G.Badino, "Tecnica di risalita in artificiale in autosicura",
Speleologia 30 (1994) p. 102-104
M.Pozzo, "Tecniche di risalita in artificiale",
Gruppo Speleologico Valle Imagna, 1996.
V.Bau, "Come mettere i moschettoni nei rinvii?",
La Rivista del CAI, Mag-Giu 2001, p. 88-90.
Sovente nelle grotte prealpine accade che la galleria arrivi ad una parete in cui a qualche metro d' altezza appare una finestra (a volte anche decine di metri!). In tal caso e` necessario essere in grado di risalire fino alla finestra, cioe` percorrere quello che sara` un pozzo all' insu' per poi armarlo propriamente.
Allora si arrampica, o meglio si fa una risalita! Questo non e` proprio come arrampicare all'esterno: in grotta la roccia e` umida, spesso bagnata, coperta di fango, sovente marcia (cioe` appigli e appoggi sono meno che sicuri!). Quindi si usano svariati mezzi per guadagnare metri verso l'alto: spit, fix e chiodi da roccia, per fare ancoraggi, anelli di fettuccia e moschettoni (senza ghiera se possibile) per attaccarci la corda, staffe di fettuccia e scalette per fare da appoggi.
L'elenco dei materiali da risalita comprende:
Prima della risalita, anzi prima di entrare in grotta,
e` bene controllare i materiali.
La corda deve essere lunga almeno il doppio della risalita.
E` utile avere una seconda corda (statica) di lunghezza pari alla
risalita, utilizzabile per mandare materiali al risalitore, per
permettere a questi di scendere e salire facendo pause e/o dandosi
il cambio, e infine per aramare il pozzo una volta arrivati in alto.
Se si porta il trapano controllare che la batteria sia carica,
e verificare che ci sia la punta.
I fix devono essere inseriti nelle piastrine con il dado verso l'esterno
e la rondella verso l'interno, per evitare che escano dalla piastrina
durante la risalita (e pure durante il trasporto nel sacco).
[FIXME PER GLI ANELLI PROBABILMENTE BASTA IL MANICOTTO DEL FIX A FERMARLO
NEL FORO; ANZI E` MEGLIO AVERE LA RONDELLA DALLA PARTE DEL
BULLONE POICHE` L'ANELLO NON E` PIATTO, E APPOGGIANDO ALLA RONDELLA IL
BULLONE LAVORA MEGLIO]
I moschettoni devono essere disposti con l'apertura rivolta all'esterno e
verso il basso, per facilitarne l'utilizzo quando si posizionano.
Spit e fix devono essere in congruo numero: a titolo d'esempio
cinque spit o quattro fix per ogni quattro metri di risalita, oltre
ad alcuni di riserva.
Non occorre che tutti i fix abbiano piastrina e moschettone, e` possibile
recuperare piastrine e moschettoni durante la risalita e riutilizzarli
con altri fix.
Per lo stesso motivo non occorre avere tante piastrine e moschettoni
quanti spit, quattro o cinque possono essere sufficienti.
Invece occorre avere dei moschettoni di riserva: per un attacco lungo,
oppure per uno cortissimo, per un anello di fettuccia, etc.
Il risalitore deve dunque portarsi appresso una notevole quantita` di cose. Vediamo un modo per organizzarsi tutto il materiale addosso.
Non e` necessario portarsi sempre tutto. Il discensore puo` essere sostituito da un mezzo barcaiolo (anche se questo non e` altrettanto semplice da bloccare). La maniglia spesso e` di impiccio piu` che di utilita`. Il croll anche se non da fastidio, sovente non serve, ed e` meglio risalire piu` "liberi" possibile. Della trouse d'armo si puo` farne a meno quando si usa il trapano: in tal caso si portano tutti i fix appesi all'imbrago.
Malgrado tutti i preparativi, spesso ci si accorge che manca qualcosa quando si e` ormai su, a meta` risalita. E` opportuno che il risalitore abbia, come gia detto, una corda attaccata sotto l'imbrago per ricevere materiale dal basso e per mandar giu` altro materiale.
I chiodi da roccia possono essere usati per armare un pozzo, anche se e` piu` sicuro mettere uno spit. Tuttavia sono adeguati per fare un deviatore, che non deve sostenere un grosso sforzo, e che non e` cruciale per la sicurezza. Il loro miglior impiego e` pero nelle risalite, per ancoraggi temporanei.
I chiodi possono essere di acciaio duro (che entrano sforzando sulla roccia) o di acciaio dolce (si adattano alla forma della fessura e devono essere raddrizzati a martellate dopo averli estratti). Il calcare non e` una roccia dura e si usano chiodi di acciaio dolce, in modo che entrando nella fessura vi ci si adattino. Non usare chiodi da granito.
In base alla forma si distinguono poi tre tipi:
Salvo casi particolari di chiodi orizzontali piantati fermamente in una fessura orizzontale, che sforzano contro la roccia facendo leva sul punto di appoggio, i chiodi devono lavorare sforzando sulla roccia per torsione. Percio` l'anello deve essere perlopiu` orizzontale (mai verticale). In conclusione quelli meglio utilizzabili sono quelli orizzontali a "L" o ad "U".
Non si passa mai la corda direttamente nei chiodi ma la si attacca con in rinvio, due moschettoni collegati da una fettuccia, o in mancanza di questo da un solo moschettone. Durante la risalita la corda deve "entrare" nel moschettone "da sotto", cioe` non deve fare una "S".
I chiodi di sicura sono marcati "S", quelli di progressione "P"
ed hanno differenti requisiti di resistenza (v. tabella). Non ci sono
requisiti per i chiodi di sospensione per scalate in artificiale, ma essi
devono riportare una scritta indicante che non proteggono da cadute.
Resistenza | normale | inversa | laterale |
Chiodi "S" | 25 KN | 10 KN | 15 KN |
Chiodi "P" | 12.5 KN | 5 KN | 7.5 KN |
Per prima cosa quando si risale bisogna essere assicurati: ci si lega una corda di sicura (possibilmente una corda dinamica da alpinismo) con un nodo a otto inseguito direttamente nel delta dell'imbrago o, meglio, negli anelli di chiusura dell'imbrago stesso. Il nodo deve stare sopra l'imbrago. Un compagno fa sicura al risalitore con un mezzo barcaiolo in un moschettone su un attacco basso assolutamente sicuro: uno spit ben messo o un armo naturale. La sicura "a mano" e` decisamente irrisoria: con la mano si riesce a tenere circa 30 Kgp. Questo piccolo fattore pero` contribuisce a regolare bene la tenuta del nodo mezzo barcaiolo. L'assicuratore deve essere in grado di bloccare la corda e lasciarla per venire in aiuto al risalitore in caso di necessita`.
Il mezzo barcaiolo e` un pessimo dissipatore. La resistenza e` ridotta fino al 44% del carico di rottura della corda quando il fattore di caduta e` 1, e fino al 19 % quando vale 2. Per fortuna ci sono altri fattori che contribuiscono a ridurre lo choc sul mezzo barcaiolo: il fattore corpo umano (20% di riduzione), il rinvio principale in cui passa la corda (ulteriore 40%), tutti i rinvii e attriti successivi.
Poi si parte: i primi metri sono i piu` pericolosi, finche` non si arriva a mettere un ancoraggio di sicura alto. Si procede effettivamente non assicurati, pero' in caso di caduta sono solo uno o due metri di salto! Dunque, appena possibile si piazza un ancoraggio di sicura (chiodo o armo naturale) e ci si collega la corda tramite fettuccia e moschettone. E` importante collegare i moschettoni agli ancoraggi con un anello di fettuccia o cordino in modo che la corda sia piu' libera di seguirci nella risalita.
L'assicuratore deve essere pronto a dare corda e a recuperarla a richiesta del risalitore. E` un compito ingrato: non ci si stressa come quando si risale, ma si prende spesso molto freddo e ci si annoia parecchio (una risalita puo' durare anche ore!). La persona che fa sicura deve essere pronta a tenere l'assicurato in caso di caduta. E` tremendo il colpo su quello che cade, di solito questo colpo e` meno intenso su chi fa sicura, poiche` i vari elementi di armo assorbono un po` di energia. Comunque e` meglio che la sicura sia fatta con un mezzo barcaiolo e un moschettone ancorato alla roccia. Questo permette anche di bloccare la corda e lasciarla per prestare assistenza a chi risale in caso di necessita`, come spiegato sopra. La corda non si da` lasciandola scorrere ma facendola scorrere nel mezzo barcaiolo. Infine chi fa sicura deve a sua volta essere legato se si trova in posizione pericolosa.
Quando non e` possibile risalire con chiodi da roccia (non ci sono fessure) o con appigli naturali, bisogna ricorrere agli spit, o ai fix (se si ha il trapano). E` molto faticoso risalire con gli spit poiche` si deve piantarli piu` in alto possibile e solitamente in posizioni scomode. Per questo appoggiare i piedi in staffe e scalette aiuta a salire piu` in alto. In genere si guadagna piu` o meno un metro a spit. Pertanto se la risalita richiede molti ancoraggi con spit si preferisce utilizzare i fix (chiodi ad espansione col cono incorporato) messi col trapano. Il trapano (con la batteria) pesa notevolmente, pero' permette di mettere i fix molto velocemente. L'autonomia, cioe` il numero di fix del diamtero di 8 mm che si riesce a mettere dipende molto dal tipo di batteria e varia un poco anche a seconda della roccia.
La batteria originale del trapano Bosch permette di piantare una decina circa di fix. Accumulatori al piombo da 2.2 Ah arrivano a oltre venti fix. Con accumulatori Pb da 6.5 Ah si mettono 50-60 fix.
La tecnica di risalita in artificiale e` utilizzata quando si sale una parete quasi verticale, o spiovente, e non ci sono appigli ne` appoggi per i piedi, poiche` la roccia e` perfettamente liscia oppure e` coperta da una coltre argillosa (che e` peggio perche` la rende proprio scivolosa).
Supponiamo che si usi il trapano e i fix. E` molto faticoso fare lunghe risalite in pura artificiale a spit.
Ci si mette in longe (corta) nel moschettone dell'ancoraggio superiore e si aggancia il moschettone delle staffe in questo. Si piegano le gambe e si inseriscono i piedi nelle due staffe. Ci si innalza sulle gambe bilanciando il baricentro del corpo con la longe. Risulta che la longe tira verso il basso, mentre coi piedi ci si spinge in alto. Si prende il trapano e si fa un foro nella posizione (alta) adeguata compatibilmente con la roccia, direzione di risalita, e raggiungibilita`. Si mette un fix nel foro e si stringe il bullone. Ora cisi appende al nuovo fix con una longe lunga, eventualmente allungata con un anello di cordino: a questo punto abbiamo una longe nel fix appena messo su cui siamo di peso, una longe di sicura nel fix sottostante e siamo attaccati alla corda. Possiamo togliere i piedi dalle staffe, e recuperarle (staccarle dal fix).
Poi richiediamo corda allo speleologo che ci sta facendo sicura e la passiamo nel moschettone del fix appena messo, facendo attenzione al verso di scorrimento della corda verso l'alto: bisogna evitare che la corda si ritorca attormo ai moschettoni, altrimenti diventa faticoso se non impossibile dare e recuperare corda. Per questo motivo sarebbe bene usare fix con due moschettoni attaccati da un anello di fettuccia. Questo aumenta notevolmente la mobilita` della corda, le permette di seguire una linea piu` dritta, evita molti sfregamenti sulla roccia. Il peso addizionale (doppio numero di moschettoni) e` ripagato dai vantaggi in risalita.
Ora bisogna salire al fix superiore appena messo. Si stacca la longe corta
dal fix inferiore e si usano croll e maniglia per salire, posizionandoli
sulla corda a valle. Si sale fino a mettersi in longe (corta) sul fix
superiore.
Durante questa operazione siamo in sicura (inizialmente) su un tratto di
corda pari al doppio della distanza fra i due fix.
In caso di cedimento dell'ancoraggio superiore il fattore di caduta e`
dove a e` la frazione di distanza che ci separa dal fix superiore. Quindi il fattore di caduta cresce da 1 fino a 2 (quando siamo sul fix superiore). In realta` le cose vanno molto meglio perche`, in caso di caduta, la corda a valle del fix inferiore assorbe una parte di energia.
9.1.5 Tecnica di risalita in autosicura
Dato che il lavoro dell'assicuratore e` ingrato, si puo` ricorrere ad una tecnica di risalita in autosicura. Si ancora la corda alla base della risalita su due punti assolutamente sicuri: spit, fix, o armi naturali. Questi ancoraggi devo essere posizionati in modo da sostenere sollecitazioni dirette verso l'alto, cioe` verso la risalita. Poi si parte. Appena messo un ancoraggio di risalita ci si appende con la longe, si passa la corda in esso e ci si attacca (alla corda) con un autobloccante in grado di scorrere: lo shunt, o il gri-gri. Eventualmente si mette un dissipatore da ferrata piu` sotto per sicurezza.
Come sempre il primo ancoraggio di risalita` deve essere ottimo. Continuando a salire si mette un ancoraggio piu` su`, e ci si appende ad esso con la longe (restando in sicura su quello inferiore con la corda). Si fa scorrere la corda nel autobloccante quel tanto che basta ad arrivare al nuovo ancoraggio. Si riprendono tutti i materiali lasciati sull'ancoraggio sottostante (staffe, cordini, trapano, etc.). E cosi` via.
Il problema sovviene quando occorre scendere quei dieci metri a recuperare piastre e moschettoni. In questo caso si usa l'autobloccante come discensore prima, e poi come bloccante (assieme al croll) per risalire. Una staffa da risalita puo` fornire un pedale temporaneo. A parte questa operazione e` meglio no usare croll (e maniglia) data la pericolosita` di una caduta con fattore superiore ad uno su questi atrezzi.
Durante queste operazioni di discesa e risalita l'ancoraggio piu` alto e` soggetto ad una forza pari a quasi il doppio del peso dello spelelologo poiche lavora come un paranco. Questo puo` essere evitato fissando la corda con un nodo; pero`, in caso di caduta, si introduce l'effetto nodo sul primo tratto di corda su cui si cadrebbe (il fattore di caduta resterebbe comunque inferiore a uno, per corda e speleologo, e a due, per l'ancoraggio [FIXME DEVO VERIFICARE]). Una soluzione alternativa e` l'uso di un nodo che scorre (ad esempio un nodo mezzo barcaiolo che puo` essere effettuato senza togliere la corda dal moschettone): in tal modo una parte della energia viene dissipata dal nodo e una parte trasmessa all'ancoraggio [FIXME ANCHE QUESTA SOLUZIONE E` DA VERIFICARE].
Questa tecnica ha notevoli vantaggi, oltre a quello di non richiedere
un lavoro ingrato al compagno sottostante:
L'uscita dalla risalita e` la parte piu` adrenalinica: raramente si arriva cosi` bene sull'orlo della risalita da uscire in tutta tranquillita`. Piu' spesso si esce arrampicando (penosamente) gli ultimi metri nella speranza che una volta fuori potremo dedicarci ad armare il pozzo tranquillamente. In realta` questo non e` pericoloso: abbiamo sotto parecchi punti di ancoraggio!
L'importante e` non dimenticare sull'ultimo fix gli atrezzi per armare poi il pozzo: trouse d'armo, trapano, martello, eccetera. E` molto difficile ritornare sull'armo una volta fuori.
Non sempre le risalite danno risultati positivi, non sempre si trovano prosecuzioni sopra la risalita; a volte la prosecuzione e` incerta, occorre disostruire, o scavare, allora si lascia armata la risalita per le successive spedizioni. A volte invece la via e` chiaramente chiusa oppure la risalita ricongiunge con altre gallerie gia` esplorate. Allora occorre (con un po' di tristezza) disarmare la risalita, e nel primo caso bisogna scendere da dove si e` risaliti.
Si usa una tecnica di discesa su corda doppia, lasciando un attacco in cima (un pezzo di fettuccia su uno spuntone di roccia, o una pastrina con una maglia rapida). Si fa passare la corda nella fettuccia e si scende con un doppio mezzo barcaiolo. Alternativamente si puo` secndere con la corda a paranco: si lega un capo della corda nel delta, poi la si passa nell'armo e quindi arriva al discensore. Un altro modo e` quello del contrappeso: un compagno tiene un capo della corda in basso, e si scende con il discensore (sull'altro capo). arrivati alla base si recupera la corda tirandone un capo. Da tener presente che scendendo con il contrappeso l'armo e` soggetto ad una forza doppia.
L'impiego dell'otto da alpinismo e` sconsigliabile, perche` si usura molto facilmente non essendo costruito per l'impiego nelle condizioni di grotta.
Se la risalita e` lunga e non si riesce a scenderla con una sola corda, si possono giuntare due corda. Fare attenzione a tirare il capo su cui sta il nodo. Infine quando la risalita e` molto lunga, si disarma a tratti, lasciando un attacco in cima ad ogni tratto.
E` possibile effettuare il disarmo di risalite anche in solitaria, magari mentre il resto della squadra si dedica ad altro. Si scende su corda doppia, oppure si usano i nodi scioglibili dal basso descritti nella App. 4.A. Si puo` usare anche una maglia rapida facendo un nodo sulla corda che le impedisce di passare attraverso la maglia rapida (nodo semplice o nodo a palla). Si scende sull'altro capo e poi si recupera la corda dal capo col nodo.