La via Appia Antica
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È la più antica e la più famosa delle grandi vie consolari romane. Fu chiamata regina viarum non solo per la concezione straordinariamente innovativa del suo percorso, ma anche per lo splendore dei monumenti sepolcrali allineati ai bordi della strada, le lussuose ville signorili del tratto più vicino alla città, la suggestiva bellezza del percorso, che si snoda tra cipressi e pini, sullo sfondo delle imponenti arcate dell’acquedotto. Un fascino che si mantiene intatto ancora oggi, soprattutto nel suo tratto iniziale. Può sembrare strano che l’Appia presenti sepolcri accanto a ville signorili. Nessuno oggi si costruirebbe una villa in un cimitero, ma non era così al tempo della Roma antica, quando il culto dei morti era altissimo e la bellezza delle sepolture dava maggior prestigio alla villa e alla località dove sorgeva. Ai romani, poi, piaceva essere seppelliti lungo le grandi strade, per tramandare a quanta più gente possibile il loro nome. La "moda" delle sepolture lungo la principale delle vie consolari fu lanciata da Appio Claudio, il censore che nel 312 a.C. aprì il primo tratto di strada (che da lui prese nome). Orgoglioso della grande opera, volle essere sepolto ai margini della "sua" strada e da questa prima tomba nacque la moda delle sepolture, in gran parte aristocratiche, che affollarono e ancora affollano in forma di ruderi, il primo tratto dell’Appia. Tra sepolcri e viandanti si svolgeva un dialogo ideale, in cui i morti si rivolgevano ai vivi per chiedere un attimo di attenzione e di pietà, o anche per ammonire, magari nel momento del riposo durante il viaggio. Su un’epigrafe tombale conservata nel museo di Brindisi, la città dove terminava l’Appia, si legge: "Viandante, se non ti reca disturbo, fermati e leggi. Io spesso ho attraversato il mare su navi a vela e mi sono recato in molti paesi lontani, ma questa è la mia ultima tappa... in questo luogo io ho deposto tutti i miei interessi e i miei affanni, non temo più le stelle, le burrasche e il mare infido, né temo più di non poter giungere a guadagnare più di quanto spendevo... Viandante, vivi e sta’ sano, possa tu sempre non avere crucci economici, perché non hai disprezzato questa pietra e l’hai ritenuta degna di essere letta". Uno dei più noti mausolei è la tomba di Cecilia Metella, del 50 a.C. La forma esterna del sepolcro anticipa i giganteschi mausolei degli imperatori Augusto e Adriano a Roma. È costituito da una torre circolare su base quadrata, costruita in travertino ornato da un fregio in marmo (cioè una decorazione a forma di fascia orizzontale). Il mausoleo fu costruito seguendo la tradizione delle tombe etrusche: alto su una collinetta, a sottolineare la distanza dal resto del mondo, la necessità di essere irraggiungibile da parte dei comuni mortali. Tutto il monumento richiama l’idea della sacralità. Le dimensioni, prima di tutto: venti metri di diametro, assorbiti per lo più dalla spessissima muratura, tanto più possente se si considera che la camera funeraria è piuttosto piccola. Un particolare architettonico sottolinea ancora l’accuratezza della costruzione: un percorso a spirale all’interno delle mura conduce in cima alla tomba dove si trovava un giardino pensile. In alto il mausoleo è coronato da una merlatura che risale al XIV secolo, quando la tomba divenne parte del castello della famiglia romana dei Caetani. L’edificio è stato recentemente restaurato ed è visitabile anche all’interno. Tra i numerosi mausolei allineati la via Appia, il maggiore è Casal Rotondo – costituito da un nucleo cilindrico su base quadrata – sul quale venne costruito in seguito un casale. Oltre alla moda delle sepolture si diffuse anche quella delle ville sull’Appia, che assunse subito il carattere di strada signorile. La più grande è la Villa dei Quintili, i cui resti erano chiamati "Roma Vecchia", per la loro vastità che li fa assomigliare alle rovine di un’antica città. Si tratta di un grande complesso che presenta una notevole ricchezza e varietà di forme architettoniche. Torri all'ingresso del Circo di Massenzio Uno tra i maggiori complessi monumentali è quello costituito da tre grandi costruzioni volute dall’imperatore Massenzio e legate ad un unico avvenimento: la prematura morte del figlio Romolo, nel 309 d.C. Accanto al Mausoleo di Romolo, Massenzio fece costruire il Palazzo e il Circo che da lui prendono nome. La tomba sorge al centro di un vasto quadriportico ben conservato: si trattava di un tempio a cupola rotondo, sul modello del Pantheon, di cui rimane il basamento. Il palazzo consisteva invece in vari edifici con terme e giardino: per realizzarlo Massenzio ristrutturò una villa precedente, del II secolo, con un terrazzamento che diede a tutta la costruzione un aspetto grandioso. Il circo è un’arena lunga 512 metri e larga 83, con gradinate in grado di ospitare 10.000 spettatori, ed era destinato alle corse dei carri. Al centro dell’arena era la spina circense, cioè il basso muro divisorio riccamente adornato, sul quale sorgeva l’obelisco. Quest’ultimo, ormai caduto e infranto, nel Seicento venne trasportato a piazza Navona, per innalzarlo come simbolico ornamento sulla Fontana dei Quattro Fiumi del Bernini. La via Appia è anche ricca di memorie cristiane. Presso la Porta San Sebastiano, la Chiesa del Domine quo vadis, del IX secolo, ricorda la leggenda dell’incontro fra Gesù e Pietro, che scappava da Roma per sfuggire alle persecuzioni. All’interno è conservata una pietra con due impronte di piedi che la tradizione attribuiva a Gesù; probabilmente si tratta di un ex-voto pagano. Lungo l’Appia si trova inoltre quella che è forse la più ampia città sotterranea, formata da un estesissimo sistema di catacombe (cimiteri cristiani sotterranei) a più livelli: le più note sono intitolate a San Callisto e San Sebastiano. Queste ultime sono fra le più importanti delle circa 70 esistenti a Roma e si estendono per circa 12 chilometri. Sorte come luogo funerario pagano, si trasformarono poi, verso la fine del II secolo d.C., in cimitero cristiano. L’area non è del tutto esplorata: la parte conosciuta, tranne pochi ambienti del III secolo, è tutta della seconda metà del IV secolo. Qui si trova anche la Basilica di San Sebastiano, dove venne sepolto il martire che dà il nome sia alle catacombe, sia alla porta della città.
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