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Non piangere, Madre

non piangere, Madre - icona greca secXVI
 
Sommario

Immagine

Storia

Significato

Inno

   
 

L'icona. Il corpo nudo, umiliato nella morte, si leva dal sarcofago, sostenuto dalla Madre. Una parte del corpo di Gesù è nascosta nella tomba. Sanguinano le piaghe delle mani e la ferita del costato squarciato. Il capo reclinato sulla spalla della Madre in tenero abbandono. Dietro  si alza la croce con l'iscrizione:"il Re della gloria".   A volte Maria è rappresentata con i capelli scoperti e cadenti sulle spalle. In queste icone si nota una certa influenza delle "Pietà" dell'arte occidentale.


Storia. Questo tipo canonico sembra avere fatto la sua comparsa nel XII secolo, e dalla fine del XIII lo si ritrova frequentemente sulle icone, sulle miniature dei codici e sulle pareti delle chiese, per la maggior parte dentro il santuario.

Il significato. Il Cristo porta il titolo di «Re della gloria». È chiamato anche «lo Sposo». A volte l'icona dello Sposo è tenuta fra le mani da santa Parasceve, la martire che simboleggia il Venerdì santo. Più spesso  lo Sposo è associato alla Madre. In questo caso diviene l'icona della Madre di Dio  dal titolo:  "Non piangere per me, o Madre". Da un'ode del sabato santo che così continua:"...  vedendo nella tomba il Figlio che tu hai concepito miracolosamente. Perché io risorgerò e sarò glorificato, e innalzerò a una gloria senza confini coloro che ti esaltano con fede e con amore».

I volti di Gesù e Maria accostati, meglio incastrati,  l'uno nell'altro in un ultimo terreno abbraccio tenero e doloroso richiamano la Vergine della Tenerezza, dove il Bambino abbraccia la Madre rivelandole la sua passione e morte. (Vedi anche l'Odigitria del monte Athos dove il Bambino disteso richiama il Figlio morto accolto sulle ginocchia della Madre).

Ora  la Vergine della Passione  sorregge fra le braccia il Figlio morto, e lo mostra a noi quale  Sposo paziente e misericordioso che col suo sacrificio e la vittoria sulla morte, viene a purificare la Sposa nel suo sangue. È il tema  delle nozze di Dio con l'umanità: l'icona dello Sposo viene portata in processione e tutto il popolo accorre a baciarla, al canto solenne del tropario: «Ecco lo Sposo viene nel mezzo della notte, beato quel servo che troverà vigilante,  indegno quel servo che troverà negligente».
Lo Sposo viene dunque nella notte della condizione umana per assumerla su di sé e riscattarla con la sua luce; tutta l'indegnità dell'uomo («Vedo il tuo talamo adorno, o mio Salvatore, e non ho la veste per entrare. Fa' risplendere la veste dell'anima mia, o tu che doni la luce, e salvami!») è riscattata dal sangue vivificante sgorgato dal sacrificio della croce, talamo adorno su cui si consumano le nozze con la Chiesa. Gli occhi della Madre cercano gli occhi spenti del Figlio e li sollecitano a schiudersi alla luce della risurrezione.

 

Inno

Quando sei stato crocifisso, o Cristo,

tutto il Creato vide, e tremò.
Le fondamenta della terra rimasero sconvolte

dal timore della tua potenza.
Oggi, alla tua esaltazione sulla Croce,

precipitò nella rovina il popolo iniquo.

Il velo del Tempio si divise in due.

Aperte le tombe, i morti risuscitarono.

Il Centurione vide il prodigio e tremò.

Ma la Madre tua, stando presso la Croce,

singhiozzava e gemeva maternamente:

«Come potrei non piangere e straziarmi

nel vederti nudo, fisso ad un legno da criminale?

Signore crocifisso e risorto, gloria a te!».
Oggi la Vergine immacolata,

vedendoti issato sulla Croce, o Verbo,

soffriva nelle sue viscere di Madre,
il cuore ella sentiva amaramente trafitto
e, gemendo con dolore dal profondo dell'anima,

si lacerava le guance, si strappava i capelli,
si consumava nel grande patire.

Percuotendosi il seno esclamava appena:

«Ahimé, Figlio divino, ahimé luce del mondo!

Perché, o Agnello di Dio, tramonti ai miei occhi?».

E le Schiere degli Angeli incorporei,
colte da timore, dicevano: «Incomprensibile

Signore e Dio, gloria a te!».
Vedendo te sul legno, o Cristo,
tu che sei Creatore di tutte le cose, e Dio,

Colei che senza seme ti aveva generato,

diceva desolata: «Figlio mio,
dov'è finita la bellezza del tuo volto?
Non reggo nel vederti iniquamente crocifisso.

Affrettati dunque, risorgi, perché anche io

veda la Risurrezione tua dai morti».


AUTORE ANONIMO  inizio