San Giuseppe


Maria Valtorta

Monastero Chi mai potrà calcolare il potere di intercessione di san Giuseppe presso la sua sposa Maria e suo figlio Gesù? Il suo patrocinio e il suo potere di intercessione dinnanzi alla sua sposa Maria e a suo figlio Gesù? Il patrocinio e la sua potenza di intercessione è superiore a quella di tutti gli altri santi e di tutti gli angeli senza ancun dubbio.
(Giovanni Damasceno).

Di Giuseppe si conosce pochissimo, pochi dati che servono per il suo figlio adottivo; e per Lui neppure una parola.

Nel Vangelo, gli evangelisti hanno preferito tacere totalmente, Giuseppe è l'uomo del silenzio, fu colui che, per missione ricevuta, si prese cura di Gesù e di Maria. Egli fu a sua volta un prescelto insieme a Maria.

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La santità di Giuseppe

Questo giovane che è stato scelto, in modo singolare, per essere il padre del Figlio di Dio! Egli è un uomo che non possiede i privilegi di Maria, ma a Lui furono affidate le primizie della Chiesa: Gesù e Maria. La scrittura lo definisce semplicemente "uomo giusto", e oltre ad essere giusto era anche santo.

Giuseppe e Maria, vissero il corso delle loro vite, affrontando situazioni uniche, nelle quali solo la fede poteva essere loro di consiglio. Giuseppe, come Maria sua sposa, fu l'uomo della fede, nella linea dei grandi patriarchi dell'Antico Testamento e può essere considerato l'ispiratore di tutte quelle persone che intendono seguire l'insegnamento di Gesù come faro della propria vita, per accettare la missione loro affidata da Dio, nonostante le difficoltà e le sofferenze. Giuseppe è una figura luminosa è stato un uomo che ha saputo scegliere, e con Maria, hanno deciso di credere in Gesù. Hanno scelto la fede, e lo hanno fatto subito, senza neppure tante spiegazioni, nella semplicità di chi si fida e si affida a Dio.

I Vangeli ci dicono quanto basta per rivelare la grande statura di questi due personaggi e di come la grazia li lavorava. Sicuramente il dramma è stato grandissimo per Giuseppe, ma Egli era anche un uomo che sapeva affidarsi a Dio, e in questo evento così unico ha indugiato a riflettere alcuni giorni, ma la situazione era assurda. Conosciamo che ad un certo punto Giuseppe fu raggiunto da un segno. Il sogno, fu il segno per Giuseppe e Lui credette, e ciò gli fu accreditato come giustizia. I pensieri che lo attanagliarono dal momento che prese conoscenza dello stato di Maria, a quello della sua decisione di accogliere anche lui il Figlio di Dio, sono stati sconvolgenti. Questi pensieri si riflettono, in parte, nelle parole dell'Angelo che gli appare in sogno. Il Vangelo ci svela il pensiero di Giuseppe, di un uomo che si sofferma a pensare di quello che gli è successo, ma sulle sue riflessioni l'amore è prevalso, e lo rende capace di offrire il suo atto di fede. [...] e prese Maria nella sua casa. Comprese che il progetto di Dio, era più grande del suo onore.

Dagli scritti di Maria Valtorta

Anche il mio Giuseppe ha avuto la sua Passione. Ed essa è nata in Gerusalemme quando gli apparve il mio stato. Ed essa è durata dei giorni come per Gesù e per me. Ne essa fu spiritualmente poco dolorosa. E unicamente per la santità del Giusto che m'era sposo, fu contenuta in una forma che fu talmente dignitosa e segreta, che è passata nei secoli poco notata. Oh! La nostra prima Passione! Chi può dirne la intima e silenziosa intensità? Chi il mio dolore nel constatare che il Cielo non mi aveva ancora esaudita, rivelando a Giuseppe il mistero? Che egli lo ignorasse l'avevo compreso vedendolo meco rispettoso come di solito. Se egli avesse saputo che portavo in me il Verbo di Dio, egli avrebbe adorato quel Verbo chiuso nel mio seno con atti di venerazione che sono dovuti a Dio, e che egli non avrebbe mancato di fare come io non avrei ricusato di ricevere, non per me, ma per Colui che era in me e che io portavo così come l'Arca dell'Alleanza portava il codice di pietra e i vasi della manna.

Chi può dire la mia battaglia contro lo scoraggiamento che voleva soverchiarmi per persuadermi che avevo sperato invano nel Signore? Oh! io credo che fu rabbia di Satana! Sentii il dubbio sorgermi alle spalle e allungare le sue branche gelide per imprigionarmi l'anima e fermarla nel suo orare. Il dubbio che è così pericoloso, letale allo spirito. Letale perché è il primo agente della malattia mortale che ha nome "disperazione" e al quale si deve reagire con ogni forza, per non perire nell'anima e perdere Dio.

Chi può dire con esatta verità il dolore. di Giuseppe, i suoi pensieri, il turbamento dei suoi affetti? Come piccola barca presa in gran bufera, egli era in un vortice di opposte idee, in una ridda di riflessioni l'una più mordente e più penosa dell'altra. Era un uomo, in apparenza, tradito dalla sua donna. Vedeva crollare insieme il suo buon nome e la stima del mondo, per lei si sentiva già segnato a dito e compassionato dal paese, vedeva il suo affetto e la sua stima in me cadere morti davanti all'evidenza di un fatto.

La sua santità qui splende ancor più alta della mia. Ed io ne rendo questa testimonianza con affetto di sposa, perché voglio lo amiate il mio Giuseppe, questo saggio e prudente, questo paziente e buono, che non è separato dal mistero della Redenzione, ma sebbene è ad esso intimamente connesso perché consumò il dolore per esso, e se stesso per esso, salvandovi il Salvatore a costo del suo sacrificio e della sua santità. Fosse stato men santo, avrebbe agito umanamente, denunciandomi come adultera perché fossi lapidata e il figlio del mio peccato perisse con me. Fosse stato men santo, Dio non gli avrebbe concesso la sua luce per guida in tal cimento.

Ma Giuseppe era santo. Il suo spirito puro viveva in Dio. La carità era in lui accesa e forte. E per la carità vi salvò il Salvatore tanto quando non mi accusò agli anziani, quanto quando, lasciando tutto con pronta ubbidienza, salvò Gesù in Egitto Brevi come numero, ma tremendi di intensità i tre giorni della passione di Giuseppe. E della mia, di questa mia prima passione. Perché io comprendevo il suo soffrire, ne potevo sollevarlo in alcun modo per l'ubbidienza al decreto di Dio che mi aveva detto: "Taci!".

E quando, giunti a Nazareth, lo vidi andarsene dopo un laconico saluto, curvo e come invecchiato in poco tempo, ne venire a me alla sera come sempre usava, vi dico, figli, che il mio cuore pianse con ben acuto duolo. Chiusa nella mia casa, sola, nella casa dove tutto mi ricordava l'Annuncio e l'Incarnazione, e dove tutto mi ricordava Giuseppe a me sposato in una illibata verginità, io ho dovuto resistere allo sconforto, alle insinuazioni di Satana e sperare, sperare, sperare. E pregare, pregare, pregare. E perdonare, perdonare, perdonare al sospetto di Giuseppe, al suo sommovimento di giusto sdegno.

Figli: occorre sperare, pregare, perdonare per ottenere che Dio intervenga in nostro favore. Vivete anche voi la vostra passione. Meritata per le vostre colpe. Io vi insegno come superarla e mutarla in gioia. Sperate oltre misura. Pregate senza sfiducia. Perdonate per esser perdonati. Il perdono di Dio sarà la pace che desiderate, o figli.