
- Si spieghi meglio. -
- Metta per esempio che la potenza "X" stia per essere sconfitta;
allora potrebbe mobilitare la flotta per conquistare la Luna ed avere
così nuove risorse per poter eventualmente addirittura riportare
la vittoria finale. Credo che sia inutile dirle come sarebbe semplice
conquistare e mantenere il dominio del Satellite. -
- Certo, ed evidentemente è per questo che circolano delle voci
secondo cui tra non molto sulla Luna costruiranno il famoso Limes. -
- Non mi interesso della Luna, tuttavia, come stavo dicendo, la potenza
X potrebbe usare la propria flotta, ma non è detto a questo punto
che non esistano anche le flotte di "Y" o di "Z";
in quel caso assisteremmo alla prima battaglia spaziale per la supremazia
nello spazio interplanetario, e il vincitore di quella eventuale battaglia
potrebbe essere il vincitore di tutta la guerra. -
L'intervista continuava, ma le cose più importanti erano state
dette.
Questi erano segnali importanti, pensava Brian, perché in quella
situazione le colonie di Marte avrebbero potuto anche dichiarare la propria
indipendenza senza dover temere gli eserciti terrestri; quanto poi alle
ipotesi di una rappresaglia terrestre con delle astronavi, quella era
pura fantasia. Le astronavi militari non esistevano, ergo, tagliati i
ponti Marte diventava irraggiungibile per gli eserciti terrestri, che
in ogni caso avevano tutt'altri pensieri a cui rivolgere le proprie attenzioni.
Quasi a confermare i suoi presentimenti, alla "pagina" successiva
Deacon leggeva una dichiarazione dell'ultim'ora secondo cui i vili ribelli
marziani si erano arrogati il diritto di coniare una propria moneta, unica
per tutto il pianeta. La nuova moneta - leggeva - si sarebbe chiamata
Arete, dal nome greco di Marte, Ares, ed avrebbe avuto il valore di un
grammo-massa di oro, secondo la valutazione del lunedì precedente.
Finalmente, pensò Brian, era ormai da svariati mesi che si parlava
dell'immissione dell'arete, e tardare ancora avrebbe reso ridicola tutta
la faccenda. Deacon fece velocemente due calcoli a mente. Il terreno adesso
valeva circa duecentomila areti.
IV
Quando
arrivò Brian, John, Roger e Frederick erano nella sala d'attesa,
già pronti per imbarcarsi da un momento all'altro alla volta della
stazione orbitante ove era ormeggiata la Europe. Il suo nuovo ed elegante
completo blu risaltava tra le comode tute degli astronauti.
Baldanzosamente Brian disse - L'ho comprato, il terreno è nostro,
ora abbiamo una nuova strada per guadagnarci da vivere. Non vedo l'ora
di cominciare le ricerche. -
- Mi raccomando - si assicurò Taylor - tienici informati, voglio
proprio vedere se ho ragione io o le prime analisi del terreno. -
- Non temere, dopo quello che ci è costato, te lo farò sapere
subito se mi hai fatto prendere un abbaglio. -
- Non intendevo dire proprio questo... -
- Piuttosto, - il volto di Deacon si rabbuiò - avete visto cosa
sta accadendo sulla terra? -
- Sì, purtroppo. - disse Roger - Ho ancora dei parenti, sulla Terra,
e non riesco neanche a farli partire per la Luna. Stanno chiudendo tutte
le frontiere. -
- Lo so e mi dispiace - disse Brian - ma non ti devi preoccupare per loro,
almeno per adesso, gli scontri sono lontani dal tuo luogo di origine.
- Nessuno di loro credeva a quelle parole, ma ugualmente nessuno avrebbe
avuto il coraggio di dire che con ogni probabilità i parenti di
Bulsara avrebbero dovuto soffrire tutte le conseguenze della guerra che
stava per scatenarsi.
- Tuttavia, - Deacon cercò di cambiare discorso. - volevo dirvi
che queste ultime notizie non fanno altro che rafforzare la mia tesi.
-
- E cioè? -
- Al ritorno da questo viaggio, anche se li possediamo solo da sette anni,
dovremo vendere lotto e nave. -
V
-
Perché mai dovremmo vendere la nostra principale fonte di reddito?
-
- Primo, Roger, perché per noi non è più necessario
il trasporto d'acqua, abbiamo già abbastanza denaro per divenire
indipendenti da Europa; inoltre su Marte l'acqua non è più
necessaria come un tempo. Il pianeta rosso non è più tale.
Non è più solo un grumo di terra arida; guardatevi intorno,
i deserti sono quasi del tutto spariti, la regione del Tharsis è
ricca di fiumi mentre la valle Marineris è diventata un mare. Ci
sono persino degli oceani. Si porterà acqua per alzare il livello
dei mari di un centinaio di metri, non di più, e questo vuol dire
un anno di lavoro per i minatori, con il ritmo odierno. Dopodiché
i lotti e le navi perderanno ogni valore, e se pensi di avviare il commercio
con Venere, beh, noi non abbiamo la cittadinanza di quel pianeta, e voi
sapete quanto sia difficile ottenere la cittadinanza di un pianeta, soprattutto
di questi tempi. Infine, con la crisi che avanza sulla Terra, non so per
quanto ancora i loro governi saranno in grado di aiutare i nostri vice-governi
a pagare i minatori, specialmente ora che l'acqua su Marte non è
più introvabile come un tempo; datemi retta, vendiamo finché
c'è qualcuno che crede di poter fare un affare comprandoci lotto
e nave.
- D'accordo, l'esperto sei tu, ma chi si prenderebbe una nave, se non
nelle aste decennali? -
- Forse Heinlein. Bob - disse May - mi ha confidato più volte di
volersi ingrandire ancora, e anche se penso che Robert non sia all'oscuro
del fatto che il commercio d'acqua qui su Marte è agli sgoccioli,
è in ogni modo abbastanza influente da poter commerciare anche
con Venere, leggi o non leggi. -
- Vendere a Robert sarebbe un'ottima idea - disse Deacon - parlategli,
quando lo incontrerete lassù, e tenetemi informato. -
VI
Quando
il razzo si sollevò e scomparve in cielo, il Grande Anello Solare
stava già tramontando lasciando lentamente posto ad un'altra fredda
notte.
Deacon decise di andare a dormire, giacché l'indomani avrebbe avuto
una giornata difficile, alla futura miniera d'oro.
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