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L'Icona del mese  

Odighitria sec.XIV
 

Maria fonte di vita icona greca sce. XVI

 

non piangere, Madre - icona greca secXVI

Febbraio

 Maria Fonte di vita

 

Marzo

Annunciazione

 

Marzo

Non piangere Madre

 

 

Aprile

La Vergine Orante

 

 

 

La Vergine protettrice (Pokrov), Novgorod sec.XIV.

 

Maggio

La Vergine del Cenacolo

 

giugno - luglio

Intercessione della Vergine

 

agosto

Assunzione-

dormizione

 

settembre

Natività di Maria

 

21 novembre

Presentazione di Maria 

al Tempio

25 dicembre

Natività di

N. S. Gesù Cristo

  Iconografia Mariana

 Iconografia Mariana    

   
 

Le icone mariane d'Oriente: un'arte che non finisce di meravigliare, ma anche un discorso teologico che bisogna approfondire, specialmente nella prospettiva ecumenica. Generazioni di artisti, che erano innanzitutto uomini ci hanno tradotto in linee e colori su legno i connotati spirituali di Maria, che si fa strumento dell'incarnazione, che prega con noi il Figlio, che lo addita alla Chiesa. La parola greca "icona di per sé vuol dire sempre "immagine", in genere abitualmente si intende per icona  una pittura a soggetto religioso fatta con particolare tecnica (tempera all'uovo), e soprattutto secondo una tradizione ecclesiale precisa: una tradizione che ne ha fissati il contenuto e che, specialmente nell’oriente bizantino, ne ha fatto per i cristiani un «sacramentale; cioè un segno portatore di grazia. Dopo l'icona raffigurante il Cristo, quella della madre di lui è la più diffusa e la più amata. La tradizione orientale afferma che le prime icone mariane furono dipinte dall'evangelista Luca, ma solo in epoca successiva alla Pentecoste: è infatti indispensabile: la potenza dello Spirito per poter fissare l'immagine della Vergine col figlio in braccio. C'è una grande varietà di icone mariane, diverse per forme e per denominazioni; ma in questo insieme possiamo riconoscere tre modelli fondamentali, che la tradizione attribuisce appunto a Luca. Il primo è la Madonna Odighítria (=colei che addita la via). È quello in cui Maria regge col braccio sinistro il Figlio, sollevando la mano destra per indicarlo: la "via" è appunto Cristo. Il secondo modello fondamentale è la Madonna della tenerezza. Qui i volti di Maria e di Gesù sono accostati in espressione di dolce intimità, mentre nell'Odighítria restano sempre staccati. Le immagini di questo tipo hanno spesso nomi particolari, presi dalle località dove furono più onorate (Madonna di Vladimir, di Pskov e così via): oppure inventati dalla pietà popolare, come il greco Glykofilussa, che in italiano potrebbe essere tradotto con «dolce baciante». Terzo modello di icona: anch'esso viene fatto risalire dalla tradizione all'evangelista Luca, ed è quello in cui la Madonna appare senza il Figlio, in atteggiamento orante con le braccia sollevate; oppure nella supplica di interceditrice, come viene raffigurata in una composizione particolare detta in greco déesis: qui, al centro della scena campeggia Cristo, mentre eri suoi lati sono raffigurati la 'Vergine Maria e Giovanni Battista nell'atto di supplicarlo. Nella maggior parte delle icone la Vergine è rappresentata a mezzo busto, e accanto ai tipi tradizionali più diffusi ve ne sono altri con raffigurazioni e nomi un po' diversi. Ma i tipi di icone riconosciuti dalle Chiese d'Oriente (e continuamente copiati con meticolosa attenzione ai particolari) sono numerosissimi, tanto da non potersene fare un conto preciso. Basti dire che il calendario edito dal patriarcato di Mosca ne elenca 196, ciascuna col proprio nome; e a nove di esse è dedicata una speciale festa liturgica. L’icona non è dovuta ad una intuizione personale dell'artista, non rappresenta una sua impressione: appartiene strettamente a una tradizione precisa. Ancor prima di essere dipinta, è un'opera profondamente meditata, frutto dell'elaborazione paziente di generazioni di pittori. L'icona non è un quadro; nell'icona è rappresentato non già ciò che il pittore ha davanti agli occhi, bensì un certo prototipo al quale egli deve attenersi. La venerazione delle icone deriva dalla venerazione per il prototipo. La reverenza ad esse dovuta, e la loro creazione, furono strettamente regolate dal VII Concilio ecumenico. Le icone mariane, che sempre colpiscono e incantano per 1'armonia dei colori, la sicurezza delle linee, e principalmente per il carattere profondamente ispirato delle immagini. li corpo di Maria appare sempre ricoperto da ampie vesti; sul capo, il tipico velo orientale, che copre i capelli e talvolta scende ampio fino alle ginocchia. Dominante su tutto, il volto, con la caratteristica e suggestiva sproporzione: labbra piccole e occhi grandi, espressivi, riflesso di profondità spirituale e di raccolta e intensa contemplazione. L'incarnato del viso di Maria varia secondo le epoche e le scuole, ma è sempre piuttosto scuro. Le mani lunghe e affilate non hanno gesti drammatici, o solenni, ma costantemente semplici e calmi. La prospettiva inversa - abituale per i pittori di icone - accentua l'impressione di «qualcuno che viene verso di noi»; siamo di fronte a una bellezza misteriosa, più che umana. E tale è precisamente il fine di queste raffigurazioni, come dice l'antica formula attribuita a Dionigi 1'Areopagita: «Le icone sono rappresentazioni di spettacoli misteriosi e soprannaturali".
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