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La Vergine Orante

Costantinopoli, S. Salvatore in Cora, sec.XIII
 

 

 

significato

storia

 culto

inni -preghiere

   
 

   Il significato.

Il modello iconografico della Madonna dalle braccia alzate in preghiera (in Oriente Blachernitissa) trova la sua origine nelle catacombe a Roma. Rappresenta l'anima del defunto in preghiera, cioè "Orante". "Mio Dio salvami come salvasti Daniele dalla fossa dei leoni" prega l'anima del morto e con lui la comunità cristiana.

Il simbolismo delle braccia alzate esprime, inoltre, il desiderio del distacco, dell'elevazione a ciò che è "altro". Distacco da ciò che è terreno per innalzarsi con tutto l'essere verso il celeste. "Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me" afferma S. Paolo. La preghiera allo Spirito  e nello Spirito  è una delle strade che conducono a questa trasfigurazione. 

Daniele nella fossa dei leoni sec.III, Roma

  La sacra ascensione dell'anima attraverso l'esperienza della morte (l'ascesi in quella spirituale) è necessaria per la risurrezione e la partecipazione alla vita mistica in Cristo: «Tutti noi, battezzati in Gesù Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte... Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,3-4).

 

 Nell'immagine della Vergine con le braccia alzate  il cristiano  contempla l'incarnazione e la realizzazione perfetta della preghiera nello Spirito. "Eccomi sono la serva del Signore", Maria in cielo intercede per i figli in terra chiedendo per loro la partecipazione alla vita dello Spirito senza del quale non possiamo dire "Padre" e perciò entrare nella vita Trinitaria.  L'immagine della Vergine purissima intercedente,  nel corso del tempo  è associata all'immagine della Chiesa, sposa di Cristo. La rappresentazione della Madre di Dio con le braccia alzate in preghiera, al centro  dell'abside principale, diventa il simbolo della Chiesa, innalzata per mezzo dell'implorazione della Signora dei cieli al Cristo « Pantocrator », la cui immagine è raffigurata al centro della cupola . È la chiesa che nel suo cammino terreno aspira a ricongiungersi a Cristo suo fondamento.

Madre di Dio Orante, mosaico bizantino sec.XI, Kiev

 

Nel corso dell'XI secolo compare un nuovo tipo iconografico di Orante: una raffigurazione a mezzo busto della Madre di Dio, detta Panaghia (tutta Santa), o Platitera (più vasta dei cieli) o Vergine del Segno in riferimento alla profezia di Isaia, con le braccia in atteggiamento di preghiera. Sul  petto porta il Cristo al centro di un disco. (La raffigurazione della Madre di Dio, a figura intera con un analogo medaglione, è denominata Grande Panaghia). Tale definizione della Madonna risale ai primi tempi del cristianesimo. L'immagine della Panaghia è finita sul medaglione portato al petto dai vescovi ortodossi: ricorda loro che il vescovo deve sempre avere nel suo cuore, centro di ogni percorso spirituale, il Signore e la Madre divina che intercede presso Dio.

La Grande Panaghia, Madre di Dio del Segno, sec. XII, Mosca, Tretjakov.

 

Nella  Grande Panaghia o  Vergine del Segno è espresso il mistero della nascita di Cristo nel cuore umano, non come metafora devozionale, ma in quanto realtà spirituale.  Pregando davanti a tali immagini, l'uomo si unisce realmente all'Archetipo divino e, congiungendosi con il mistero dell'incarnazione, egli stesso ne diventa ontologicamente partecipe e lo vive come sperimentazione della sua rinascita spirituale.

Ma sopra tutti è la Vergine a essere innalzata a tale altezza celeste. È divenuta dimora di colui che non abita in nessun luogo e tenda dell'infinito Creatore. È dimora del Dio infinito. In Oriente la si situa perciò nell'abside delle chiese come la Platitera, la "più vasta dei cieli"; come colei che prega l'Onnipotente affinché innalzi anche noi al suo regno celeste.
 

 

  La storia 
 "A Costantinopoli l' immagine della Vergine orante era al centro della venerazione popolare. In fondo al Corno d'oro, nel quartiere di Blacherne, una celebre chiesa con lo stesso nome fu costruita per ricevere la reliquia del santo velo della Vergine, il maforion, portato da Gerusalemme sotto il regno di Leone I (457-474). In una cappella di questo santuario si trovava una sorgente la cui acqua usciva dalle mani della statua in marmo di una Vergine orante. Nel giorno della venerazione del velo della Vergine, il 2 luglio, l'imperatore faceva un bagno rituale in questa sorgente. L'immagine scomparve nell'incendio del santuario, nel 1434, ma certe repliche della Blachernitissa mostrano ancora i buchi nelle mani della Vergine. Il libro delle cerimonie di Costantino Porfirogenito (912-959) segnala che parecchie icone erano venerate in quella chiesa. Se i testi non permettono d'identificare con certezza i tipi di queste icone, le monete e i sigilli dell'epoca, invece, possono a giusto titolo essere considerati come testimoni di questa rappresentazione, perché portano effigi della Vergine orante con l'iscrizione Blachernitissa. Inoltre confermano l'indiscutibile identità dell'Orante con le due sigle MP e THV sempre inscritte accanto alla figura velata e col nimbo. Viene così chiaramente espressa la funzione di questa figura: non è più unicamente la Vergine che prega, ma è la Vergine che supplica: «Per difendere la nostra causa, ella stende sul mondo le sue mani immacolate», come dice il patriarca Fozio, descrivendo una Vergine di questo tipo nella Nea, la nuova basilica di Costantinopoli, edificata da Basilio il Macedone (867-886) all'interno del Grande Palazzo.
Ancor meglio dei mosaici della Nea (secolo IX) e della chiesa della Dormizione a Nicea (secolo XI), la Vergine orante dell'abside di Torcello fa comprendere il ruolo della Madre di Dio nell'economia della salvezza. A Torcello, ella fa parte del Giudizio universale e sembra intervenire nella «pesatura delle anime» (psychóstasis). Il suo gesto d'intercessione è spiegato in un verso sull'arco di trionfo: «Virgo Dei Natum prece pulsa terge reatum» (Vergine di Dio, impietosisci il Figlio con la tua preghiera e copri il colpevole).
L'arte bizantina ha trasferito questo soggetto in Russia. Nella chiesa di Santa Sofia a Kiev, costruita dal principe Jaroslav (1015-1054), una Blachernitissa monumentale, alta cinque metri, appare nella conca dell'abside. È venerata col nome di «Muro indistruttibile», perché sfuggì per miracolo alle devastazioni dei tartari al momento della distruzione della città. Il suo aspetto è un po' pesante e tozzo, e questo fa pensare che sia opera di artisti locali, i quali avrebbero lavorato sotto la direzione di maestri venuti da Costantinopoli.
Più spesso delle altre icone, la Vergine di Blacherne è stata scolpita su pietra, in bassorilievo. Queste rappresentazioni appartengono in maggioranza all'epoca della rinascita ellenistica del secolo X. La città di Venezia è particolarmente ricca di icone di questo tipo. Uno dei bassorilievi, fissato su una parete di San Marco, mostra una grande somiglianza con l'effigie della Blachernitissa su una moneta di Leone il Saggio. La Vergine di Blacherne si trova riprodotta anche su avorio e su pietre preziose...
La Blachernitissa resta l'onore e la forza della città di Costantinopoli fino all'incendio della chiesa di Blacherne nel 1433. Il culto di cui fu l'oggetto spiega perché venne venerata in tutto l'impero, dipinta sulle conche delle absidi, scolpita nel marmo o nell'avorio, coniata sulle monete.


Il culto della «Blachernitissa» 
L'effigie della Madre di Dio sui sigilli e sulle monete interessa l'iconografia per due ragioni: sebbene siano frutto di una tecnica sommaria, queste rappresentazioni mostrano i diversi tipi di icone e aiutano a identificarli. Fanno inoltre capire l'importanza che aveva nell'impero bizantino la venerazione della Madre di Dio. Il basileus condivideva con lei l'onore del conio delle monete, segno della sua sovranità. Anche gli scritti ufficiali erano autenticati con sigilli che portavano l'immagine della Vergine. In una ordinanza, che mette le leggi emanate nel mese di agosto sotto il patrocinio della Dormizione, l'imperatore Andronico II Paleologo (1282-1328) esprime la sua gratitudine verso «colei che vigila sulla nostra tranquillità in mille circostanze e respinge i nostri nemici». Queste parole fanno pensare ai numerosi fatti miracolosi della storia di Bisanzio legati all'intercessione della Madre di Dio. Durante i secoli, il santuario di Blacherne fu un luogo di preghiera e di rifugio. Già nel 561, dopo i violenti disordini avvenuti al circo, il partito dei Blu trovò protezione nella chiesa di Blacherne. Durante l'assedio della città da parte degli Avari (626), l'imperatore Eraclio portò l'icona della Blachernitissa in processione sui bastioni della città e ottenne il soccorso della Vergine. A questo avvenimento è legata la celebre ufficiatura della Madre di Dio, l'inno Acatisto, cantato ancora ai nostri giorni nelle Chiese di origine bizantina. Un'altra volta, quando la flotta degli arabi bloccò la città (717), i loro navigli furono distrutti per l'intervento miracoloso della Vergine. Lo stesso avvenne nell'822, quando una flotta slava apparve davanti alla capitale. Il patriarca Fozio e Michele II portarono il velo della Vergine  in processione fino al mare e lo immersero nei flutti. I cronisti riferiscono che, grazie a quel gesto, la flotta del nemico fu dispersa..." (E.Sendler, Le icone Bizantine della Mafre di Dio, ed. Paoline)
La miracolosa immagine della Blachernitissa era venerata e diffusa in tutto l'impero d'Oriente. Il suo culto arrivò anche a Roma ed una sua immagine in mosaico, fatta eseguire dal papa GiovanniVII greco di origine, era presente nella basilica vaticana.
 

 

 

Inni e preghiere 
Contemplazione del mistero del Verbo Incarnato
Quale prodigio! Colui che la creazione intera non può contenere, è racchiuso nel ventre della Vergine senza per questo doversi restringere. Colui che i cherubini non osano scrutare viene portato dalle braccia terrene della Vergine.
Da un seno abbandonato e infecondo esce la santa montagna dalla quale, senza intervento della mano dell'uomo (cf. Dn 2, 45), è stata tagliata la preziosa pietra angolare (cf. Is 28, 16; El 2, 20; 1 Pt
2, 6) che è il nostro Dio, il quale ha abbattuto i templi dei demoni e i palazzi dell'inferno insieme con il loro dominio. Sulla terra è stata costruita una vivente e divina fornace, nella quale il Creatore del nostro fango, avendo cotto le primizie con fuoco divino e bruciato i frutti del loglio, sta preparandosi un pane completamente fatto di pura farina (cf. Nm 15, 19-21; Rm 11, 16).
Ma che cosa uno non direbbe o non farebbe per intraprendere una navigazione attraverso l'oceano sterminato dei doni e dei meriti della Vergine? Uno teme e gioisce nello stesso tempo; è sia calmo che eccitato; tace e grida; si contrae e si distende, talvolta trascinato dalla paura, talaltra dall'amore...

(Fozio, Patriarca di Costantinopoli, da Omelia sulla Natività della Vergine)


Ode III
O rifugio e nostra liberazione, muraglia e fortezza per coloro a te inneggiano, liberami, o degna di ogni lode, da tutte le afflizioni della vita e proteggimi sempre affinché io ti glorifichi.
O Regina del mondo, buona, supplica l'unico ricco in misericordia che si è incarnato dal tuo purissimo sangue, di avere pietà di divenuto preda di cattiverie senza numero.
Possedendo tu grande simpatia, viscere misericordiosissima bontà che supera ogni pensiero, queste dimostrale, o Immacolati mio favore e donami il perdono delle mie trasgressioni senza numero
O Maria Semprevergine, il tuo grembo si è dimostrato più vasto dei cieli per aver contenuto il Re e Creatore universale, 1'incontenuto che pur si trova nella creazione per la potenza della divinità.


Ode IV
Salvami, o Vergine inesperta di nozze, salvami! Non disprezzare o Buona, me che sono sbattuto da piaceri spaventosi, da passioni da pensieri cattivi e pieni di malvagità, e che sono tormentato demoni.
Io accorro supplice sotto il tuo manto, o Immacolata, e grido intensamente dal fondo del cuore: abbi pietà di me e liberami fuoco dell'eterno tormento, per le tue immacolate preghiere a Dio
Guarisci la mia carne disciolta e la mia anima paralizzata, facendo uso della tua ricostituente potenza, e guariscimi, così che possa operare sapientemente il divino volere.
Il grande, piissimo e divino mistero del volere nascosto di Dio si è veramente rivelato in te, o Casta: egli, che è infinito secondo l'essenza riguardo a tutto il creato, è stato contenuto nel tuo grembo...


 Fozio,da Canone Paracletico alla Madre di Dio
  (Testi mariani del primo millennio - vol. 2, Padri e altri autori bizantini, Città Nuova)

 

 

Dall'inno Akathistos


Salve, o sede del Dio immenso;

Salve, o porta dell'augusto mistero.


Salve, inaudita novità per i miscredenti;

Salve, vanto sicurissimo per i fedeli.


Salve, o santissimo cocchio di Colui che siede sui Cherubini;

Salve, o dimora bellissima di Colui che è sopra i Serafini.


Salve, tu che opposte cose in te concilii;

Salve, tu che la verginità e la maternità congiungi.


Salve, perché per te fu emendata la prevaricazione;

Salve, perché per te fu riaperto il Paradiso.


Salve, o chiave del regno di Cristo;

Salve, o speranza dei beni eterni.


Salve, o sposa sempre vergine!

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