Caduta
La storia della chiesa è piena di esempi di uomini e donne che camminavano bene, ma poi, sono caduti profondamente nel peccato.
Chi pensa di essere così forte nella sua fede da non poter cadere in un peccato è in grave pericolo, perché è accecato dal proprio orgoglio.
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MALIZIA
Il mondo è nemico di Gesù Cristo. Lo dice il Signore: "il mondo mi ha odiato". E l'ha odiato tanto da non lasciargli un minuto di tregua, neppure quando l'ha visto agonizzare sulla croce: l'ha perseguitato, l'ha deriso, l'ha offeso, gli ha ferito il Cuore anche lassù! Perché? Perché Gesù è la bontà, la carità, la purezza, l'umiltà. Il mondo non intende quel che sa di virtù, poiché è tutto intriso nella malizia e nel peccato: e quindi si ribella; è figlio del diavolo e muove guerra, guerra spietata ai figli di Dio. Ha perseguitato Gesù, perseguiterà i suoi fedeli sino all'ultimo giorno. È vangelo.
Il mondo è nemico delle anime. Le anime sono la grande conquista dell'amore di Gesù. Il mondo odia le anime e vuole trarle in rovina: schiavo della materia, vuole far trionfare la materia. Fa suo il grido dell'empio: "Voglio coronarmi di rose, voglio correre da pazzo su tutti i campi del piacere». E la sua vita è passione di sensualità, è cupidigia d'occhi, è orgoglio senza misura: tutte cose che non possono in nessun modo venire dal Padre del cielo. Il mondo è terra e si sazia di terra. Invece l'anima, scintilla di Dio, non può riposare che in Lui, spirito perfettissimo. Da qui la lotta costante, quotidiana, senza tregua tra il mondo terreno e quello spirituale.
Fuggiamo il mondo! Il mondo è come il diavolo: è un leone che percorre la terra ruggendo in cerca di prede. Le sue vie non sono strette e anguste, ma larghe, tanto larghe e, secondo la parola di Gesù, conducono alla perdizione. È naturale. Gesù Cristo è il Salvatore del mondo; se il mondo attacca lo Spirito di Gesù Cristo, le sue parole e le sue opere, vuole dire che porta la morte là dove il Figlio di Dio ha portato con la sua morte la vita, E perciò San Giovanni Evangelista grida: "Non amate il mondo, poiché se amate il mondo, non è in voi l'amore del Padre». Né angustiamoci se il mondo gode e se, d'altra parte, la tristezza invade l'anima nostra: verrà il giorno in cui le parti saranno invertite, e sarà per noi la conquista della gioia senza fine.
SCANDALO
Lo scandalo è l'arma del diavolo. Come il Signore va seminando nei solchi della terra il seme del bene, così il diavolo va seminando il seme del male; per questo nei campi delle anime si vede, vicino al buon grano ricolmo di liete promesse, l'erba cattiva che minaccia tutto il raccolto. Ricordate la risposta di Gesù? "I servi andarono dal padrone e gli dissero: "Signore, non hai forse seminato buon seme nel tuo campo? Come mai c'è la zizzania?". Egli rispose: "Il nemico ha fatto questo"" (Mt 13,27). L'uomo nemico ha scelto lo scandalo come arma di predilezione. Ecco, un'anima che muove serena i primi passi verso il monte di Dio: nel cuore è tutto un canto alla bontà e alla bellezza del Signore; all'improvviso, a tradimento, una spinta, un inciampo... e il canto si tramuta in disperazione, in bestemmia, in pianto. Ha vinto il nemico.
Lo scandalo è l'assassino di Gesù Cristo. Che cosa costa un'anima al Signore? La passione è l'applicazione della Sua misericordia; è la delicatezza infinita con cui Dio circonda un'anima, che Egli accudisce come una madre gelosa, all'ombra sua, e su di essa veglia con l'infinito amore del Creatore verso la sua creatura.
Ma c'è un'altra mina che si fa complice della caduta dell'anima e che come il diavolo, il quale fu omicida dagli inizi, si avventa con la foga di un serpente contro questo santuario di Gesù Cristo, e sacrilegamente lo profana. L'anima racchiude in sé un tesoro d'immenso valore: l'innocenza; ed è questo tesoro a essere preso di mira dal nemico, che fa di tutto per insudiciarlo. Per quell'anima, divenuta bersaglio del tentatore, Gesù torna ad allargare le braccia sulla croce, ad offrire la fronte alle spine, a sconfiggere il nemico.
Difendiamo Gesù. Chi assassina un'anima uccide il Signore, ma nel salvare un'anima difendiamo il Signore. Lo scandalo è doppio peccato, e doppia ingiustizia: contro la creatura e contro il Creatore. Guai! È grande la minaccia di Dio, e le povere vittime gridano a Lui con voce più forte del sangue di Abele, la vittima di Caino. Facciamo argine allo scandalo, per non permettere che ancora una volta si attenti alla vita del Signore. Edifichiamo i fratelli con la luce della nostra vita e invece di essere come il loglio infestante in mezzo al frumento, diveniamo spighe ricche di frutti che emanano il buon odore di Gesù Cristo.
RISPETTO UMANO
Gesù vuole anime risolute. Egli ha condannato quelle anime fiacche che, pur di non farsi violenza, pur di non soffrire restrizioni e persecuzioni, tentano di conciliare il bene col male, la luce con le tenebre. Tanto più che è vano proposito quello al quale molti si attengono quello di non agir così che nelle piccole cose. Illusione: chi è debole e codardo nel poco, lo sarà a più forte ragione nel molto. E allora? Oggi si ha timore di segnarsi in pubblico col segno della croce, domani si applaudirà a chi bestemmia Gesù benedetto. Di fronte ai lupi bisogna urlare!
Guai a chi si vergogna di Gesù Cristo! Nel giorno decisivo egli si vergognerà di noi. La sua minaccia non passerà. Come alle vergini stolte, che arrivano in ritardo al banchetto dello sposo, Egli dirà a queste anime codarde: "Non vi conosco!». E invano busseranno alla porta della felicità. Né la condanna potrebbe essere più giusta: hanno applaudito Barabba, lo hanno portato in trionfo, e Gesù l'hanno gettato con la sentenza della croce. Sono andati fieri del mondo, che odia, offende, uccide, profana; sono arrossiti per il Volto sfigurato del Figlio di Dio crocifisso, per le sue parole di dolcezza e di santità. Che cosa pretenderanno all'ora del giudizio?
Beato chi soffre persecuzioni per Gesù Cristo! Chi ama e non si vergogna; non ha paura chi ama, ha il cuore più forte della morte. Gesù lo ha detto: chi ama Lui sarà odiato dal mondo; ha assicurato persecuzione a chi vuole essere suo discepolo. Dunque? II Vangelo è quello che è: sta a noi scegliere se viverlo o meno con la passione dei figli di Dio. San Paolo scriveva che non arrossiva del Vangelo, e quando al Vangelo bisognò rendere testimonianza, offrì il capo alla spada del carnefice. E fu santo, agli occhi di Dio e agli occhi degli uomini che allora, come oggi, videro e credettero.
TENEBRE E LUCE
L'anima in peccato è fonte d'orrore a Dio, agli Angeli, ai santi. Chi non ha ribrezzo delle tenebre? Colui che ha offeso gravemente il Signore è tutto tenebra: come se Gesù non fosse mai morto per lui, come se non fosse avvenuta la redenzione. Dio trova le sue delizie nel trattenersi con i figli dell'uomo, ma quando sono figli. E può mai essere figlio chi abbandona la casa paterna, dopo aver disprezzato i richiami del padre e le lacrime della madre? "Ti avevo vestito di luce - dice il Signore - ti avevo fatto di poco inferiore agli angeli: perché mi hai trattato così? Rimani nel tuo orgoglio». E l'orgoglio conduce alla dissoluzione, alla povertà, all'abbandono: si finisce con mangiare ghiande, per aver rinunziato al cibo di Dio. E allora si ripensa con nostalgia al giorni di luce.
L'anima in grazia emana e vive nella luce di Dio. Come ero felice! La vita, pur nelle sue asprezze di ogni giorno, mi appariva così serena e armoniosa. Pensare al Signore era riposo delizioso: nella preghiera mi aprivo dolcemente con Lui, che sentivo palpitarmi nel cuore, e mi pareva che Egli, con mano lieve, mi curasse pietoso le piaghe dell'anima. Guardavo senza preoccupazione alla vita, pensavo senza timore alla morte. Apprezzavo il dono di Dio. E oggi, che cosa farò? Voglio tornare nella casa della felicità: voglio presentarmi al padre mio! Egli mi aspetta: ha le braccia aperte e pronta la veste candida. Confesserò le mie colpe, detesterò la mia superbia, tornerò a vivere. Nel sacramento della penitenza Gesù mi ha preparato l'opportunità di salvezza.
Rimaniamo in grazia, fa tanto bene vivere nella luce! Come sarebbe brutto il creato, di giorno e di notte, se in qualche modo non trionfasse la luce! Come è orrenda l'anima senza la luce di Dio! La grazia è luce: facciamo che la luce entri nel nostro cuore. È il vero patrimonio che non subisce i danni e gli effetti del tempo; è la ricchezza meglio guadagnata. La gloria del cielo dipenderà dalla misura di grazia che acquisteremo negli anni della prova: non lamentiamoci dunque delle difficoltà e delle prove, sono alimento salutare per la luminosità della nostra anima e per la conquista della gioia eterna.
L'ATTESA DOLOROSA
Il Purgatorio è giustizia. È così buono il Signore, che l'anima, se sa meditare, si commuove al pianto. E tutta una rivelazione stupenda di bontà la vita di Gesù! Bontà che è illuminata dal dolore più aspro, frutto dell'amore più puro.
Ma non è forse questa una ragione più che evidente perché, nell'ultimo giorno, possa esigere il Signore strettissimo conto di come abbiamo trattato la sua bontà? Dio è buono, infinitamente, ma è anche infinitamente giusto. Quindi ci esaminerà con l'occhio che scruta i sentimenti più riposti, sulla fedeltà nostra alla sua grazia.
Peccammo, ottenemmo il perdono e ricademmo ancora... Rialzatici, per sua misericordia, continuammo ad affliggergli il Cuore con una sequela di ingratitudini. E tuttavia non volemmo mortificazioni e croci. Non è giustizia che il Signore nel Purgatorio ristabilisca l'ordine turbato?
È anche misericordia. Sarebbe terribile se, tra il Paradiso e l'Inferno, non ci fosse il Purgatorio! Siccome in Paradiso non si entra con la minima ombra di colpa, non rimarrebbe spalancato, per la maggior parte dei cristiani, che l'abisso dell'Inferno! E invece il Signore, nel desiderio pietoso di salvare i suoi figli, dà loro modo di compiere, oltre la vita, la purificazione che non seppero o non vollero compiere nel viaggio terreno. Egli ci vuole perfetti, vuole che siamo copie fedeli di Lui, fattosi modello agli uomini viatori: soltanto così, nel Cuore di Dio, potremo avere tutte le dolcezze della felicità.
Anticipiamo allora il Purgatorio, cooperiamo col Signore a far beate le anime. Perché aspettare di là dalla vita, nella croce di ineffabili tormenti, che si schiuda per noi il giorno del trionfo? Perché ritardare l'ora del riposo, della luce, dell'amore? Ogni minima attesa alla porta del Paradiso, sarà pena che non ha eguali quaggiù. Oh, corriamo alla penitenza, diamo con gioia il benvenuto al dolore, esercitiamo le opere di misericordia, usando così all'anima nostra una grande misericordia. Anticipiamo il Purgatorio per affrettare il nostro Paradiso!
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