Le vie consolari dell'antica Roma
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Tutte le strade portano a Roma. E in effetti, per il genio dell’antica Roma forse nessun simbolo è più significativo della strada. La rete viaria romana è qualcosa che sbalordisce ancora oggi: si calcola che nel periodo di massimo sviluppo erano percorribili – in Europa, Asia e Africa – circa centomila chilometri di strade costruite, controllate e curate dalle istituzioni di Roma. Anche dal punto di vista qualitativo, esse furono realizzate secondo criteri assolutamente moderni, simili a quelli delle nostre autostrade di oggi. Seguivano infatti un percorso rettilineo – in modo da rendere i viaggi più veloci – che richiedeva opere colossali, come costruire ponti o aprire gallerie nelle montagne.

mappa.jpg (38581 byte)Le strade rispondevano innanzi tutto ad esigenze militari – dovevano cioè permettere spostamenti rapidi e agevoli dell’esercito – ma anche commerciali e di collegamento con le più lontane province. Fu anche quest’incredibile rete di comunicazioni a permettere la creazione e il controllo di un enorme impero.

Un esercito poteva percorrere in condizioni normali, su strade lastricate e rettilinee, una distanza di poco più di 38 km al giorno. Esistevano però dei servizi veloci per il trasporto della posta e dei viaggiatori, che consentivano di fare anche 120 Km al giorno. Il viaggio era reso più confortevole da "punti di ristoro" lungo la strada, in cui ci si poteva fermare per riposarsi o cambiare cavalli. Non mancava nemmeno la "segnaletica stradale": ad ogni miglio erano poste le "pietre miliari" (un tronco di colonna o di pilastro) che indicavano le miglia percorse e quelle ancora da fare per arrivare a destinazione. Il punto di riferimento era il Miliarum Aurem, una colonna dorata al centro di Roma, nel Foro, con incise le distanze che la separavano dai più importanti centri dell’impero.

Esisteva anche una mappa in marmo, posta nel Foro Romano, che mostrava l’intero sistema viario e i relativi punti di ristoro. Di essa venivano riprodotte e vendute copie su pergamena, con itinerari parziali a seconda delle necessità del viaggiatore, esattamente come le cartine stradali dei nostri giorni.

Con il termine "vie" venivano indicate le strade extraurbane che partivano da Roma: il loro nome poteva derivare da quello della città alla quale conducevano, come la via Ardeatina per Ardea; oppure era legato alla loro funzione commerciale, come la via Salaria che serviva per i traffici del sale; oppure ricordava il nome del console o del censore che le aveva realizzate, come la via Appia costruita da Appio Claudio; o infine indicavano le popolazioni che arrivavano a raggiungere, come la via Latina.

In prossimità della città le strade diventavano viali alberati, fiancheggiati da sepolcri, statue, ville e templi.

costruzione.jpg (23661 byte)La costruzione di una strada richiedeva un grosso impegno tecnico: si iniziava studiando il terreno per valutare quali interventi era necessario realizzare. Poi si scavava un ampio fossato e si cominciavano a stendere gli strati di cui si componeva la strada: una base di grandi pietre; uno strato di pietre più piccole; un altro misto di sabbia, pietrisco e ghiaia, sul quale si appoggiavano le carreggiate (cioè la parte destinata alla circolazione di veicoli, carri, cavalli) e i marciapiedi laterali per i pedoni (cioè le persone che si spostano a piedi); infine la pavimentazione vera e propria, costituita da grandi massi di silex, una pietra basaltica molto robusta e resistente: sono i cosiddetti basoli, da cui deriva il termine basolato, che indica appunto la tipica pavimentazione romana. Per questa loro caratteristica a strati, le vie venivano tecnicamente chiamate via strata, da cui ha origine l’italiano strada, l’inglese street, il tedesco Strasse.

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La larghezza delle strade era legata alla loro importanza: in quelle di grande comunicazione era mediamente di 4 metri, per permettere a due carri di incrociarsi. Anche i marciapiedi erano piuttosto grandi, considerando l’alto numero di persone che si spostava a piedi.

La rete stradale comprendeva inoltre un gran numero di ponti – nella cui costruzione i romani erano molto abili – che permettevano di abbreviare i percorsi.

Con la caduta dell’impero tutto il sistema viario, civilissimo ma anche costosissimo, andò gradualmente in rovina, non solo per mancanza di manutenzione, ma anche perché le pietre venivano spesso staccate e riusate come materiale da costruzione.

La via Appia è la più antica delle vie consolari e fu il modello di tutta la futura rete. Non a caso venne definita "regina viarum", perchè fu la prima lastricata e fin dall’origine venne concepita con soluzioni tecniche destinate a un impiego plurisecolare e a una tenuta quasi incredibile.

Il tratto aperto dal censore Appio Claudio (da cui la strada prese nome) nel 312 a.C. inizia da Porta San Sebastiano e giunge fino a Capua; verso il 190 si ebbe il prolungamento della via a Benevento e Venosa ed infine la via giunse a Taranto e terminò a Brindisi, divenendo così il principale sbocco di Roma per i suoi traffici politici, militari e mercantili con l’Oriente. A Brindisi due alte colonne di marmo – una intera e l’altra conservata in piccola parte – indicano il limite estremo della via: dall’uso di bere alla salute di chi s’imbarcava per l’Oriente dopo il faticoso viaggio lungo l’Appia – cerimonia che avveniva fra le due colonne in riva al mare – deriva l’espressione "fare un brindisi".

Appio Claudio progettò un tracciato rivoluzionario: un rettilineo quasi perfetto dalla porta urbana fino a Terracina, per novanta chilometri. Un esempio davvero straordinario di ingegneria stradale, ma soprattutto una rivoluzione nella concezione delle vie di comunicazione: diversamente da quelle fino ad allora esistenti, la cui funzione era soprattutto toccare tutti i centri abitati presenti in un certo territorio, l’Appia fu disegnata e realizzata privilegiando il rettilineo, cioè l’itinerario più breve per giungere alla meta. Per realizzare questo obiettivo furono necessarie opere gigantesche, come scavalcare i monti Albani e bonificare ampi tratti delle paludi Pontine.

La realizzazione dell’intero percorso occupò un arco di tempo di secoli, ma ilbasolato.jpg (22559 byte) risultato fu una meraviglia per gli stessi antichi. Nel VI secolo d.C., Procopio scriveva: "Levigate e appianate le pietre e tagliatele ad angoli, Appio Claudio le combinò tra loro senza calce né altro coesivo ed esse stanno unite e aderenti tanto saldamente che chi le osserva non crede siano giustapposte, ma che formino un unico insieme. E malgrado il tempo trascorso e il gran numero di carri che ogni giorno sono passati sopra, la loro compagine non è stata in alcun modo sconnessa, né hanno perduto nulla della loro levigatezza." Oggi, dopo oltre duemila anni, non si può dire la stessa cosa; tuttavia chi percorre l’Appia Antica, in alcuni tratti può ancora passare sui resti della pavimentazione originale.

Per proteggere il patrimonio storico, archeologico e naturalistico (l’area è infatti molto importante anche dal punto di vista botanico e faunistico), nel 1988 è stato istituito il Parco Regionale dell’Appia Antica, che comprende circa 2500 ettari. Nonostante i molti abusi edilizi – con monumenti incorporati in ville private, sepolcri riadattati a casette per il fine-settimana e trasformati in salotti – l’Appia mantiene il suo fascino unico e mostra ancora oggi i segni delle sue splendide memorie.

Approfondimenti

Le vie consolari

http://www.iterconficere.net

http://www.archeoroma.com/le_vie_consolari.htm

http://www.romacivica.net/omeroplatone/comeniusprinzi/strade.htm

http://www.romacivica.net/viaceneda/ipertesti/

in%20giro%20per%20la%20citt%E0/Le%20strade.htm

Le strade di oggi

http://www.romecity.it/Stradediroma.htm

I ponti

http://www.romeguide.it/pontidiroma/pontidiroma_it.html