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21 novembre al Tempio |
25 dicembre Natività di N. S. Gesù Cristo |
Iconografia Mariana | |
Le icone mariane
d'Oriente: un'arte che non finisce di meravigliare, ma anche un discorso
teologico che bisogna approfondire, specialmente nella prospettiva
ecumenica. Generazioni di artisti, che erano innanzitutto uomini ci
hanno tradotto in linee e colori su legno i connotati spirituali di
Maria, che si fa strumento dell'incarnazione, che prega con noi il
Figlio, che lo addita alla Chiesa. La parola greca "icona di per sé vuol
dire sempre "immagine", in genere abitualmente si intende per
icona
una pittura a soggetto religioso fatta con particolare tecnica (tempera
all'uovo), e soprattutto secondo una tradizione ecclesiale precisa: una
tradizione che ne ha fissati il contenuto e che, specialmente
nell’oriente bizantino, ne ha fatto per i cristiani un «sacramentale;
cioè un segno portatore di grazia. Dopo l'icona raffigurante il Cristo,
quella della madre di lui è la più diffusa e la più amata. La
tradizione orientale afferma
che le prime icone mariane furono dipinte dall'evangelista Luca, ma solo
in epoca successiva alla Pentecoste: è infatti indispensabile: la
potenza dello Spirito per poter fissare l'immagine della Vergine col
figlio in braccio. C'è una grande varietà di icone mariane, diverse per
forme e per denominazioni; ma in questo insieme possiamo riconoscere tre
modelli fondamentali, che la tradizione attribuisce appunto a Luca. Il
primo è la Madonna Odighítria (=colei che addita la via). È quello in
cui Maria regge col braccio sinistro il Figlio, sollevando la mano
destra per indicarlo: la "via" è appunto Cristo. Il secondo modello
fondamentale è la Madonna della tenerezza. Qui i volti di Maria e di
Gesù sono accostati in espressione di dolce intimità, mentre nell'Odighítria
restano sempre staccati. Le immagini di questo tipo hanno spesso nomi
particolari, presi dalle località dove furono più onorate (Madonna di
Vladimir, di Pskov e così via): oppure inventati dalla pietà popolare,
come il greco Glykofilussa, che in italiano potrebbe essere tradotto con
«dolce baciante». Terzo modello di
icona: anch'esso viene fatto risalire dalla tradizione all'evangelista
Luca, ed è quello in cui la Madonna appare senza il Figlio, in
atteggiamento orante con le braccia sollevate; oppure nella supplica di
interceditrice, come viene raffigurata in una composizione particolare
detta in greco déesis: qui, al centro della scena campeggia Cristo,
mentre eri suoi lati sono raffigurati la 'Vergine Maria e Giovanni
Battista nell'atto di supplicarlo. Nella maggior parte delle icone la
Vergine è rappresentata a mezzo busto, e accanto ai tipi tradizionali
più diffusi ve ne sono altri con raffigurazioni e nomi un po' diversi.
Ma i tipi di icone riconosciuti dalle Chiese d'Oriente (e continuamente
copiati con meticolosa attenzione ai particolari) sono numerosissimi,
tanto da non potersene fare un conto preciso. Basti dire che il
calendario edito dal patriarcato di Mosca ne elenca 196, ciascuna col
proprio nome; e a nove di esse è dedicata una speciale festa liturgica.
L’icona non è dovuta ad una intuizione personale dell'artista, non
rappresenta una sua impressione: appartiene strettamente a una
tradizione precisa. Ancor prima di essere dipinta, è un'opera
profondamente meditata, frutto dell'elaborazione paziente di generazioni
di pittori. L'icona non è un quadro; nell'icona è rappresentato non già
ciò che il pittore ha davanti agli occhi, bensì un certo prototipo al
quale egli deve attenersi. La venerazione delle icone deriva dalla
venerazione per il prototipo. La reverenza ad esse dovuta, e la loro
creazione, furono strettamente regolate dal VII Concilio ecumenico.
Le icone mariane, che
sempre colpiscono e incantano per 1'armonia dei colori, la sicurezza
delle linee, e principalmente per il carattere profondamente ispirato
delle immagini. li corpo di Maria appare sempre ricoperto da ampie
vesti; sul capo, il tipico velo orientale, che copre i capelli e
talvolta scende ampio fino alle ginocchia. Dominante su tutto, il volto,
con la caratteristica e suggestiva sproporzione: labbra piccole e occhi
grandi, espressivi, riflesso di profondità spirituale e di raccolta e
intensa contemplazione. L'incarnato del viso di Maria varia secondo le
epoche e le scuole, ma è sempre piuttosto scuro. Le mani lunghe e
affilate non hanno gesti drammatici, o solenni, ma costantemente
semplici e calmi. La prospettiva inversa - abituale per i pittori di
icone - accentua l'impressione di «qualcuno che viene verso di noi»;
siamo di fronte a una bellezza misteriosa, più che umana. E tale è
precisamente il fine di queste raffigurazioni, come dice l'antica
formula attribuita a Dionigi 1'Areopagita: «Le icone sono
rappresentazioni di spettacoli misteriosi e soprannaturali". |