Roma antica: il contesto storico
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Passeggiare per le vie di Roma significa percorrere e rivivere secoli di storia, arte, cultura.
Una storia che, secondo la tradizione, comincia nel 753 a.C., quando Romolo, dopo avere ucciso il fratello gemello Remo, fondò la nuova città sul Colle Palatino. La Lupa Capitolina, simbolo della città Secondo la leggenda, i gemelli Romolo e Remo, figli del dio Marte e della sacerdotessa Rea Silva, furono gettati nel fiume Tevere in una cesta, ma una lupa li salvò e li allattò. Per questo motivo la lupa è divenuta uno dei simboli della città.
Roma fu all’inizio una colonia di pastori che abitavano la pianura bagnata dal fiume Tevere ed era governata da re. La prima civiltà romana fu profondamente influenzata dagli Etruschi: lo si può vedere nella religione, nelle istituzioni sociali, persino nella lingua.
La fine del dominio etrusco sul Lazio coincide con la caduta della monarchia a Roma e l’instaurazione della repubblica intorno al 510 a.C. La classe dirigente era costituita dai patrizi, cioè gli aristocratici, raccolti in gruppi di famiglie detti genti, che avevano tutti i diritti politici. Vi erano poi i plebei, cioè cittadini liberi ma che non partecipavano all’amministrazione dello Stato. Gran parte della società romana si reggeva sul lavoro degli schiavi, che erano prigionieri di guerra o deportati dalle province conquistate: si occupavano della casa e delle aziende agricole dei loro padroni; a loro spettavano i lavori più duri, come ad esempio nelle miniere; quelli più colti avevano il compito di educare i figli dei loro padroni; molti venivano scelti per combattere nei circhi come gladiatori.
L’amministrazione dello Stato era affidata al Senato ed erano previste varie cariche con funzioni diverse: i consoli erano a capo dello Stato e dell’esercito; i pretori avevano funzioni giudiziarie; i questori si occupavano delle finanze e gli edili erano responsabili del corretto svolgimento della vita cittadina. Una carica eccezionale era quella del dittatore, che poteva esercitare il potere in momenti particolarmente gravi per un periodo massimo di sei mesi. Che cosa significa SPQR?
La storia di questi primi secoli repubblicani vede soprattutto la lotta dei plebei contro i patrizi per migliorare le proprie condizioni economiche e per ottenere il riconoscimento dei diritti politici. Ciò consentì alla plebe di avere i propri rappresentanti, i tribuni, nel Senato. Anche in questo modo, però, la repubblica romana conservò un carattere aristocratico, perché i consoli – che non erano pagati per il loro lavoro – continuavano a provenire dalle classi superiori.
Parallelamente iniziarono anche le conquiste militari, che portarono Roma ad estendersi prima nel Lazio, poi nell’Italia centrale e meridionale. All’insieme di questi territori venne dato il nome di Italia (che significa «terra dei vitelli»): in origine esso si riferiva solo alla punta estrema della penisola, poi indicò tutte le regioni meridionali e infine passò a designare l’Italia romana. Quest’ultima includeva sia i territori sottomessi direttamente all’autorità di Roma, sia gli stati alleati che, almeno formalmente, conservavano un certo grado di autonomia interna. Quando il dominio romano si estese anche all’Italia settentrionale, si ebbe l’unificazione dell’intera penisola, accomunata da una civiltà uniforme che era prevalentemente romana nella vita politica e sociale, e prevalentemente greca dal punto di vista culturale. Le conquiste militari furono possibili anche grazie alle strade – le cosiddette vie consolari – che Roma costruì in tutto il suo territorio: la prima e la più famosa fu la via Appia, che risale alla fine del IV secolo. Fra il III e il II secolo l’egemonia romana si estese a tutta l’area del Mediterraneo. Risale a questo periodo la nascita della letteratura latina, largamente influenzata dalla cultura greca, che diffuse a Roma anche la sua filosofia e la sua religione.
Le nuove conquiste causarono una serie di profonde trasformazioni economiche, sociali e politiche, spesso accompagnate da forti scontri – e a volte guerre civili – tra le varie classi sociali, ma anche tra Roma ed i popoli ad essa sottomessi. La trasformazione principale riguarda la struttura stessa di Roma, che da città-stato diventa Stato composto da una molteplicità di città, con una netta distinzione fra governo centrale e poteri locali.
Con Gaio Giulio Cesare le conquiste romane si estesero anche all’Europa Occidentale (Gallia, Spagna), intorno al 50 a.C. Seguì poi l’annessione dell’Egitto ad opera di Ottaviano, con il quale si realizza il graduale passaggio dalla repubblica all’impero. Diventato console, attuò una riforma delle istituzioni che di fatto concentrava tutto il potere nelle sue mani. Non a caso gli vennero attribuiti i titoli di Augusto e di imperator: il primo, che gli rimase poi come nome personale, sottolineava il carattere quasi sacro della sua persona (e da qui nasce il culto degli imperatori nei secoli successivi); il secondo, che in origine significava semplicemente il generale vittorioso, indica che la sua autorità era basata sul comando supremo delle forze armate. Sotto Augusto (27 a.C.-14 d.C.) si ebbero nuove conquiste che spostarono il confine lungo i fiumi Reno e Danubio. Fu anche un periodo di grande sviluppo culturale, visibile soprattutto nella letteratura (Cicerone, Livio, Virgilio, Orazio) e nell’architettura, che fu l’arte in cui i romani espressero il meglio di sé, costruendo non solo templi, ville e teatri, ma anche opere di pubblica utilità come strade, ponti e acquedotti.
Augusto non assunse mai ufficialmente il titolo di imperatore, cosa che fece invece suo nipote Tiberio: iniziò così l’impero vero e proprio, destinato a durare per circa cinque secoli. L’imperatore riuniva in sé tutti i poteri, incluso quello religioso, e quindi controllava direttamente tutta la vita politica, sociale ed economica. La carica non divenne mai ereditaria: in genere era l’imperatore che sceglieva il suo successore, in base alla parentela oppure "adottando" il futuro sovrano, ma poteva anche esserci una proclamazione da parte dell’esercito. In ogni caso il Senato – che continua ad esistere anche durante l’impero – aveva, almeno formalmente, il compito di approvare queste scelte.
Nella serie degli imperatori (che possono essere raggruppati per "famiglie" quali i Giulio-Claudi, i Flavi, gli Antonini e i Severi) si nota che l’aristocrazia romana viene sempre più spesso sostituita prima da quella italica, poi da quella delle province. Un fenomeno simile si nota anche nell’esercito, che in maniera sempre più consistente risulta composto da soldati provenienti dalle province. L’elemento romano, insomma, inizia gradualmente a perdere la sua importanza, sia sul piano politico che militare. È uno dei segni di quella crisi che progressivamente indebolirà l’impero e ne provocherà alla fine la caduta. Anche la concorrenza economica delle province costituì un ulteriore motivo di crisi e accentuò un fenomeno che era già iniziato tempo prima, cioè la sparizione della piccola proprietà terriera che venne assorbita dalla grande proprietà in mano alla nobiltà agraria. Privati delle loro terre, i piccoli proprietari andavano a popolare i quartieri poveri della città, o emigravano nelle province alla ricerca di una vita migliore.
Sul piano culturale, si osserva un eccezionale sviluppo dell’architettura romana: risalgono al periodo imperiale il Pantheon, l’arco di Tito, la Colonna traiana e quella antonina, le Terme di Caracalla, la basilica di Massenzio. Da Giulio Cesare a Traiano gli imperatori costruirono la serie dei Fori detti appunto imperiali.
Alla morte di Settimio Severo, nel 235, inizia il cosiddetto periodo dell’anarchia militare, che comprende la parte centrale del III secolo: l’esercito divenne il vero padrone dell’impero e al suo interno venivano scelti gli imperatori, generalmente provenienti dalle province. La successione era spesso accompagnata da scontri violenti tra i vari gruppi in lotta per il potere e questo contribuì a creare uno stato generale di disordine e di insicurezza. Nel corso del III secolo si accentuò quindi il processo di decadenza politica ed economica, che si accompagnò anche a quella culturale.
Si diffuse invece sempre più la nuova religione cristiana, già presente a Roma fin dalla metà del I secolo. Per molto tempo fu duramente perseguitata, in quanto metteva in discussione alcuni principi e valori fondamentali dello Stato romano. La persecuzione fu particolarmente violenta sotto Nerone (54-68) e spinse i cristiani a riunirsi di nascosto nelle catacombe, che erano luoghi di sepoltura sotterranei situati all’esterno delle mura cittadine. Ciò tuttavia non impedì l’espansione della nuova religione, che venne ufficialmente riconosciuta dall’imperatore Costantino nel 313, diventando così chiesa di stato con a capo il vescovo di Roma, in seguito definito pontefice o papa. Sotto Costantino, inoltre, la capitale dell’impero venne spostata a Bisanzio, che in suo onore prese il nome di Costantinopoli.
L’unità politica dell’impero ebbe fine con Teodosio (379-395), che decise di dividerlo in Impero Romano d’Occidente (con capitale Ravenna e assegnato a suo figlio Onorio) e Impero Romano d’Oriente (con capitale Costantinopoli e assegnato all’altro figlio Arcadio). Ma mentre l’Impero d’Oriente era destinato a sopravvivere ancora per un millennio, quello d’Occidente – già profondamente indebolito dalla sua crisi interna – finì per cadere sotto la pressione delle invasioni barbariche. Con questo termine si intende la penetrazione in massa di popolazioni germaniche che, spinte verso occidente dalle incursioni degli Unni provenienti dall’Asia, invasero i territori romani, vi si stabilirono e fondarono propri regni di fatto indipendenti. Con la deposizione formale dell’ultimo imperatore d’Occidente, Romolo Augusto, nel 476, finisce non solo l’impero romano ma anche la storia dell’antichità e inizia il Medioevo.
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