Ara Pacis, Pantheon, Domus Aurea
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ara pacis pantheon domus aurea Rappresenta un monumento importante per l’arte di questo periodo, soprattutto perché rivela il rapporto con l’arte greca. Consacrato da Augusto nel 9 a.C., l’Ara Pacis ("altare della pace") fu innalzato per celebrare la pace da lui stabilita dopo le vittorie riportate in Spagna e in Gallia, che segnarono il consolidamento dell’autorità romana su tutto l’impero. Dal 1938 è in piazza Augusto Imperatore, ma originariamente si trovava nel rione Campo Marzio, il quartiere romano al quale Augusto volle affidare la sua memoria: oltre all’Ara Pacis, qui fece infatti costruire anche il suo Mausoleo (cioè la sua tomba) e un monumentale orologio solare, il Solarium o Horologium Augusti (l’obelisco egiziano di Psammetico II oggi in piazza Montecitorio). L’Ara Pacis è un recinto quadrato intorno all’altare del sacrificio: le pareti esterne sono decorate con bassorilievi che raffigurano la famiglia imperiale, i sacerdoti e i funzionari che avevano partecipato alla cerimonia della consacrazione. Altri bassorilievi illustrano invece le leggendarie origini di Roma. L’altare era usato per pregare e per sacrificare animali agli dei: il loro sangue doveva quindi essere lavato via dall’interno del luogo sacro e questo spiega la presenza di due fori di drenaggio (cioè aperture attraverso le quali si poteva eliminare il sangue). È uno dei monumenti antichi meglio conservati, ma soprattutto è uno dei capolavori dell’architettura romana, in particolare di quella dell’epoca di Adriano: fu in questo periodo infatti che si sperimentarono soluzioni architettoniche innovative e complesse, come si può notare anche nella grandiosa Villa Adriana a Tivoli. Si tratta di un tempio dedicato a tutte le divinità (in greco pántheion significa appunto "di tutti gli dei"). Fu inizialmente eretto da Agrippa nel 27 a.C., ma ciò che vediamo oggi è la ricostruzione eseguita dall’imperatore Adriano nel 118-125 d.C. Il tempio è una struttura grandiosa costituita da un cilindro su cui poggia un’immensa cupola (43 metri di diametro), simbolo della volta celeste, al centro della quale si osserva un’apertura di 9 metri di diametro: è l’unica fonte di luce del tempio e crea effetti particolarmente suggestivi. All’esterno l’ingresso è preceduto da un porticato con colossali colonne di granito grigio e rosa. All’interno venivano collocate statue di divinità. Nel XIX secolo, dopo il compimento dell’Unità d’Italia, fu trasformato in sacrario (cioè luogo di sepoltura) dei re d’Italia. Fra le tombe di importanti personalità della storia italiana ricordiamo quella di Raffaello. Nel 608 d.C. il tempio fu regalato dall’imperatore bizantino Foca a papa Bonifacio IV e fu trasformato in chiesa: anche questo ha contribuito a conservarlo in ottimo stato fino a oggi.
Realizzata dopo il terribile incendio del 64 d.C., che distrusse gran parte della città, era l’immensa residenza imperiale di Nerone: si estendeva su un’area di circa 80 ettari, compresa fra i colli Palatino, Esquilino, Oppio e Celio, alternando edifici e porticati a giardini, pascoli, boschi, vigneti, persino un lago artificiale. Per la ricchezza e il lusso delle sue decorazioni venne chiamata Domus Aurea, cioè "casa d’oro". Il complesso fu progressivamente distrutto dai successori di Nerone: sul luogo del lago artificiale venne costruito il Colosseo; i marmi e le opere d’arte che ornavano la residenza vennero usati per abbellire altre costruzioni; gli ambienti vennero interrati (cioè ricoperti di terra) e inglobati nelle fondamenta delle Terme di Traiano. Per questo motivo oggi la Domus Aurea è l’ipogeo più vasto e affascinante di Roma, un vero e proprio labirinto sotterraneo. Ciò che resta attualmente è la parte sotto il colle Oppio, 150 ambienti in totale di cui 32 visitabili su un percorso di circa 200 metri. I più famosi includono la Sala della volta delle civette, il Ninfeo di Ulisse e Polifemo, la Sala della volta dorata, la Sala di Achille a Sciro e la Sala di Ettore e Andromaca. La decorazione era lussuosa: ovunque c’erano statue in bronzo e in marmo (tra cui il gruppo del Laocoonte, una delle sculture più famose dell’antichità, oggi esposta ai Musei Vaticani); le sale avevano pavimenti in mosaico ed erano rivestite di marmi colorati, stucchi, avorio, oro e affreschi. Nel cortile della villa si innalzava la colossale statua in bronzo dorato, alta 35 metri, di Nerone rappresentato come il dio Sole (e dal ricordo di questo "Colosso" venne attribuito all’Anfiteatro Flavio il nome di Colosseo). La Domus Aurea fu riscoperta casualmente alla fine del Quattrocento e le sue ricchissime decorazioni esercitarono una profonda influenza su architetti e artisti del Rinascimento, tra i quali anche Raffaello. Particolarmente ammirate furono quelle decorazioni chiamate "grottesche", in cui delfini, grifoni, chimere e altri animali fantastici si combinano con motivi vegetali.
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